Ci mettono ancora una volta in fila, ci conducono in un vasto piazzale che occupa il centro del campo, e ci dispongono meticolosamente inquadrati. Poi non accade più nulla per un'altra ora: sembra che si aspetti qualcuno.
Una fanfara incomincia a suonare, accanto alla porta del campo: suona Rosamunda, la ben nota canzonetta sentimentale, e questo ci appare talmente strano che ci guardiamo l'un l'altro sogghignando; nasce in noi un'ombra di sollievo, forse tutte queste cerimonie non costituiscono che una colossale buffonata di gusto teutonico. Ma la fanfara, finita Rosamunda, continua a suonare altre marce, una dopo l'altra, ed ecco apparire i drappelli dei nostri compagni, che ritornano dal lavoro. Camminano in colonna per cinque: camminano con un'andatura strana, innaturale, dura, come fantocci rigidi fatti solo di ossa: ma camminano seguendo scrupolosamente il tempo della fanfare.
Nel secondo capitolo di Se questo è un uomo, dal titolo "Sul fondo", Levi racconta il meticoloso controllo dei prigionieri al rientro dal lavoro.
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Jan Komski, L'appello ad Auschwitz; fonte |
Ad ascoltare le note diventate celebri proprio in quegli anni, nasce "l'ombra di un sollievo", l'illusione che sia tutta "una colossale buffonata". Ma la fanfara continua a suonare e i nuovi prigionieri, tra i quali il narratore, capiscono che quello è un macabro rito: la fanfara militare suona marce per dare il ritmo all'andatura dei prigionieri, che a Levi sembrano "fantocci rigidi fatti solo di ossa".
Nella memoria del testimone del Lager, la musica è una presenza ancora viva: le note ascoltate per lui sono la voce del Lager, "l'espressione sensibile della sua follia geometrica, della risoluzione altrui di annullarci prima come uomini per ucciderci poi lentamente", l'ultima cosa che i sopravvissuti dimenticheranno.
Il ciritico Marco Belpoliti ha messo in evidenza il ruolo della memoria uditiva in Levi nell'articolo Levi papers. La fanfara e la memoria.
Il cantautore Vinicio Capossela si è ispirato a questo brano di Levi per la sua Suona Rosamunda [nell'album "Canzoni a manovella", 2000]; eccone alcuni versi:
Suona la banda prigionierasuona per me e per teeppure è dolce nella serail suono aguzzo sul nostro cuor.Cade la neve senza rumoresulle parole cadute già.
Fino nel fondo della notte
che qui ci inghiotte e non tornerà
il passo d'oca che mai riposta
spinge la giostra, spinge la ruota
chiude i portoni coi maniconi
marciano i suoni vengon per noi.
G.V.