23 aprile 2023

MICHELE, PARTIGIANO CATTURATO DAI FASCISTI

Partì verso le somme colline, la terra ancestrale che l'avrebbe aiutato nel suo immoto possibile, nel vortice del vento nero, sentendo com'è grande un uomo quando è nella sua normale dimensione umana. E nel momento in cui partì si sentì investito [...] in nome dell'autentico popolo d'Italia, ad opporsi in ogni modo al fascismo, a giudicare ed eseguire, a decidere militarmente e civilmente. Era inebriante tanta somma di potere, ma infinitamente più inebriante la coscienza dell'uso legittimo che ne avrebbe fatto. Ed anche fisicamente non era mai stato così uomo, piegava erculeo il vento e la terra.
                                                      Beppe Fenoglio, Il partigiano Johnny 

Sembra davvero pronto a piegare il vento e la terra come scrive Fenoglio,  Michele Cecere, mentre guarda con fierezza un po' sbarazzina il fotografo.

Come abbiamo raccontato nel post Il partigiano di Valva, il signor Michele non amava parlare delle due vicende di soldato e di partigiano.

Con l'ausilio dei documenti, ne possiamo ricostruire l'attività di partigiano in Piemonte, in provincia di Cuneo.

Dopo l'8 settembre 1943, Michele Cecere in fuga dalla Francia trova ospitalità presso una famiglia "borghese" a Pianfei.

Nell'estate del 1944, inizia la sua attività di partigiano, con il nome di battaglia Michele.

Nell'Archivio dei Partigiani d'Italia troviamo la sua scheda, che dimostra che gli è stata riconosciuta la qualifica di partigiano combattente:

Scheda tratta dal sito Partigiani d'Italia

Sappiamo che è stato fatto prigioniero dalle brigate nere fasciste. Certamente non amava parlare della sua prigionia, dunque possiamo fare solo delle ipotesi sulla scorta dei pochi elementi che abbiamo a disposizione.

Da questo documento leggiamo la data in cui è stato liberato: 

Scheda tratta dal sito Partigiani d'Italia

Possiamo ipotizzare che la liberazione sia avvenuta in uno scambio di prigionieri.

Quasi compaesani

L'Istituto piemontese per la storia della Resistenza ha calcolato che ottomila partigiani combattenti, patrioti e benemeriti provenienti dal Sud Italia hanno svolto attività durante la lotta di Liberazione in Piemonte. 

Leggiamo che nella Brigata Valle Ellero dal 15 novembre 1944 al 7 giugno 1945 ha combattuto anche un partigiano di Caposele (Av): Gherardo Cetrullo, classe 1914, barbiere; risulta anche ferito.

Il Monumento alla Resistenza di Cuneo riproduce un'esplosione di un cristallo,
che guarda in direzione di Boves, luogo della prima strage compiuta nell'Italia occupata dai tedeschi; fonte

Approfondimenti 

La strage di Pianfei

Nell'operazione di rastrellamento delle Valli Pesio, Ellero, Vermenagna, Briga Alta, il 12 aprile 1944 a Pianfei vengono uccisi tre uomini (contadini, uno dei quali quindicenne). Sono i giorni di uno degli scontri più gravi della lotta di Liberazione nelle valli della provincia di Cuneo, tra i partigiani e la Wehrmacht tedesca.
Dai documenti, risulta che Michele Cecere a questa data non ha ancora intrapreso la lotta partigiana. Nell'estate del 1944 il movimento partigiano si allargherà in tutte le valli cuneesi e anche Michele inizierà la sua lotta.

Le commissioni per le qualifiche dei partigiani

Dopo la guerra vengono istituite delle commissioni regionali con il compito di accertare e riconoscere le qualifiche ai partigiani. Sono previsti i seguenti gradi: "partigiano combattente", "caduto per la lotta di liberazione", "mutilato o invalido", "patriota".

Viene riconosciuta la qualifica di "partigiano combattente" a coloro che a nord della linea Gotica, hanno militato per almeno tre mesi in una formazione armata partigiana o gappista regolarmente inquadrata nelle forze riconosciute e dipendenti dal C.V. L. e che abbiano partecipato ad almeno tre azioni di guerra o di sabotaggio. Il grado di "patriota" viene riconosciuto a tutti coloro che, avendo i requisiti previsti per i "partigiani", hanno militato nelle formazioni partigiane o collaborato con esse per un periodo inferiore a tre mesi.

G.V.