30 agosto 2022

DUE SOLDATI VALVESI SUL BEL SUOL D'AMORE

Almeno due valvesi hanno partecipato alla Guerra italo-turca, combattuta tra il Regno d'Italia e l'Impero ottomano dal 1911 al 1912, conclusa con l'annessione all'Italia della Libia e del Dodecaneso.

Negli anni successivi, molti valvesi combatteranno, saranno fatti prigionieri e alcuni cadranno in Libia e nelle isole del Dodecaneso [a Rodi e a Coo].

Alla partecipazione dei valvesi alle guerre combattute in Africa abbiamo dedicato il post I valvesi alla guerra in Africa.

"Bel suol d'amore" o "scatolone di sabbia"?

La guerra contro l'Impero ottomano suscitò in Italia un vivace dibattito, politico e culturale. 

Ad esempio, il poeta Giovanni Pascoli pronunciò in questa occasione la sua orazione "La grande proletaria si è mossa", nella quale considerava la conquista della Libia un rimedio all'emigrazione, immaginando  la possibilità per i contadini italiani di trovare terre fertili, diventando "agricoltori sul terreno della patria".

A questo periodo risale la celebre canzone "Tripoli bel suol d'amore"; eccone alcuni versi:

Tripoli, bel suol d'amore,
ti giunga dolce
questa mia canzone.
Sventoli il Tricolore
sulle tue torri
al rombo del cannon.

Non tutti erano favorevoli all'entrata in guerra.

Contrario era il Partito Socialista Italiano, guidato da Filippo Turati; lo storico socialista Gaetano Salvemini diede della Libia la definizione rimasta celebre di "scatolone di sabbia".

Tra gli oppositori alla guerra, da segnalare Benito Mussolini (socialista) e Pietro Nenni (allora repubblicano, poi leader socialista): i due furono arrestati e trascorsero alcuni mesi insieme in prigione a Bologna.

I due soldati valvesi

Conosciamo i nomi di due soldati valvesi che hanno preso parte alla guerra: Michele Feniello e Michele Macchia, entrambi della classe 1890.

In questo post ci occupiamo di Michele Feniello, che qui vediamo in una foto con i suoi figli (è il penultimo partendo da sinistra):


Di Michele Feniello abbiamo anche una copia manoscritta dell'atto di nascita:

Michele Feniello è nato a Valva il 10 luglio 1890, figlio di Pasquale e di Angelamaria Spiotta.
Da notare il nome della via: Prima Pistelli

Un segno dei tempi: sia il papà del bambino sia i due testimoni (contadini di 74 e 88 anni)
sono analfabeti e a firmare è solo il sindaco Paolo D'Urso. 

Il giovane soldato Feniello fa parte del 23.mo Reggimento Cavalleggeri "Umberto I", che partecipa alla guerra fornendo i complementi ai reparti mobilitati.

Ecco il certificato che accompagnava la medaglia commemorativa, della quale Michele Feniello poteva fregiarsi:


La medaglia istituita dal Regio Decreto 21 novembre 1912 era questa:

Medaglia commemorativa della guerra italo-turca; fonte

Dal foglio di congedo di Michele Feniello, ricaviamo alcune informazioni su di lui e le tappe della sua carriera militare: 

Si noti la statura che oggi per noi sarebbe bassa ma che nel 1910 corrispondeva esattamente alla media nazionale, come si può vedere in questo studio; gli occhi sono definiti "castagni" (sic!).

Arruolato per estrazione l'8 aprile 1910, Michele Feniello viene chiamato alle armi e vi giunge il 26 ottobre dello stesso anno. 

Dopo la guerra, viene congedato il 27 febbraio 1913 a Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta.

Un grazie riconoscente alla nipote Stefania che ha messo a disposizione questi documenti.


G.V.


03 agosto 2022

SEI MESI DI RADICA

Il primo post pubblicato su questo blog è stato "mandato per lo mondo" il 3 febbraio 2022, alle 18.36, esattamente sei mesi fa.

Nella presentazione, scrivevo che il blog nasce dal rimpianto "di non aver riempito di domande i miei nonni e i loro coetanei, su tutto: dalla guerra al modo di corteggiare le ragazze, dal lavoro al modo di divertirsi durante le feste". 

Per rimediare almeno parzialmente, mi impegnavo a cercare informazioni sui soldati prigionieri e sui caduti in guerra: un piccolo contributo alla ricostruzione della memoria collettiva.

Radica di ulivo, foto del restauratore Giancarlo Feniello

Il restauratore valvese Giancarlo Feniello -tra l'altro nipote dell'ultima "pacchiana" di Valva, zia Pasqualina-  definisce la radice "la fotografia che non si vede dell'albero, il suo negativo" e ci ha inviato la foto di una radica di ulivo.

Il titolo del blog vuole approfittare della piccola ambivalenza del termine, che può indicare la radica (in italiano) ma anche la parola radice in dialetto valvese.
L'immagine della "ràdica" rimanda agli anziani, che caratterizzano e sostengono il paesaggio umano, lo tengono insieme, lo nutrono ancora.

In questi mesi, ci sono stati lettori che hanno collaborato attivamente, mettendo a disposizione documenti e cimeli da loro custoditi, preziosa eredità morale prima ancora che materiale di parenti prigionieri o caduti in guerra, alcuni hanno intervistato i loro nonni, altri hanno chiesto informazioni su come trovare notizie; molti, infine, hanno espresso il proprio sostegno a questa iniziativa.

Li ringrazio tutti e li invito a continuare a seguire "la ràdica", a dare consigli e a collaborare ancora.

"Un lavoro di ricostruzione e di custodia della memoria storica del nostro paese", scrivevo nel primo post. 

L'immagine dei nomi del monumento con alcune lettere cadute nel tempo mi sembrava efficace per riflettere sulla caducità della memoria; durante il lavoro di ricerca, ne ho individuata un'altra, che ritengo ancora più forte: al momento, ci sono due nomi tra i soldati caduti nella Seconda guerra mondiale che non riusciamo ad associare con precisione né alla persona né alla famiglia. Eppure, in entrambi i casi conosciamo perfino l'indirizzo di nascita o di residenza: i documenti scritti hanno sostituito la memoria della collettività. 

Per questi due soldati, mi pare si possa dire che il monumento ha concluso la sua funzione: non ricorda più, ora trasmette un messaggio che non siamo più in grado di decodificare, perché noi abbiamo dimenticato. Non deve essere una colpa dei valvesi, degli anziani come dei più giovani, ma uno stimolo a fare il possibile per rintracciare nei cassetti della nostra memoria collettiva l'informazione giusta, il ricordo adatto: ecco un modo perché i due soldati rivivano ancora, in una dimensione più ricca rispetto ai loro semplici nomi sul marmo del monumento.

In sei mesi, il blog ha superato ottomila visualizzazioni, in Italia e in altro diciotto Paesi (i più assidui: Stati Uniti, Germania, Irlanda, Francia e Svizzera); quasi seimila visualizzazioni sono avvenute tramite Facebook, solo una cinquantina tramite Google.

Ecco i post, in ordine di pubblicazione, che hanno superato le trecento visualizzazioni: 

  • Mio carissimo padre [la trascrizione, con commento, della lettera del nostro soldato disperso in Russia]

Il numero di visualizzazioni è legato sicuramente anche al pubblico cui sono stati proposti i singoli post: i gruppi tematici su Facebook, ad esempio, consentono una copertura maggiore rispetto a post che hanno un'ispirazione più locale e che pertanto vengono promossi solo sui gruppi legati a Valva e alla Valle del Sele.

I punti di fragilità di questo blog sono molti, ma in questa occasione di metà compleanno non sarebbe elegante elencarli; nonostante la fatica, però, aver contribuito a far venire alla luce storie dimenticate o note solo a pochissime persone è una soddisfazione per la quale valeva e vale la pena continuare a fare ricerche, ipotesi e nuove ipotesi per nuove ricerche.

A proposito di ricerche, un grazie particolare a Pinuccio Cecere, responsabile dell'anagrafe ufficiale, e all'ufficio anagrafe non ufficiale coordinato da mia madre, che puntualmente contatta le persone che costituiscono la memoria storica di Valva per dare un volto e una famiglia ai nomi che emergono dai documenti .

Il lavoro, naturalmente, continua.

Grazie a tutti quelli che danno e daranno una mano.


G.V.


Post scriptum. Dalla fine del mese di giugno, "la ràdica" promuove anche un podcast dal titolo "Il giorno dopo". Il punto di osservazione è una data, il 9 settembre 1943, ovvero il giorno dopo la pubblicazione dell'armistizio con gli Alleati: cerchiamo di analizzare le conseguenze per l'esercito italiano e in particolare per i soldati valvesi. "Il giorno dopo" è disponibile sulle piattaforme Podomatic e su Spotify.

02 agosto 2022

LA MORTE DI UN RE

Il 2 agosto 1900, con una delibera municipale urgente, il Comune di Valva stabiliva di intitolare il corso sotto chiesa al re Umberto I, ucciso il 29 luglio a Monza dall'anarchico Gaetano Bresci. Nella stessa delibera si prevedeva una messa in suffragio dell'anima del sovrano e un telegramma di condoglianze alla Casa reale.

Valva, Corso Umberto I, targa che ricorda la data di intitolazione

Umberto I di Savoia è stato re d'Italia dal 1878 al 1900. 

Il re Umberto I. In occasione del suo giuramento disse: "Il vostro primo re è morto;
il successore vi proverà che le istituzioni non muoiono!
"; fonte

La moglie di Umberto, Margherita di Savoia, esercitò un notevole fascino sulla popolazione e sugli intellettuali dell'Italia umbertina (si pensi al poeta Giosue Carducci).
La regina Margherita di Savoia. Di lei d'Annunzio scrisse un elogio nel suo stile:
"Guardandola, io mai come ieri sera sentii il fascino dell'eterno femminino regale"; fonte

La  figura di Umberto I ha diviso contemporanei e storici: chiamato "Re buono" per l'atteggiamento dimostrato in occasione di un'epidemia di colera a Napoli, ma anche fortemente criticato per l'avallo alla repressioni dei moti popolari ad opera del generale Bava Beccaris (da lui premiato).

Il periodo di regno di Umberto coincide con il governo della cosiddetta "Sinistra storica", le cui figure principali sono Depretis e Crispi

Con Depretis l'Italia si allea con gli imperi di Austria-Ungheria e Germania nella cosiddetta Triplice Alleanza e inizia la sua esperienza coloniale, occupando Assab e Massaua in Eritrea.

La Triplice Alleanza: Umberto  I , Guglielmo II di Germania, Francesco Giuseppe d'Austria

A questo periodo risale l'eccidio di Dogali, nel 1887, nel quale è caduto il nostro concittadino Vincenzo Iannuzzi.

Lapide sul campanile della chiesa di San Giacomo Apostolo.
Si noti la contrapposizione, molto retorica, tra le "italiche armi"
e le "improvvise orde abissine"

Nel 1896 la disfatta di Adua, nella quale perde la vita il nostro concittadino Vitantonio Cappetta, segna la fine dell'esperienza di governo della Sinistra storica.

Valva, torre dell'orologio, lapide che ricorda il tenente Cappetta, caduto ad Adua

Per ulteriori informazioni, rimandiamo al post I valvesi alla guerra in Africa

Due settimane dopo la morte del sovrano, il poeta Giovanni Pascoli pubblicò l'inno Al Re Umberto, che inizia con questi versi:

In piedi, sei morto, tra i suoni
dell'inno a cui bene si muore:
in piedi: con palpiti buoni
nel cuore, colpito nel cuore

Ben diversa è l'ispirazione che emerge da questi versi, tratti dalla canzone popolare Il feroce monarchico Bava:

Deh, non rider, sabauda marmaglia:
se il fucile ha domato i ribelli,
se i fratelli hanno ucciso i fratelli,
sul tuo capo quel sangue cadrà.

Attraverso l'espediente letterario della profezia post eventum, la canzone immagina di predire l'attentato nel quale il re sarà ucciso (episodio considerato un atto di vendetta per il sangue versato a Milano); da notare, la violenta definizione "sabauda marmaglia".
L'uccisione di Umberto I a Monza, copertina della Domenica del Corriere
disegnata da Achille Beltrame; fonte

G.V.