30 gennaio 2025

QUANDO I DEFUNTI ERANO SEPOLTI NEI SOTTERRANEI DELLE CHIESE

Valva nell'Ottocento, 1

Nel 1830 due giovani valvesi si sposano: sono Felice Vacca e Carminella Torsiello.
Nel loro processetto matrimoniale troviamo un documento interessante: l'atto di morte di Donato Vacca, padre dello sposo; è redatto in latino dal curato di Valva, Michele Grasso.
Il sacerdote trascrive quanto trova scritto nel registro: il 17 aprile 1804 a Valva Donato Vacca marito di Giuseppa Grasso, di 53 anni circa, provvisto dei sacramenti, ha reso l'anima a Dio con l'assistenza del sacerdote.
Fin qui, il testo è abbastanza chiaro.
Poi troviamo una frase più complessa, per la grafia e per il significato.

Finis (?) eius corpus in parochialem lectam clero comitante delatum, ibique sepultum.

La frase può significare che alla sua morte il suo corpo fu trasportato nella lettiga parrocchiale, accompagnato dal clero, e lì sepolto.
La lettiga parrocchiale veniva usata per trasportare i corpi dei defunti dalla casa alla chiesa; era riutilizzabile, soprattutto nei casi in cui il defunto veniva sepolto senza bara.
Il verbo "defero" fa pensare all'azione di portare giù, trascinare in basso, far precipitare.
Questa è una testimonianza storica dell'usanza di seppellire i cadaveri sotto il pavimento delle chiese o in locali sotterranei.
Chiesa di San Giacomo Apostolo,
facciata posteriore
e locali al piano inferiore
Il corpo Donato Vacca  potrebbe dunque essere stato trasportato sotto la chiesa "e lì sepolto", come è scritto nel testo. 
"Lì" non può riferirsi al cimitero, anche perché è verosimile che a Valva non ce ne fosse uno.
Sarà infatti l'Editto di Saint-Cloud, emanato da Napoleone nel 1804, a imporre le sepolture fuori dal centro abitato e non più nelle chiese o nei loro sotterranei.
L'editto verrà adottato nel Regno di Napoli nel 1806, dopo l'arrivo dei francesi.
1. Il seppellimento de’ cadaveri umani ne’ Camposanti [...] dovrà essere fatto per inumazione, ossia interrimento, non già per tumulazione, ossia dentro sepolture. [...] 
2. La figura del Camposanto sarà un quadrato, o un parallelogrammo, o almeno la più approssimante a tali figure. Avrà una sola porta d’ingresso chiusa da un forte rastello di ferro, o di legno, così stretto, che gli animali non possano penetrare a traverso esso. [...] Vi sarà costruita una Cappella per esercitarvi gli uffizj religiosi. Accanto alla porta del Camposanto potrà costruirsi ancora una casetta pel sepellitore, qualora le circostanze locali ne facciano sentire la necessità. [La costruzione?] de’ camposanti sarà cominciata nel corrente anno, e dovrà trovarsi ultimata in tutto il regno per la fine del mille ottocentoventi. La spesa di quest’opera è a carico de’ comuni rispettivi. Gl’Intendenti potranno eccitare i ricchi proprietarj, i prelati, il clero e le congregazioni a concorrere con oblazioni volontarie ad accelerare il compimento di un’opera tanto interessante la salute pubblica. 
Una curiosità: sarà proprio lo sposo, Felice Vacca, a diventare "becchino comunale" di Valva, come leggiamo in diversi registri anagrafici.

Fonti
- L'atto di morte di Donato Valva si trova in Portale Antenati
- Per l'approfondimento sui cimiteri nel Regno di Napoli: La Cartografia dei secoli XVIII e XIX dell'Archivio di Stato di Catanzaro
- La foto originale è di Valentino Cuozzo
G.V.

26 gennaio 2025

SUONA ROSAMUNDA

Ci mettono ancora una volta in fila, ci conducono in un vasto piazzale che occupa il centro del campo, e ci dispongono meticolosamente inquadrati. Poi non accade più nulla per un'altra ora: sembra che si aspetti qualcuno. 
Una fanfara incomincia a suonare, accanto alla porta del campo: suona Rosamunda, la ben nota canzonetta sentimentale, e questo ci appare talmente strano che ci guardiamo l'un l'altro sogghignando; nasce in noi un'ombra di sollievo, forse tutte queste cerimonie non costituiscono che una colossale buffonata di gusto teutonico. Ma la fanfara, finita Rosamunda, continua a suonare altre marce, una dopo l'altra, ed ecco apparire i drappelli dei nostri compagni, che ritornano dal lavoro. Camminano in colonna per cinque: camminano con un'andatura strana, innaturale, dura, come fantocci rigidi fatti solo di ossa: ma camminano seguendo scrupolosamente il tempo della fanfare.

Nel secondo capitolo di Se questo è un uomo, dal titolo "Sul fondo", Levi racconta il meticoloso controllo dei prigionieri al rientro dal lavoro. 

Jan Komski, L'appello ad Auschwitz; fonte

Ad ascoltare le note diventate celebri proprio in quegli anni, nasce "l'ombra di un sollievo", l'illusione che sia tutta "una colossale buffonata". Ma la fanfara continua a suonare e i nuovi prigionieri, tra i quali il narratore, capiscono che quello è un macabro rito: la fanfara militare suona marce per dare il ritmo all'andatura dei prigionieri, che a Levi sembrano "fantocci rigidi fatti solo di ossa".

Nella memoria del testimone del Lager, la musica è una presenza ancora viva: le note ascoltate per lui sono la voce del Lager, "l'espressione sensibile della sua follia geometrica, della risoluzione altrui di annullarci prima come uomini per ucciderci poi lentamente", l'ultima cosa che i sopravvissuti dimenticheranno.

Il ciritico Marco Belpoliti ha messo in evidenza il ruolo della memoria uditiva in Levi nell'articolo Levi papers. La fanfara e la memoria.

Il cantautore Vinicio Capossela si è ispirato a questo brano di Levi per la sua Suona Rosamunda [nell'album "Canzoni a manovella", 2000]; eccone alcuni versi:

Suona la banda prigioniera
suona per me e per te
eppure è dolce nella sera
il suono aguzzo sul nostro cuor.
Cade la neve senza rumore
sulle parole cadute già.

Fino nel fondo della notte 
che qui ci inghiotte e non tornerà
il passo d'oca che mai riposta
spinge la giostra, spinge la ruota
chiude i portoni coi maniconi
marciano i suoni vengon per noi.

G.V. 

 

06 gennaio 2025

RAFFAELA'S VISION: THE WAR IS OVER -La visione di Raffaela: la guerra è finita-

Una casa americana, negli anni Ottanta.

In un video, un'anziana signora che si muove in casa aiutandosi con un deambulatore; è felice di ripetere una storia che ha già raccontato tante volte in famiglia.

Davanti a lei, due nipoti riprendono il racconto.

Lei è la signora Raffaela Torsiello, i nipoti Joseph e Michael Del Plato, la città Batavia, la storia è una storia che risale al novembre 1918.

Come è comprensibile, la signora alterna inglese, italiano e dialetto valvese.

È nata a Valva il 14 aprile 1893; nel 1913 ha sposato -sempre a Valva- Michele Del Plato, un giovane che già lavorava in America.

In un primo momento, Raffaela rimane a Valva col figlio Carmine, nato nel 1914. Dal suo racconto deduciamo che siano rimasti a casa dei genitori dell donna, Carmine Maria Torsiello e Maria Michela Vuocolo.

Nel 1915 l'Italia entra in guerra e Raffaela ha un fratello al fronte, Donato (i due hanno il nome dei nonni paterni e anche il nonno materno si chiama Raffaele).

Dai documenti militari risulta che Donato è rientrato dagli Stati Uniti per prestare il servizio militare.

Raffaela è preoccupata per suo fratello in guerra, anche perché vede tornare a Valva soldati feriti o mutilati. Allora la donna prega, ogni giorno, in chiesa.

Per anni -e anche nel video registrato dai nipoti- Raffaela avrebbe raccontato un'esperienza per lei indimenticabile. 

In una sorta di intersezione tra il sogno e la visione, con gli occhi metà aperti e metà chiusi, Raffaela vede la Vergine e San Michele (patrono di Valva). La giovane donna, piena di stupore, sente queste parole della Madonna: "Mia cara figlia, la guerta è finita e tuo fratello tornerà a casa sano e salvo".

Raffaella inizia a piangere, si alza dal letto, va da suo padre e gli racconta cosa le è successo. Il padre non risulta molto impressionato dal racconto, anzi dice alla figlia di tornare a dormire.

La scena si ripete per tre notti.

Le stesse parole, lo stesso stupore, la stessa risposta del padre.

Dopo la terza notte, alle nove del mattino, suonano le campane; "a distesa", dice nel video Raffaela, che poi aggiunge: "a gloria".

È il 5 novembre 1918, la guerra per l'Italia è finita ieri a mezzogiorno.

Raffaela corre dal papà e gli dice: "La guerra è finita!".

Questa volta il padre le crede: "Oh, figlia mia, Dio ti benedica!".

Raffaela ricorda un dettaglio significativo: il padre si inginocchia e le bacia le mani e i piedi.

A questo punto del racconto, l'ormai anziana donna si commuove. Dice a un nipote, ma forse idealmente a tutti quelli che leggono o ascoltano questo suo racconto: "Mi credi? Se mi credi, Dio ti benedica. Se non mi credi, Dio ti benedica!".

Il video è disponibile su YouTube: 📽God a bless 

Post scriptum

Torneremo a occuparci della famiglia Del Plato-Torsiello, anche per commentare i riferimenti che nel suo racconto la signora Raffaela fa alla Grotta di San Michele e per approfondire il tema della speciale devozione che lega i valvesi emigrati a Batavia al santo patrono di Valva, l'arcangelo guerriero.

Intanto, ringraziamo il signor Carmine Del Plato, che ci ha segnalato il video e fornito preziose informazioni sulle vicende dei suoi antenati.