20 giugno 2023

IN UN DECLIVIO DI VELLUTO VERDE, UN EROE SILENZIOSO

Per essere un eroe non occorrono decorazioni. A volte le parole contano più dell'argento: è così che una lettera entra nell'anima e la scuote. Perché bastano le parole a ricordare il valore degli uomini.

Questa deve essere la sensazione che hanno provato Giuseppe Spiotta e Maria Feniello quando hanno ricevuto la lettera del capitano Angelo Iovene che annunciava loro la morte del figlio Michele con queste parole:

Io, quale comandante della prima compagnia del 148.mo Reggimento, con animo profondamente addolorato le comunico la morte del suo buon Michele. Era sempre con me in trincea, faceva il portaordini ed era tanto felice potermi rendere qualche servizio. Mi ci affezionai presto e lo proposi per portaferiti. 
Con gioia suo figlio accettò tale incarico e con coraggio ed abnegazione raccoglieva e prodigava le prime cure ai compagni feriti. Disgraziatamente però venne la sua fine. Mentre serenamente compiva la sua opera fraterna una granata lo colpiva ferendolo gravemente. Non disperai, lo medicai io stesso e lo feci subito trasportare all'ospedale ove, dopo pochi giorni, fra le cure affettuose dei suoi compagni, serenamente si spegneva.
Io e la Compagnia abbiamo pianto, perché suo figlio era buono e tutti lo amavamo.
Ora riposa presso il cimitero di Versa. Abbiamo trovato nel cimitero la tomba del nostro caro Spiotta ed ieri, con tutta la compagnia ed a  nome della famiglia vi deponemmo una bella corona. 
Parlai sulla tomba del suo caro innanzi ai soldati e feci le veci della famiglia.
Lo sapete cosa dissi? Giuriamo sulla tomba di uno dei nostri bravi soldati di vendicarlo.
Condoglianze Sig. Spiotta, suo figlio morì da eroe.
I compagni tutti della Compagnia stanno facendo in cemento una bella croce e domani accomoderanno la tomba in modo che resti traccia sicura e degna del suo eroe. 
I miei personali ossequi ed ancora condoglianze vivissime e sincere anche da parte dei militari della Compagnia. 

Cap. Jarone Angelo

La lettera è stata trascritta dal signor Michele Spatola, nipote del soldato caduto. 
Dai documenti del 148.mo Reggimento il cognome Jarone non risulta tra i capitani di Reggimento, mentre troviamo Iovene Angelo. Su quest'ultimo, rimandiamo a questo post (che pubblica anche alcune foto).
 

La storia di Michele Spiotta  

Michele Spiotta è nato a Valva il 18 aprile 1894; alla visita di leva, probabilmente ripetuta (risulta infatti dell'anno di leva 1895), dichiara di essere di professione calzolaio. 

Michele Spiotta

Ha un fratello di nome Angelo, classe 1884, che morirà negli Stati Uniti, e due sorelle: Maria Michela  e Santina (anche lei emigrerà negli Stati Uniti).

Al centro, con il tradizionale costume valvese, la sorella Maria Michela;
l'altra donna la sorella Santina, la bambina è la nipote di Maria Michela, Maria Spatola
(inizio Anni Trenta)

Michele è arruolato nel 148.mo Reggimento Fanteria che insieme al 147.mo formerà la Brigata CaltanissettaDall'11 agosto al 17 settembre la Brigata è impegnata nella zona Bosco Cappuccio-Sella San Martino del Carso.

Sono i luoghi di Ungaretti, come ci ricordano i nomi.

Proprio il nome fiabesco del Bosco Cappuccio gli ispirerà una poesia dal titolo C'era una volta, scritta nell'agosto del 1916:
Bosco Cappuccio
ha un declivio 
di velluto verde
come una dolce
poltrona 
Appisolarmi là
solo
in un caffè remoto
con una luce fievole
come questa
di questa luna

In questi versi prevale un'atmosfera di tranquillità, di sogno; forse il monte sarà apparso così anche a giovane Michele, nei momenti di riposo, quando si riposava dalle fatiche della guerra.

Non sono stati molti però i momenti di pace, visto che Michele risulta morto nell'Ospedaletto da campo n. 73 il 25 agosto 1915, pochi giorni dopo -come leggiamo nella lettera inviata alla famiglia- essere stato colpito da una granata. E' uno dei 98 caduti della sua truppa.

Il 10 ottobre 1915 la Brigata Caltanissetta è a riposo, nella zona Verna-Gradisca. Il capitano può rispondere a una lettera che la famiglia di Michele Spiotta gli ha scritto, in risposta a quella in cui egli annunciava la morte del giovane valvese.

Ecco la seconda lettera inviata alla famiglia Spiotta:

10 ottobre 1915   zona di guerra 

Preg.mo Signor Spiotta, sono veramente commosso e la sua lettera l'ho letta a tutti i miei soldati. Giorni fa nel piccolo cimitero di Versa e sulla tomba del nostro caro mettemmo una bella croce di cemento armato con un'epigrafe.
Ecco quanto dato il momento, la VII Compagnia ha potuto fare per la morte di lui che era uno dei più bravi e valorosi soldati. Con più calma scriverò ancora parlandole del nostro caro morto. La ringrazio di tutto e l'assicuro che anch'io, finché vivrò, non dimenticherò mai i miei bravi soldati e le loro desolate famiglie.
Da parte mie e dei miei soldati ancora la parola affettuosa di conforto e di cordoglio.
Suo aff.mo e de.mo.

Se la nostra ipotesi sul nome del capitano è corretta, la famiglia Spiotta non ha ricevuto la lettera promessa, perché il capitano è caduto pochi giorni dopo, il 5 novembre, a Bosco Lancia.

Ora Michele Spiotta riposa nel Sacrario di Redipuglia. 

Accanto a Michele Spiotta, un soldato di Volturara (Avellino)
e uno di Pontecorvo (Caserta, oggi in provincia di Frosinone)

Un sentito ringraziamento a Mariana Grisi, che ha messo a disposizione i ricordi di famiglia e le foto custodite dalla madre, la signora Angela Spatola.

G.V.