Ci sono storie che non diventano racconto.
A volte questo accade per pudore o per evitare di rievocare fantasmi che hanno tormentato notti insonni; accade per il timore di non essere creduti o magari perché ci sono persone destinate a guardare sempre avanti.
Michele Cecere non amava parlare del suo passato, eppure egli è sempre stato, a Valva, "il partigiano".
Forse è giunto il momento che la sua storia venga raccontata.
Il soprannome
Non tutti i soprannomi nascono per celia, per ricordare situazioni buffe o caratteristiche originali; alcuni sono impressi nella carne come ferite della giovinezza che restano per sempre.
Il senso pratico che fa nascere e mantiene vivi i soprannomi ha subito esteso "lu partigian" alla famiglia Cecere, ma senza particolari connotazioni storiche o politiche; è probabile che oggi in paese molti non sappiano che nel passato di zio Michele c'è davvero la lotta partigiana.
Combattente per la libertà
Ecco il suo Brevetto di Partigiano, rilasciatogli dal Corpo volontari della libertà:
Il documento presenta sei firme molto prestigiose, come dimostra la seguente -celebre- foto:
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Il comando generale del Corpo volontari della libertà sfila nella Milano liberata. In prima fila ci sono, da sinistra: Mario Argenton, Giovan Battista Stucchi, Ferruccio Parri (poi Presidente del Consiglio), Raffaele Cadorna, Luigi Longo (poi segretario del PCI), Enrico Mattei (poi presidente ENI). Tutte queste persone hanno firmato il Brevetto di partigiano rilasciato a Michele Cecere.
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La guerra del bersagliere Cecere
Come leggiamo nel suo foglio matricolare, Michele Cecere partecipa a operazioni di guerra alla frontiera alpina occidentale dall'11 giugno 1940 (praticamente nei primissimi giorni di guerra) al 29 giugno 1940. È poi in azione alla frontiera greco-albanese dal novembre 1940 al febbraio 1941, quando si ammala di pleurite.Nel settembre 1941 rientra nel I Reggimento Bersaglieri a Napoli, l'anno successivo è in Francia.
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"Naso greco, colorito bruno, dentatura sana" si legge nei "Dati e contrassegni personali" di Michele Cecere |
Dopo l'8 settembre 1943, riesce a sottrarsi alla cattura e a ricongiungersi con un comando italiano; si rifugia "presso una famiglia borghese" a Pianfei, in provincia di Cuneo.
La lotta partigiana
Michele Cecere entra nella brigata partigiana Val Corsaglia-Val Ellero, in provincia di Cuneo.
Vi milita dal 7 luglio 1944 al 7 giugno 1945.
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Michele Cecere, di Giacomo, nato il 5 maggio 1920 e deceduto nel 1993 |
Quali esperienze ha vissuto il partigiano Michele nei suoi undici mesi sulle colline piemontesi?In un'epoca in cui, come scrive Fenoglio, i ragazzi come lui erano chiamati più a morire che a vivere, quali speranze guidavano le sue scelte, quali paure agitavano i suoi pensieri?
Forse non lo sapremo mai, almeno non completamente.
Possa questo post essere un primo passo verso il recupero della memoria di un partigiano che non ha avuto paura di mettere a rischio la sua giovinezza per lottare per ciò in cui credeva.
Sarebbe bello rintracciare i discendenti della famiglia che ha ospitato Michele in fuga dalla Francia dopo l'8 settembre '43 e far incontrare in qualche modo due piccoli paesi che, pur essendo tanto lontani, hanno storie in comune che si sono intrecciate nella guerra e poi nell'emigrazione.
Un grazie riconoscente alla famiglia Cecere per la preziosissima collaborazione.
G.V.