31 ottobre 2022

SE SOLO POTESTE VINCERE IL FATO, SARETE DUE MARCELLI

Heu, miserande puer, si qua fata aspera rumpas,
tu Marcellus eris.
O, giovane degno di pietà, se solo potessi rompere il tuo fato crudele, 
tu sarai un Marcello.
Così nell'Eneide di Virgilio si parla di un nipote di Augusto destinato a morire giovane.
Ho pensato a questi versi quando ho visto la bellissima foto di Eduardo Marcelli pubblicata da 👉Gozlinus e ho trovato alcune brevi notizie su di lui e su suo fratello Anacleto.
fonte: Gozlinus
Anacleto ed Eduardo Marcelli sono due fratelli nati negli ultimi anni dell'Ottocento (1895 e 1897), in una delle famiglie più illustri di Valva.
Il padre si chiama Francesco Ferdinando, nato nel 1857: bastano i due nomi a far intuire le simpatie borboniche di nonno Francesco.
Poi la storia prende una direzione diversa e i due fratelli Marcelli si trovano al fronte, nello stesso reggimento di fanteria del Regio esercito dell'Italia unita, durante la Prima guerra mondiale.
Anacleto diventa sottotenente di complemento.
Nell'estate del 1916 partecipa, in Veneto, all'attacco sull'Altopiano di Tonezza, che il 24 luglio torna italiano. 
Insieme al suo reggimento, Anacleto è insignito della medaglia d'argento al Valor Militare.
A causa delle ferite riportate in combattimento, muore il 25 luglio.
Sulla sua figura, Gozlinus ha pubblicato due post: 👉Due giovani eroi e un solo destino (che dà notizia del ritrovamento della sepoltura di Anacleto Marcelli nel cimitero di Thiene, in provincia di Vicenza) e 👉La foto dell'eroe ritrovato, che contiene questa bella foto del giovane ufficiale:

Il 29 novembre 1918, poche settimane dopo la fine della guerra, suo fratello Eduardo muore a Valva per una malattia contratta in guerra: risulta infatti a tutti gli effetti un caduto in guerra per il Ministero della Difesa e nel monumento ai caduti a Valva risulta tra i "morti per la guerra".
Possiamo con ragionevole certezza ipotizzare che non abbia partecipato all'attacco di Tonezza.
Entrambi i fratelli sono morti a ventuno anni, due anni in più rispetto al personaggio a cui sono riferiti i commoventi versi virgiliani citati all'inizio, che si concludono con parole di commosso omaggio:
[...] versate gigli a piene mani, che io sparga fiori purpurei

Una famiglia nel contesto valvese
Spesso le nostre ricerche partono dal sito dell'Archivio di Stato di Salerno anche perché questo strumento ci consente di fare alcune riflessioni di carattere socio-economico a partire da semplici dati anagrafici. 
Ad esempio, prendiamo in esame i giovani valvesi della famiglia Marcelli che nella seconda metà dell'Ottocento hanno sostenuto la visita militare: la professione indicata (possidente, proprietario, studente) testimonia un'agiata condizione.
Le liste di leva sono importanti anche per le informazioni che danno sui cognomi femminili: nel nostro caso troviamo tre cognomi molto rari a Valva: Cozzarelli (la madre), Zuccari (la nonna), Olivieri (forse una zia), cognomi che indicano che le signore erano "forestiere", una circostanza diffusa nelle famiglie notabili del tempo.
G.V.

08 ottobre 2022

COL SANGUE, CON LA LIBERTA': QUEI NO PAGATI CARO

Il podcast "Il giorno dopo" è giunto al suo decimo episodio.
Agli eventi legati alle conseguenze dell'8 settembre 1943 è dedicato un ricco episodio, diviso in tre parti; la terza parte analizza le vicende in Grecia e nelle isole.
Il 9 settembre 1943 in Grecia vengono catturati Minente Figliulo e Cosimo Feniello (quest'ultimo ad Atene). 
E' probabile che anche Carmine Corrado sia stato catturato nella zona di Atene, visto che apparteneva allo stesso reggimento di Cosimo Feniello. 
Carmine morirà di malattia durante la prigionia e sarà sepolto a Mauthausen, dove ancora oggi riposa. Ci siamo occupati di lui in tre post del nostro blog: 

La divisione Acqui
Cefalonia e Corfù hanno una posizione strategica; i tedeschi inviano truppe in zona già in estate, considerando più probabile uno sbarco alleato in questa area che in Sicilia. 
Dopo la proclamazione dell'armistizio, la Divisione Acqui -di stanza nell'isola di Cefalonia e  con una parte delle truppe a Corfù- è chiamata a una scelta drammatica. 
Gli ordini che giungono sono contraddittori: prima si autorizza l’uso  delle armi in caso di attacco da parte dei tedeschi (di di fatto si sostiene la neutralità italiana), poi la sera del 9 settembre il comandante dell'XI Armata, Vecchiarelli, emana l'ordine di resa ai tedeschi in tutta la Grecia, ma il comandante della Divisione, Antonio Gandin, prende tempo, perché considera l’ordine in contrasto con la dichiarazione dell’armistizio (le truppe italiane sarebbero in balìa di quelle tedesche). Gandin inizia le trattative con il comandante tedesco cercando di rinviare la resa. 
A Corfù il comandante italiano Lusignani rifiuta nettamente ogni trattativa con i tedeschi. 
Dopo vari tentativi falliti di contattare telefonicamente il governo italiano, solo il 13 settembre arriva dal Comando Supremo italiano, che si trova a Brindisi dopo la fuga, l'ordine di resistere alle forze tedesche, che devono essere considerate nemiche. 
Quando giunge l'ultimatum tedesco accade qualcosa di inedito: una consultazione fra le truppe italiane; ai soldati viene chiesto se consegnare le armi o combattere contro i tedeschi, quasi tutti decidono di combattere. 
A Cefalonia, il 15 settembre inizia la battaglia. 
Tante testimonianze ricordano il forte spirito di corpo e la determinazione mostrata dai soldati italiani contro i tedeschi. 
Le truppe tedesche, grazie ai rinforzi giunti dall'entroterra e soprattutto grazie all'appoggio aereo, hanno la meglio sui soldati italiani dopo circa una settimana di combattimenti. 
Gli italiani si arrendono il 22 settembre, ma questo non ferma il massacro; il 24, le salme degli ufficiali trucidati nella "Casetta rossa" vengono gettate in mare, i corpi dei soldati bruciati. 
Nei tre giorni seguenti, i massacri si ripetono a Corfù, dove i tedeschi sono sbarcati il 24 settembre. 
La tragedia della Divisione Acqui non finisce a Cefalonia e a Corfù. 
Tre navi che trasportano i prigionieri vengono affondate, causando oltre mille morti (tremila, secondo altre fonti). Circa seimila sopravvissuti iniziano un viaggio di oltre un mese verso i campi di prigionia nell'Europa dell'Est. 

I valvesi nella Divisione Acqui
Due valvesi appartenenti al Battaglione mitraglieri di corpo d’armata della Divisone Acqui risultano dispersi in combattimento il 9 settembre; entrambi sono della classe 1911:
Alfonso Feniello
Da civile esercitava il mestiere di mulattiere; verrà dichiarato “morto presunto a Cefalonia” da una sentenza del tribunale di Salerno nel 1956.  
Giuseppe Macchia 
Disperso a Corfù. Negli anni precedenti, ha partecipato alle operazioni di guerra sul fronte albano-greco-jugoslavo fino alla resa della Grecia e ha ricevuto il distintivo del Regio Governo d’Albania. Successivamente, è stato aggregato al Battaglione mitraglieri. 
Un post di Gozlinus del giugno 2019 parla della loro vicenda e mostra anche le loro (rare) foto.
Della divisione Acqui fa parte anche Pasquale Cappetta, chiamato alle armi a maggio e fatto prigioniero a settembre. Sarà il prigioniero matricola 117709, nel campo di Luckenwalde, Stalag del settore III A.  
Di lui, gli Archivi Arolsen conservano due documenti.
Ecco un foglio di registro, con numero di matricola, codice del campo di prigionia, data di nascita a professione (o impiego nel campo):
Pasquale Cappetta è definito "bauer", "contadino"; fonte
Questo documento sembra essere un appello mensile (nel febbraio 1944):
Il nome che nell'elenco viene dopo Cappetta Pasquale sembra di un valvese,
ma la data di nascita non corrisponde; fonte
In quel momento, Pasquale non ha ancora compiuto venti anni.


G.V.

01 ottobre 2022

OTTO VALVESI PRIGIONIERI

Dopo l'8 settembre diversi valvesi vengono fatti prigionieri dai tedeschi in Jugoslavia, Albania, Grecia, Dodecaneso. 
Di sei prigionieri valvesi non siamo però in grado di indicare il luogo di cattura né, in quasi tutti i casi, il fronte di guerra.

Mastrolia Carmine, classe 1923, fante
Carmine Mastrolia risulta prigioniero dall'8 settembre.
E' giunto alle armi nel gennaio 1943, assegnato al 67.mo Reggimento Fanteria in Como. Il suo reggimento nel settembre 1943 risulta in Puglia; a fine settembre, sarà la prima grande unità militare del nuovo Esercito Cobelligerante Italiano, che combatterà accanto alle forze alleate. 
Non siamo ancora in grado di dire dove sia stato catturato il fante valvese.

Mastrolia Onofrio, classe 1923, fante
Nemmeno di un altro fante valvese, Onofrio Mastrolia, siamo in grado di indicare con precisione il luogo di cattura. 
Sappiamo che anche lui è giunto alle armi nel gennaio 1943, assegnato al 49.mo Reggimento Fanteria in Ascoli Piceno. 
Nel settembre 1943 il reggimento risulta impegnato in Albania. Di Onofrio Mastrolia l'Archivio Arolsen conserva un documento significativo: la scheda compilata dagli Alleati il 9 luglio 1945. Egli sarà rimpatriato l'8 settembre 1945, esattamente due anni dopo la cattura. 
Negli anni successivi, emigrerà in Francia.

Spiotta Sabino, classe 1920 
Risulta prigioniero dei tedeschi il 12 settembre 1943 e rimpatriato il 4 agosto 1945. E' assegnato al reparto distrettuale Savona. In un documento degli Archivi Arolsen risulta presente in Germania dal 1 gennaio al 7 aprile 1945: è probabilmente un elenco di internati che lavorano in un'azienda in Bassa Sassonia; nel foglio che alleghiamo, si nota la nazionalità degli altri prigionieri: polacchi, ucraini, olandesi.

Si notino due refusi: Solino al posto di Spiotta e Valoa al posto di Valva

Torsiello Pietro, classe 1920, fante
Quando il 22 aprile 1939 è dichiarato abile e arruolato, Pietro Torsiello rinuncia al beneficio del congedo anticipato; è chiamato alle armi nel febbraio 1940, assegnato all'85.mo Reggimento Fanteria. 
A questo punto, la sua storia diventa difficile da ricostruire.
Il prezioso sito www.regioesercito.it informa che il reggimento è impegnato in Africa; viene sciolto nel 1941 a causa delle gravi perdite subite; nei mesi successivi, con i superstiti anche di altri reggimenti viene costituito il Reggimento di Fanteria "Sabratha", sciolto poi nell'estate 1942 nella zona di El Alamein. Il personale e il materiale superstiti vengono trasferiti al 61.mo Reggimento Fanteria della Divisione "Trento", che a sua volta sarà sciolto per eventi bellici il 25 novembre 1942. 
Seguendo le vicende del reggimento al quale è stato assegnato, dobbiamo ipotizzare che Pietro Torsiello sia stato in Africa, ma il documento custodito negli Archivi Arolsen  che pubblichiamo ne testimonia sicuramente la presenza in Germania come internato militare italiano. 
Il documento è un elenco, redatto a Monaco nel 1946; Pietro Torsiello risulta in Germania dal settembre 1944 all'aprile 1945.

Falcone Giuseppe, classe 1915, fante
Il soldato Giuseppe Falcone risulta assegnato al 90.mo Reggimento Fanteria Salerno. Il reggimento risulta in Russia; dopo il rimpatrio, viene sciolto dopo l'8 settembre, mentre è ancora in fase di riordinamento in Lombardia. Al comune di Valva risulta fatto prigioniero di guerra il12 settembre, mentre nella sua scheda nell'Archivio IMI la data di cattura risulta il 25 settembre.
Un documento custodito negli Archivi Arolsen riporta il nome  della località presso la quale egli lavorava. Non siamo ancora in grado di indicare il luogo e le circostanze della cattura. 

Nelle convulse vicende del "giorno dopo", cioè a partire dall'indomani dell'annuncio dell'armistizio, altri soldati valvesi vengono fatti prigionieri dai tedeschi, in zone sicuramente diverse dai Balcani. Di questi soldati, conosciamo il fronte in cui sono stati catturati e, in due casi, anche il luogo preciso: in Italia, evidentemente prima della nascita della Repubblica di Salò (che avverrà il 23 settembre 1943).

Strollo Domenico, classe 1921
Risulta catturato sul fronte francese il 9 settembre.
Non conosciamo il luogo preciso. Di lui conosciamo il campo di internamento, lo Stalag VI D, a Dortmund. 

Strollo Giuliano, classe 1921, fante
Assegnato al 4 Reggimento Fanteria Carrista, è catturato il 10 settembre a Vercelli

Perna Michele, classe 1923, fante
Risulta catturato a Trieste. Il suo reggimento, il 24.mo Fanteria, è in territorio jugoslavo, con compiti di presidio e controguerriglia. 

Falcone Giuseppe è il numero 284; Kr.Gef. significa "prigioniero di guerra"


🎧 Podcast

Nei seguenti episodi del podcast "Il giorno dopo" ci sono altre informazioni sui valvesi prigionieri o caduti nella Seconda guerra mondiale.


Blog


Questi i post più recenti dedicati agli altri prigionieri valvesi:


G.V.