29 luglio 2024

L'ELABORAZIONE DEL LUTTO NEL DOPOGUERRA ITALIANO

All'indomani del bagno di sangue della Grande Guerra si cerca di dare un senso al sacrificio di tanti giovani attraverso la creazione di luoghi dedicati alla memoria e all'elaborazione del lutto in forme collettive.
Vincenzo Cazzato nel suo preziosissimo Natura aere perennius (di cui ci siamo già occupati) studia la nascita dei parchi della Rimembranza e dei luoghi della memoria in Italia. 
Proponiamo una sintesi di alcuni passaggi fondamentali del suo studio.

La fascistizzazione della memoria
Subito dopo la guerra, si diffondono  monumenti che nascono dal basso, per iniziative autonome: nasce una complessa macchina simbolica che esalta il sacrificio e la vittoria e testimonia il senso che i vivi attribuiscono alla guerra", come scrivono Monteleone e Sarasini [I monumenti italiani ai caduti della Grande Guerra, in: "La Grande Guerra. Esperienza memoria, immagini", Bologna 1986].
Dopo la Marcia su Roma, il fascismo si appropria del rituale del ricordo dei caduti, creando una vera e propria "religione della patria" con l'obiettivo di educare le masse; Mario Isneghi scrive che l'obiettivo è quello di conquistare un "consenso retroattivo alla guerra" che la legittimi a posteriori [I luoghi della memoria, Roma-Bari 1996-97].

Caposele (AV), Allegoria del soldato come eroe antico;
BCS; fonte
Questo disegno comprende i monumenti celebrativi, i parchi e i viali della Rimembranza: è un'operazione che nasce dal centro e si diffonde in varie località italiane.
Promotore ne è il sottosegretario alla Pubblica Istruzione Dario Lupi, per il quale il soldato deve essere ricordato dalla sua comunità: ecco dunque che i parchi concentrano l'attenzione sui luoghi di origine dei caduti. 
Siamo in presenza di un'elaborazione del lutto in forme collettive, con i parchi e i viali della Rimembranza che celebrano i figli che la comunità ha perso.

Il Milite Ignoto e la monumentalizzazione dei luoghi di guerra
La comunità più grande, quella nazionale, sceglie ugualmente una forma di celebrazione univoca: è l'idea del Milite Ignoto, che "rispondeva perfettamente alle dimensioni d'impersonalità e di massificazione che il sacrificio aveva rivestito", come scrive Antonio Gibelli [La Grande Guerra degli Italiani, 1915-1918, Milano 1998].
Il rituale è studiato con cura: nel duomo di Aquileia Maria Bergamas sceglie una delle undici salme di soldati ignoti provenienti da undici zone del fronte, poi il lento viaggio fino a Roma e la tumulazione al Vittoriano.
Tumulazione Milite Ignoto; fonte

Il governo fascista rivendica la progettazione dei cimiteri monumentali e dei sacrari nazionali (Monte Grappa Caporetto, Redipuglia): i luoghi della guerra diventano così scenari della rappresentazione del dolore e del ricordo; Quinto Antonelli parla di "teatralizzazione del paesaggio" [Q. Antonelli, Cento anni di Grande Guerra. Cerimonie, monumenti, memorie e contromemorie, Roma 2018].

Approfondimento
Tutte le citazioni sono tratte da Vincenzo Cazzato, Natura aere perennius - Parchi della Rimembranza e luoghi della memoria (Danilo Montanari Editore).
Al lavoro di Cazzato abbiamo già dedicato il post 👉La Festa degli Alberi come precedente del culto dei caduti. 

G.V.