Santomenna mi ricorda un bel giorno della mia infanzia, il mio quarto d'ora di celebrità calcistica locale -molto locale e senza alcun seguito, per la verità- in un giorno delle vacanze natalizie, pochi anni dopo il terremoto del 1980; assistman d'eccezione, il giovane parroco.
Mi ricorda anche l'inauguazione della bellissima e struggente mostra Fate presto! a cura di Mimmo Jodice; era il 2000 e mi sembrava un segno di rinascita, ospitata nella chiesa madre ancora non restituita al culto.
C'ero anche il giorno della riapertura della chiesa e ricordo un'atmosfera di grande emozione. Il sindaco di allora mi regalò delle cartoline che negli anni Ottanta l'amministrazione aveva stampato per lanciare un messaggio agli emigrati: Ritornate, ricostruiamo Santomenna. Cito a memoria, ho sempre un po' di timore nell'aprire i cassetti del passato. Ricordo il finale di un mio articolo scritto in quella occasione: qui hanno voglia di lottare, di certo venderanno cara la pelle.
Emozioni oggi non ne attendo, anche perché sono qui solo per il monumento e mi accorgo che, provenendo da Castelnuovo di Conza, praticamente non devo fare svolte, non mi imbatterò per caso in qualche dettaglio capace di portarmi lontano. Al massimo, lungo la strada noto qualche targa tedesca o francese, come è normale da queste parti nei giorni di Ferragosto: il mito di generazioni di emigranti, ma non so quanto sia ancora attuale.
Non conosco il paese o almeno non ricordo più nulla. Lo vedrò un'altra volta, mi dico; oggi è la giornata che voglio dedicare ai monumenti ai caduti dell'Alto Sele: ho visto quello di Castelnuovo, poi voglio superare il fiume e visitare quelli di Calabritto e di Caposele.
Il monumemto mi appare appena supero il municipio.
Piccolo, in un angolo appartato, in questo sabato d'agosto.
Una colonna spezzata in un'aiuola recintata.
Così lo descrive il Catalogo generale dei beni culturali:
Monumento costituito da una base gradinata sulla quale è sovrapposto un basamento che, sul prospetto principale, presenta l'elenco dei caduti della Seconda guerra mondiale e, sul lato destro, l'iscrizione commemorativa che ricorda i caduti della Grande Guerra. Sul basamento poggia una colonna spezzata.
È forte il simbolo di una colonna spezzata. Dice con icastica evidenza il dramma della guerra, che spezza le giovani colonne di una comunità. L'anima del soldato vola via dalle membra- dicono gli eterni versi omerici- rimpiangendo il proprio destino, lasciando la forza e la giovinezza. Su quella colonna non sarà costruita una famiglia, non poggerà un progetto che guarda al futuro. Restano il sangue, il nome, l'orgoglio e l'esempio, come ricordano le solenni parole incise a lettere capitali alla base del monumento:
ALLA PATRIA IL SANGUEALLA STORIA IL NOMEAI CONTEMPORANEI L'ORGOGLIOAI POSTERI L'ESEMPIO
SANTOMENNAEVOCA E CELEBRAI SUOI FIGLIEROI E MARTIRICADUTINELLA GUERRA REDENTRICEE VINDICEDI LIBERTÀ E DI GIUSTIZIANEL MONDOXI NOVEMBRE MCMXIX
Francesco Jovane, Santomenna-Chiesa (negativo) fonte: Catalogo generale dei beni culturali |
Francesco Jovane, Santomemma-Case prefabbricate (negativo) fonte: Catalogo generale dei beni culturali |
Vittime del terremoto del 1980: 64.
Approfondimento
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Monumenti ai caduti dell'Alto Sele, 2 continua
G.V.