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24 aprile 2023

IL GIORNALE PARTIGIANO STAMPATO IN UN SANTUARIO

Si intitolava RINASCITA D'ITALIA, era il foglio di informazioni dei partigiani del cuneese, chiamati sempre "patrioti".

Il giornale esce dal 20 luglio al 20 ottobre 1944, su iniziativa di don Giuseppe Bruno (noto come "il prete dei partigiani") e dei fratelli Bassignana, tipografi di Mondovì.

I primi nove numeri sono stampati nel santuario di Santa Lucia a Villanova Mondovì, dove i partigiani si nascondono nel sottotetto, protetti dalle suore.

Il giornale riporta notizie sulla guerra in generale e sulle attività dei "patrioti" della provincia di Cuneo, avvisi, una rubrica di consigli medici, barzellette.

Gli ultimi quattro numeri sono composti presso il rifugio Mettolo Castellino al Pian della Tura.

Il 20 ottobre esce un'edizione straordinaria, che però non viene diffusa: è costituita da un unico articolo intitolato "Risposta anticipata", che fa esplicito riferimento a un testo di un settimanale fascista sottratto dal Servizio segreto della divisione partigiana.

Nei mesi successivi, i rastrellamenti nazifascisti impediscono altri numeri del giornale. 

Il nostro blog si occupa con particolare attenzione delle vicende dei partigiani del cuneese perché un soldato valvese, Michele Cecere, ha partecipato alla lotta di liberazione in Valle Ellero, dal luglio 1944 al giugno 1945, ricevendo il riconoscimento della qualifica di "partigiano combattente".

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PICCOLA ANTOLOGIA

I brani dii Rinascita d'Italia che vi presentiamo vengono dal progetto Stampa clandestina, dell'Istituto Nazionale Ferruccio Parri.

Qui trovate il link al sito, dove potete leggere i numeri della rivista e le schede a cura dell'Istituto.

Vi proponiamo un percorso antologico, scegliendo alcune pagine che ci sembrano particolarmente significative.

Partiamo dalla testata:

Nel foglio dei "patrioti" troviamo notizie sulle attività dei partigiani; ecco un esempio:

Numero 2, 27 luglio 1944
La guerra purtroppo porta violenza: senza molti giri di parole, il giornale testimonia la pratica della "pelatura" delle donne che collaboravano con i nazifascisti. 

In questo avviso, si affronta il problema dell'approvvigionamento di materiale e di viveri e si cerca di rassicurare i contadini:

Numero 1, 20 luglio 1944
Non mancano testi finalizzati a motivare i patrioti; ecco un esempio:
Numero 1, 20 luglio 1944
Interessante la presenza della preghiera dei patrioti (non dimentichiamo che molti numeri del giornale sono stati stampati in un santuario e che tra i promotori c'è un sacerdote):

Numero 3, 3 agosto 1944

Tra i consigli medici, quelli su come comportarsi in caso del morso di una vipera, come proteggersi dagli sbalzi di temperatura in montagna o come fare un soccorso d'urgenza.

Rami d'arancio tra le stelle alpine

C'è spazio anche per le notizie più leggere, che sembrano quasi un tentativo di tornare alla normalità, come questa che riguarda il  matrimonio di un partigiano, in montagna:

Numero 9, 14 settembre 1944

Partigiani come damerini

Troviamo anche notizie che mostrano una certa spavalderia, non senza autoironia:

Numero 2, 27 luglio 1944

Nota linguistica: gagarone è l'accrescitivo, ormai desueto, del termine gagà, una voce onomatopeica che dopo la Grande guerra era utilizzata sui giornali umoristici per indicare un giovane fatuo, che ostenta un'affettata eleganza nel parlare e nel comportarsi.

Quassù è la vera Italia

Ecco l'articolo dal titolo Un giorno con voi (numero 8); oggi lo chiameremmo un reportage in una zona controllata dai partigiani. 

Il tono si fa più solenne, con riferimenti alla vittoria finale presentata epicamente come calata dalle montagne. 
La conclusione è quasi mistica, con i patrioti che sentono la voce dei defunti che ricorda loro il sacrificio di chi è caduto e giurano di seguirla:
Numero 8, 7 settembre 1944
Attività partigiana nelle valli Ellero e Corsaglia

Nel numero 13 della rivista, pubblicato il 19 ottobre, troviamo alcune interessanti notizie sulle attività partigiane nelle valli Ellero e Corsaglia. 

Sono le valli in cui ha combattuto Michele Cecere, ma possiamo ipotizzare che in questi giorni fosse prigioniero delle brigate nere di Cuneo. Non possiamo però affermarlo con certezza, perché conosciamo solo la data della sua liberazione (25 novembre).


Numero 13, 19 ottobre 1944

Ecco un esempio di come avvenivano gli scambi di prigionieri:

Numero 9, 14 settembre 1944

Nel Dizionario della Resistenza (Torino, Einaudi) leggiamo che ogni partito del Comitato di Liberazione Nazionale ha un suo periodico, stampato e distribuito in clandestinità grazie alle staffette. Ci poi pubblicazioni, spesso anche di un solo numero, prodotte dalle stesse formazioni partigiane e ad esse destinate. Le pubblicazioni clandestine non possono avere una periodizzazione regolare; è significativo il sottotitolo di una di esse: "Esce quando può e come può". Le tecniche di stampa sono legate alle circostanze e alle possibilità; praticamente, manca sempre tutto: carta, ciclostili, inchiostro, spazi sicuri.

G.V.

Approfondimento

Ecco i nostri post dedicati alla Resistenza:

23 aprile 2023

MICHELE, PARTIGIANO CATTURATO DAI FASCISTI

Partì verso le somme colline, la terra ancestrale che l'avrebbe aiutato nel suo immoto possibile, nel vortice del vento nero, sentendo com'è grande un uomo quando è nella sua normale dimensione umana. E nel momento in cui partì si sentì investito [...] in nome dell'autentico popolo d'Italia, ad opporsi in ogni modo al fascismo, a giudicare ed eseguire, a decidere militarmente e civilmente. Era inebriante tanta somma di potere, ma infinitamente più inebriante la coscienza dell'uso legittimo che ne avrebbe fatto. Ed anche fisicamente non era mai stato così uomo, piegava erculeo il vento e la terra.
                                                      Beppe Fenoglio, Il partigiano Johnny 

Sembra davvero pronto a piegare il vento e la terra come scrive Fenoglio,  Michele Cecere, mentre guarda con fierezza un po' sbarazzina il fotografo.

Come abbiamo raccontato nel post Il partigiano di Valva, il signor Michele non amava parlare delle due vicende di soldato e di partigiano.

Con l'ausilio dei documenti, ne possiamo ricostruire l'attività di partigiano in Piemonte, in provincia di Cuneo.

Dopo l'8 settembre 1943, Michele Cecere in fuga dalla Francia trova ospitalità presso una famiglia "borghese" a Pianfei.

Nell'estate del 1944, inizia la sua attività di partigiano, con il nome di battaglia Michele.

Nell'Archivio dei Partigiani d'Italia troviamo la sua scheda, che dimostra che gli è stata riconosciuta la qualifica di partigiano combattente:

Scheda tratta dal sito Partigiani d'Italia

Sappiamo che è stato fatto prigioniero dalle brigate nere fasciste. Certamente non amava parlare della sua prigionia, dunque possiamo fare solo delle ipotesi sulla scorta dei pochi elementi che abbiamo a disposizione.

Da questo documento leggiamo la data in cui è stato liberato: 

Scheda tratta dal sito Partigiani d'Italia

Possiamo ipotizzare che la liberazione sia avvenuta in uno scambio di prigionieri.

Quasi compaesani

L'Istituto piemontese per la storia della Resistenza ha calcolato che ottomila partigiani combattenti, patrioti e benemeriti provenienti dal Sud Italia hanno svolto attività durante la lotta di Liberazione in Piemonte. 

Leggiamo che nella Brigata Valle Ellero dal 15 novembre 1944 al 7 giugno 1945 ha combattuto anche un partigiano di Caposele (Av): Gherardo Cetrullo, classe 1914, barbiere; risulta anche ferito.

Il Monumento alla Resistenza di Cuneo riproduce un'esplosione di un cristallo,
che guarda in direzione di Boves, luogo della prima strage compiuta nell'Italia occupata dai tedeschi; fonte

Approfondimenti 

La strage di Pianfei

Nell'operazione di rastrellamento delle Valli Pesio, Ellero, Vermenagna, Briga Alta, il 12 aprile 1944 a Pianfei vengono uccisi tre uomini (contadini, uno dei quali quindicenne). Sono i giorni di uno degli scontri più gravi della lotta di Liberazione nelle valli della provincia di Cuneo, tra i partigiani e la Wehrmacht tedesca.
Dai documenti, risulta che Michele Cecere a questa data non ha ancora intrapreso la lotta partigiana. Nell'estate del 1944 il movimento partigiano si allargherà in tutte le valli cuneesi e anche Michele inizierà la sua lotta.

Le commissioni per le qualifiche dei partigiani

Dopo la guerra vengono istituite delle commissioni regionali con il compito di accertare e riconoscere le qualifiche ai partigiani. Sono previsti i seguenti gradi: "partigiano combattente", "caduto per la lotta di liberazione", "mutilato o invalido", "patriota".

Viene riconosciuta la qualifica di "partigiano combattente" a coloro che a nord della linea Gotica, hanno militato per almeno tre mesi in una formazione armata partigiana o gappista regolarmente inquadrata nelle forze riconosciute e dipendenti dal C.V. L. e che abbiano partecipato ad almeno tre azioni di guerra o di sabotaggio. Il grado di "patriota" viene riconosciuto a tutti coloro che, avendo i requisiti previsti per i "partigiani", hanno militato nelle formazioni partigiane o collaborato con esse per un periodo inferiore a tre mesi.

G.V.


28 marzo 2023

FILIBERTO, CARABINIERE E PARTIGIANO

Dalle curve della memoria digitale riemerge il nome di un secondo partigiano nato a Valva.

Di lui non si conserva memoria orale o fotografica in paese, ma forse la più vera e feconda memoria di un partigiano è nella Costituzione che ne onora il sacrificio e nella democrazia che ne rappresenta il frutto.  

Filiberto Martinelli, di Benedetto e di Maria Petricone, nasce a Valva il 2 dicembre 1919, tre anni dopo il fratello Flavio.

I genitori non sono di Valva: il padre è maresciallo dei carabinieri, la madre risulta "nobildonna". 

Il bambino aveva tre nomi: Filiberto Ettore Michele.
Si noti la firma dell'Ufficiale dello Stato Civile che ne annota la morte: 
Donato Vacca, al quale abbiamo dedicato alcuni post.

Carabiniere come il padre

Possiamo ricostruire la carriera militare e partigiana di Filiberto.

Dall'11 marzo 1939 risulta militare volontario ordinario nei Carabinieri; il 27 agosto risulta nella Legione di Roma.

Dopo l'8 settembre 1943, la Compagnia Allievi Carabinieri della Legione di Roma è protagonista di eroici combattimenti per contrastare l'occupazione nazista di Roma. Non siamo ancora in grado di stabilire se Filiberto abbia partecipato a questi combattimenti.

L'attività partigiana

Dal 1° ottobre 1943 al 12 giugno 1944 Filiberto milita nella formazione partigiana «Giulio Porzio», nel Cicolano (provincia di Rieti), con il grado di vicecomandante; la banda assume il nome di un suo componente caduto nel maggio 1944.

E' probabile che dopo la guerra Filiberto si sia trasferito a Rieti, visto che nei documenti compare un comune della provincia, Borgocollefegato.


Filiberto Martinelli muore a Roma l'8 febbraio 1972; risulta coniugato con la signora Antonietta Granada.

I documenti relativi all'attività partigiana sono tratti dallo Schedario delle commissioni per il riconoscimento degli uomini e delle donne della Resistenza, consultabile previa registrazione gratuita al sito www.partigianiditalia.cultura.gov.it.

Il blog "la ràdica" ha raccontato la storia del "partigiano" per antonomasia di Valva, il signor Michele Cecere, nel post👉Il partigiano di Valva.

Cercheremo di trovare ulteriori notizie su questo altro valvese partigiano: a volte, per essere uomini che rendono orgoglioso il comune di nascita, non è necessario restarci a lungo. Basta lottare per la libertà, ad esempio.

G.V.




25 aprile 2022

IL PARTIGIANO DI VALVA

Ci sono storie che non diventano racconto.

A volte questo accade per pudore o  per evitare di rievocare fantasmi che hanno tormentato notti insonni; accade per il timore di non essere creduti o magari perché ci sono persone destinate a guardare sempre avanti.

Michele Cecere non amava parlare del suo passato, eppure egli è sempre stato, a Valva, "il partigiano".

Forse è giunto il momento che la sua storia venga raccontata.

Il soprannome

Non tutti i soprannomi nascono per celia, per ricordare situazioni buffe o caratteristiche originali; alcuni sono impressi nella carne come ferite della giovinezza che restano per sempre.

Il senso pratico che fa nascere e mantiene vivi i soprannomi ha subito esteso "lu partigian" alla famiglia Cecere, ma senza particolari connotazioni storiche o politiche; è probabile che oggi in paese molti non sappiano che nel passato di zio Michele c'è davvero la lotta partigiana.

Combattente per la libertà

Ecco il suo Brevetto di Partigiano, rilasciatogli dal Corpo volontari della libertà:


Il documento presenta sei firme molto prestigiose, come dimostra la seguente -celebre- foto:

Il comando generale del Corpo volontari della libertà sfila nella Milano liberata. 
In prima fila ci sono, da sinistra: Mario Argenton, Giovan Battista Stucchi, Ferruccio Parri (poi Presidente del Consiglio), Raffaele Cadorna, Luigi Longo (poi segretario del PCI), Enrico Mattei (poi presidente ENI). 
Tutte queste persone hanno firmato il Brevetto di partigiano rilasciato a Michele Cecere.

La guerra del bersagliere Cecere
Come leggiamo nel suo foglio matricolare, Michele Cecere  partecipa a operazioni di guerra alla frontiera alpina occidentale dall'11 giugno 1940 (praticamente nei primissimi giorni di guerra) al 29 giugno 1940. È poi in azione alla frontiera greco-albanese dal  novembre 1940 al febbraio 1941, quando si ammala di pleurite.
Nel settembre 1941 rientra nel I Reggimento Bersaglieri a Napoli, l'anno successivo è in Francia.
"Naso greco, colorito bruno, dentatura sana"
si legge nei "Dati e contrassegni personali" di Michele Cecere 

Dopo l'8 settembre 1943, riesce a sottrarsi alla cattura e a ricongiungersi con un comando italiano; si rifugia "presso una famiglia borghese" a Pianfei, in provincia di Cuneo.

La lotta partigiana
Michele Cecere entra nella brigata partigiana Val Corsaglia-Val Ellero, in provincia di Cuneo.
Vi milita dal 7 luglio 1944 al 7 giugno 1945.
  
Michele Cecere, di Giacomo, nato il 5 maggio 1920 e deceduto nel 1993

Quali esperienze ha vissuto il partigiano Michele nei suoi undici mesi sulle colline piemontesi?
In un'epoca in cui, come scrive Fenoglio, i ragazzi come lui erano chiamati più a morire che a vivere, quali speranze guidavano le sue scelte, quali paure agitavano i suoi pensieri? 
Forse non lo sapremo mai, almeno non completamente.
Possa questo post essere un primo passo verso il recupero della memoria di un partigiano che non ha avuto paura di mettere a rischio la sua giovinezza per lottare per ciò in cui credeva.
Sarebbe bello rintracciare i discendenti della famiglia che ha ospitato Michele in fuga dalla Francia dopo l'8 settembre '43 e far incontrare in qualche modo due piccoli paesi che, pur essendo tanto lontani, hanno storie in comune che si sono intrecciate nella guerra e poi nell'emigrazione.


Un grazie riconoscente alla famiglia Cecere per la preziosissima collaborazione.


G.V.