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01 settembre 2023

FRANCESCO E CARMINE, MORTI IN FRANCIA CON LA DIVISA AMERICANA

Avrò letto questi nomi decine di volte.

Eppure, non avevo mai notato che la precisione con cui sono stati scritti si interrompe alla fine dell'elenco dei soldati caduti in combattimento: due nomi non rispettano l'ordine alfabetico.

Ora so che non è una svista ma una scelta.

Quando nel 1924 i valvesi hanno eretto il monumento ai caduti in guerra, grazie al contributo del Circolo valvese "Santa Maria Assunta" di Newark, hanno scelto di includere nell'elenco dei caduti anche due concittadini che erano morti con un'altra divisa: quella americana.

Abbiamo già affrontato il tema della scelta fatta da alcuni valvesi di combattere con l'esercito del Paese in cui sono emigrati, si veda il post La divisa nella quale combattere.

È per loro un'opportunità: dopo la dura china della guerra intravedono la cittadinanza, l'integrazione, una nuova vita. 

Partono per l'Europa, in genere nella primavera del 1918 e vi restano fino alla primavera inoltrata del 1919: così leggiamo dagli elenchi dei soldati sulle navi nella tratta da New York alla Bretagna.

Abbiamo raccontato le storie di Amedeo Catino (con un fratello caduto nell'esercito italiano), di Frank Grasso (poi celebre direttore d'orchestra in Florida), di Tony Marcello e stiamo cercando informazioni su Pietro Falcone.

In questo post ci occupiamo dei due soldati caduti in terra francese, uno dei quali riposa ancora lì in un cimitero americano.

Ecco una foto di Francesco Torsiello, nato a Valva l'11 giugno 1890.

È uno zio di zia Carmela, intervistata nel post Quando la montagna era rifugio; la signora ci ha parlato di lui e ce ne ha mostrato il ritratto, al quale è molto affezionata.

Nell'atto di nascita di Francesco Torsiello leggiamo che è nato in via Piazza dell'olmo 15 l'11 giugno 1890, figlio di Carmine (contadino di 44 anni) e di Angela Cuozzo. L'atto è sottoscritto solo dall'ufficiale di stato civile e sindaco Paolo d'Urso, poiché il padre del bambino e i due testimoni (il sarto Antonio Fasano e il contadino Francesco Spiotta) si sono dichiarati analfabeti.

Non è semplice seguire le orme di Francesco negli Stati Uniti, possiamo fare solo delle ipotesi.

Dovrebbe essere lui il soldato caduto il 13 ottobre 1918 e sepolto in Francia con il nome Frank Torssiello (sic!):

Sezione D, fila 6, tomba 6; per una visita virtuale al cimitero, si veda il sito

Il soldato risulta "killed in action" (morto in combattimento) a Romagne-sous-Montfaucon e sepolto nel cimitero Meuse-Argonne American Cemetery.
Frank apparteneva al 305th Infantry Regiment, 77h Division.
Il reggimento viene organizzato a Camp Upton, New York, nell'agosto 1917; partecipa alle campagne Oise-Aisne, Mosa-Argonne, Champagne e Lorena. Viene smobilitato nel maggio 1919.

Frank parte il 16 aprile 1918 sulla nave Vauban; risulta residente a New York e dichiara di avere uno zio di nome Michele.

In un altro documento leggiamo che si è arruolato il 27 febbraio 1918, all'età di 27 anni e 9 mesi (corrisponde); come luogo di nascita è indicato Maples, Italy (avranno approssimato un bel po'). Ha prestato servizio all'estero dal 16 aprile 1918 (appunto la data dell'imbarco) al 13 ottobre (quella in cui viene ucciso):

La sua morte viene notificata allo zio, il cui nome nel documento è scritto Mike Torssido (sic!), al numero 59 di Greene Street, Jersey City.

All'Archivio di Stato di Salerno Francesco Torsiello risulta essere stato disertore perché era all'estero; un'annotazione del 1924 cita l'atto di notorietà del Comune di Valva che dichiara che il soldato è morto in Francia, militante nell'esercito americano.

Valva, Monumento ai caduti

Sempre in Francia,  nel Dipartimento della Marna (regione Champagne-Ardenne), muore l'altro valvese Carmine Figliulo; la data che troviamo nei documenti è il 20 febbraio 1919

Visto che la guerra era finita nel novembre precedente, possiamo dedurne che il soldato sia deceduto in seguito a ferite riportate in combattimento (o a una malattia contratta in guerra).

A Carmine dedicheremo un post più approfondito, perché stiamo verificando un'ipotesi suggestiva: è possibile che egli abbia prima combattuto la guerra italo-turca con l'esercito italiano e poi sia  emigrato negli Stati Uniti, combattendo la Grande guerra con quello americano e trovandovi la morte.


Si ringrazia la dott.ssa De Donato dell'Archivio di Stato di Salerno

P.s. Documents are taken by www.ancestry.com

G.V.

03 agosto 2023

IL MISTERO DEI DUE CADUTI IN GUERRA CON LO STESSO NOME

È bello raccontare storie in cui tutti i tasselli siano al posto giusto, ma a volte capita di dover ammettere che i dubbi sono superiori ai dati accertati. Altre volte ci sono i dati e addirittura le foto, ma in paese non c'è più memoria delle persone.
Questo è uno dei casi.
Due caduti in guerra valvesi hanno lo stesso nome e sono di difficile identificazione: Giuseppe Macchia.
Giuseppe Macchia fu Giacomo (1911)
Il primo è nato nel 1911 ed è uno dei caduti della Divisione Acqui, a Corfù, il 9 settembre 1943. 
Ne abbiamo una foto grazie a un meritorio lavoro di una classe del liceo "G. Da Procida" di Salerno:
fonte
Ecco il suo atto di nascita:
Nel 1937, Giuseppe sposa Giacomina Cuozzo, a Caposele.
Non sono chiari imotivi di questa scelta degli sposi, visto che entrambi sono residenti a Valva, ma leggendo l'atto di matrimonio possiamo formulare un'ipotesi:

La mamma dello sposo, Francesca Torsiello (già defunta all'epoca del matrimonio) in questo documento risulta residente a Caposele.
Gli sposi potrebbero aver scelto di farle un omaggio celebrando il proprio matrimonio a Caposele (o più probabilmente al santuario di Materdomini, frazione di Caposele).
I genitori della sposa sono Michele Cuozzo (già defunto) e Maria Michela Di Leone. 
Non risultano figli negli anni successivi.
Giuseppe partecipa alle operazioni di guerra sul fronte albano-greco-jugoslavo fino alla resa della Grecia e riceve il distintivo del Regio Governo d'Albania. Successivamente è aggregato al Battaglione mitraglieri. 
Quando cade a Corfù, suo padre risulta già deceduto, come vediamo al monumento ai caduti a Valva: 

Giuseppe Macchia di Carmine (1921)
Nemmeno l'altro Giuseppe Macchia è stato identificato.
Nato a Valva il 24 settembre 1921 in via Madonna degli Angeli, è figlio di Carmine e di Anna Spiotta.
Quando Giuseppe nasce, suo padre Carmine è un pastore di trenta anni.
Il soldato risulta caduto il 1 agosto 1943.
Al Comune di Valva  con un evidente errore  risulta "ritenuto disperso in Atene nel settembre 1944 (sic!)".

Approfondimento

Ecco altri post in cui sono citati i due soldati:

Questo è un post di Gozlinus:

30 giugno 2023

DOMENICO, DALL' INSANGUINATA FRONTIERA

Domenico Del Monte nasce a Valva il 30 giugno 1890; è figlio di Michele e di Maria Cuozzo.

Nelle liste di leva risulta tre volte; il suo anno di leva infatti passa dal 1890 al 1892: ne possiamo dedurre che sia stato dichiarato rivedibile due volte. Il destino, si dirà.

Domenico è arruolato nel 30.mo Reggimento fanteria, che insieme al 29.mo costituisce la brigata Pisa.

Ecco in sintesi le vicende della brigata Pisa relative al 1915:

Da Potenza e da Nocera Inferiore, sedi di pace dei due reggimenti, la brigata Pisa inizia il trasferimento in zona di operazioni il 25 maggio [...] 
Il 25 giugno, durante la prima battaglia dell'Isonzo (23 giugno-7 luglio) la brigata si spiega alle falde del monte San Michele.  
Durante la seconda battaglia dell'Isonzo (18 luglio-3 agosto), la brigata rinnova gli attacchi contro il San Michele e nonostante gravi perdite riesce a conquistare alcuni trinceramenti sulle pendici occidentali del monte, fino a quota 170. 
Ai primi di agosto la brigata si trasferisce a San Vito al Torre per riordinarsi.

Ipotizziamo che Domenico abbia preso parte alle operazioni fin dall'inizio: è significativa la data del 25 maggio, il giorno dopo l'entrata in guerra dell'Italia. Di sicuro, a novembre Domenico si trova sul fronte di guerra, tra il fiume Isonzo e il monte San Michele, luoghi resi celebri dal fante poeta Giuseppe Ungaretti.

Riprendiamo la sintesi delle vicende della brigata Pisa e in particolare del 30.mo fanteria nel novembre 1915:

Il 1 novembre, mentre è nel suo pieno svolgimento la terza battaglia dell'Isonzo (18 ottobre-4 novembre), il 30.mo fanteria, inviato a Sdraussina, riceve l'ordine di attaccare in direzione del San Martino. 
Qui la brigata prende parte alla quarta battaglia dell'Isonzo (10 novembre-5 dicembre), avendo come obiettivo la conquista del tratto di fronte fra il trivio a sud del San Martino e la cappella di San Martino: l'assalto, più volte tentato con tenacia ammirevole nei giorni 10, 11 e 12 novembre contro la posizione detta "Il Groviglio" e contro il saliente detto "Dente del Groviglio", non dà alcun risultato a causa della resistenza accanita e del fuoco violentissimo del nemico.      
Le perdite subite dalla brigata in tali cruente azioni ammontano complessivamente a oltre 1000 uomini fuori combattimento, dei quali 38 ufficiali.   
L'attacco viene condotto con slancio, ma vano riesce ogni sforzo sotto il tiro micidiale dell'artiglieria avversaria. Nei giorni successivi la brigata  viene schierata nel settore di Bosco Cappuccio 
fonte 

Tra questi oltre mille uomini c'è Domenico Del Monte. Ignoriamo quando sia stato colpito colpito, ma sappiamo che muore l'11 novembre 1915, nell'ospedaletto da campo n. 79, per ferite riportate in combattimento.

Lascia la moglie Maria Michela Torsiello e un figlio di due anni, Michele.

Alla memoria di Domenico Del Monte dedichiamo questi versi scritti nella terra in cui egli è caduto; sono tratti da I fiumi, di Giuseppe Ungaretti, un celebre componimento nel quale il poeta prende spunto da un bagno nell'Isonzo per ripercorrere le fasi della sua vita attraverso fiumi per lui significativi. Non sappiamo se anche Domenico abbia avuto la possibilità di bagnarsi nell'Isonzo in un momento di tregua. Se lo ha fatto, forse avrà pensato all'acqua del suo fiume Sele, nella lontana Valva:

Valva, fiume Sele, foto di Valentino Cuozzo

Stamani mi sono disteso
In un'urna d'acqua
E come una reliquia
Ho riposato

L'Isonzo scorrendo
Mi levigava 
Come un sasso
Ho tirato su
le mie quattro ossa
E me ne sono andato 
Come un acrobata
Sull'acqua 

Mi sono accoccolato
Vicino ai miei panni 
Sudici di guerra
E come un beduino
Mi sono chinato a ricevere
Il sole

Valva, fiume Sele, foto di Valentino Cuozzo; l'effetto seta è creato da una lunga esposizione

Contrariamente a quello che capiterà a quasi tutti i suoi compaesani caduti in guerra, Domenico Del Monte riposa nel cimitero di Valva.

Ecco la commovente lapide posta nella tomba di famiglia:


A Domenico Del Monte
la cui gloriosa salma
dall' insanguinata frontiera
fu qui trasportata e sepolta
presso il padre suo Michele
con commossa ammirazione
ed imperituro affetto
come sciogliendo un voto
il fratello Donato

N. 30-6-1890                 M. 12-11-1915

Si noti che la data di morte riportata nell' epigrafe non coincide con quella nei documenti ufficiali.

Approdondimento

Abbiamo incontrato il Bosco Cappuccio nel post dedicato al fante Michele Spiotta, dal titolo In un declivio di velluto verde, un eroe silenzioso.

L'ospedaletto nl 79 era un ospedaletto da campo da cinquanta letti; qui trovate ulteriori informazioni

Ospedaletto da campo da cinquanta letti attendato; fonte


Un sentito ringraziamento per la gentile collaborazione a Carmen Del Monte, pronipote di Donato, fratello del soldato, e ad Annalisa Del Monte, pronipote di Michele, figlio del soldato.

G.V.

20 aprile 2023

DUE MEDAGLIE SUL PETTO DI CARMELO, CADUTO SUL PIAVE

Carmelo Alfano nasce a Valva il 18 settembre 1895, da Antonio e Caterina Mari.

Nel suo foglio matricolare non è indicata la professione, ma possiamo ipotizzare sia uno studente, visto che lo sono i fratelli Giuseppe, Giacomo e Michele Benedetto. Tra questi, Giuseppe diventerà sacerdote e sarà il parroco di Valva per diversi anni. Non sappiamo quanti dei fratelli Alfano abbiano partecipato alla Grande guerra.

Carmelo è assegnato alla 1394 Compagnia Mitraglieri Fiat e si distingue in combattimento, ricevendo due Medaglie d'Argento al Valor Militare.

Ecco la motivazione della prima medaglia:

Ferito durante un assalto, continuava a combattere, finché cadde esausto di forze. Già distintosi per coraggio quale porta ordini.
Fagaré di Piave, 16 novembre 1917

La medaglia si riferisce a quella che possiamo definire la prima vittoria italiana dopo la disfatta di Caporetto. Leggiamo nel libro La prima vittoria sul Piave dopo Caporetto. Fagaré di Piave, 16 novembre 1917 di Renzo Cattelani,  che nella minuscola frazione di Fagarè di Piave era stato dislocato un pugno di uomini al comando di un tenente poco più che ventenne. Questi giovani soldati, ai quali si aggiunsero i primi ragazzi del '99, seppero dapprima contenere l'improvviso assalto nemico, e poi respingerlo in poche ore sulla riva opposta, dando così inizio al periodo della "Battaglia d'arresto".

Carmelo Alfano ha partecipato anche alla famosa "Battaglia del Solstizio".

Battaglia del Solstizio; fonte

Come è noto, il nome si deve a Gabriele d'Annunzio.

L'offensiva austriaca diventa una disfatta: l'esercito austro-ungarico perde quasi 150mila uomini; la battaglia è però violentissima e anche per l'esercito italiano il bilancio è pesante: le perdite ammontano a circa 90 mila uomini. La sconfitta austro-ungarica significa in pratica l'inizio della fine.

In questa battaglia, cade Carmelo; ecco cosa leggiamo nella motivazione della seconda medaglia:

Esploratore in una compagnia mitragliatrici, in varie giornate di combattimento, ogni qualvolta ebbe a trovarsi a così stretto contatto col nemico da non essere più in tempo ad avvertirne la propria compagnia, attaccava anche da solo l'avversario con bombe a mano e fucilate. Animato dalla sua abituale audacia, mentre tentava accostarsi ad una mitragliatrice nemica per catturarla, cadeva eroicamente sul campo.
Case Sernagiotto, Breda di Piave, 15-18 giugno 1918

Così il Corriere della Sera del giorno dopo:

Stupendi episodi di valore ovunque. [...] Nel settore di Fagaré sul Piave nostri reparti di assalto contro due interi battaglioni ungheresi passarono l'abitato casa per casa annientando tre quarti dei reparti del nemico e cacciando i superstiti contro il fiume dove la più parte affogò.
Su tutto il corso del fiume le forze nemiche non riescono, non  ostante la pressione continua, la superiorità di numero e la grandiosità dei mezzi, ad avanzare sulle strade della pianura. Le nostre fanterie le tengono inchiodate sul margine dell'acqua, mentre la nostra artiglieria distrugge volta a volta passarelle e imbarcazioni nemiche. [...]
L'ultimo dato della situazione all'inizio della quarta giornata è questo: mentre il nemico, avendo subito perdite sanguinosissime, è costretto a impegnare già le sue riserve, noi, che abbiamo subito perdite relativamente lievi, abbiamo le nostre riserve fondamentalmente intatte. 

Purtroppo, le "perdite relativamente lievi" sono giovani soldati come Carmelo, che non ha ancora compiuto ventitré anni.

Non sappiamo dove riposi Carmelo; forse nel sacrario di Fagaré.

Sacrario Militare di Fagarè della Battaglia, Treviso; fonte

Sacrario Militare di Fagarè della Battaglia, Treviso; fonte

Dedichiamo alla sua memoria i versi che Ernest Hemingway ha scritto per un suo amico, sepolto lì:

KILLED PIAVE  July  8  1918 

Desire and 
All the sweet pulsing aches  
And gentle hurtings 
That were you, 
Are gone into the sullen dark.
Now in the night you come unsmiling
To lie with me
A dull, cold, rigid bayonet
On my hot-swollen, throbbing soul.

Chicago, 1921
 

 

UCCISO  PIAVE  8 luglio 1918  

Il desiderio e
tutti i dolci pulsanti dolori
e le pene delicate
ch’eri tu,  
sono spariti nella tenebra tetra.
Adesso nella notte tu vieni senza sorridere
a giacere con me 
un'opaca, fredda, rigida baionetta
sulla gonfia, palpitante anima mia.

G.V.

19 aprile 2023

CARMINE, CADUTO NEL "VASTO URAGANO" DI CAPORETTO

Carmine Caldarone deve il suo nome alla data di nascita: 16 luglio, Madonna del Carmine; l'anno è il 1898. Su alcuni documeni militari il cognome è Calderone, nell'atto di nascita il cognome è scritto con la "a". 

Figlio di Michele Arcangelo e di Anna Strollo, nei documenti della visita di leva non è indicata la sua professione. 

Carmine parte per la Grande guerra, soldato del 79° Reggimento Fanteria; il suo reggimento insieme all'80°forma la Brigata Roma.

Fanteria a riposo: lavaggio degli indumenti, poi stesi ad asciugare; fonte

Dalla storia della Brigata, vediamo gli avvenimenti del 1917. 

Dal 24 maggio gli austriaci muovono numerosi attacchi contro le posizioni tenute dal 79° a Monte Majo; gli attacchi sono sempre respinti, con gravi perdite.

Cartolina ricordo del 79° Reggimento fanteria; fonte

Ad agosto la Brigata si trasferisce sul Carso, per prendere parte all'XI Battaglia dell'Isonzo (17-31 agosto 1917). 

Fino all'inizio di settembre ci sono feroci combattimenti sulla Bainsizza (una fascia di territorio a sinistra del fiume Isonzo), poi la linea si assesta. 

Altopiano della Bainsizza (oggi Slovenia); fonte

Il 22 ottobre la brigata si trova schierata nel settore Veliki Vhr-Na Gradu. 

Il 24 inizia la grande offensiva austro-tedesca. La Brigata resiste, ma poi deve ripiegare in seguito allo sfondamento di Caporetto.

Il 25 ottobre, Carmine Caldarone cade in combattimento. Non ha ancora venti anni. 

Così un celebre giornalista sul fronte di guerra, Luigi Barzini, racconterà quel 25 ottobre, con parole che tra l'altro danno un'idea del perché sia considerato un grande scrittore:

E' dunque la caratteristica guerra di montagna che divampa, irruenta attorno ai capisaldi, varia, tumultuosa, piena di vicende. Non è possibile in un così vasto teatro di lotta, dove ogni valle ha la sua battaglia, dove le cime separano nettamente le azioni così diverse fra loro, dove il combattimento non ha una linea di insieme, chiara e generale, comprendere i movimenti e le fasi, rendersi conto dei risultati, leggere lo sviluppo di questo vasto uragano.

Tra caduti e dispersi, il 79° Reggimento conterà oltre 1200 vittime nel periodo denominato "dall'Isonzo al Piave" (24 ottobre-4 novembre).

Nei giorni successivi, il 79° praticamente viene accerchiato e si sacrifica quasi per intero nelle trincee del Veliki. Della Brigata rimane un solo battaglione (erano sei). 

A testimoniare il valore del 79° Reggimento, ci sono le parole della motivazione della Medaglia di Bronzo, riferite ad eventi dei mesi successivi: "Dava prove luminose di pertinacia e di virtù militari opponendosi sul Piave all'urto di forti masse nemiche (19-24 giugno 1918)".

Sono note le conseguenze militari della "disfatta di Caporetto": l'esercito italiano viene messo in rotta e deve ripiegare sul Piave e sul Monte Grappa, abbandonando ai nemici l'intero Friuli e buona parte del Veneto.

G.V.

10 aprile 2023

LA MADRE E IL FIGLIO CHE NON FECE RITORNO DALLA PRIGIONIA

In tempo di pace, i figli piangono i genitori e li accompagnano nell'ultimo viaggio.

La guerra sovverte l'ordine naturale e a volte non consente nemmeno a una madre di piangere sul corpo del figlio.

I soldati partono giovani e a volte non tornano.

Non è tornato Carmine Corrado, deceduto durante la prigionia in un ospedale austriaco, a Wolfserg in Carinzia, nell'ultimo giorno del 1943.

Era stato fatto prigioniero dai tedeschi nel settembre 1943, sul fronte greco.

Sepolto nel vicino cimitero, dopo la Seconda guerra mondiale il suo corpo è stata traslato a Mauthausen, nel settore dedicato ai militari e civili internati dopo l'8 settembre 1943 nei campi nazisti.

La madre Caterina lo ha atteso invano e lo ha atteso da sola: suo marito  Pasquale era deceduto nel settembre 1942 e non avevano altri figli.

Ora, nel cimitero di Valva almeno una semplice epigrafe con nomi, date e foto riunisce la famiglia Corrado.

Grazie alla gentile collaborazione del dipendente comunale Eliseo Feniello, che già molte volte ci ha dato informazioni preziose per le nostre ricerche e che è stato aiutato dal dipendente Gerardo Macchia, siamo riusciti a individuare e a fotografare l'epigrafe.

La foto di Carmine è quella meno chiara. Sarà stata sul comodino di mamma Caterina per quasi quarant'anni, l'ultimo pensiero di ogni sera di una madre che è morta senza riabbracciarlo.

Carmine sembra un ragazzo in una divisa militare, vittima di un gioco crudele chiamato guerra.


La madre -che in paese ancora ricordano vestita con l'abito tradizionale da "pacchiana"- sembra una donna forte di tempra antica. 


Il signor Pasquale appare fiero nei suoi baffi solenni di un tempo passato.


Nell'antica cappella della Madonna degli Angeli, patrona di Valva, c'è una targa in marmo che ricorda che nel 1971 la signora Cuozzo Caterina ha contribuito al restauro dell'edificio sacro "in memoria del caro figlio Carmine".


Dall'Archivio Arolsen abbiamo ricevuto l'atto di morte di Carmine Corrado.


Dal documento possiamo ricavare le seguenti informazioni:
  • Deceduto il 31 dicembre 1943 presso l'ospedale dello Stammlager XVIIII A/ Wolfsberg (Carinzia)
  • Causa della morte: tubercolosi miliare
  • Era scapolo ["Ledig", riga 8]
  • L'indirizzo di residenza è  "Corso Vittorio Veneto"? [ottava riga]
  • Tra i parenti in vita è citata solo la madre [righe 12 e 14: "Mutter"]
Ci siamo occupati di Carmine Corrado in altri quattro post del nostro blog:

Un sentito ringraziamento e un cordiale saluto alla signora Michelina Torsiello, vedova Falcone, parente della signora Caterina Cuozzo.

G.V.

03 febbraio 2023

UN ANNO, INSEGUENDO STORIE DI INTERNATI E CADUTI IN GUERRA

Un passo alla volta...poi crescendo il neonato affinerà caratteri e intenti

Era una bella frase augurale quella che un amico del nostro blog -da lui definito "il neonato" e alla nascita del quale ha contribuito in maniera decisiva- formulava esattamente un anno fa, quando il 3 febbraio 2022 iniziava il nostro lavoro.

Un anno di un lavoro di ricerca che non si è limitato solo ai post ma che ha suggerito anche il progetto del podcast "Il giorno dopo", dedicato alle complesse conseguenze dell'Armistizio reso noto l'8 settembre 1943. Altri progetti sono in cantiere, ovviamente.

Alle 18.36 di quel 3 febbraio veniva "inviato per lo mondo" (un'espressione un po' leziosa che ci consentirete) il primo post, con  un titolo che era e resta per noi significativo: 

👉Un rimpianto e il tentativo di rimediare

Il rimpianto riguarda il passato: della grande famiglia costituita da un piccolo centro, i fili che tengono insieme gli avvenimenti e le persone, attraverso le generazioni, spesso si sono persi; a volte, per fortuna, sono però ancora leggibili o almeno si può provare a ricostruirli.

Il tentativo di rimediare veniva indicato in due ambiti di lavoro: un lavoro di ricerca sui caduti e dispersi della Seconda guerra mondiale, confidando nella memoria orale collettiva, e la ricerca di documenti e testimonianze sui valvesi deportati nei campi di concentramento, i cosiddetti "IMI" (Internati Militari Italiani).

Dopo un anno di lavoro, possiamo tentare un bilancio.

Valva, 1924: inaugurazione del Monumento ai Caduti

Caduti e dispersi della Seconda Guerra Mondiale

Per ogni soldato valvese caduto nella Seconda guerra mondiale, ora abbiamo il fronte e la data. 

In alcuni casi abbiamo ricostruito le vicende post mortem, come ad esempio la struggente storia di 👉Michele Macchia, i cui resti sono tornati a Valva dieci anni dopo la morte sul fronte greco o la vicenda di 👉Carmine Corrado, morto in ospedale durante la prigionia in Austria e sepolto a Mauthausen.

Siamo orgogliosi di aver contribuito a rendere nota la vicenda del partigiano di Valva  👉Michele Cecere.

Molta attenzione è stata riservata alle vicende della guerra in Russia, in particolare alle storie dei due dispersi valvesi: Prospero Annunciata e Raffaele Cuozzo.

Ecco un post che riassume i lavori dedicati all'argomento:

👉Un giorno di gloria che ha dato valore a un'intera vita: il giorno di Nikolajewka

Un anno fa, i nomi con qualche lettera distaccata sulle lapidi del Monumento ai Caduti suggerivano in quel primo post una "riflessione sulla caducità della memoria anche nei luoghi deputati a conservarla".

Il lavoro di ricerca ha fornito un altro e più significativo esempio: il giallo storico costituito dal soldato 👉Michele Cuozzo, di cui abbiamo trovato una scheda dell'Archivio Vaticano (che cita il telegramma inviato al parroco con la notizia della morte sul fronte africano), di cui conosciamo la paternità e addirittura l'indirizzo (via Fontana), ma che non siamo riusciti a identificare, nonostante varie piste ipotizzate.

Valva, Monumento ai Caduti, cerimonia del 4 novembre 1965; fonte 

Ricerca sugli IMI

Ora abbiamo i nomi di ventuno soldati valvesi che sono stati deportati in Germania (e in alcuni casi nella Polonia occupata dai nazisti).

Di alcuni di loro purtroppo sappiamo solo che sono stati fatti prigionieri; di altri abbiamo informazioni più circostanziate: data di cattura, campo di prigionia, data di liberazione.

In questo post, aggiornato, facciamo il punto delle nostre ricerche:

👉I nomi degli internati militari valvesi

Un internato militare valvese ha lasciato un diario, preziosissimo strumento per comprendere vari aspetti dall'argomento: è Giovanni Milanese, al quale abbiamo dedicato già alcuni post e che sarà oggetto di ulteriori approfondimenti:

Alcuni post sono stati dedicati al compianto Enrico Santovito, l'ultimo internato militare valvese, deceduto nel settembre scorso, sei mesi dopo aver compiuto cento anni. Ecco i principali post a lui dedicati:

Progetto grafico per il podcast Il giorno dopo, elaborato da Eleonora Moretto

Attuali ambiti di ricerca

Seconda guerra mondiale: vorremmo comprendere meglio le vicende dei due dispersi valvesi sarebbe interessante individuare i soldati che sono riusciti a tornare dalla Russia.

Resta da identificare anche uno dei soldati valvesi caduti a Cefalonia, argomento a cui abbiamo dedicato alcuni post e un episodio del nostro podcast:

Imi: non è ancora concluso il lavoro di identificazione dei ventuno soldati valvesi internati militari in Germania. Per uno di loro, Carmine Mastrolia classe 1923, l'unico documento al momento rinvenuto è un'annotazione in un registro del Comune di Valva. 

Se le famiglie degli internati militari vogliono collaborare, possono compilare questo questionario:

👉Questionario ricerca informazioni sugli internati militati

Altre storie

Il blog "la ràdica" si è occupato degli argomenti anche con post di approfondimento, come ad esempio quelli relativi alle condizioni degli internati militari italiani:

Alcuni post hanno avuto come argomento storie legate ad altre guerre: la Prima guerra mondiale, la guerra italo-turca, le vicende risorgimentali e della stagione del colonialismo italiano. 

Particolare rilievo ha avuto anche il tema dell'emigrazione, spesso intrecciata con il dramma della guerra.

In alcuni post abbiamo proposto delle riflessioni sul sistema dei lager, anche con un approfondimento sulla condizione psicologica dei prigionieri, a partire all'importanza della letteratura e della scrittura delle proprie memorie:


Panoramica del campo di Buchenwald

Visualizzazioni e i post più letti

In una anno il blog ha avuto circa 16500 visualizzazioni, con la media di 45 al giorno. Sono numeri certamente contenuti per un blog, ma l'importante è che le storie dei nostri soldati sono state lette e che i lettori abbiano avuto delle informazioni, sia pure a un livello non certamente specialistico, su alcune vicende della Seconda guerra mondiale e sulle condizioni di prigionia degli IMI. 

i più assidui: Stati Uniti, Germania, Irlanda, Francia e Svizzera, Grecia, Albania e Spagna; oltre dodicimila visualizzazioni sono avvenute tramite Facebook, solo poco più di cento tramite Google.

Ecco i post che hanno superato le cinquecento visualizzazioni: 

👉Il giorno in cui nacquero gli IMI [una ricostruzione delle vicende che portarono nel 1943 la Germania a considerare i soldati italiani non "prigionieri di guerra" ma "internati militari italiani"]
👉Raffaele, che non è mai tornato dalla Russia [dedicato alla vicenda del soldato Raffaele Cuozzo, disperso in Russia]
👉I racconti dell'ultimo combattente[un'intervista all'ultimo reduce valvese della Seconda guerra mondiale, il signor Giuseppe Feniello, realizzata dalla nipote Gerardina]
👉Mio carissimo padre [la trascrizione, con commento, della lettera del nostro soldato disperso in Russia
👉Carmine, che riposa a Mauthausen
👉Il partigiano di Valva [dedicato alla figura di Michele Cecere, partigiano]
👉Col sangue, con la libertà: quei no pagati caro
👉Una lettera dal fronte russo [una preziosa lettera di Raffaele Cuozzo alla sua famiglia
👉I racconti di zia Pasqualina [dedicato ai racconti della nonna di Valva, la signora Pasqualina Cuozzo]
👉La pacchiana che chiuse dietro di sé un mondo intero [dedicato alla figura dell'ultima "pacchiana" di Valva, la signora Pasqualina Cuozzo]

Radica di ulivo, foto del restauratore Giancarlo Feniello

Con uno strumento come un blog, questo materiale può essere condiviso perché altri lo utilizzino per scoprire nuove informazioni e nuovi strumenti di ricerca.

Un sentito ringraziamento a tutti coloro che hanno collaborato con il nostro blog in questo anno, in particolare alle famiglie dei caduti e degli internati e a Pinuccio Cecere, che ha fornito un aiuto indispensabile alle ricerche fatte.

Il lavoro di ricerca, continua.


Nel primo post di questo blog, citavo il compianto Salvatore Cuozzo. Mi piace ricordarlo dopo un anno: questo lavoro sarebbe stato più ricco se vi avesse contribuito anche lui. Lo dedico alla sua memoria.

G.V.

🎧 Podcast

Nei seguenti episodi del podcast "Il giorno dopo" ci sono altre informazioni sui valvesi prigionieri o caduti nella Seconda guerra mondiale.