23 marzo 2025

LEGGERE UN VESTITO, ASCOLTARNE LA VOCE

23 marzo
Giornata dell'abito tradizionale valvese

In occasione del Giorno della Pacchiana, il blog "la ràdica" pubblica un album dedicato al vestito della nostra identità: si intitola 👉 L'abito delle nostre radici (basta cliccare sul titolo per vederlo).

La copertina

Ecco la prefazione al lavoro:

Quello che un abito racconta

Il Giorno della Pacchiana è un’occasione per riscoprire e onorare le tradizioni legate al vestito tradizionale della nostra comunità, simbolo di identità, cultura e memoria.
In questa giornata rendiamo omaggio alla nostra storia attraverso un abito che parla di amore e sacrificio.
Quello da “pacchiana”, infatti, non è solo un abito, non è solo tessuto; è un viaggio che attraversa le generazioni, portando con sé la forza di una tradizione, le emozioni racchiuse nei ricordi e i legami che sfidano il tempo.
Di molti abiti restano solo le foto, testimonianze silenziose di momenti che il tempo ha reso immortali. Donne che sorridono nell'eterno spazio della memoria, donne in posa, fiere e consapevoli della propria identità, del loro ruolo nella famiglia e nella comunità. Nei loro abiti trasmettono orgoglio e dignità. L'esuberanza delle giovani, la compostezza delle anziane: diverse modalità di esprimere la propria femminilità.
Alcuni abiti, per fortuna, si sono conservati e ancora ci parlano.
Ogni abito racconta l’amore e la dedizione con cui è stato tramandato e custodito, diventando simbolo di un affetto che va oltre le epoche. Lo stupore che proviamo oggi nel contemplarlo nasce dal sentimento del legame profondo che unisce il passato al presente in un abbraccio senza tempo.

La pagina introduttiva

Un esempio di pagina dedicata a una parte dell'abito

La presentazione del corpetto

La dedica

Alla Giornata del costume tradizionale valvese, che potremmo sintetizzare con Il Giorno della Pacchiana, abbiamo dedicato i seguenti post:

20 marzo 2025

L'ABITO DA SPOSA DI ROSA

 [...] vestivi un abito rosa
per farti – novissima cosa! – ritrarre in fotografia…
Guido Gozzano

Il 2 marzo 1935 è un sabato.
Alle 9 del mattino, due giovanissimi valvesi sono in chiesa per celebrare il loro matrimonio.
Pietro Grasso, di 22 anni, è figlio di Ferdinando e di Maria Michela Feniello.
Rosa Figliulo, ventenne, è figlia di Michele e di Maria Corrado.
L'abito della sposa è arrivato fino a noi e, a novanta anni di distanza, continua a raccontarci la sua storia.
Il rosa delicato del vestito, ormai sbiadito ma ancora riconoscibile, conserva l’eleganza di un’epoca lontana.

Non è solo una testimonianza della moda di quegli anni: è il segno di un amore giovane, puro, pieno di speranza.
Un abito non è solo tessuto; è un viaggio che attraversa le generazioni: ecco perché continua a raccontare la forza di una tradizione, le emozioni della memoria, i legami che vanno oltre il tempo.
Un abito racconta anche l’amore e la cura con il quale è stato tramandato e custodito; un abito è lo stupore con cui oggi lo ammiriamo, è un legame che abbraccia il presente e il passato.


Un sentito ringraziamento alla signora Rosa Grasso.

G.V.

11 marzo 2025

23 MARZO: IL GIORNO DELLA PACCHIANA

  23 marzo
Giornata dell'abito tradizionale valvese

Il nostro blog non ha la possibilità di istituire ufficialmente nuove ricorrenze, ma può sicuramente lanciare delle idee. Eccone una: facciamo del 23 marzo la Giornata dell'abito tradizionale valvese.

Un’occasione per rendere omaggio alla nostra cultura, alle donne della nostra storia e alle mamme, nonne e antenate delle nostre famiglie.

Quelli della cultura contadina sono molto più di semplici abiti: sono un patrimonio che affonda le radici nella nostra storia e che rappresenta un simbolo di identità, non solo per le donne e gli uomini che li indossavano, ma per tutta la comunità.

Perché il 23 marzo?

L'ultima "pacchiana" di Valva

Proprio il 23 marzo di 15 anni fa, se ne andava con il suo abito da "pacchiana" la signora Pasqualina Torsiello, vedova Cuozzo, meglio conosciuta da tutti come zia Pasqualina.

Se coinvolgiamo tutti, potremmo trasformare questa giornata in una vera e propria festa della nostra cultura. Non servono grandi risorse, ma solo collaborazione e buona volontà.

Alcune idee per celebrare questa giornata

  1. Istituire la festa con una delibera comunale.
  2. Coinvolgere le scuole con un lavoro di ricerca storica: consultando album di famiglia, raccogliendo fotografie e dividendole per temi (ad esempio: il vestito quotidiano, il vestito da sposa, il vestito dello sposo), studenti e insegnanti potranno dare un contributo fondamentale, anche dal punto di vista simbolico, perché le tradizioni devono parlare -e raccontare- soprattutto alle nuove generazioni.
  3. Gli appassionati di storia locale potrebbero contribuire condividendo testimonianze, ricordi e fotografie.
  4. Creare un portale online dove raccogliere il materiale.
  5. Allestire una mostra interattiva e permanente, con contenuti accessibili tramite codice QR. Ovviamente, si può pensare anche a una mostra fotografica più tradizionale, simile a quella, bellissima, che si sta allestendo al Castello.
  6. Le associazioni culturali e turistiche locali potrebbero partecipare scegliendo l'aspetto che meglio rispecchia la loro sensibilità.
  7. Si potrebbe intitolare un vicolo del centro storico all'abito tradizionale valvese o - se si vuole un'espressione più icastica- denominarlo "Vicolo della pacchiana".

Insieme, possiamo dare vita a un momento di memoria e di festa, che celebra la nostra tradizione e il nostro legame con la storia: perché l'abito tradizionale valvese è un elemento di memoria collettiva che ci aiuta a comprendere meglio chi siamo e da dove veniamo.

Per concludere, una breve galleria di immagini tratte da Gozlinus:

Anni Venti del Novecento

1929: per il battesimo del figlio,
i genitori indossano l'abito del loro matrimonio

Monumento ai Caduti, inverno 1941.
Da sinistra: Caterina D’Arcangelo, Livia, modella padovana e (?)

G.V.

03 marzo 2025

"PECCATO FINIRE COSI' PRESTO": VITANTONIO, MORTO AD ADUA

Una lapide sulla torre dell'orologio, nel cuore del centro storico di Valva, ricorda la morte del tenente Vitantonio Cappetta, 

CHE NELLE GOLE D'ADUA IMMOLAVA
GIOVINEZZA AVVENIE VALORE 

Nato nella notte del 10 settembre 1867, in via Fontana, Vitantonio era figlio di Michele, falegname, e di Arcangela Annunziata, tessitrice. Il padre non firma l'atto di nascita in quanto "illetterato", ma Vitantonio riesce comunque a fare carriera nell'esercito: diventa tenente del 4° Battaglione Fanteria.

fonte: Gozlinus

 Un giornale dell'epoca, il settimanale La Tribuna, riporta queste notizie di lui:

il prode giovane, nato nel 1867, era diventato ufficiale nel 33° Fanteria nel 1890. Era un distintissimo schermidore.

Vitantonio rimane vittima nella battaglia di Adua (o Abba Garima), domenica 1 marzo 1896.

Lo stesso giornale riporta:

[...] un superstite narra che il Cappetta, ferito mortalmente al principio dell'azione, ebbe la forza di guardar l'orologio e dire: "Peccato di finir di combattere così presto!...".

La battaglia d'Abissinia

Il 1° marzo 1896 la guerra di Abissinia tra il Regno d'Italia e l'Impero Etiopico giunge a una svolta con la battaglia di Adua. Controllare la regione è cruciale per le ambizioni imperialistiche italiane nel Corno d'Africa, ma l'avanzata verso l'interno dell'Abissinia incontra la resistenza dell'impero di Menelik II. Adua si trova nella regione settentrionale dell'Etiopia. Le truppe italiane sono più numerose, ma scarsamente coordinate, mentre quelle abissine conoscono meglio il territorio. Nonostante alcuni successi iniziali, l'esercito italiano subisce gravi perdite e la ritirata si trasforma in una fuga disastrosa. La vittoria abissina diventa simbolo della resistenza di un paese africano contro le potenze coloniali europee, rivestendo un'importanza storica notevole. Le ripercussioni in Italia sono significative: il governo deve riconsiderare le proprie politiche coloniali.

La notizia a Valva

La notizia della morte del tenente Cappetta viene registrata all'anagrafe di Valva solo nel 1898, il 21 ottobre.

L'assessore anziano Vincenzo Valletta, che sostituisce il sindaco mancante, annota di aver ricevuto "con l'ordinario di ieri sera" dal Ministero della Guerra una copia autenticata dell'atto di morte del giovane soldato valvese e di trascriverne la copia intera e fedele:

Estratto dell'atto di morte del Tenente Cappetta Vitanntonio, inscritto sul Registro tenuto dal Deposito della Colonia Eritrea in Napoli [...] . Io sottoscritto Maggiore Nicola Tenente Contabile incaricato della tenuta dei registri di stato civile pressoil Deposito della Colonia Eritrea in Napoli dichiara che nel Registro degli atti di morte  [...] trovasi scritto quanto segue:
L'anno mille ottocento novantasei, ed alli primo del mese di Marzo, nel combattimento di Adua mancava ai vivi alle ore ___ in età di anni ventinove il tenente di fanteria Cappetta Vitantonio, nativo di Valva, provincia di Salerno, figlio di Michele e di Annunziata Arcangela, ammogliato con ___, vedovo di ___, morto in seguito a ferita d'arma da fuoco, sepolto a ___, come consta dalle dichiarazioni in data 30 Marzo, 15, 16 Maggio 1897 rilasciate dai soldati Mascagni Domenico , Bertolazzi Giov. Battista, e Loncini Cesare, ricevute nei verbali dei tenenti Gambi Enrico, Moltedo Guido, e del Capitano Loffredo Vincenzo, in data 30 marzo, 31 Maggio e 22 Maggio 1897. Per copia autentica. 

Ecco la lapide che i suoi concittadini dedicarono al tenente Cappetta, al quale il 3 aprile 1898 fu conferita la medaglia d'argento al valor militare:

Fonti

Un prezioso post di Gozlinus riporta, tra le altre, le testimonianze del giornale da noi citato: 👉120 anni fa. La morte di un eroe valvese

Per il documento all'Anagrafe di Valva: 👉Portale antenati

G.V.