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22 agosto 2024

LA MEMORIA È LIBERTÀ -Il monumento ai caduti di Calabritto (parte 1)

Stamattina volevo iniziare il mio giro tra i monumenti dell'Alto Sele da Santomenna, ma la mia tendenza a girare senza un piano rigidamente scandito e il mio discutibile senso di orientamento mi hanno portato prima a Castelnuovo. Ora supero il fiume e per logica dovrei cominciare da Caposele: ecco che invece mi trovo a Calabritto e poi tornerò al comune nel quale nasce il fiume che dà nome alla valle.

Non è un problema, mi dico. L'importante è ricordare tutti i caduti della zona in cui sono nato, dei comuni che posso abbracciare con lo sguardo dal balcone di casa, quelli da cui provengono le persone che trovo sul pullman quando ritorno a Valva. L'ordine logico di un percorso lo lascio a quelli più precisi di me (quasi il resto dell'umanità, forse).

Dunque, Calabritto: il comune che quando ero bambino mio nonno mi presentava come il comune in cui la ricostruzione post terremoto era più avanzata. 

Bella questa vittoria alata "come donna vestita all'antica", leggo nel Catalogo generale dei beni culturali. Mi verrebbe da chiedere cosa significhi di preciso "all'antica" e come potrebbe mai essere vestita una statua femminile che sia l'allegoria della vittoria, ma oggi sento che sono qui per fare domande più che per ottenere risposte.

Oltre a persone a me care che qui hanno preso il cognome, noto un elemento che in qualche modo mi avvicina a questo luogo, che accomuna questo monumento a quello da cui è partita l'idea del mio blog: il monumento di Valva.

Entrambi, infatti, sono sorti grazie al contributo degli emigrati nella città di Newark

New Jersey: nel 1924 la raccolta fondi dei valvesi, nel 1928 quella dei calabrittani (almeno è questa la data che leggo incisa sul monumento).


Società patria Libertà e lavoro.

È comprensibile che un gruppo di italiani emigrati in America abbia scelto questo nome per un'associazione di mutuo soccorso.

Liberando dal bisogno, il lavoro riconosce e valorizza la dignità umana. Forse questa è anche una definizione della memoria. Ricordare -nella verità e nella corretta contestualizzazione storica- libera dal rancore e dal fanatismo; ricordare -nella consapevolezza che la verità storica è sempre una conquista fragile e mai assoluta- libera dalla boria e dalla tentazione di fare della storia un tribunale morale in servizio permanente.  

A cento anni di distanza, non si avvertono più il profumo dell'incenso e l'eco della retorica, ma restano i nomi di giovani caduti in guerra e le loro età fissatesi per sempre in un numero inaccettabilmente piccolo. 

Questo blog non cerca eroi, ma radici; non si propone di celebrare vite inimitabili d'una eletta stirpe guerriera, ma di raccontare semplici vicende umane spezzate dalla guerra, che ha sottratto tanti giovani ai campi o a un lavoro da artigiano, alla vita nella famiglia e nella comunità.

Spesso seguiamo la traccia delle radici anche fuori dall'Italia, lungo i percorsi dell'emigrazione. Abbiamo dedicato un episodio del documentario Di radici e di sangue all'associazionismo italiano negli Stati Uniti. 

Proprio dalla biblioteca di Newark emergono foto di emigranti di Calabritto. Ritratti di famiglia che hanno varcato l'oceano nel fagotto degli emigranti, foto di processioni di epoca fascista direttamente da Calabritto, come queste:

fonte: Internet Archive

La scritta alla parete non è completa, ma possiamo ricostruirla sulla scorta di scritte simili: Il ricordo delle antiche prove freme nei nostri cuori così come l'impeto verso il futuro.

Oggi queste parole ci appaiono senz'altro come un indizio di fascistizzazione della memoria della guerra, con un accenno fallace a un futuro di potenza. Con la distanza temporale che abbiamo a disposizione, possiamo ricostruire il clima culturale ed emotivo nel quale sono sorti monumenti e sono state scritte queste frasi.

Si noti il patriottismo che emerge da questa foto, con la scritta W il Re sullo sfondo di una processione con molte statue (come un tempo si usava il giorno della festa patronale):

fonte: Internet Archive
Altre frasi della propaganda fascista sono leggibili in questa foto:
fonte: Internet Archive

In queste altre foto vediamo la processione della Madonna della Neve e di San Giuseppe negli Stati Uniti:

fonte: Internet Archive

fonte: Internet Archive

Un altro elemento mi porta in America. A pochi metri dal monumento ai caduti, infatti, vedo una fontana con la statua di Umberto I. L'epigrafe è vergata con la retorica di inizio Novecento:

Lo stesso busto lo ritrovo in una cronaca dell'Illustrazione italiana (celebre settimanale illustrato), dell'ottobre 1904:
fonte: Internet Archive

Il signor Alfonso Monaco, emigrato negli Stai Uniti, dona al suo paese natale un monumento al "re martire", con un pensiero che l'articolo definisce "geniale": "se dall'America partì il regicida, anche dall'America si mostrasse il valore dei calabritti ivi emigrati".
Credo che la fine della monarchia abbia suggerito di ricollocare il busto. Anche la memoria deve fare i conti col vento che cambia. 

Il mio senso dell'orientamento mi ha portato in America; per parlare del monumento di Calabritto occorre un secondo post. Confido nella vostra pazienza. 

Le foto delle processioni vengono dalla Gerard Zanfini and Michael D. Immerso First Ward Italian collection, presso: Charles F. Cummings New Jersey Information Center, Newark Public Library.

Newark, Newark

Il monumento di Calabritto è legato alla città americana di Newark.
Segnaliamo queati due episodi del documentario Di radici e di sangue:
L'episodio numero 4 ha come titolo 👉Patrie-Tra identità e integrazione.
Presenta le attività delle associazioni di mutuo soccorso, che nascono non solo dalla necessità di fornire assistenza agli iscritti ma anche da quella di costituire un punto di riferimento per persone che vivono in un mondo così diverso da quello nel quale sono cresciute. 
Queste associazioni sono fondamentali anche per l'integrazione degli emigrati negli Stati Uniti, oltre che a mantenere viva la loro identità, il legame con le radici.
Il quinto episodio si intitola 👉Come al paese -Una piccola Valle del Sele in America.
Si concentra sui circoli degli emigranti della Valle del Sele (Valva, Caposele), con particolare attenzione alla dimensione religiosa (ad esempio, la processione di San Gerardo a cura della comunità di Caposele). 

Approfondimento

Il nostro viaggio tra i monumenti ai caduti nei comuni dell'Alto Sele ha già fatto tappa a Castelnuovo di Conza e a Santomenna:

Monumenti ai caduti dell'Alto Sele, 3 continua

G.V.



 

15 gennaio 2024

UN SECOLO DI MEMORIA

Centenario costruzione 

Monumento ai caduti 

Valva, 1924-2024 

Come prima tappa del nostro lavoro dedicato alla celebrazione del centesimo anniversario della costruzione del monumento ai caduti di Valva, vi proponiamo due citazioni da un celebre romanzo ambientato nella Grande Guerra, Niente di nuovo sul fronte occidentale di Erich Maria Remarque.

Siamo dei profughi, fuggiamo da noi stessi. Avevamo diciott'anni e cominciavamo ad amare il mondo e l'esistenza: ci hanno costretti a spararle contro. La prima granata ci ha colpiti al cuore. Siamo esclusi ormai dall'attività, dal lavoro, dal progresso, non ci crediamo più. Crediamo nella guerra.

A nessuno la terra è amica quanto al fante. Quanto vi si aggrappa, lungamente, violentemente; quando col volto e con le membra vi affonda nell'angoscia mortale del fuoco, allora essa è il suo unico amico, gli è fratello, gli è madre; nel silenzio di lei egli soffoca il suo terrore e i suoi gridi, nel suo rifugio protettore essa li accoglie, poi lo lascia andare, perché viva e corra per altri dieci secondi, e poi lo abbraccia di nuovo, talvolta per sempre. 

Il blog la ràdica ha in programma una serie di iniziative per celebrare questo anniversario così ricco di significato storico e culturale per Valva.


La foto dell'inaugurazione, pubblicata da Gozlinus, proviene dall'archivio del marchese d'Ayala Valva; la foto del fante del monumento di Valva è tratta dal Catalogo Generale dei Beni Culturali;  le altre due foto sono di Valentino Cuozzo; l'elaborazione grafica è di Anna Bergamini.

un secolo di memoria, 1

G.V.

19 settembre 2023

LA STORIA DIETRO UNA LETTERA

La storia di questo nome inizia nel Settecento, ovviamente a quanto riusciamo a ricostruire dagli archivi.

Nel 1775 a Valva nasce Michele Torsiello, che avrà diversi figli: ci interessano in particolare due maschi, Francesco e Donato.

Francesco (1813) sposa Domenica Vuocolo nel 1845, l'anno dopo nasce Carmine Maria, che sarà il padre del soldato Francesco, morto in Francia combattendo con l'esercito americano.

Donato (1822) sposa Marianna Falcone nel 1858; i due avranno tre figli maschi: Carmine C. (non è chiaro il nome completo), Giuseppe Maria e Michele.

Michele nasce nel 1871. Fin da bambino è un pastore; suo nipote Peter ricorda che il nonno raccontava che quando aveva sette anni lui e suo fratello Carmine custodivano il gregge per proteggere le pecore dai lupi. "Era molto orgoglioso del fatto che i pastori avevano il permesso di marciare per primi alla messa di mezzanotte a Natale", aggiunge Peter. Una scena bellissima, che ha accompagnato la memoria dell'uomo per tutta la vita e che colpisce ancora oggi, a quasi centocinquanta anni di distanza, nella sua semplice solennità bucolica.

Michele parte per gli Stati Uniti nel 1890 e si stabilisce a BataviaIn alcuni documenti del 1892 e 1893 risulta di professione shoemaker, calzolaio; suo nipote Peter -esperto della storia di famiglia- non ricorda di aver sentito il nonno raccontare di essere stato un calzolaio; ci dice che in questo periodo iniziale il nonno lavorava nelle ferrovie. 

Michele rientra a Valva per sposare Pasqualina Falcone, di dieci anni più giovane. 

Il matrimonio viene celebrato il 31 gennaio 1904, una domenica. 

Un calendario di quell'anno ammoniva, al giorno 31 gennaio: "Non agitare le acque". I due sposi però le acque le hanno attraversate: quelle dell'Oceano Atlantico. 

Arrivano negli Stati Uniti il 13 aprile 1904 a bordo della nave Sicilian Prince.

Nel censimento del 1915 la coppia ha tre figli. Michele ora risulta di professione droghiere; in realtà, è più probabile che questo sia l'occupazione di Pasqualina, perché Peter ci dice che il nonno lavorava nella fabbrica di Colgate.

Nello stesso censimento Michele dichiara di saper parlare inglese ma di non saper leggere e scrivere; verosimilmente questa informazione si riferisce alla lingua inglese, perché Michele scrive bene in italiano: grafia chiara, pochi errori ortografici dovuti più che altro all'influenza del dialetto; lo dimostra nella commovente lettera che invia a Valva a suo cugino Carmine, nel 1919, per annunciargli la morte in guerra del figlio Francesco.

Ecco la prima facciata della lettera, che abbiamo pubblicato -con trascrizione- nel post Caro cugino, tuo figlio è morto per la liberazione del mondo:

Dalla lettera capiamo che la famiglia di è stabilita a Jersey City.

Negli anni successivi Michele e Pasqualina avranno altri tre figli.

Il più giovane, Joseph Petersi arruola nel 1942; di professione cassiere in un supermercato, in un documento risulta "Branch Immaterial-Warrant Officers": un'espressione che indica che l'esercito americano non sta assegnando la recluta a uno specifico reparto. 

Ci fornisce più notizie il nipote Peter: durante la Seconda Guerra Mondiale "Joe" è stato sergente cuoco assegnato a un'unità medica nel Pacifico; è stato coinvolto nell'invasione delle Filippine. Dopo la guerra è diventato responsabile di diversi negozi della catena A&P. 

Da un suo necrologio, nel 2005, ricaviamo che i due figli hanno il nome dei nonni: Pasqualina e Michael; Peter aggiunge che anche altri cugini si chiamavano così: due nomi valvesi che hanno attraversato anche il Novecento anche negli Stati Uniti.

Gli altri due figli maschi di Michael, Antony Charles (1905) e Charles Antony (1909), hanno praticamente gli stessi nomi, invertiti; i due fratelli si registreranno nelle U.S. World War II Draft Cards Young Men (schede delle liste di leva della Seconda guerra mondiale relative a uomini giovani) nello stesso giorno dell'ottobre 1940. Non conosciamo altre notizie sulla loro carriera militare. 

Pasqualina muore nel 1949, Michele nel 1957 a Newark.

Il cugino valvese Carmine avrà un altro figlio oltre al soldato caduto: Angelo, padre di zia Carmela protagonista della nostra intervista nel post Quando la montagna è rifugio: i ricordi di zia Carmela.

Un sentito ringraziamento al signor Peter Porcaro per la gentile collaborazione e per la foto dei suoi nonni materni.


Approfondimento

La storia di Francesco Torsiello è raccontata nel post Francesco e Carmine, morti in Francia con la divisa americana 

                                                                                                                        G.V.

01 settembre 2023

FRANCESCO E CARMINE, MORTI IN FRANCIA CON LA DIVISA AMERICANA

Avrò letto questi nomi decine di volte.

Eppure, non avevo mai notato che la precisione con cui sono stati scritti si interrompe alla fine dell'elenco dei soldati caduti in combattimento: due nomi non rispettano l'ordine alfabetico.

Ora so che non è una svista ma una scelta.

Quando nel 1924 i valvesi hanno eretto il monumento ai caduti in guerra, grazie al contributo del Circolo valvese "Santa Maria Assunta" di Newark, hanno scelto di includere nell'elenco dei caduti anche due concittadini che erano morti con un'altra divisa: quella americana.

Abbiamo già affrontato il tema della scelta fatta da alcuni valvesi di combattere con l'esercito del Paese in cui sono emigrati, si veda il post La divisa nella quale combattere.

È per loro un'opportunità: dopo la dura china della guerra intravedono la cittadinanza, l'integrazione, una nuova vita. 

Partono per l'Europa, in genere nella primavera del 1918 e vi restano fino alla primavera inoltrata del 1919: così leggiamo dagli elenchi dei soldati sulle navi nella tratta da New York alla Bretagna.

Abbiamo raccontato le storie di Amedeo Catino (con un fratello caduto nell'esercito italiano), di Frank Grasso (poi celebre direttore d'orchestra in Florida), di Tony Marcello e stiamo cercando informazioni su Pietro Falcone.

In questo post ci occupiamo dei due soldati caduti in terra francese, uno dei quali riposa ancora lì in un cimitero americano.

Ecco una foto di Francesco Torsiello, nato a Valva l'11 giugno 1890.

È uno zio di zia Carmela, intervistata nel post Quando la montagna era rifugio; la signora ci ha parlato di lui e ce ne ha mostrato il ritratto, al quale è molto affezionata.

Nell'atto di nascita di Francesco Torsiello leggiamo che è nato in via Piazza dell'olmo 15 l'11 giugno 1890, figlio di Carmine (contadino di 44 anni) e di Angela Cuozzo. L'atto è sottoscritto solo dall'ufficiale di stato civile e sindaco Paolo d'Urso, poiché il padre del bambino e i due testimoni (il sarto Antonio Fasano e il contadino Francesco Spiotta) si sono dichiarati analfabeti.

Non è semplice seguire le orme di Francesco negli Stati Uniti, possiamo fare solo delle ipotesi.

Dovrebbe essere lui il soldato caduto il 13 ottobre 1918 e sepolto in Francia con il nome Frank Torssiello (sic!):

Sezione D, fila 6, tomba 6; per una visita virtuale al cimitero, si veda il sito

Il soldato risulta "killed in action" (morto in combattimento) a Romagne-sous-Montfaucon e sepolto nel cimitero Meuse-Argonne American Cemetery.
Frank apparteneva al 305th Infantry Regiment, 77h Division.
Il reggimento viene organizzato a Camp Upton, New York, nell'agosto 1917; partecipa alle campagne Oise-Aisne, Mosa-Argonne, Champagne e Lorena. Viene smobilitato nel maggio 1919.

Frank parte il 16 aprile 1918 sulla nave Vauban; risulta residente a New York e dichiara di avere uno zio di nome Michele.

In un altro documento leggiamo che si è arruolato il 27 febbraio 1918, all'età di 27 anni e 9 mesi (corrisponde); come luogo di nascita è indicato Maples, Italy (avranno approssimato un bel po'). Ha prestato servizio all'estero dal 16 aprile 1918 (appunto la data dell'imbarco) al 13 ottobre (quella in cui viene ucciso):

La sua morte viene notificata allo zio, il cui nome nel documento è scritto Mike Torssido (sic!), al numero 59 di Greene Street, Jersey City.

All'Archivio di Stato di Salerno Francesco Torsiello risulta essere stato disertore perché era all'estero; un'annotazione del 1924 cita l'atto di notorietà del Comune di Valva che dichiara che il soldato è morto in Francia, militante nell'esercito americano.

Valva, Monumento ai caduti

Sempre in Francia,  nel Dipartimento della Marna (regione Champagne-Ardenne), muore l'altro valvese Carmine Figliulo; la data che troviamo nei documenti è il 20 febbraio 1919

Visto che la guerra era finita nel novembre precedente, possiamo dedurne che il soldato sia deceduto in seguito a ferite riportate in combattimento (o a una malattia contratta in guerra).

A Carmine dedicheremo un post più approfondito, perché stiamo verificando un'ipotesi suggestiva: è possibile che egli abbia prima combattuto la guerra italo-turca con l'esercito italiano e poi sia  emigrato negli Stati Uniti, combattendo la Grande guerra con quello americano e trovandovi la morte.


Si ringrazia la dott.ssa De Donato dell'Archivio di Stato di Salerno

P.s. Documents are taken by www.ancestry.com

G.V.

15 marzo 2023

LA FAMIGLIA DEL VENDITORE DI MACCHERONI

Questa storia odora di pasta fresca, di Oceano Atlantico, di industriose città americane. E' una storia di emigrazione e di ricerca di radici.

Ferdinando Alfano nasce a Valva il 16 agosto 1884, figlio di Carmine e di Loreta D'Ambrosio.

Anche Carmela Apicella è nata a Valva, il 10 febbraio 1892; i suoi genitori si chiamano Alberico e Clorinda Grasso (nata nel 1862).

Alberico Apicella è nato a Pagani il 5 ottobre 1845, da Tommaso e Carmela Rossi; Alberico in un documento dell'Archivio di Stato di Salerno risulta di professione "maccaronaio". 

Non sappiamo come mai si sia trasferito a Valva. 

Il maccaronaro era un produttore e venditore di maccheroni;
poteva essere ambulante o avere una postazione fissa 
Sua moglie Clorinda è valvese e a Valva nasce anche un altro figlio, Tommaso, il 9 agosto 1897.

Il matrimonio e l'emigrazione

Ferdinando e Carmela si sposano nel 1909 e decidono di emigrare in America. 

La casa di Ferdinando e Carmela in via San Vito.
Ancora non sappiamo se sia stata abitata dagli sposi nei pochi mesi
tra il matrimonio e la partenza oppure fosse quella della famiglia Alfano. 

Sbarcano l'8 novembre 1909; entrambi hanno gli occhi blu e i capelli neri, l'uomo è di pochi centimetri più alto della moglie; indicano come luogo di destinazione finale West Ho, Rockdale, e come persona conosciuta negli USA l'amico Michele Spiotta.

Nel censimento USA del 1910, il nucleo familiare è ancora limitato a loro due, mentre nel 1915 risulta abbastanza allargato; vivono a Newark, nel New Jersey, in una casa in affitto; Ferdinando è operaio.

Nel censimento del 1915 troviamo anche il fratello di Carmela, Tommaso (giunto negli USA l'anno prima) e alcuni membri della famiglia Freda.
Ferdinando Alfano        31 anni
Carmela Alfano              24 anni
Carmine Alfano              5 anni
Loretta Alfano                 3 anni
Alberigo Alfano              2 anni
Jack Freda                        24 anni
Alfonso Freda                 18 anni
Thomas Abicelle            17 anni
Guerino Freda                21 anni
I nomi dei figli sono un omaggio a quelli dei nonni: Carmine e Loretta (paterni), Alberigo (materno). 
Non è ancora nata Clorinda, che invece risulta nei successivi censimenti.
Nasceranno anche altri maschi, come vediamo nel censimento del 1940:
Femand Alfano            55 Head (Capofamiglia)
Carmela Alfano           46 Wife (Moglie)
Loretta Alfano             26 Daugheter (Figlia)
Clorinta Alfano            22 Daugheter (Figlia) 
Conrelia Alfano           20 Daugheter (Figlia)
Michael Alfano            19 Son (Figlio)
Jerry Alfano                 16 Son (Figlio)
Mary Alfano                 11 Daugheter (Figlia)
Michael e Jerry ricordano due nomi diffusi a Valva: san Michele è il patrono, mentre san Gerardo è un santo il cui santuario si trova a pochi chilometri dal paese.

Una curiosità sul nome Gerardo: tra i giovani valvesi che hanno fatto la visita militare nel 1800, questo nome compare una sola volta prima della beatificazione di San Gerardo Maiella (1893). 
Dopo la beatificazione, compare per la prima volta con Gerardo Cecere, anch'egli emigrato negli USA.
 
Suo nipote Michele sarà uno dei pochi reduci dalla Campagna di Russia. 

Il 18 marzo 1937 i coniugi dichiarano l'intenzione di diventare cittadini americani. Il 3 luglio 1942  presentano la richiesta per la "Naturalization Oath of Allegiance": il giuramento di fedeltà per naturalizzazione.

Il documento è interessante per diversi motivi. 
L'occupazione di Ferdinando risulta essere "Teather worker" (lavoratore teatrale). Ancora più importante il riferimento alla permanenza negli Stati Uniti: l'ingresso legale di Ferdinando per la permanenza nel Paese risulta il 4 maggio 1902 , dove è giunto a bordo della nave SS Attivita (sic!). Possiamo ipotizzare che sia emigrato negli USA, sia rientrato a Valva per sposarsi e sia tornato in America con la moglie Carmela.
Nel documento troviamo l'elenco dei figli: risulta anche un figlio di nome Alfredo, nato il 10-01-1920, ma è un nome che non troviamo nei censimenti.  
I figli sono in totale otto: uno nato a Union City, gli altri sette a Newark.   
Uno dei due firmatari degli affidavit è un valvese: Giacomo Amodio Freda, "musician". E' uno dei figli della sorella di Ferdinando (Maria Antonia Alfano) che risultano nel censimento del 1915 (quando il padre Amodio era tornato in Italia); Giacomo ha ottenuto la cittadinanza americana nel 1928.

Il 1 settembre 1942 i coniugi presteranno giuramento di fedeltà agli Stati Uniti, alla fine dell'iter di naturalizzazione.

Una curiosità: il fratello di Carmela, Tommaso, aveva ottenuto la naturalizzazione molto prima, già nel 1927; infatti, nel censimento del 1930 risulta già naturalizzato americano. Sua madre Clorinda è nel suo stato di famiglia.

Carmela Apicella Alfano risulta deceduta il 7 febbraio 1946, a Nutley (Essex Country, New Jersey); un mese dopo morirà sua madre, Clorinda Grasso Apicella.

Ferdinando morirà il 18 maggio 1948.

Tomba degli Alfano-Apicella a North Arlington, Bergen Country, New Jersey.
Colonna di sinistra: Carmela, Ferdinando, Clorinda (figlia)
Colonna di destra: Clorinda (nonna), Loretta e Maria
fonte

La visita dei pronipoti

Nello febbraio 2023, i pronipoti di Ferdinando e Carmela, Patrick e Carlyn Marie Alfano, hanno visitato Valva e hanno voluto fare alcune foto davanti alla casa dei loro antenati. 


 

G.V.



10 aprile 2022

Sabato, nato in America e caduto in guerra da italiano

Tra i cognomi non più presenti a Valva, ce n'è uno che se n'è andato in America: lo ha portato un valvese che a diciotto anni era già cittadino americano (come si evince dal documento di sbarco a Ellis Island). 

Sabato, nato negli USA e caduto in guerra in Italia

Suo fratello, nato negli Stati Uniti, qualche anno dopo sarebbe tornato in Italia a combattere durante la Prima guerra mondiale: Sabato Fratangelo, classe 1895, calzolaio, settimo nome tra quelli dei soldati caduti sul campo, incisi sulla lapide del Monumento ai Caduti. Il tempo ha cancellato la prima e l'ultima lettera del suo nome, ma la sua storia merita di essere raccontata.
Sabato nasce a Piffard, negli Stati Uniti, il 10 agosto 1895, da Francesco e Filomena Spiotta.
L'Italia lo chiama alla visita militare e poi a combattere nella Grande guerra. 
Sabato cadrà in guerra, sul Carso, il 19 novembre 1915, combattendo con il 21°Reggimento Fanteria.

Elenco dei valvesi caduti nella Prima guerra mondiale, Monumento ai Caduti, Valva

Una famiglia di emigranti
Quando sono arrivati negli Stati Uniti i suoi genitori?
Il 1 gennaio 1888, due italiani di nome Francesco Fratangelo sbarcano negli USA, a bordo della nave Chateau Queen: il primo ha 27 anni, il secondo 29. Non abbiamo notizie sul luogo di nascita e di residenza in Italia. Non possiamo escludere un errore.
Ancora più difficile individuare l'arrivo in America di Filomena Spiotta: è registrata una donna con questo nome, ma di 60 anni e risulta sbarcata nel dicembre 1900: dunque non può essere la madre di Sabato.

Fratello e sorella

Sabato aveva un fratello più grande, di nome Alfredo.
Alfredo Fratangelo risulta sbarcato nel 1910, a diciotto anni; ultimo luogo di residenza: Valva; c'è un dettaglio che colpisce, alla voce "Ethnicity": "US Citizen".
Alfredo sembra diretto a Pittsburg, se leggiamo correttamente l'indirizzo vergato sul registro di sbarco, disponibile on line sul sito della The Statue of Liberty - Ellis Island Foundation.

 fonte

Una curiosità: nella riga successiva a quella che riporta la destinazione di Alfredo, ci sono alcune informazioni relative a un altro valvese, suo compagno di viaggio, di nome Gerardo Freda,  che va da Amodio Freda a Newark.
Sia Gerardo sia Amodio Freda risultano tra i nomi dei valvesi promotori della serata organizzata dalla comunità valvese di Newark per raccogliere fondi in vista della costruzione del monumento ai Caduti in guerra a Valva, nel 1924.
Qui trovate il post che Gozlinus ha dedicato a quella serata.
Due anni dopo l'arrivo di Alfredo, risulta sbarcata anche Olimpia Fratangelo; ha 22 anni, è single. E' verosimile che sia la sorella, perché nell'indirizzo di destinazione, a Pittsburg, compare il nome Filomena, preceduto da "mother" (madre).
Insieme a Olimpia viaggiava un'altra ragazza valvese, Filomena Cozza.

Le valvesi Olimpia e Filomena sono alle righe 26 e 27  Fonte

Restano alcuni dubbi.
Ad esempio, come mai Alfredo era tornato in Italia? Era comunque tenuto alla visita militare?
Sulla sua nave, la Hamburg, ci sono altri sei valvesi (uno, Pietro Falcone, risulta cittadino statunitense).
Magari, incrociando le informazioni sugli altri passeggeri, potremo scoprirne di più.
La ricerca continua!


G.V.




13 febbraio 2022

DA NEWARK A VALVA PER LA GUERRA E POI IL RITORNO

Giuseppe Marcelli nasce nel1921 a Newark, città vicina a New York, sede di una vivace colonia di valvesi. 
Quando ha tre anni i valvesi della sua città organizzano una serata di beneficenza allo scopo di raccogliere fondi per la realizzazione del monumento ai caduti per la patria, in programma a Valva.


Una storia di emigrazione
Suo padre Alfredo è arrivato da Valva a Ellis Island il 9 agosto del 1905, all'età di ventuno anni; risulta registrato con il cognome "Marcello", di professione "carpenter"; con lui c'è il fratello Pasquale di 15 anni, calzolaio; i due sono diretti a Newark a casa del "brother" Achille.
Nell'archivio Ancestors Family risultano alcune informazioni sulla famiglia: cinque fratelli e tre sorelle (nati tra il 1866 e il 1890), nomi in parte già americanizzati (Giacomina "Gen" Marcelli, lo stesso Alfredo che risulta anche "Joseph").


Nel 1916 Alfredo sposerà Torsiello Elvira, di otto anni più giovane, che risulta nei registri con un secondo cognome, Porcelli (sia pure con un errore di trascrizione); il fratello minore, Pasquale, sposerà una donna nata negli Stati Uniti, non di origini italiane.

La guerra e il ritorno
Quando il nostro Giuseppe cresce, è richiamato a Valva per il servizio militare; arruolato nel 1941, è chiamato alle armi il 12 febbraio 1943, assegnato al 73.mo Reggimento Fanteria di Trieste.
In quella terra di confine, la situazione dopo l'8 settembre è particolarmente difficile.
Giuseppe risulta "sbandato" il 9 settembre 1943, il reggimento viene sciolto dopo una settimana.
Giuseppe si ripresenta alle armi il 18 settembre 1944 e viene congedato il 31 marzo 1946.
Il 1 gennaio 1951 sbarca nel porto di New York un Giuseppe Marcelli di anni 30, diretto a Newark.
Dai registri non risulta il comune italiano di provenienza; è comunque possibile che sia il nostro concittadino d'America, richiamato in patria per combattere (anche) contro il suo nuovo Paese.


Per approfondire

Sulla serata di raccolta fondi organizzata dai valvesi a Newark nel 1924, si veda questo bel post di Gozlinus (e la bibliografia in esso citata):

https://gozlinusvalva.wordpress.com/2011/06/11/17-febbraio-1924-una-serata-di-beneficenza-a-newark-nel-new-jersey/


Per consultare gli archivi degli emigranti negli Stati Uniti

G.V.