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14 febbraio 2025

L'ULTIMA FIERA DI CANIO, IL FORESTIERO Morte nella locanda Feniello

Valva nell'Ottocento, 4
La locanda di Donato Feniello ogni tanto ospita forestieri di passaggio. Commercianti, soprattutto. Si spostano per i loro affari e per loro fermarsi lungo la strada è indispensabile.
Siamo nel 1841.
Il 16 giugno è un mercoledì, sono le 13.
Accade qualcosa di insolito. Forse Donato lo prende come un funesto presagio per la sua locanda.
Non so altro della locanda, nemmeno dove si trovi esattamente.
Però so cosa accade alle ore 13 di quel mercoledì 16 giugno 1841.
Lo so perché, un'ora dopo, Lorenzo Di Gregorio e Donato Mastrantonio si presentano dal sindaco Gabriele Valletta: nella locanda Feniello è morto un forestiero.
Immagine creata in collaborazione con ChatGPT
Il suo nome è Canio Padula, di Rionero; ha quarantadue anni e, come suo padre Gianbattista, è un commerciante.
Sua moglie si chiama Carminella Santoro, non so ancora se hanno dei figli, forse sì.
Non so nemmeno perché si trovi a Valva; quelli sono i giorni di San Vito, forse da qualche parte c'è una fiera e Valva per Canio è solo una tappa nel suo viaggio.
Gli appuntamenti di un anno sono scanditi con regolarità da feste e fiere: probabilmente Canio ha alloggiato altre volte da Donato, forse ci sono locande in località più comode per lui, ma ormai è di casa in questa locanda e anche oggi ha pranzato qui.
Poi ha avuto questa strana idea di morire, lontano da Rionero e da sua moglie Carminella.
Non so se di Canio si è parlato ancora nella locanda e in paese.
Non so se a Rionero qualche discendente ne conosce la storia.
Forse a questo commerciante, morendo, è tornato in mente un proverbio che suo padre gli raccontava fin da bambino: "Il Padre Eterno non si paga i sabati".
Già: il destino o la volontà divina non seguono le leggi del commercio umano; ci sono giorni in cui il guadagno non conta mentre il vento d'estate continua il suo giro.
G.V.

09 febbraio 2025

LA MORTE CHE VIENE DAL FUOCO D'AGOSTO

                                                    Valva nell'Ottocento, 3

Il 29 agosto 1842, due valvesi si recano in municipio e dichiarano al sindaco Gabriele Valletta che alle nove del mattino è morta
nella casa del Signor Marchese la Signora Donna Chiara Savelli, di anni settanta, brugiata (sic!) dal fuoco.
Nobildonna, era nata a Taranto da Don Felice Fanelli, possidente; il nome della madre era Vienna, il cognome è ignoto ai testimoni e al sindaco che redige l'atto di morte.
Cerco di formulare delle ipotesi sulle cause della morte. Credo che a fine agosto non sia plausibile pensare a un fuoco in casa. Ipotizzo un incendio.
Intanto, sfoglio la pagina del registro e trovo che lo stesso giorno gli stessi testimoni hanno dichiarato che è morto 
nella casa del Signor Marchese Don Gaspare Pepe brugiato  (sic!) dal fuoco, di anni nove.
Il bambino è figlio di Don Baldassarre Pepe, fattore, e di Donna Grazia Maresca. E' nato a Valva, ma i registri a disposizione non consentono di stabilire se i genitori si siano sposati nel paese dove sicuramente hanno seguito il marchese, da Taranto.
Nel 1842, il marchese di Valva è Francesco Saverio, che ha unito il suo cognome D'Ayala a quello dello zio Giuseppe Maria Valva.
Dunque, due vittime del fuoco, a fine agosto.
La corte del marchese è visitata dalla morte come le case dei contadini di Valva; la deferenza suggerisce a chi compila il registro di definire "Don" anche il giovane figlio del fattore del marchese.
Immagine creata con la collaborazione di ChatGPT
Uno dei due testimoni è un mio antenato: Felice Vacca.
E' un "bracciale" (bracciante) ma è anche impiegato comunale -"servente comunale", nella prosa dell'epoca- ed è spesso citato come testimone di nascite, matrimoni e morti. E' anche il custode del cimitero (ipotizzo sia stato il primo o comunque uno dei primi). 
Probabilmente è toccato a lui dare sepoltura a queste due vittime di un fuoco di fine agosto.
Erano due forestieri, sicuramente salutati con rispetto dai valvesi, che si saranno tolti il cappello davanti alla "Signora Donna Chiara" e che avranno chiamato, come il sindaco, "Don Gaspare" il figlio di Don Baldassarre, il fattore del marchese.
Scrivendo questi due nomi, penso al presepe e ai Magi.
Forse la vita si muove come i Re Magi, tra l'umile e il divino, tra la nobiltà e la povertà.
Forse la morte unisce mondi così distanti.
C'è sicuramente dell'ironia nella scelta di chiamare il proprio figlio Gaspare da parte di un uomo di nome Baldassarre, non ce n'è affatto nella morte che viene dal fuoco in un giorno di fine agosto.
G.V.
 

06 febbraio 2025

CECILIA, NATA A SANTA LUCIA -Le voci che raccontano la nostra esistenza

                                                    Valva nell'Ottocento, 2

Due miei antenati hanno scelto una data molto romantica per sposarsi: il 14 febbraio.

E' il 1828, sono i nonni di mio nonno: si chiamano Lorenzo Cuozzo e Cecilia Torsiello.

La sposa, però, non può produrre un certificato di nascita e allora davanti al Regio Giudice del Circondario di Laviano si presentano sette testimoni.

Sono Giuseppe Spiotta, Domenico Anselmo, Carmine Vacca, Carmine ?, Angela Torsiello, Cecilia Mastrogiacomo e Teresa Grippo.

Immagine generata con l'ausilio di ChatGPT

Ecco uno stralcio del verbale:

Essi testimoni ci hanno uniformemente dichiarato che Cecilia Torsiello di Valva, contadina, figlia di Giuseppe e di Maria Giuseppa Falcone, domiciliata in Valva, nacque a Valva nel dì 13 decembre 1807 ricordandoselo bene come vicini o confidenti di casa dei genitori di essa Cecilia, perché ricorreva in quel giorno la festività di Santa Lucia che segnalatamente se ne pratica il culto in Valva e la testimone Grippo se lo ricorda con più precisione perché nel mese di luglio dell'anno 1807 le nacque un figlio, di conseguenza Cecilia Torsiello ha l'età di anni venti compiuti a 13 decembre ultimo.

Dicono dunque che la richiedente Torsiello non è stata nel grado di aver potuto procurare il legale documento della sua nascita perché i libri battesimali dal 1801 al 1808 trovansi smarriti e dispersi.

Forse è vero che la nostra identità può esistere anche senza carte, ma non senza memoria.

Le voci che raccontano la nostra esistenza valgono più dei documenti.

Quel giorno, davanti al giudice, sette voci confermarono ciò che nessun documento poteva più provare.

E forse è proprio questo il segreto della storia: non sono i registri a renderci reali, ma il ricordo di chi ci ha visti nascere e crescere.

Non servivano carte ingiallite o timbri ufficiali; per stabilire la data di nascita della mia antenata Cecilia, bastava la memoria di persone abituate a scandire il tempo con i nomi dei santi.

Fonti
L'atto è consultabile sul portale 👉Antenati 

Valva nell'Ottocento
👉Quando i defunti erano sepolti nei sotterranei delle chiese

G.V.

30 gennaio 2025

QUANDO I DEFUNTI ERANO SEPOLTI NEI SOTTERRANEI DELLE CHIESE

Valva nell'Ottocento, 1

Nel 1830 due giovani valvesi si sposano: sono Felice Vacca e Carminella Torsiello.
Nel loro processetto matrimoniale troviamo un documento interessante: l'atto di morte di Donato Vacca, padre dello sposo; è redatto in latino dal curato di Valva, Michele Grasso.
Il sacerdote trascrive quanto trova scritto nel registro: il 17 aprile 1804 a Valva Donato Vacca marito di Giuseppa Grasso, di 53 anni circa, provvisto dei sacramenti, ha reso l'anima a Dio con l'assistenza del sacerdote.
Fin qui, il testo è abbastanza chiaro.
Poi troviamo una frase più complessa, per la grafia e per il significato.

Finis (?) eius corpus in parochialem lectam clero comitante delatum, ibique sepultum.

La frase può significare che alla sua morte il suo corpo fu trasportato nella lettiga parrocchiale, accompagnato dal clero, e lì sepolto.
La lettiga parrocchiale veniva usata per trasportare i corpi dei defunti dalla casa alla chiesa; era riutilizzabile, soprattutto nei casi in cui il defunto veniva sepolto senza bara.
Il verbo "defero" fa pensare all'azione di portare giù, trascinare in basso, far precipitare.
Questa è una testimonianza storica dell'usanza di seppellire i cadaveri sotto il pavimento delle chiese o in locali sotterranei.
Chiesa di San Giacomo Apostolo,
facciata posteriore
e locali al piano inferiore
Il corpo Donato Vacca  potrebbe dunque essere stato trasportato sotto la chiesa "e lì sepolto", come è scritto nel testo. 
"Lì" non può riferirsi al cimitero, anche perché è verosimile che a Valva non ce ne fosse uno.
Sarà infatti l'Editto di Saint-Cloud, emanato da Napoleone nel 1804, a imporre le sepolture fuori dal centro abitato e non più nelle chiese o nei loro sotterranei.
L'editto verrà adottato nel Regno di Napoli nel 1806, dopo l'arrivo dei francesi.
1. Il seppellimento de’ cadaveri umani ne’ Camposanti [...] dovrà essere fatto per inumazione, ossia interrimento, non già per tumulazione, ossia dentro sepolture. [...] 
2. La figura del Camposanto sarà un quadrato, o un parallelogrammo, o almeno la più approssimante a tali figure. Avrà una sola porta d’ingresso chiusa da un forte rastello di ferro, o di legno, così stretto, che gli animali non possano penetrare a traverso esso. [...] Vi sarà costruita una Cappella per esercitarvi gli uffizj religiosi. Accanto alla porta del Camposanto potrà costruirsi ancora una casetta pel sepellitore, qualora le circostanze locali ne facciano sentire la necessità. [La costruzione?] de’ camposanti sarà cominciata nel corrente anno, e dovrà trovarsi ultimata in tutto il regno per la fine del mille ottocentoventi. La spesa di quest’opera è a carico de’ comuni rispettivi. Gl’Intendenti potranno eccitare i ricchi proprietarj, i prelati, il clero e le congregazioni a concorrere con oblazioni volontarie ad accelerare il compimento di un’opera tanto interessante la salute pubblica. 
Una curiosità: sarà proprio lo sposo, Felice Vacca, a diventare "becchino comunale" di Valva, come leggiamo in diversi registri anagrafici.

Fonti
- L'atto di morte di Donato Valva si trova in Portale Antenati
- Per l'approfondimento sui cimiteri nel Regno di Napoli: La Cartografia dei secoli XVIII e XIX dell'Archivio di Stato di Catanzaro
- La foto originale è di Valentino Cuozzo
G.V.

31 dicembre 2024

UN TROVATELLO ALLA GUERRA DI LIBIA

Quando nell'ottobre 1891 viene registrato al Comune si Valva, gli vengono dati un nome e un cognome  di poetica tenerezza, anche se accompagnati da un più prosaico "trovatello". 

Noi lo chiameremo Fortunato.

Non sappiamo altro sulle circostanze della sua nascita e del suo ritrovamento, né sulle vicende della sua infanzia. L'ha trascorsa a Valva in una famiglia adottiva? Oppure in un brefotrofio in città?

La questione dell'infanzia abbandonata in Italia nell'ultimo quarantennio dell'800 è densa di implicazioni sociali: 150mila bambini, in genere al di sotto dei dieci anni, assistiti dai brefotrofi e dalle amministrazioni locali; circa 40mila neonati abbandonati ogni anno alla "carità" pubblica e privata. Le cause di questo fenomeno sociale erano varie e spesso difficilmente individuabili: spesso il movente era costituito dalle misere condizioni delle famiglie d'origine. Informazioni sulle madri di questi bambini sono scarse, poiché era fatto divieto dal Codice civile di fare ricerche sulla maternità naturale.  Figli di N.N.- I cognomi dei trovatelli nell'800, blog Incultura 

Gioacchino Toma, La guardia alla ruota dei trovatelli, 1877

Alla visita di leva, Fortunato dichiara di svolgere la professione di cocchiere.

Chiamato alle armi nel 1911, lo troviamo nel 23° Cavalleggeri Umberto I, impegnato nella Guerra greco-turca, a Rodi (che proprio alla fine di questa guerra diventerà italiana).

Fortunato ottiene la dichiarazione di aver tenuto buona condotta e di aver servito con fedeltà ed onore e può fregiarsi della medaglia commemorativa.

Nell'ottobre 1912 finisce la Guerra italo-turca, combattuta tra il Regno d'Italia e l'Impero ottomano a partire dal 29 settembre 1911: con il trattato di Losanna l'Italia annette la Libia e il Dodecaneso, con appunto Rodi.

Alla partecipazione dei valvesi alle guerre combattute in Africa abbiamo dedicato tre  post: 

👉I valvesi alla guerra in Africa
👉Due soldati valvesi sul bel suol d'amore 
👉Michele Macchia, ferito ik Libia nel 1911 

Nel 1913 Fortunato risulta all'estero con regolare passaporto, ma non sappiamo se negli Stati Uniti o in Francia.

A questo punto il sistema burocratico italiano sembra incepparsi per lui: chiamato di nuovo alle armi all'alba della Grande Guerra, viene dichiarato disertore e denunciato al tribunale militare di Napoli. Non abbiamo altre notizie su di lui.

Ci piace immaginarlo diventato un imprenditore, magari nel settore dei trasporti, da cocchiere che era a Valva. In un nuovo Paese, in quell'epoca di grandi opportunità che anche molti valvesi -a prezzo dell'enorme distacco dalla propria terra e dai propri cari-hanno saputo cogliere: il sogno americano.

Dopo un'infanzia certamente difficile, l'esperienza della guerra, poi l'emigrazione, in cerca di fortuna.

Speriamo l'abbia trovata, da qualche parte nel mondo.

G.V.





02 agosto 2022

LA MORTE DI UN RE

Il 2 agosto 1900, con una delibera municipale urgente, il Comune di Valva stabiliva di intitolare il corso sotto chiesa al re Umberto I, ucciso il 29 luglio a Monza dall'anarchico Gaetano Bresci. Nella stessa delibera si prevedeva una messa in suffragio dell'anima del sovrano e un telegramma di condoglianze alla Casa reale.

Valva, Corso Umberto I, targa che ricorda la data di intitolazione

Umberto I di Savoia è stato re d'Italia dal 1878 al 1900. 

Il re Umberto I. In occasione del suo giuramento disse: "Il vostro primo re è morto;
il successore vi proverà che le istituzioni non muoiono!
"; fonte

La moglie di Umberto, Margherita di Savoia, esercitò un notevole fascino sulla popolazione e sugli intellettuali dell'Italia umbertina (si pensi al poeta Giosue Carducci).
La regina Margherita di Savoia. Di lei d'Annunzio scrisse un elogio nel suo stile:
"Guardandola, io mai come ieri sera sentii il fascino dell'eterno femminino regale"; fonte

La  figura di Umberto I ha diviso contemporanei e storici: chiamato "Re buono" per l'atteggiamento dimostrato in occasione di un'epidemia di colera a Napoli, ma anche fortemente criticato per l'avallo alla repressioni dei moti popolari ad opera del generale Bava Beccaris (da lui premiato).

Il periodo di regno di Umberto coincide con il governo della cosiddetta "Sinistra storica", le cui figure principali sono Depretis e Crispi

Con Depretis l'Italia si allea con gli imperi di Austria-Ungheria e Germania nella cosiddetta Triplice Alleanza e inizia la sua esperienza coloniale, occupando Assab e Massaua in Eritrea.

La Triplice Alleanza: Umberto  I , Guglielmo II di Germania, Francesco Giuseppe d'Austria

A questo periodo risale l'eccidio di Dogali, nel 1887, nel quale è caduto il nostro concittadino Vincenzo Iannuzzi.

Lapide sul campanile della chiesa di San Giacomo Apostolo.
Si noti la contrapposizione, molto retorica, tra le "italiche armi"
e le "improvvise orde abissine"

Nel 1896 la disfatta di Adua, nella quale perde la vita il nostro concittadino Vitantonio Cappetta, segna la fine dell'esperienza di governo della Sinistra storica.

Valva, torre dell'orologio, lapide che ricorda il tenente Cappetta, caduto ad Adua

Per ulteriori informazioni, rimandiamo al post I valvesi alla guerra in Africa

Due settimane dopo la morte del sovrano, il poeta Giovanni Pascoli pubblicò l'inno Al Re Umberto, che inizia con questi versi:

In piedi, sei morto, tra i suoni
dell'inno a cui bene si muore:
in piedi: con palpiti buoni
nel cuore, colpito nel cuore

Ben diversa è l'ispirazione che emerge da questi versi, tratti dalla canzone popolare Il feroce monarchico Bava:

Deh, non rider, sabauda marmaglia:
se il fucile ha domato i ribelli,
se i fratelli hanno ucciso i fratelli,
sul tuo capo quel sangue cadrà.

Attraverso l'espediente letterario della profezia post eventum, la canzone immagina di predire l'attentato nel quale il re sarà ucciso (episodio considerato un atto di vendetta per il sangue versato a Milano); da notare, la violenta definizione "sabauda marmaglia".
L'uccisione di Umberto I a Monza, copertina della Domenica del Corriere
disegnata da Achille Beltrame; fonte

G.V.

17 marzo 2022

Valva e l'Unità d'Italia

Il corteo reale all'apertura del Parlamento del Regno d'Italia; fonte

Mi piace pensare che Lorenzo Cuozzo fosse il nonno di mio nonno.

Sicuramente un mio trisavolo si chiamava così, ma quello che ho in mente io è nato il 26 febbraio 1861, di professione pastore; suo padre si chiamava Francesco, sua madre Domenica Strollo.

Penso a lui oggi perché dalle liste di leva dell'Archivio di Stato di Salerno risulta l'ultimo valvese maschio nato prima della proclamazione ufficiale del Regno d'Italia, avvenuta il 17 marzo 1861.

Un mio antenato, nato prima che l'Italia fosse.

Michele Spiotta, di Giovanni e Raffaela Falcone, è invece il primo maschio nato a Valva nel Regno d'Italia.

All'Unità d'Italia anche Valva ha dato il suo contributo di sangue; cinque morti prima del 1861, altri ventiquattro nella Seconda e Terza guerra di indipendenza.

Da un post di Gozlinus, ricaviamo la seguente lista di valvesi caduti durante le tre guerre del Risorgimento italiano:

Campagna del 1860 (conquista del Sud da parte di Garibaldi)

1. Civo Francesco di Felice                            Soldato

2. Feniello Giuseppe di Luigi                         Soldato

3. Gigantiello Rocco di Vitale                        Soldato

4. Marcelli Ludovico di Saverio                     Soldato

5. Strollo Michele                                           Appuntato

Campagna del 1866 (Terza Guerra d’Indipendenza)

1. Alfano Saverio                                              Tamburino

2. Corona Martino di Vito                                Soldato

3. Cozza Francesco di Pasquale                         Soldato

4. Cuozzo Antonio di Giuseppe                        Soldato

5. Cuozzo Domenico di Orazio                        Soldato

6. Cuozzo Donato di Pietro                              Soldato

7. Del Giglio Antonio                                       Soldato

8. Falcone Giuseppe di Amato                          Soldato

9. Falcone Giuseppe di Vito                             Soldato

10. Feniello Alfonso di Giacomo                        Soldato

11. Feniello Antonio di Francesco                      Soldato

12. Feniello Michele di Pasquale                        Soldato

13. Figliulo Michelangelo                                  Soldato

14. Grippo Donato di Carmine                          Soldato

15. Spatola Michele di Onofrio                          Appuntato

16. Spiotta Angelo di Raffaele                            Appuntato

17. Spiotta Antonio di Giacomo                        Appuntato

18. Spiotta Michele di Alessandro                      Appuntato

19. Strollo Mario di Pietro                                 Appuntato

20. Strollo Pasquale                                            Appuntato

21. Torsiello Michele                                         Caporale

22. Torsiello Michele di Pietro                           Soldato

Campagna del 1870 (detta anche Campagna di Roma, che si chiuse con l’annessione della città allo Stato italiano)

1. Spiotta Orazio di Giovanni                          Appuntato

2. Strollo Giovanni Battista*                            Appuntato

* Partecipò anche alla campagna del 1866


La fonte consultata da Gozlinus è il volume Combattenti per l'Indipendenza Italiana della Provincia di Salerno, a cura di Romolo Amilcarella.

G.V.

23 febbraio 2022

QUANDO UN COGNOME DIVENTA RICORDO

Prima o poi -promesso- tornerò a occuparmi degli argomenti per i quali questo blog è nato: ricostruire le vicende dei valvesi internati militari in Germania (non avevano lo status di "prigionieri di guerra") e dei caduti nella Seconda guerra mondiale, almeno in una prima fase di lavoro.

Quando si fa una ricerca, però, a volte ci si imbatte in nuovi sentieri che è un po' rischioso seguire perché, pieni di fascino, rischiano di portare lontano: un labirinto amico che nasconde storie, rivela nomi, suggerisce collegamenti e ipotesi...

Gli ultimi post pubblicati sulla Radica hanno dato un contributo a una storia dei cognomi valvesi, prendendo prima in esame uno strumento di ricerca (il sito dell'Archivio di Stato di Salerno), poi occupandosi dei cognomi materni dei giovani chiamati alla visita militare. 

Cognomi solo femminili: ho verificato che non ci fossero attestazioni maschili. Il cognome di una donna verosimilmente originaria di un altro comune, nella seconda metà dell'Ottocento, è prezioso e fragile: in una comunità piccola è destinato a perdersi, anche se a volte è attestato due volte perché -ipotizzo- due sorelle hanno sposato uomini valvesi. 

Oggi vi parlo di alcuni cognomi maschili che erano presenti a Valva nello stesso periodo (anche in più famiglie) e che oggi -a quanto mi risulta- non lo sono più.

Alcuni di questi cognomi sono stati incisi nella pietra della lapide del Monumento ai Caduti, e dunque resteranno fino a quando qualcuno li leggerà: la memoria passa anche attraverso il gesto, semplice ma non scontato, di leggere le lapidi.

Avallone, Catino, Del Buono, Fratangelo "caduti sul campo" e poi D'Urso tra i "soldati morti per la guerra": forse leggere questi cognomi nell'elenco dei Caduti è uno dei pochi modi per farli rivivere ancora, in quel paese in cui erano militari, contadini, calzolai, impiegati telegrafisti.


Altri cognomi non hanno accompagnato giovani valvesi alla morte in guerra, ma alla visita militare sì: Anastasio e Calabrese (attestati in quattro famiglie di giovani chiamati alla leva), Florio, Giarla e Sfratta (tre famiglie), Gigantiello, Grieco, Libero, Marcello e Miccoli (due famiglie), Perillo Sansone (una). Alcuni di questi cognomi sono ancora diffusi, anche in zona, ma non a Valva.

Sicuramente ce ne possono essere altri ancora: ad esempio, cognomi di famiglie con figlie femmine; in questo caso, la ricerca nelle liste di leva non è uno strumento adeguato e occorrerebbe uno studio sui registri all'anagrafe comunale.

Il lavoro da fare aumenta (e penso sia un bene).

Un cognome, uno almeno, se ne è andato in America: lo ha portato un valvese che a diciotto anni era già cittadino americano (come si evince dal documento di sbarco a Ellis Island). Suo fratello, nato negli Stati Uniti, dopo qualche anno sarebbe tornato in Italia a combattere durante la Prima guerra mondiale: Sabato Fratangelo, classe 1895, calzolaio, settimo nome tra quelli dei  soldati caduti sul campo, incisi sulla lapide del Monumento ai Caduti. 

A questa vicenda sarà dedicato un prossimo post sulla Radica, perché ci sono storie che chiedono di essere raccontate e che a volte sembrano impazienti: non rispettano il programma di lavoro stabilito da chi fa delle ricerche storiche, sembrano non voler più aspettare. Ci sono storie che meritano di tornare alla luce, hanno atteso già troppo.


G.V.


22 febbraio 2022

COGNOMI MATERNI A VALVA NELL'OTTOCENTO


E
il divagar m'è dolce...
Ecco alcuni cognomi registrati a Valva nell'Ottocento e ora non più presenti. 
Sono i cognomi materni dei giovani sottoposti alla visita militare; la fonte è il sito dell'Archivio di Stato di Salerno.
Non è un argomento strettamente connesso a quelli per i quali questo blog è nato, ma ogni tanto si può imboccare una deviazione (provvisoria): trattandosi di una ricerca, generalmente si fanno interessanti scoperte.

A

Cognome

Coniuge

Comuni della provincia di Salerno in cui è particolarmente attestato

Anselmo Caterina

Anselmo Angela Maria 


Figliulo Nicola

Grippo Carmine

* Mancano i nomi dei figli: è registrata solo la data di nascita (1842)

Nocera, Pagani

Auria Maria Caterina     

Sansone Agnello, padre di due gemelli, Raffaele e Donato (1855)

Non attestato in provincia

 
B

Cognome

Coniuge

Comuni della provincia di Salerno in cui è particolarmente attestato

Boniello Rosa

Boniello Irene

Falcone Antonio, padre di Pietro (1893)

Torsiello Antonio, padre di Vito (1883) e di Sabato (1887)

Molto diffuso a Colliano

 

 

 

 
C

Cognome
Coniuge
Comuni della provincia di Salerno in cui è particolarmente attestato
Campanile Maria           



Campanile Domenica     
 
Vuocolo Michele, il nome del figlio non è riportato (1842)

Spiotta Francesco,      padre di Donato Maria (1859)
Costiera amalfitana
Carolo Maria Giuseppa
Vuocolo Emidio, padre di Vito Antonio (1884)      
 /
 Carrano Gaetana
Strollo Pasquale, padre di Angelo (1896)        
 Molto diffuso, soprattutto in costiera amalfitana, a Castellabate e a Teggiano
Cerone Maria Michela 
Corrado Ferdinando, padre di Carmelo (1880) Costa cilentana

Contursi Maria

Cuozzo Michele,
padre di Antonio (1900)
Agro nocerino-sarnese
Cotignola Candida                            
Torsiello Francesco, padre di Leonardo (1837) e Vito Antonio Maria (1854)Assai diffuso a Teggiano e nel Vallo di Diano
Capra Anna Maria                Falcone Michele, padre di Arcangelo (1886)

Cione Angela
Marcello Pasquale, padre di due gemelli: Santo Pasquale Giuseppe e Santo (1843); non si esclude un errore nella trascrizione, con confusione tra nome e cognome di uno dei figli. 

Accanto al nome dei due figli della signora Cione alla voce "professione" leggiamo "sartore", forma antica di "sarto".

D

Cognome

Coniuge

Comuni della provincia di Salerno in cui è particolarmente attestato

Del Pinto Domenica

Feniello Michele, padre di Carmine Maria (1853)

E' assai diffusa la versione Pinto (ad esempio nel Vallo di Diano e nella Costiera amalfitana; nei comuni vicini: Laviano)

 Di Fazio D'Urso Letizia    

Foselli Vincenzo, padre di Orazio (92), Gaudioso (93), Enrico (95), Emilio (99)


Di Nicola Rosaria


Di Nicola Porzia   

Corrado Michele, padre di Matteo (1863)

Calabrese Giuseppe, padre di Domenico (1882)

Molto diffuso a Santomenna e a Laviano


Fili della memoria: Foselli  Gaudioso morirà durante la Prima guerra mondiale; suo fratello Emilio sarà a lungo protagonista della vita civile e politica di Valva nel Novecento.

F

Cognome

 

Coniuge

Comuni della provincia di Salerno in cui è attestato

Faustino Eselmina

Falcone Michele, padre di Giuseppe (1902)

(una sola attestazione in provincia)

Fazio Maria Luigia

Feniello Antonio, padre di Pasquale Vincenzo Maria (1864)

Salerno, Cava, Cilento

Femillo (ma forse corruzione di Feniello, visto che non è attestato in provincia)

 

Cuozzo Giannicola; il nome del figlio non è riportato (1842)

 

Ferraioli Carmela

Freda Antonio,          padre di Michele (1887), Luigi (1891), Alessandro (1896 )

Molto diffuso, soprattutto nella zona di Angri e nell’agro nocerino-sarnese

Frasca Lucia

Del Monte Francesco, padre di Gerardo (1897)

Colliano, Palomonte

 Ferraro Rosa

Del Plato  Antonio, padre di Angelo (1859)

 Non attestato


Una curiosità: Ferraioli è il cognome della madre di Luigi Freda, che ha firmato come testimone l'atto di nascita di Carmine Corrado, il prigioniero di guerra sepolto a Mauthausen. Luigi risulta "studente" alla visita di leva, "telegrafista" quando firma l'atto di nascita; suo fratello Alessandro alla visita di leva si dichiara "telegrafista", evidentemente come il fratello più grande, che nel frattempo avrà iniziato quel mestiere.

I

Cognome

Coniuge

Comuni della provincia di Salerno in cui è particolarmente attestato

Iervolino Rosa

Miranda Ferdinando, padre di Eugenio (96) e Francesco (98)

Montecorvino Pugliano, Scafati


L

Cognome

Coniuge

Comuni della provincia di Salerno in cui è particolarmente attestato

Lisanti Carmela

Cappetta Pasquale, padre di Michele (1889), Livio (1890), Giuseppe (1893) e di altri i cui nomi non compaiono ancora nell'archivio digitale dell'AdS di Salerno

Colliano, Buccino

 

 

 


Sulla signora Lisanti, si rimanda al post di Gozlinus dedicato alla famiglia Cappetta e a quello della Radica dedicato al sito dell'Archivio di Stato di Salerno.

M

Cognome

Coniuge

Comuni della provincia di Salerno in cui è particolarmente attestato

Martingano Rosa

Merolla Biagio,              padre di Federico Camillo, (1843, "clerico")

Costiera amalfitana

Mollo Anna

Caldarone Michelarcangelo,  padre di Antonio (1892)

Cicerale

Mari Caterina    

Alfano Antonio, padre di Giuseppe (1882), Giacomo (1889), Carmelo (1895), Michele Benedetto (1891)

Molto diffuso, soprattutto a Salerno e nella Valle dell'Irno.

 
Una pista da seguire: Merolla Biagio è anche il nome di uno dei Caduti valvesi nella Grande Guerra.
Curiosità: Alfano Giacomo risulta "studente di filosofia"; suo fratello, solo "studente"; è plausibile che quest'ultimo sia il sacerdote don Giuseppe Alfano.


 P

Cognome

Coniuge

Comuni della provincia di Salerno in cui è particolarmente attestato

Panico Carminella   

Finiello (sic!) Matteo, padre di Michele Arcangelo (1836)

Abbastanza diffuso a Colliano e a Laviano

Puccillo Mariantonia

 

Puccillo Maria Giuseppa

 Sfratta Giacomo, padre di Giuseppe Maria (1847)

Spiotta Michele, padre di  Angelo Maria (1834)

 Non presente

 

 

 

Curiosità:  Spiotta Angelo Maria, nato nel1834 (classe di leva 1838), al momento è tra i riferimenti anagrafici più antichi emersi in questa ricerca; lo stesso dicasi per Finiello Michele Arcangelo, nato nel 1836 (classe di leva 1837).

T

Cognome

Coniuge

Comuni della provincia di Salerno in cui è particolarmente attestato

Torella Carmela

D’Urso Tito, padre di Carmine (1895, impiegato telegrafico)

Buccino

Tortora Maria Michela Feniello Pasquale,              padre di Pietro (1884) e Michele (1890) Assai diffuso
Trotta Antonia Valletta Gaetano, padre di Vitantonio (1847)
Feniello Vito,                  padre di Francesco (1897) e Michele (1902, musicante)

Assai diffuso in provincia; in zona, molto diffuso a Campagna; alcuni casi attestati a Colliano

Turi Filomena

Feniello Vito, padre di Francesco (1897) e Michele (1902, musicante)Santomenna

Vite spezzate: alla visita di leva dichiarò di essere impiegato telegrafico; di lì a pochi anni, purtroppo, Carmine D'Urso sarebbe caduto nella Prima guerra mondiale.



G.V.