Visualizzazione post con etichetta EGEO. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta EGEO. Mostra tutti i post

18 giugno 2023

GELSOMINO, DA CRETA ALLA PRIGIONIA IN GERMANIA

Ci sono storie che non diventano racconto e sofferenze che non lasciano tracce nei documenti; nei documenti, dico, perché nell'animo di chi le ha patite restano per sempre.
Forse si può dire questo del sergente Gelsomino Cuozzo, nato a Valva l'11 febbraio 1916 da Giovanni e Maria Michela Cuozzo.
Sappiamo che è stato internato militare in Germania, ma di lui non conosciamo al momento neppure il campo di prigionia.
Come sempre, con burocratica sintesi, nei documenti del Distretto militare (oggi all'Archivio di Stato) ci sono solo due date, quella in cui è stato fatto prigioniero e quella in cui è stato liberato: 12 settembre 1943 - 8 maggio 1945, ma rientrerà in Italia solo il 17 settembre. 
Quello che è accaduto nel periodo di prigionia lo possiamo immaginare conoscendo esperienze simili, ma la sofferenza individuale -quella irriducibile, che non si scioglie nel comune dolore- è rimasta chiusa nella sua mente.

La carriera militare
Gelsomino Cuozzo sa leggere e scrivere: ha frequentato la terza elementare.
Durante il servizio militare è nei gruppi artiglieri, poi risulta trombettiere, artigliere scelto, caporale.
In congedo illimitato nel 1938, viene richiamato alle armi nel maggio 1940, quando è assegnato al 91.mo Reggimento Artiglieria.
L'Italia entra in guerra il 10 giugno, Gelsomino il 12 è già in zona di operazioni, ma non siamo riusciti a stabilire dove.
Il 17 settembre si imbarca a Bari per l'Albania, sbarca a Durazzo il giorno dopo.
Il 28 ottobre si trova in territorio dichiarato in stato di guerra, fino al maggio 1941. Viste le date, sembra ragionevole ipotizzare che abbia preso parte all'attacco italiano alla Grecia.
Nel novembre 1942 è trasferito alla 268 Batteria artiglieria controaerea a Creta
Creta, 1941: affresco nella reggia di Cnosso; fonte
Sul foglio matricolare troviamo elementi che ci consentono di ricostruirne la carriera militare: caporale in detto e poi sergente in detto con anzianità, trombettiere, servente al pezzo.
Il servente al pezzo è un soldato addetto al funzionamento di un sistema d'arma, addestrato anche a ricoprire un altro incarico in sostituzione di un posto scoperto. 
Nell'autunno del 1943 Gelsomino risulta ricoverato nell' ospedale da campo della 35 sezione Sanità. Per malattia riconosciuta viene dispensato da compiti di servizio: è il giorno di Natale del 1942.
Il 7 aprile 1943 viene dimesso dal luogo di cura e torna al suo corpo di appartenenza.

Uno dei pochi a dire no ai tedeschi
Gelsomino Cuozzo viene fatto prigioniero dai tedeschi il 12 settembre 1943, quando a Creta si verifica la stessa situazione di altri luoghi in cui italiani e tedeschi si trovano insieme: accettare di combattere con i tedeschi oppure diventarne prigionieri.
Dal sito www.ilpostalista.it troviamo queste interessanti informazioni:
[I soldati italiani a Creta erano 21.700]. Di questi, circa 20mila vennero disarmati e si dichiararono disposti a continuare a combattere con i tedeschi. Gli altri vennero considerati fuggiaschi. Per uno stano fenomeno, ma non si deve dimenticare che le forze armate a Creta dipendevano direttamente dai tedeschi, la quasi totalità dei militari italiani si accordarono con i tedeschi [...]. I militari che non aderirono si stimano non arrivassero a duemila unità. Nel dicembre 1943 i militari internati presenti nell'isola erano circa mille.

Nello stesso sito troviamo questa tabella, relativo allo sgombero dei militari italiani da Creta dopo l'8 settembre 1943.

Gelsomino Cuozzo è stato verosimilmente uno dei primi ad essere portato via dall'isola.

Liberato l'8 maggio 1945, rientra in Italia il 17 settembre 1945.

Creta, 1941: rovine della reggia di Cnosso; fonte

Approfondimento: gli italiani a Creta
Patrizia Larese, nel suo saggio Accadde a Creta. 1941-1945 scrive che nella provincia di Lassithi erano presenti dai 15 ai 22 mila italiani: una percentuale molto alta, se si considera che la popolazione era di circa 70 mila abitanti.  Dopo un primo periodo in cui i cretesi mostrarono ostilità verso gli italiani, considerati invasori, la situazione migliorò e si giunse a un clima di relativa pacifica coesistenza. Da alcune testimonianze risulta che i soldati italiani chiedessero ai cretesi cibo per integrare le loro scarse razioni: si presentavano alle case dei contadini e mostravano foto delle mamme o delle fidanzate per chiedere cibo.

Blog

Per contestualizzare le vicende che riguardano Gelsomino Cuozzo, può essere utile leggere questi post:
Il giorno dopo nel Dodecaneso italiano👉
Il giorno in cui nacquero gli IMI 👉

G.V.

30 settembre 2022

IL GIORNO DOPO NEL DODECANESO ITALIANO

In occasione della pubblicazione del decimo episodio del podcast "Il giorno dopo", dedichiamo un approfondimento all'isola di Rodi.
L'episodio "La prima Resistenza" è particolarmente ricco di informazioni ed è pertanto diviso in tre parti: ci occupiamo dei primi italiani che si oppongono ai tedeschi e cadono sul campo o sono  fatti prigionieri, su un fronte che va dai Balcani all'Egeo.
Nella terza parte dell'episodio analizziamo le conseguenze dell'8 settembre sui soldati italiani in Grecia, nel Dodecaneso italiano e in altre isole.

L'Italia a Rodi e nel Dodecaneso
I soldati italiani sono impiegati nel controllo delle isole del Dodecaneso, nell'Egeo. Queste isole sono state conquistate durante la Guerra italo-turca (1911-1912), trasformate in colonia e poi in possedimento d'oltremare, nel 1926.

Così, nel 1936, l'Enciclopedia Treccani presentava la popolazione di Rodi:

La popolazione è formata da quattro elementi diversi per lingua e per religione, per quanto tutti gli abitanti siano cittadini italiani. Gl'indigeni, però, sono privi di diritti politici ma non hanno obblighi di servizio militare. Gl'Italiani d'origine sono quasi tutti cattolici, di rito latino.  [...]

La grande maggioranza della popolazione si dedica ad attività particolari. Gli ortodossi sono dediti per lo più al commercio e alla pesca, in campagna all'agricoltura e alla pastorizia. I musulmani all'artigianato e all'agricoltura, gl'israeliti esclusivamente al commercio e alle banche. L'elemento cattolico, ossia italiano, è rappresentato, oltre che da funzionari, da contadini, da operai specializzati, da commercianti, industriali, imprenditori.

Dopo l'8 settembre
L'8 settembre 1943, il comandante delle truppe italiane in Grecia, il generale Vecchiarelli, proclama che gli italiani non rivolgeranno le armi contro tedeschi, ma reagiranno ad ogni violenza armata. 
Pressato dai tedeschi, il 9 settembre invita a cedere loro le armi. Tra i soldati c'è disorientamento. Vecchiarelli crede alle parole dei tedeschi, che promettono di riportare le truppe in Italia; accetta il disarmo, anche se gli italiani sono più numerosi dei tedeschi.
I comandanti in Grecia in maggioranza obbediscono, ma quelli delle isole no; sulle isole gli italiani sono di più e sanno che esse sono importanti per gli anglo-americani. 
Rodi ha una grande importanza strategica per il controllo dell'Egeo, ma gli Alleati non la occupano dopo l'armistizio (anche perché sono impegnati a sbarcare a Salerno). 

La caduta di Rodi
L'isola è occupata quasi subito, nonostante la superiorità delle truppe italiane. 
Anche a Rodi c'è una resistenza, con perdite tra gli italiani. 
Uno dei dispersi in battaglia è il valvese Enrico Fusella
Nato nel 1923, chiamato alle armi nel febbraio 1942, Enrico Fusella è assegnato alla Nona Compagnia sussistenza di Bari. 
Alla stessa compagnia è assegnato Amodio Cuozzo, che sempre a Rodi sarà fatto prigioniero il 25 settembre. 
Abbiamo raccontato la sua storia nel post Un uomo mite dal nome insolito.

Il diario di un valvese
Un soldato nato a Valva, Giovanni Milanese, ci ha lasciato un diario della sua prigionia da internato militare italiano, prima nella Polonia occupata dai nazisti e poi in Germania. 
Il suo "Frammenti di storia" [Palladio, 1997] ci aiuta a ricostruire le vicende di cui ci stiamo occupando ed è una testimonianza preziosissima per ricostruire le condizioni di prigionia degli internati militari italiani.
Anche lui viene catturato a Rodi. 
Ecco come racconta i giorni dopo l'8 settembre. 


    8 settembre 1943

Alle ore 20.30, a quota 99 di Ofanto, so dell'armistizio con le potenze alleate.

    9 settembre 1943 

[...] Bisogna lasciar passare i tedeschi, purché non abbiano intenzioni ostili [...]

    11 settembre 1943

[...] Alle 17 i tedeschi entrano in Rodi, facilitati dall'inerzia e fare ambiguo di molti ufficiali superiori e dall'aiuto dato da un battaglione di camicie nere esistenti sul territorio.

Alle 19 ci vien dato l'ordine di cedere le armi e di arrenderci. Grande costernazione!

Il capitano di fanteria Romeri [...] va dal colonnello Manna per pregarlo di prendere qualche iniziativa ma il colonnello Manna risponde che si è combattuto fino allora coi tedeschi e bisogna continuare a combattere a loro fianco.

    12 settembre 1943
Si attendono ordini.

    13 settembre 1943
Si attendono ordini.

    15 settembre 1943
Ci ritiriamo a Calitea [frazione di Rodi].



La caduta di Coo
A Coo e in altre isole gli inglesi riescono a far sbarcare piccoli contingenti, ma non si riesce a evitare l'occupazione tedesca. Coo viene occupata il 4 ottobre: 600 inglesi e 2500 italiani sono fatti prigionieri. 
Tra i prigionieri condotti nei campi di internamento in Germania c'è il nostro Settimo Fasano, catturato il 4 ottobre. Suo fratello Ottavo è già morto nell'Africa Settentrionale italiano, da quasi tre anni. Abbiamo raccontato la loro storia nel post Settimo ha un fratello di nome Ottavo, ma non è una fiaba.
Uno storico inglese ha scritto:

Gli italiani fiduciosi che si erano uniti agli inglesi dopo abbondanti promesse di aiuti britannici, si trovarono abbandonati da tutti [...] Agli occhi degli inglesi non erano importanti; agli occhi dei tedeschi non erano altro che traditori dell'Asse.

[P.C. Smith e E. Walker, War in the Aegean, London, 1974; citato in: Elena Aga Rossi, Una nazione allo sbando, Il Mulino]


Per le foto del Sacrario italiano a Rodi ringraziamo il signor Michele Tammaro per la gentilissima collaborazione.

🔍Approfondimenti

Per la ricostruzione storica, fondamentale il seguente testo:

- Elena Aga Rossi, Una nazione allo sbando -8 settembre 1943, il Mulino, 2003

🎧 Podcast



G.V.

03 maggio 2022

MICHELE, TORNATO AVVOLTO NEL TRICOLORE

C'è un caduto in guerra, almeno uno, che è tornato a Valva.

Vi è tornato dopo dieci anni, accolto con onore.

A Valva era nato e si era sposato; da Valva era partito per la guerra in Grecia, ora a Valva riposa.

Sua madre come tutte le madri avrebbe voluto stringerlo a sé, come aveva fatto quando gli aveva fatto le sue raccomandazioni prima della partenza, ma lo ha dovuto piangere; ne ha atteso il suo ritorno, ma lo ha visto tornare avvolto in una bandiera, dieci anni dopo la morte. 

Michele Macchia nasce l'8 novembre 1923; è figlio di Sabato e di Clelia Papio. La famiglia Macchia è numerosa, come dimostra la foto che pubblichiamo. Michele ha quattro sorelle e due fratelli.

I resti del giovane Michele Macchia accolti dalla famiglia, il 24 maggio 1953.
Grazie al prezioso lavoro di Veronica Cuozzo,
possiamo individuare tutte le persone ritratte nella foto.

La lapide che compare al centro è ancora presente nel cimitero di Valva.
Eccone il testo: "Ritornano al suo / paese nativo/ i resti mortali/ dell'eroico soldato/
Macchia Michele/ nato l'8-11-1923/ caduto il 17-8-1943/ ad Almiros/ 
fronte Greco Albanese/ per la Patria/ lasciando/ nel più immenso dolore/
I genitori fratelli e sorelle a perenne ricordo posero"

Dichiarato abile e arruolato il 9 maggio 1942, Michele è chiamato alle armi e vi giunge il 12 gennaio 1943.

Nell'ottobre 1942 ha sposato Esterina Strollo. 

Assegnato al 41.mo Reggimento Fanteria con sede in Imperia, parte per la guerra: fronte greco-albanese

Il Reggimento confluisce nella Divisione fanteria Modena, che nell'estate del 1943 è inquadrata nel XXVI Corpo d'Armata. Fino all'8 settembre tutte le unità sono impegnate nell'Epiro e nelle isole dello Jonio in attività di difesa costiera e di controguerriglia. Ricordiamo che in questo periodo la Grecia e l'Albania sono sotto occupazione italiana.

Molti soldati valvesi sono impiegati sul fronte greco-albanese. Tre di loro  cadono in battaglia dopo l'8 settembre 1943, combattendo contro i tedeschi (a Cefalonia e nelle altre isole del Dodecaneso), altri sono fatti prigionieri e diventeranno internati militari italiani.

Nei mesi del 1943 che precedono l'Armistizio con gli Alleati, si intensificano gli scontri tra gli italiani e i gruppi della resistenza  greca e albanese.  

Non siamo in grado, al momento, di formulare ipotesi precise sulla morte del giovane soldato valvese. Sappiamo che Michele Macchia muore il 17 agosto del 1943, ad Almyros, in Tessaglia (Grecia); i familiari ricordano che quando è stato colpito si trovava in una sartoria e che la notizia del suo decesso è giunta alla famiglia tramite il sacerdote dell'epoca.

Il suo reggimento sarà sciolto dopo circa un mese, in seguito all'armistizio dell'8 settembre.


Dieci anni dopo la famiglia viene contattata per il riconoscimento della cassetta ossario presso il porto di Bari. Il 24 maggio  1953 le spoglie del giovane soldato vengono portate a Valva con gli onori militari, in una cerimonia che molti testimoni ricordano ancora.

Il rientro nella sua terra nativa di un caduto in guerra riapre una ferita ma è anche un modo per adempiere il dovere verso un defunto, così come la religione e la pietà popolare hanno tramandato nei secoli. Compiuti i riti, anche nei poemi omerici la vita può riprendere; prima, però, l'intera comunità ha il dovere civile e morale di offrire gli onori funebri a chi ha sacrificato la propria vita per la patria.

In tempo di pace, scriveva Erodoto, i figli seppelliscono i genitori;  in tempo di guerra, invece, i genitori seppelliscono i figli: l'ordine della natura è stravolto dalla guerra. 

I coniugi Sabato e Clelia hanno avuto il mesto e pietoso conforto di abbracciare l'urna che custodiva i resti del figlio. In quella domenica di Pentecoste del 1953, essi hanno idealmente abbracciato tutte le salme dei soldati che non sono tornati più a casa, riassumendo nei loro gesti quelli che gli altri genitori non hanno potuto compiere verso i loro figli caduti.

Ecco una foto della cerimonia: il corteo avanza verso la chiesa di San Giacomo Apostolo.

Il corteo funebre è guidato da due sacerdoti:
dovrebbero essere don Giuseppe Alfano e don Lorenzo Spiotta

Da quel giorno, Michele Macchia riposa nel cimitero di Valva, dove è ancora presente la lapide che si vede nella foto con la famiglia accanto ai reati del giovane soldato:


Un doveroso ringraziamento a Veronica Cuozzo, che ha inviato le fotografie storiche e ha raccolto dalla nonna Michela (la bambina indicata nella foto con il numero 10) le informazioni che hanno reso possibile questo post.


G.V.

28 febbraio 2022

LA PRIMA RESISTENZA: I VALVESI CHE NON SI ARRESERO AI TEDESCHI

All'indomani dell'8 settembre, la Divisione Acqui di stanza nell'isola di Cefalonia è chiamata a una scelta drammatica.

Arrivano infatti ordini contraddittori: il comandante dell'XI Armata emana l'ordine di resa ai tedeschi in tutta la Grecia, ma il comandante della Divisione, Gandin, prende tempo; solo il 13 settembre arriva dal Comando Supremo italiano l'ordine di resistere alle forze tedesche, che devono essere considerate nemiche.

Con l'ultimatum tedesco accade qualcosa di inedito: una consultazione fra le truppe italiane; ai soldati viene chiesto se consegnare le armi o combattere contro i tedeschi, quasi tutti decidono di combattere.

Il 15 settembre inizia la battaglia. 

fonte

Le truppe tedesche, grazie ai rinforzi giunti dall'entroterra e soprattutto grazie all'appoggio aereo, hanno la meglio sui soldati italiani dopo circa una settimana di combattimenti.

Gli italiani si arrendono il 22 settembre, ma questo non ferma il massacro; il 24, le salme degli ufficiali trucidati nella "Casetta rossa" vengono gettate in mare, i corpi dei soldati bruciati.

"Ecco la divisione Acqui che sale in cielo", dicono ancora oggi nella vicina isola di Itaca quando vedono nuvole nere all'orizzonte, alludendo a quelle tragiche fiamme.

Nei tre giorni seguenti, i massacri si ripetono a Corfù, dove i tedeschi sono sbarcati il 24 settembre.

La tragedia della Divisione Acqui non finisce a Cefalonia.

Tre navi che trasportano i prigionieri vengono affondate, causando oltre mille morti. Circa seimila sopravvissuti iniziano un viaggio di oltre un mese verso i campi di prigionia nell'Europa dell'Est.


I valvesi sul fronte greco

A Cefalonia risulta disperso Alfonso Feniello, a Corfù Giuseppe Macchia (classe 1911). Un altro valvese, Enrico Fusella, risulta disperso a Rodi. 

Due valvesi sono caduti in Grecia nell'estate del 1943: Giuseppe Macchia (classe 1921) e Michele Macchia.

Amodio Cuozzo e Settimo Fasano sono stati fatti prigionieri in altre due isole: Rodi e Coo.

Altri due valvesi sono stati fatti prigionieri sul "fronte greco", ma ancora non siamo in grado di indicare con precisione il luogo; sono Cosimo Feniello e Angelantonio Marciello.


Per approfondire

Un breve video di Rai Cultura:

https://www.raicultura.it/storia/articoli/2021/05/Leccidio-di-Cefalonia-6c4e0188-5bc8-4ccd-bce3-077e3fac2f7a.html

Una sintesi dei fatti, con foto significative:

https://museonazionaleresistenza.it/story/il-massacro-della-divisione-acqui/

Un articolo del Corriere, che presenta uno studio di Elena Aga Rossi, edito da il Mulino: 

https://www.corriere.it/cultura/16_settembre_04/cefaonia-eccidio-il-mito-elena-aga-rossi-generale-gandin-7410820c-72ab-11e6-9754-0294518832f8.shtml

Un articolo di Giorgio Rochat: 

http://www.isrecbg.it/web/wp-content/uploads/2014/03/65-Cefalonia_Rochat1.pdf

L'elenco dei caduti della Divisione Acqui:

http://www.associazioneacqui.it/it/pagine/reduci-m-patria.html


G.V.

09 febbraio 2022

UN UOMO MITE DAL NOME INSOLITO

Leggo nei dati Istat che nel 2021 un solo bambino in Italia ha ricevuto il nome di Amodio. Chissà quanti erano in Italia nel 1921 e quanti erano a Valva.
Un uomo mite e gentile che ho conosciuto si chiamava così.
Avviato nel 1942 a Bari, alla 9ª Compagnia Sussistenza dell' Aeronautica Militare, venne catturato il 25 settembre 1943 nell'isola di Rodi.
All'indomani dell'armistizio dell'8 settembre, l'esercito italiano -come a Cefalonia- aveva deciso di rimanere fedele al re Vittorio Emanuele III rifiutando quindi di continuare a combattere con la Wehrmacht. 
L'isola venne invasa dai tedeschi.
Amodio era uno dei valvesi che si trovavano nelle isole dell'Egeo, in quegli anni dominio italiano: due sono morti a Cefalonia e a Corfù, altri sono stati fatti prigionieri.
Amodio fu condotto nel campo Stalag III-A, non lontano da Berlino.


Il campo di prigionia Stalag III-A a Luckenwalde,
a circa 50 chilometri a sud di Berlino


Secondo Wikipedia, in quel campo gli italiani dovevano occuparsi delle sussistenze, del casermaggio, del vestiario: mi piace pensare che il nostro concittadino abbia continuato a fare quello che faceva prima a Bari, ma so per certo che il contesto era diverso.
Un prigioniero italiano ha raccontato di aver dormito a terra nei primi giorni della sua prigionia, in una piccola tenda; il primo giorno gli diedero da mangiare un chilo di pane di segale, da condividere con altri quindici prigionieri, con un po' di burro e gelatina. Racconta che poi i tedeschi distribuivano un secchio di patate da dividere tra venticinque prigionieri. Quando i prigionieri crollavano, i tedeschi li picchiavano.
Più di 200 mila prigionieri passarono per questo Stalag (campo di concentramento tedesco di sottufficiali e militari di truppa), anche se non più di 6-8 mila furono ospitati nel campo principale. Gli altri furono inviati a lavorare in più di mille distaccamenti di lavoro sparsi per lo stato del Brandeburgo.
Il campo venne liberato dall'esercito sovietico il 22 aprile 1945.
Dalla scheda qui allegata, risulta che la data del rientro a casa di Amodio è il 15 agosto 1945: pochi giorni prima del suo ventiquattresimo compleanno.
Davanti a lui, il futuro; alle sue spalle, i giorni difficili della guerra e della prigionia.

Documenti

Per approfondire

G.V.

06 febbraio 2022

SETTIMO HA UN FRATELLO DI NOME OTTAVO, MA NON È UNA FIABA

 

Il cosiddetto "Platano di Ippocrate", uno dei platani più grandi d'Europa, Isola di Coo
di JD554 - Opera propria, CC BY-SA 3.0, fonte


Settimo ha un fratello di nome Ottavo.
Non è l'inizio di una fiaba, ma un segno di tempi in cui le famiglie erano numerose e spesso gli ultimi nati avevano nomi legati ai numeri e non al calendario.
Settimo e Ottavo vanno entrambi in guerra, uno in Europa e l'altro in Africa Settentrionale.
Ottavo è chiamato alle armi un mese prima che l'Italia entri in guerra e cade in combattimento il 9 dicembre 1940.
Settimo viene fatto prigioniero dai tedeschi a Coo, un'isola del Dodecaneso italiano (oggi  appartenente alla Grecia, a pochi chilometri dalla Turchia).
La data è il 4 ottobre 1943, anche se alcuni documenti riportano quella dell'8 settembre, il giorno dell'armistizio.
In effetti, il 4 ottobre segna l'inizio di quello che è noto come "Eccidio di Coo": oltre cento italiani uccisi e circa tremila prigionieri. 
All'indomani dell'armistizio con gli Alleati, l'esercito italiano che presidia l'isola riceve l'aiuto degli inglesi contro i tedeschi, ma il 4 ottobre gli anglo-italiani dichiarano la resa. 
Settimo è condotto nel campo di prigionia tedesco di Stargad (oggi città polacca).
Il campo sarà liberato dall'Armata Rossa a metà aprile del 1945. Oggi il campo non esiste più, al suo posto c'è un'area militare recintata; una lapide, posta all'esterno, lo ricorda.
La data di rientro che risulta nella scheda di Settimo è il 4 ottobre 1945, due anni esatti dopo la cattura.
Cinque anni dopo, darà a suo figlio un nome che ricorda il fratello caduto in guerra.
Sarà il grande Ottavio Fasano.


Fonti

Qui trovate la scheda di prigionia relativa a Settimo Fasano:
  • Reparto indicato sulla scheda: 10 Comp. Aut. Mitr. Costiera Rgt. Ftr. 
  • Seguendo il flusso di internet, si arriva al 10 Reggimento fanteria "Regina", che risulta a presidio dell'isola di Coo. 

Approfondimenti

Per uno studio approfondito sulla strage e sul destino dei prigionieri italiani:
📙Isabella Insolvibile, Kos 1943-1948. La strage, la storia, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 2010

Per informazioni essenziali sull'eccidio:

Per informazioni sul campo di Stargad:

Campo di prigionia tedesco, Stargad

G.V.