28 marzo 2023

FILIBERTO, CARABINIERE E PARTIGIANO

Dalle curve della memoria digitale riemerge il nome di un secondo partigiano nato a Valva.

Di lui non si conserva memoria orale o fotografica in paese, ma forse la più vera e feconda memoria di un partigiano è nella Costituzione che ne onora il sacrificio e nella democrazia che ne rappresenta il frutto.  

Filiberto Martinelli, di Benedetto e di Maria Petricone, nasce a Valva il 2 dicembre 1919, tre anni dopo il fratello Flavio.

I genitori non sono di Valva: il padre è maresciallo dei carabinieri, la madre risulta "nobildonna". 

Il bambino aveva tre nomi: Filiberto Ettore Michele.
Si noti la firma dell'Ufficiale dello Stato Civile che ne annota la morte: 
Donato Vacca, al quale abbiamo dedicato alcuni post.

Carabiniere come il padre

Possiamo ricostruire la carriera militare e partigiana di Filiberto.

Dall'11 marzo 1939 risulta militare volontario ordinario nei Carabinieri; il 27 agosto risulta nella Legione di Roma.

Dopo l'8 settembre 1943, la Compagnia Allievi Carabinieri della Legione di Roma è protagonista di eroici combattimenti per contrastare l'occupazione nazista di Roma. Non siamo ancora in grado di stabilire se Filiberto abbia partecipato a questi combattimenti.

L'attività partigiana

Dal 1° ottobre 1943 al 12 giugno 1944 Filiberto milita nella formazione partigiana «Giulio Porzio», nel Cicolano (provincia di Rieti), con il grado di vicecomandante; la banda assume il nome di un suo componente caduto nel maggio 1944.

E' probabile che dopo la guerra Filiberto si sia trasferito a Rieti, visto che nei documenti compare un comune della provincia, Borgocollefegato.


Filiberto Martinelli muore a Roma l'8 febbraio 1972; risulta coniugato con la signora Antonietta Granada.

I documenti relativi all'attività partigiana sono tratti dallo Schedario delle commissioni per il riconoscimento degli uomini e delle donne della Resistenza, consultabile previa registrazione gratuita al sito www.partigianiditalia.cultura.gov.it.

Il blog "la ràdica" ha raccontato la storia del "partigiano" per antonomasia di Valva, il signor Michele Cecere, nel post👉Il partigiano di Valva.

Cercheremo di trovare ulteriori notizie su questo altro valvese partigiano: a volte, per essere uomini che rendono orgoglioso il comune di nascita, non è necessario restarci a lungo. Basta lottare per la libertà, ad esempio.

G.V.




27 marzo 2023

IL SOLDATO CHE EVASE DALLA PRIGIONIA

Nel post Le tre guerre di Donato Vacca abbiamo già presentato le vicende del soldato valvese volontario nella Guerra civile spagnola.

fonte

Ora ci occupiamo degli anni 1941-1946.

In Africa

L'11 gennaio 1941 Donato Vacca si imbarca da Napoli per l'Africa Settentrionale; sbarca a Tripoli il 14.

Viene fatto prigioniero durante la battaglia di Agedabia, una località che costituiva il principale nodo stradale che collegava Tripoli a Bengasi. 

Nel dicembre 1941 le forze britanniche avevano costretto l'Afrika Korps del generale tedesco Rommel a ritirarsi da questo territorio; il 2 aprile 1942 gli inglesi perdono di nuovo la città, ma la riconquisteranno definitivamente il 23 novembre 1942.

Il 2 aprile Donato evade dalla prigionia e si presenta al presidio di Barce, città della Libia (oggi Al Marj).

Il 18 aprile è inviato al centro raccolta reduci della prigionia di guerra a Bengasi; viene assegnato all'VIII Battaglione Carri del 132.mo Reggimento Fanteria Carristi.

1942-1943

Nel settembre ottiene una licenza premio di 15 giorni, nel dicembre lo troviamo nel 1 Reggimento Carristi, a maggio 1943 ha una licenza coloniale di 45 giorni, rientra il 13 luglio.

La guerra in Africa è di fatto conclusa nel maggio 1943, con la vittoria degli Alleati.

A fine agosto 1943 lo troviamo nel 1 Reggimento Carristi di Vercelli.

L’ 8 settembre 1943 viene annunciato l’armistizio con  le forze Alleate, il 9 Donato Vacca risulta sbandato; si sottrae alla cattura in territorio occupato dai nazi-fascisti; si ricongiunge al comando italiano.

Rientra in famiglia il 12 ottobre, da considerarsi in licenza ordinaria.

Una bella foto della famiglia Vacca nella prima metà degli anni Cinquanta; fonte

Gli ultimi anni

Non è semplice ricostruire gli avvenimenti dei mesi successivi: il foglio suo matricolare, generalmente ricco di informazioni, diventa meno preciso sugli eventi di questo periodo.

Di certo, Donato Vacca rientra alle armi; dall’11 dicembre 1944 all’8 maggio 1945 (fine della guerra in Europa) fa parte del comando italiano 212, Primo Deposito Materiale Sanitario.

Finita la guerra, dopo altri incarichi risulta ricoverato per oltre un mese nell’ospedale militare di Firenze, per poi essere dimesso e inviato in licenza di convalescenza di venti giorni.

Il 17 gennaio 1946 Donato si presenta all’ospedale militare di Napoli per la visita di controllo e viene dichiarato idoneo; il giorno dopo giunge al distretto militare di Salerno e inviato in congedo. 

Il 19 gennaio 1946, è inviato in congedo illimitato.

Si conclude così la sua carriera militare, iniziata nel lontano ottobre 1932 come volontario con la ferma di due anni, nel 30.mo Reggimento Fanteria.

Nel 1936 si era arruolato volontario per l’Africa Orientale Italiana con ferma indeterminata e destinato da Deposito 88.mo Fanteria di Livorno, a fine dicembre era nel deposito 22.mo Fanteria in Pisa, poi l’arruolamento volontario per la Guerra di Spagna, di cui abbiamo parlato nel post Le tre guerre di Donato Vacca.


Un sentito grazie al figlio Antonio per la gentile collaborazione.

G.V.


25 marzo 2023

LA DIVISA NELLA QUALE COMBATTERE

Ed un cielo di zucchero nero e di carta stellata
prometteva esperienza e mistero per tutta la strada.

Francesco de Gregori, Sulla strada 

Non sono facili le vie dell'emigrazione, non lo sono mai state.

Alcune hanno la forma quasi circolare che riconduce al punto di partenza, con l'esperienza maturata altrove; altre si aprono in altre strade e dischiudono orizzonti imprevedibili.

Mi viene da pensare all'esperienza e al mistero che può nascondere la scelta di lasciarsi alle spalle il paese, la casa, gli affetti e partire per l'America, puntando tutto su una carta ancora coperta.

Un nuovo mondo, una nuova lingua, spesso una nuova cittadinanza, a volte anche una nuova patria da difendere in guerra.

Henry Porcelli col padre Antonio e la madre Mabel nel 1942

Dalle nostre ricerche sono emerse storie di valvesi che hanno indossato la divisa dell'esercito statunitense nella Prima e nella Seconda guerra mondiale.

Altri valvesi, nati in America da genitori emigrati, sono invece tornati a Valva per combattere nell'esercito italiano.

Forse è più semplice inquadrare storicamente la scelta dei soldati di origine italiana di combattere nell'esercito americano nella Seconda guerra mondiale; si pensi ad esempio ad Henry Porcelli, la cui storia abbiamo raccontato in diversi post:

👉Dopo lo sbarco a Salerno un soldato americano visita la nonna a Valva
👉Sulle tracce del soldato Porcelli
👉Il suo nome era Henry Porcelli
👉Storie come strade

Figlio di un emigrante valvese, Henry è nato cittadino americano e per lui è stato normale arruolarsi nell'esercito del suo Paese.

Certo, il destino avrebbe potuto metterlo nella drammatica situazione di bombardare il comune di origine di suo padre, uccidendo anche suoi parenti. Per fortuna, la foto in cui è sorridente accanto alla nonna vestita da pacchiana dimostra che le cose sono andate diversamente.

Henry Porcelli con la nonna a Valva, nel 1943

La scelta di arruolarsi nell'esercito americano in occasione della Grande guerra è meno scontata, perché si tratta di cittadini italiani giunti da poco negli Stati Uniti.  Alcuni rispondono alla chiamata alle armi dell'esercito italiano, ma la maggior parte si arruola in quello americano.

Il Paese che accoglie viene evidentemente percepito subito come una nuova patria per la quale si è disposti eventualmente anche a sacrificare la vita. 

In un suo articolo pubblicato nella rivista Eunomia dell'Università di Lecce, il prof. Giuseppe Mazzaglia individua come prima ragione che spinge a considerare più vantaggioso combattere a fianco degli americani quella di carattere utilitaristico: un periodo al fronte assicurava la carta di lavoro e un un passaggio facile verso la cittadinanza, per sé e per la propria famiglia; "la prospettiva di un permesso permanente addolciva la pillola", commenta Mazzaglia.

In una fase in cui l'immigrazione di massa dall'Europa era ancora in pieno sviluppi, prosegue il professore, si passava da una miseria assoluta a condizioni di vita ancora precarie ma con l'obiettivo di migliorare. 

Qualsiasi modo per velocizzare il processo di integrazione era ben accetto, fosse anche il caso di mettere a rischio la propria vita per un paese di cui ancora non si conosceva bene la lingua. Oltretutto, la maggior parte degli uomini tra i diciassette e i trentacinque anni la vita la rischiava ugualmente lavorando nelle miniere, come carpentieri e muratori, a posare le ferrovie e nelle fabbriche.  [...]  

L’Italia, poi, era il posto da cui erano scappati, che li aveva costretti a emigrare per non vivere in miseria. Per molti, il fatto di poter servire il loro paese d’adozione significava un passo verso la pubblica accettazione che fino ad allora avevano potuto soltanto sperare.

G. Mazzaglia, I pugliesi che combatterono nell'esercito americano nella Prima guerra mondiale, 2018 

Tra coloro che si arruolano, 1030 cadono in combattimento, muoiono in seguito alle ferite riportate in combattimento o sono dichiarati dispersi. La regione italiana con il numero più alto di soldati caduti nell'esercito statunitense è la Campania, che al tempo comprendeva anche la "Terra di Lavoro" (e dunque anche l'attuale provincia di Frosinone e buona parte di quella di Latina), con 249 caduti.

Tra questi caduti, il valvese Carmine Figliulo, che risulta morto in Francia il 20 febbraio 1919 nel Dipartimento della Marna (regione Champagne-Ardenne). Visto che la guerra era finita nel novembre precedente, possiamo dedurne che il soldato sia deceduto in seguito a ferite riportate in combattimento (o a una malattia contratta in guerra).

Tumulazione della salma di Carmine Figliulo a New York, nel 1922;
la foto è stata pubblicata da Gozlinus

Alla sua vicenda Gozlinus ha dedicato due post:

Un altro valvese risulta arruolato nell'esercito statunitense nella Grande Guerra: Francesco Grasso, che diventerà un famoso direttore d'orchestra in Florida col nome americanizzato di Frank Grasso.

A lui il blog Gozlinus ha dedicato diversi post, tra i quali segnaliamo quello più ricco di informazioni:👉Il maestro delle stelle.

Arrivato negli Stati Uniti nel 1912, risulta arruolato nel 1918 e congedato nel 1919; dalla tomba risulta che durante la guerra faceva parte di una brigata di deposito (quindi non ha combattuto sul fronte).

Ecco la foto della sua tomba:

Il nostro blog ha dedicato molto spazio alle vicende della famiglia Freda: due dei fratelli di quella famiglia di emigranti valvesi hanno combattuto la Grande Guerra nell'esercito statunitense, mentre tre loro figli hanno combattuto la Seconda Guerra Mondiale (e in un caso anche quella di Corea).

Un caso particolarmente significativo è quello dei fratelli Catino: Michele caduto sul Carso con l'uniforme italiana, Amedeo sopravvissuto -ma non indenne- ai gas di Verdun con quella americana.

Quelli che hanno scelto l'Italia

Sabato Fratangelo, classe 1895, calzolaio, nasce a Piffard, negli Stati Uniti, il 10 agosto 1895, da Francesco e Filomena Spiotta.
L'Italia lo chiama alla visita militare e poi a combattere nella Grande guerra, nella quale cadrà.

Alla sua storia abbiamo dedicato dedicato il post 👉 Sabato, nato in America e morto in guerra da italiano.

Ancora diversa è la storia di Giuseppe Marcelli, nato a Newark nel 1921, chiamato alle armi in Italia nel 1943, sbandato dopo l'8 settembre 1943. E' verosimile che sia tornato negli Stati Uniti dopo la Seconda guerra mondiale.

Della sua vicenda e di quella della sua famiglia ci siamo occupati nel post 👉 Da Newark a Valva per la guerra e poi il ritorno.

...un cielo di zucchero nero e di carta stellata; foto di Giancarlo Feniello (G+)

G.V.







15 marzo 2023

LA FAMIGLIA DEL VENDITORE DI MACCHERONI

Questa storia odora di pasta fresca, di Oceano Atlantico, di industriose città americane. E' una storia di emigrazione e di ricerca di radici.

Ferdinando Alfano nasce a Valva il 16 agosto 1884, figlio di Carmine e di Loreta D'Ambrosio.

Anche Carmela Apicella è nata a Valva, il 10 febbraio 1892; i suoi genitori si chiamano Alberico e Clorinda Grasso (nata nel 1862).

Alberico Apicella è nato a Pagani il 5 ottobre 1845, da Tommaso e Carmela Rossi; Alberico in un documento dell'Archivio di Stato di Salerno risulta di professione "maccaronaio". 

Non sappiamo come mai si sia trasferito a Valva. 

Il maccaronaro era un produttore e venditore di maccheroni;
poteva essere ambulante o avere una postazione fissa 
Sua moglie Clorinda è valvese e a Valva nasce anche un altro figlio, Tommaso, il 9 agosto 1897.

Il matrimonio e l'emigrazione

Ferdinando e Carmela si sposano nel 1909 e decidono di emigrare in America. 

La casa di Ferdinando e Carmela in via San Vito.
Ancora non sappiamo se sia stata abitata dagli sposi nei pochi mesi
tra il matrimonio e la partenza oppure fosse quella della famiglia Alfano. 

Sbarcano l'8 novembre 1909; entrambi hanno gli occhi blu e i capelli neri, l'uomo è di pochi centimetri più alto della moglie; indicano come luogo di destinazione finale West Ho, Rockdale, e come persona conosciuta negli USA l'amico Michele Spiotta.

Nel censimento USA del 1910, il nucleo familiare è ancora limitato a loro due, mentre nel 1915 risulta abbastanza allargato; vivono a Newark, nel New Jersey, in una casa in affitto; Ferdinando è operaio.

Nel censimento del 1915 troviamo anche il fratello di Carmela, Tommaso (giunto negli USA l'anno prima) e alcuni membri della famiglia Freda.
Ferdinando Alfano        31 anni
Carmela Alfano              24 anni
Carmine Alfano              5 anni
Loretta Alfano                 3 anni
Alberigo Alfano              2 anni
Jack Freda                        24 anni
Alfonso Freda                 18 anni
Thomas Abicelle            17 anni
Guerino Freda                21 anni
I nomi dei figli sono un omaggio a quelli dei nonni: Carmine e Loretta (paterni), Alberigo (materno). 
Non è ancora nata Clorinda, che invece risulta nei successivi censimenti.
Nasceranno anche altri maschi, come vediamo nel censimento del 1940:
Femand Alfano            55 Head (Capofamiglia)
Carmela Alfano           46 Wife (Moglie)
Loretta Alfano             26 Daugheter (Figlia)
Clorinta Alfano            22 Daugheter (Figlia) 
Conrelia Alfano           20 Daugheter (Figlia)
Michael Alfano            19 Son (Figlio)
Jerry Alfano                 16 Son (Figlio)
Mary Alfano                 11 Daugheter (Figlia)
Michael e Jerry ricordano due nomi diffusi a Valva: san Michele è il patrono, mentre san Gerardo è un santo il cui santuario si trova a pochi chilometri dal paese.

Una curiosità sul nome Gerardo: tra i giovani valvesi che hanno fatto la visita militare nel 1800, questo nome compare una sola volta prima della beatificazione di San Gerardo Maiella (1893). 
Dopo la beatificazione, compare per la prima volta con Gerardo Cecere, anch'egli emigrato negli USA.
 
Suo nipote Michele sarà uno dei pochi reduci dalla Campagna di Russia. 

Il 18 marzo 1937 i coniugi dichiarano l'intenzione di diventare cittadini americani. Il 3 luglio 1942  presentano la richiesta per la "Naturalization Oath of Allegiance": il giuramento di fedeltà per naturalizzazione.

Il documento è interessante per diversi motivi. 
L'occupazione di Ferdinando risulta essere "Teather worker" (lavoratore teatrale). Ancora più importante il riferimento alla permanenza negli Stati Uniti: l'ingresso legale di Ferdinando per la permanenza nel Paese risulta il 4 maggio 1902 , dove è giunto a bordo della nave SS Attivita (sic!). Possiamo ipotizzare che sia emigrato negli USA, sia rientrato a Valva per sposarsi e sia tornato in America con la moglie Carmela.
Nel documento troviamo l'elenco dei figli: risulta anche un figlio di nome Alfredo, nato il 10-01-1920, ma è un nome che non troviamo nei censimenti.  
I figli sono in totale otto: uno nato a Union City, gli altri sette a Newark.   
Uno dei due firmatari degli affidavit è un valvese: Giacomo Amodio Freda, "musician". E' uno dei figli della sorella di Ferdinando (Maria Antonia Alfano) che risultano nel censimento del 1915 (quando il padre Amodio era tornato in Italia); Giacomo ha ottenuto la cittadinanza americana nel 1928.

Il 1 settembre 1942 i coniugi presteranno giuramento di fedeltà agli Stati Uniti, alla fine dell'iter di naturalizzazione.

Una curiosità: il fratello di Carmela, Tommaso, aveva ottenuto la naturalizzazione molto prima, già nel 1927; infatti, nel censimento del 1930 risulta già naturalizzato americano. Sua madre Clorinda è nel suo stato di famiglia.

Carmela Apicella Alfano risulta deceduta il 7 febbraio 1946, a Nutley (Essex Country, New Jersey); un mese dopo morirà sua madre, Clorinda Grasso Apicella.

Ferdinando morirà il 18 maggio 1948.

Tomba degli Alfano-Apicella a North Arlington, Bergen Country, New Jersey.
Colonna di sinistra: Carmela, Ferdinando, Clorinda (figlia)
Colonna di destra: Clorinda (nonna), Loretta e Maria
fonte

La visita dei pronipoti

Nello febbraio 2023, i pronipoti di Ferdinando e Carmela, Patrick e Carlyn Marie Alfano, hanno visitato Valva e hanno voluto fare alcune foto davanti alla casa dei loro antenati. 


 

G.V.



13 marzo 2023

L'AVIATORE VALVESE CHE SPICCO' L'ULTIMO VOLO DAL COLORADO

Il soldato americano di origini valvesi Henry Porcelli, che durante la Seconda guerra mondiale è venuto a Valva a conoscere la nonna Angela Maria Fasano, era un aviatore.

Lo apprendiamo dal necrologio pubblicato sul quotidiano The Gazette di Colorado Springs, che ne annunciava la morte avvenuta l'8 agosto 2010.

NECROLOGIO DI HENRY PORCELLI 
Henry "Hank" Porcelli, è andato a stare con il suo Signore e salvatore l'8 agosto 2010.
Hank è nato il 26 marzo 1918 a Torrington, CT da Antonio e Mable Porcelli.
È entrato a far parte dell'Army Air Corp durante la seconda guerra mondiale e ha lavorato sugli aeroplani Spitfire.
Hank è preceduto nella morte dai suoi genitori, le due mogli Elizabeth Morehead e Nellie Bufmack e suo figlio David, tre sorelle e due fratelli.
Gli sopravvivono un figlio Michael Porcelli (moglie Carole), una figlia Martha Lopez (marito David), il nipote Adam Lopez (Crystal) e la nipote Carolyn Luna (marito Carl), quattro pronipoti Katelin, Haylea, Christopher Lopez ed Elizabeth Luna, e molti nipoti e nipoti e le loro famiglie.
È sopravvissuto anche alla sua famiglia adottiva Debbie, Janice, Chad, Josh e Aaron e alle loro famiglie.
Le funzioni si terranno venerdì 13 agosto 2010 ai Memorial Gardens alle 14:00.
Al posto dei fiori la famiglia chiede che eventuali donazioni vengano fatte al Pikes Peak Hospice 633-3400.
Pubblicato da The Gazette l'11 agosto 2010

Note

a) Nel censimento del 1940 risulta un solo fratello: John
b) Le sorelle si chiamavano Elanor, Margaret (Margherita Elena), Viole

Torrington negli anni in cui nacque Henry

I genitori di Henry: Mable e Antonio

Fratelli e sorelle Porcelli; al centro, probabilmente John

La famiglia Porcelli, in ordine crescente di età (da sinistra); Henry è in divisa



12 marzo 2023

STORIE COME STRADE

Ci sono storie come strade.
Strade che sboccano nelle strade e storie che conducono in altre storie.


Ricostruendo la vicenda della visita del soldato statunitense Henry Porcelli alla nonna Angela Maria Fasano a Valva, dopo lo sbarco a Salerno nel 1943, abbiamo trovato questa bella foto.

La signora anziana vestita da "pacchiana" è proprio nonna Angela Maria, davanti alla sua casa in via Rione Nuovo San Vito.

E le altre persone?

Siamo riusciti a identificarle: la giovane donna è Maria D'Amato, che ha in braccio la figlia Maria Michela; l'uomo vicino a Maria è suo marito Vincenzo Spatola, l'altro è probabilmente il fratello di questo, Adriano.

Un'altra storia di emigrazione e guerra

Un loro zio, Prospero Spatola, era emigrato negli USA nel 1906. 

Questa era la sua famiglia nel censimento statunitense del 1940:

Il figlio più piccolo, Prospero Jr., farà visita ai parenti a Valva durante il servizio militare in Europa, negli anni della guerra di Corea (1950-1953): una storia che vi racconteremo presto.

Un triste destino

Maria D'Amato, suo marito Vincenzo Spatola e il suocero Serafino moriranno a Castelnuovo di Conza la sera del terremoto del 23 novembre 1980

Maria era nata nel 1924; suo marito nel 1923. 

Nella foto, Maria non ha ancora venti anni. La sua strada e quella del marito finiranno quando le strade e le case diventeranno un'unica cosa.


Grazie a Ornella Spatola e Vincenzo Valletta per l'indispensabile collaborazione. 
Grazie anche a tutti coloro che, condividendo la foto, hanno reso possibile l'identificazione delle persone.



Blog

Qui trovate i post dedicati alla visita del soldato Porcelli a Valva:

👉Dopo lo sbarco a Salerno un soldato americano visita la nonna a Valva


G.V.

09 marzo 2023

IL SUO NOME ERA HENRY PORCELLI

Henry.

Ecco il nome che stavamo cercando. Il soldato italo-americano che dopo lo sbarco alleato a Salerno del 9 settembre 1943 è andato a trovare la nonna Angela Maria nel comune di Valva si chiamava Henry Porcelli.

Suo padre Antonio, classe 1882, era arrivato negli USA nel 1900.

Una famiglia americana

Dal censimento degli Stati Uniti del 1940 ricaviamo i componenti della famiglia Porcelli: papà Antonio (classe 1882), mamma Mabel (1892), il fratello John (1925), la sorella Viola (1921).
Nel 1920 la famiglia risultava composta da solo due figlie: Elanor (di nove anni) e Margaret (di sei anni).
Possiamo dedurre che nel 1940 entrambe risultino già sposate.
Ipotizzando che i membri della famiglia Porcelli siano disposti in ordine crescente di età, da sinistra verso destra abbiamo John, Viola, Henry, Margaret, Elanor, mamma Mabel e papà Antonio

Nel post Sulle tracce del soldato Porcelli abbiamo pubblicato l'atto di nascita di Margaret, che in quel documento risulta con un nome ben più italiano: Margherita Elena, classe 1913.
Nello stesso post abbiamo fatto delle ipotesi sul suo anno di nascita partendo da questa foto:

L'ipotesi si è rivelata errata: Henry è nato nel 1919, non nel 1905. Il nostro errore era dovuto al fatto di ritenere Margaret (Margherita Elena) la bambina al centro della foto; essendo lei nata nel 1913, avevamo collocato la nascita del fratello soldato attorno al 1905. 

Ora cambiamo punto di riferimento: se al centro della foto non c'è una bambina ma il fratellino John (1925), i conti sembrerebbero tornare: Henry (di sei anni più grande), le sorelle maggiori Elanor e Margaret, infine la piccola Viola (di quattro anni più grande del fratellino).

Torneremo ancora sulla vicenda, cercando di ricostruirla dal punto di vista valvese.

Anticipiamo una foto che ci darà da lavorare:

Valva, 1943: Angela Maria Porcelli (nata Fasano, è la nonna del soldato),
la nipote con un bambino e suo marito
La foto è stata scattata durante la visita di Henry a Valva.
La ricerca continua.

G.V.

07 marzo 2023

LA RADICE E' DONNA

In occasione della Festa della Donna, vi riproponiamo i post che "la ràdica" ha dedicato alle figure femminili.

L'ultima pacchiana

Partiamo da una donna simbolo per Valva: Pasqualina Cuozzo; con lei, nel 2010 si è chiusa una pagina antica e nobile della nostra storia: è stata l'ultima infatti a indossare il tradizionale abito femminile valvese, quello da "pacchiana".

A zia Pasqualina abbiamo dedicato il seguente post:
👉La pacchiana che chiuse dietro di sé un mondo intero


L'ultima "pacchiana" di Valva in una foto del nipote Giancarlo

La nonna dei valvesi, che è appena andata via

Anche la nonna di Valva, scomparsa il mese scorso a 102 anni, si chiamava Pasqualina Cuozzo e anche lei, ovviamente, per tutti era zia Pasqualina.

Ecco i due post che le abbiamo dedicato:
👉 I racconti di zia Pasqualina
👉Tulipani per zia Pasqualina

Questo è l'episodio del podcast "Il giorno dopo" che abbiamo pubblicato in occasione del suo ultimo compleanno, come piccolo omaggio: 
🎧Tulipani e Maramao

La signora Fernanda Superchi Gaudiosi ha insegnato a Valva per trentatré anni,
anche a studenti che sono poi andati in guerra

Altre donne

Il nostro blog ha dedicato alcuni post anche ad altre donne, legate alle vicende dei soldati e dei prigionieri.

Ci siamo occupati della madre del soldato Carmine Corrado, la signora Caterina Cuozzo in questo post:

Due post sono stati dedicati alla fidanzata del prigioniero Giovanni Milanese, Michelina, una figura molto presente nel suo diario di prigionia:


Segnaliamo anche il post dedicato ai cognomi materni nell'Ottocento:


Questo post è dedicato alla memoria dell'ultima levatrice di Valva, la signora Iva Bergamini. Tra i suoi molti meriti, uno un po' meno importante: essere stata la prima donna che ha sorriso a chi scrive queste righe.

G.V.

06 marzo 2023

SULLE TRACCE DEL SOLDATO PORCELLI

Continua il tentativo di dare un nome al soldato italo-americano che dopo lo sbarco alleato a Salerno ha fatto visita alla nonna a Valva.

Qui trovate il primo post che abbiamo dedicato a questa interessante vicenda:

👉1943, dopo lo sbarco a Salerno, un soldato americano visita la nonna a Valva

Ne conosciamo il cognome, ora anche il volto.

Eccolo infatti in una foto con la nonna valvese, Angela Maria Fasano, che indossa il tradizionale vestito delle donne valvesi: la "pacchiana".

Abbiamo ipotizzato che la donna si chiamasse Angela Maria Alfano, visto che risulta madre di un Antonio Porcelli emigrato negli Stati Uniti nel 1900.

Un fratello di Antonio arriva in America nel novembre 1913: si chiama Alfonso, classe 1895.

Trova una nipotina nata pochi mesi prima, verosimilmente la sorella del soldato che cerchiamo.

Questo è l'atto di nascita della bambina:

Colpisce, ma forse fino a un certo punto, che si chiami come due regine del Regno d'Italia: Margherita Elena. Possiamo immaginare che sia stato un omaggio all'Italia dell'emigrante valvese Antonio Porcelli, suo padre.

In questa foto, il bambino è probabilmente il nostro soldato:

Se l'ipotesi è corretta, possiamo dedurre che il soldato che cerchiamo è nato nel 1905 circa.

Ecco le nostre ipotesi sul suo nome: Michele (Michel), come il nonno di Valva; Emidio, come lo zio che ha accolto papà Antonio in America; Umberto, come il Re ucciso nello stesso mese in cui Antonio è arrivato a New York. Piccolo dettaglio: nel momento in cui Antonio Porcelli lascia Valva, ci sono almeno sei suoi concittadini di nome Vittorio: viste le dimensioni ridotte del comune, non sono pochi (tutti nati dopo l'incoronazione di Umberto Primo).

La ricerca continua.

Un caro saluto alla comunità valvese in America, che sta collaborando alle ricerche.

G.V.