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07 agosto 2024

ANGELANTONIO, UN IMI DAL FRONTE GRECO

Angelantonio Marciello nasce a Valva il 22 marzo 1923, figlio di Francesco (che risulta deceduto al momento della visita militare del giovane soldato) e di Grazia Figliulo.

Chiamato alle armi il 19 settembre 1942, il giorno dopo lo troviamo nel Deposito 26.mo Reggimento Artiglieria di Corpo d'Armata, a Napoli.

Il 4 novembre 1942 parte da Torre Annunziata perché è trasferito al 26.mo Reggimento Artiglieria e raggiunge la 4.a Base di Mestre.

L'11 novembre 1942 parte da Mestre a mezzo tradotta e il 15 giunge al campo sosta di Kalambaka, in Grecia, dove resta fino al 25 novembre, quando raggiunge il suo reggimento, "in territorio dichiarato in stato di guerra".

Kalambàka è considerata la porta di ingresso alla regione di Meteora, caratterizzata da speroni rocciosi sulla cima dei quali sorgono celebri monasteri ortodossi. Il 23 aprile 1943 tra gli abitanti del posto e gli italiani c'è un duro scontro, con la morte di 70 soldati. Siamo nella stessa regione di Giannina, che abbiamo incontrato nella vicenda del valvese Sabino Spiotta.

Nel suo foglio matricolare di Angelantonio troviamo un'annotazione abbastanza insolita per i soldati italiani che si trovano all'estero: "sbandatosi in seguito agli eventi sopravvenuti all'armistizio" (in genere si trova per i soldati sul fronte italiano), con la data fortemente simbolica dell'8 settembre 1943.

Nel nostro podcast Il giorno dopo abbiamo analizzato le conseguenze dell'armistizio sui soldati valvesi, anche quelli impegnati sul fronte greco-albanese.

Il 12 settembre Angelantonio risulta catturato dai tedeschi e condotto in Germania.

Purtroppo né la banca dati on-line degli Internati Militari Italiani né gli Archivi Arolsen conservano documenti relativi alla sua prigionia.

Anche diversi compaesani di Angelantonio sono fatti prigionieri sul fronte greco; i prigionieri provenienti da questo fronte indossano divise estive, inadatte all'inverno tedesco.

Quello che i documenti militari non dicono, lo possiamo immaginare dalle testimonianze e dagli studi sulle condizioni degli internati militari.

Padova, Museo dell'Internamento

Sappiamo che il 10 luglio 1945 Angelantonio rientra in Italia e si presenta al Distretto Militare di Salerno, dove viene interrogato come da prassi e poi inviato in licenza di rimpatrio di 60 giorni. Il 10 settembre viene inviato in licenza straordinaria senza assegni in attesa di impiego; infine, l'anno seguente viene ricollocato in congedo illimitato.

L'11 febbraio 1964 ad Angelantonio viene conferita la croce al merito di guerra per l'internamento in Germania e per partecipazione alle operazioni durante il periodo bellico 1940-1943 (nello specifico, però, il foglio matricolare riporta le campagne di guerra del 1943, del 1944 e del 1945).

Approfondimento

Sull'argomento, il blog "la ràdica" ha dedicato i seguenti post:

👉"Spremuti come limoni": i lavori forzati degli IMI
👉Le condizioni di vita degli internati militari italiani
👉"Pacchisti e "magroni": l'ossessione della fame
👉"E' arrivato il momento di parlare 'tedesco' con queste carogne"

Vicende di altri valvesi catturati sul fronte greco:

👉Quando i racconti di zio Sabino entravano in classe
👉Col sangue, con la libertà: quei no pagati caro

Gli episodi del nostro podcast Il giorno dopo -dedicato alle conseguenze dell'8 settembre 1943 sui soldati valvesi-che si riferiscono al fronte greco:

Bibliografia

📙Gabriele Hammermann, Gli internati militari italiani in Germania 1943-1945, il Mulino, 2004
📙Mario Avagliano - Marco Palmieri, I militari italiani nei lager nazisti. Una resistenza senz'armi (1943-1945), il Mulino, 2020

G.V.

17 aprile 2024

IL RAGAZZO SOPRAVVISSUTO ALL'ECCIDIO DI CEFALONIA E INTERNATO IN GERMANIA

Il 17 aprile 1924 era il Giovedì Santo; negli Stati Uniti veniva fondata la storica casa di produzione cinematografica Metro-Goldweyn-Mayer, celebre per il leone ruggente.

Quel giovedì di cento anni fa, a Valva nasceva Pasquale Cappetta, figlio di Giuseppe e di Francesca Strollo.

Abile e arruolato in seguito alla visita del 4 settembre 1942, Pasquale viene chiamato alle armi il 12 maggio 1943 e assegnato al Deposito del 33.mo Reggimento Artiglieria: è la famosa Divisione Acqui.

Dopo la Prima guerra mondiale, il reggimento viene ricostituito nel 1939, in tre gruppi aggregati alla 33.ma Divisione di fanteria "Acqui". Nella Seconda guerra mondiale il reggimento viene schierato sul fronte greco-albanese; dopo la resa della Grecia, tutta la divisione ha l'incarico di presidiare le Isole Ionie. Il reggimento d'artiglieria viene dislocato a Cefalonia, con un gruppo distaccato a Corfù.  fonte

La divisione Acqui
Dopo la proclamazione dell'armistizio, la Divisione Acqui è chiamata a una scelta drammatica. 
Gli ordini che giungono sono contraddittori: prima si autorizza l’uso  delle armi in caso di attacco da parte dei tedeschi, poi la sera del 9 settembre il comandante dell'XI Armata, Vecchiarelli, emana l'ordine di resa ai tedeschi in tutta la Grecia; il comandante della Divisione, Antonio Gandin, però prende tempo: considera l’ordine in contrasto con la dichiarazione dell’armistizio (le truppe italiane sarebbero in balìa di quelle tedesche). 
Gandin inizia le trattative con il comandante tedesco cercando di rinviare la resa. 
A Corfù il comandante italiano Lusignani rifiuta nettamente ogni trattativa con i tedeschi. 
Dopo vari tentativi falliti di contattare telefonicamente il governo italiano, solo il 13 settembre arriva dal Comando Supremo italiano, che si trova a Brindisi dopo la fuga, l'ordine di resistere alle forze tedesche, che devono essere considerate nemiche. 
Quando giunge l'ultimatum tedesco accade qualcosa di inedito: una consultazione fra le truppe italiane; ai soldati viene chiesto se consegnare le armi o combattere contro i tedeschi, quasi tutti decidono di combattere. 
Cefalonia, il 15 settembre inizia la battaglia. 
Tante testimonianze ricordano il forte spirito di corpo e la determinazione mostrata dai soldati italiani contro i tedeschi. 
Le truppe tedesche, grazie ai rinforzi giunti dall'entroterra e soprattutto grazie all'appoggio aereo, hanno la meglio sui soldati italiani dopo circa una settimana di combattimenti. 
Gli italiani si arrendono il 22 settembre, ma questo non ferma il massacro; il 24, le salme degli ufficiali trucidati nella "Casetta rossa" vengono gettate in mare, i corpi dei soldati bruciati. 
Nei tre giorni seguenti, i massacri si ripetono a Corfù, dove i tedeschi sono sbarcati il 24 settembre. 
La tragedia della Divisione Acqui non finisce a Cefalonia e a Corfù. 
Tre navi che trasportano i prigionieri vengono affondate, causando oltre mille morti (tremila, secondo altre fonti). Circa seimila sopravvissuti iniziano un viaggio di oltre un mese verso i campi di prigionia nell'Europa dell'Est. 

La cattura
Pasquale viene catturato dai tedeschi: diventerà il prigioniero matricola 117709, nel campo di Luckenwalde, Stalag del settore III A

Pasquale Cappetta in una foto risalente al periodo
in cui era emigrante in Germania
 
Come abbiamo riportato in altri nostri post, di lui gli Archivi Arolsen conservano due documenti.
Ecco un foglio di registro, con numero di matricola, codice del campo di prigionia, data di nascita a professione (o impiego nel campo):
Pasquale Cappetta è definito "bauer", "contadino"; fonte
Questo documento sembra essere un appello mensile (nel febbraio 1944):
Il nome che nell'elenco viene dopo Cappetta Pasquale sembra di un valvese,
ma la data di nascita non corrisponde; fonte

Come leggiamo nel sito memorieincammino.it, il registro del campo raggiunse la quota di 48600 uomini. Solo una parte di questi erano alloggiati nel campo principale, perché gli altri lavoravano nelle tante fabbriche dislocate nella regione del Brandeburgo.

fonte Wikipedia

Pasquale Cappetta risulta liberato l'8 maggio 1945, praticamente alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Tornerà in Germania, come emigrante, a Darmstadt; lo testimoniano anche da alcune foto nell'Archivio di Gozlinus.
Questa foto è scattata nel 1965 a Rossdorf: ritrae emigrati di Valva e del vicino comune di Colliano; lavorano in un'impresa specializzata nell'estrazione di rocce basaltiche:
fonte Gozlinus
La foto è particolarmente significativa per il blog la ràdica, perché insieme a Pasquale Cappetta ci sono i figli di due internati militari di cui ci siamo occupati. Proprio davanti a lui, infatti, c'è il figlio del signor Enrico Santovito, mentre il secondo della fila centrale, da sinistra, è il figlio del signor Domenico Strollo. Inoltre, accanto a Pasquale c'è il signor Lazzaro Del Plato, che ha combattuto in guerra, meritando la Croce al merito.
In quest'altra foto, scattata a Darmstadt, Pasquale si prende una meritata pausa:
Pasquale è in piedi; fonte


Approfondimento
Sulla Divisione Acqui si vedano i post:
 

G.V.

13 settembre 2023

QUANDO I RACCONTI DI ZIO SABINO ENTRAVANO IN CLASSE

Le vicende di Sabino Spiotta mi accompagnano dai banchi delle elementari, quando un suo omonimo nipote era decisamente il più preparato di tutti noi sulla Seconda guerra mondiale e lo citava -a ragione- come una fonte autorevole. 

All'epoca non davo ai racconti degli anziani il peso che darei loro oggi, se fossero ancora qui.

Oggi farei più attenzione, ne sono certo; prenderei appunti, farei domande anche su come corteggiavano le ragazze o sull'origine del loro soprannome (zio Sabino era orgoglioso del suo, mi dice un nipote); farei domande non solo sugli avvenimenti della loro vita ma su come li hanno vissuti.

Ad esempio, se ora ne avessi la possibilità chiederei a zio Sabino di dirmi cosa ha provato il 12 settembre 1943, quando è stato catturato a Giannina, in Grecia, per essere internato il 4 ottobre nel campo di concentramento di Hannover, l'XI B nella fredda nomenclatura tedesca.

Gli chiederei con quale stato d'animo lavorava nella miniera Emilia Schach, a estrarre ferro fino al giorno della liberazione, avvenuta ad opera degli Americani il 10 aprile 1945.

In un documento degli Archivi Arolsen il suo nome,  scritto male, risulta in un elenco di internati che lavorano in un'azienda in Bassa Sassonia, insieme a  prigionieri polacchi, ucraini, olandesi.

La guerra

Alla guerra, Sabino Spiotta aveva preso parte subito, fin dall'11 giugno 1940, quando risulta in territorio dichiarato stato di guerra.  

E' nel 41.mo Reggimento Fanteria, con sede a Imperia; è impegnato nelle operazioni di guerra alla frontiera alpina occidentale con la Francia fino al 25 giugno.

Successivamente si imbarca a Bari per l'Albania, sbarcando a Valona. Dal 19 novembre 1940 al 23 aprile 1941 è impegnato nelle operazioni di guerra svoltesi alla frontiera greco-albanese.

Nel 1941 il 41.mo Reggimento combatte in Albania e Grecia; ad esempio, sul Golico (Albania), in Valle Desnizza (da dove inizia l'offensiva italiana contro la Grecia) e nella Val Vojussa, fiume reso celebre dalla canzone Sul ponte di Perati, che lo cita in questi versi:  

Sui monti della Grecia 
c'è la Vojussa,  
del sangue della Julia
s'è fatta rossa.

Nel 1942 il 41.mo Reggimento rimane in Albania e Grecia con compiti di presidio. In seguito  all'8 settembre 1943 viene sciolto in Epiro. fonte 

Dal 18 novembre 1942 all'8 settembre 1943, Sabino Spiotta è impegnato nelle operazioni di guerra in Balcania, nei territori greco-albanesi.

Dopo la notizia della cattura, il suo foglio matricolare reca  tre informazioni molto interessanti, che spesso mancano negli altri. 

Innanzitutto, troviamo il nome del campo di concentramento.

Inoltre, troviamo una testimonianza della cosiddetta "civilizzazione degli IMI": alla data del 15 settembre 1944 leggiamo che diventa un "privato al servizio al lavoro". Dal punto di vista giuridico, gli IMI sono trasformati in lavoratori civili, ma per loro il cambiamento di status non ebbe effetti concreti.

Il cambiamento venne annunciato alla fine di luglio e il 3 agosto l’OKW [Comando supremo della Wehrmacht] diramò ai propri comandi l’ordine del mutamento di status: gli internati avrebbero dovuto firmare un foglio e dichiarare di essere disposti a lavorare come civili nel Reich fino alla fine delle ostilità. Contrariamente alle attese tedesche gran parte dei soldati e sottoufficiali rifiutarono di sottoscrivere un impegno formale. I motivi erano molteplici: gli Imi temevano di poter essere accusati al ritorno di collaborazionismo, o di perdere in Italia i propri diritti economici; un ruolo importante giocava anche la paura per i propri congiunti, specie se residenti nell’Italia meridionale. Inoltre il trattamento che il Reich aveva loro riservato spingeva gli internati a diffidare delle proposte tedesche e repubblicane. Le difficoltà incontrate nell’attuazione del provvedimento furono tali che il 4 settembre ’44 l’OKW rese operativa d’ufficio la civilizzazione degli Imi abolendo la clausola della firma. 
 Sabrina Frontera, I militari italiani negli Oflag e negli Stalag del Terzo Reich 

Infine, il foglio matricolare riporta l'interrogatorio dell'ex prigioniero: rientrato in patria il 4 agosto, cinque giorno dopo viene interrogato presso il distretto militare di Salerno e viene mandato in licenza straordinaria.

A Sabino Spiotta è stata concessa la Croce al Merito di Guerra: prima e seconda concessione per la partecipazione alle operazioni durante il periodo bellico 1940-1943, terza concessione per internamento in Germania.

Un doveroso ringraziamento al nipote Gerardo Spiotta per la preziosissima collaborazione.

G.V.