Nei giorni 8 e 9 settembre il nostro blog ha pubblicato due numeri del podcast IL GIORNO DOPO, dedicato proprio alle vicende dei soldati valvesi in quei giorni.
Gli episodi hanno dei titoli a nostro avviso significativi:
- L'ORA GRAVE DELLA NOSTRA STORIA
In questo post proviamo a fare una sintesi dei due episodi e a mettere in evidenza alcuni punti che riguardano i soldati valvesi.
L'annuncio dell'armistizio
Alle 19.42 dell'8 settembre 1943, il Capo del Governo italiano, il Maresciallo Pietro Badoglio, pronuncia questo drammatico comunicato:
La riscoperta dolente della patria
Dall'episodio LO SBANDO riportiamo queste parole di Natalia Ginsburg:
“Le strade e le piazze delle città, teatro un tempo della nostra noia di adolescenti e oggetto del nostro altezzoso disprezzo, diventarono i luoghi che era necessario difendere. Le parole «patria» e «Italia», che ci avevano tanto nauseato fra le pareti della scuola perché sempre accompagnate dall'aggettivo «fascista», perché gonfie di vuoto, ci apparvero d'un tratto senza aggettivi e così trasformate che ci sembrò di averle udite e pensate per la prima volta. D'un tratto alle nostre orecchie risultarono vere. Eravamo là per difendere la patria e la patria erano quelle strade e quelle piazze, i nostri cari e la nostra infanzia, e tutta la gente che passava.
Dopo l’8 settembre iniziano alcune settimane di assenza di autorità e di ordini chiari: i soldati italiani si trovano così costretti a scegliere se combattere al fianco dei tedeschi o no.
I soldati più a rischio sono quelli dislocati nei Balcani (in particolare sul fronte greco-albanese), e nelle isole del Dodecaneso.
Lo dimostrano le vicende dei soldati valvesi: tre di loro cadono a Rodi, Cefalonia e Corfù proprio all’indomani dell’8 settembre, nei giorni dello scontro con l’esercito tedesco; altri sono fatti prigionieri dai tedeschi in Croazia, Albania, Grecia e nelle isole dell’Egeo che costituivano il possedimento italiano.
Ecco i loro nomi:
Alfonso Feniello, 32 anni
Giuseppe Macchia, 32 anni
Enrico Fusella, 21 anni
A loro nei mesi scorsi abbiamo dedicato il post La prima resistenza.
In questa prima fase dello scontro tra italiani e tedeschi, un soldato valvese viene fatto prigioniero a Vercelli, il 10 settembre: è Giuliano Strollo, di Erberto, classe 1921.
Un altro valvese sarà fatto
prigioniero a Trieste, ma qualche giorno più tardi, il 14: Michele Perna di
Martire, classe 1923: aveva da poco compiuto vent’anni.
Michele Cecere l'’8 settembre lascia la Francia, il 9 è già in Piemonte, ospitato da una famiglia borghese a Pianfei, in provincia di Cuneo, come riporta il suo foglio matricolare. Resterà in Piemonte e dal luglio 1944 al giugno 1945 prenderà parte alla lotta partigiana.
A Michele Cecere abbiamo dedicato il post Il partigiano di Valva.
Il ritorno degli "sbandati"
Dopo l'annuncio dell'armistizio, i soldati dislocati in Italia si tolgono la divisa e scappano, per raggiungere casa; spesso sono aiutati da civili, che offrono loro abiti per la fuga.
Sarebbe interessante ricostruire le tappe del ritorno a casa dei soldati valvesi dopo l'8 settembre.
Confondiamo nella memoria orale: i racconti dei nostri soldati sono stati affidati ai figli e poi ai nipoti. Riportarli alla luce potrà essere utile a ricostruire un momento importante della nostra storia nazionale e locale.
G.V.