23 agosto 2023

QUANDO LA MONTAGNA È RIFUGIO: I RICORDI DI ZIA CARMELA

Zia Carmela ha 97 anni e quasi si scusa perché a volte è necessario ripeterle le domande a voce più alta. A scusarmi dovrei essere io, che irrompo nella sua serena quotidianità con le mie domande sul 1943 e con le foto di alcuni caduti in guerra.


Gli anziani sono grandi alberi, mi dico. Più anni vivono, più offrono un' ombra refrigerante. Poi c'è la questione delle radici, un tema importante. Penso queste cose mentre osservo il maestoso albero nel terreno di zia Carmela.

Anche oggi ho pensato di ascoltare i racconti di una testimone di quei giorni, per aggiungere altre tessere al mosaico delle settimane in cui i valvesi sono sfollati in montagna. È proprio la signora Carmela a usare il termine: sfollati.

Ricorda che prima di partire per la montagna hanno scavato una buca nella stalla per nascondere provviste e qualche indumento,  racconta che la prima notte ha dormito in un vallone e aggiunge che il fratello piccolo -Michele- aveva perso le scarpe.

La famiglia Torsiello aveva un capanno sotto la montagna, in contrada Elice, che servì da rifugio. Anche il parroco di Valva, don Lorenzo Spiotta ("il professore", come gli anziani qui ancora chiamano i sacerdoti del passato) era con loro, con la tonaca strappata e un po' di pessimismo. È bella questa vena di umanità, che arricchisce il ritratto di un sacerdote che dai ricordi degli anziani mi è sempre apparso ieratico e colto.

Un episodio mi colpisce particolarmente, perché sento che mi appartiene più di altri. Scendendo dalla montagna-dove si erano successivamente rifugiati-l'anziana nonna di zia Carmela era su un asino insieme a una bambina, che scopro essere una sorella di mia nonna. La strada era scoscesa e in alcuni punti l'asino doveva percorrere anche dei gradini; una pietra staccatasi dalla montagna sfiorò le due donne: un episodio che evidentemente ha impressionato la giovane sfollata, che lo rievoca con voce un po' concitata a ottanta anni di distanza.

Zia Carmela ricorda di essere andata sul luogo in cui era stato ucciso un soldato tedesco, in località Serre; ha visto dei capelli e frammenti ossei: mentre racconta si tocca con enfasi il mento e la mascella. Non oso immaginare cosa hanno visto questi suoi occhi ancora vivaci.

Conferma la notizia -ormai ricorrente nei racconti che sto raccogliendo- dei soldati sepolti in località Arenale.

E la scuola? E le adunate del sabato fascista?

Zia Carmela distingue una scuola del mattino da una normale: la sua è quella di una bambina che va da un uomo che le fa da maestro, mentre i fratelli vanno a quella con gli altri bambini. Dice di non aver partecipato alle adunate e agli esercizi ginnici al Monumento ai Caduti.

"Andavo a insegnarmi": meravigliosa forma verbale che l'italiano ufficiale non conosce, peggio per lui.

Il maestro era don Michele Valletta, ufficiale postale; zia Carmela ricorda anche il nome di un supplente: Jacopo, figlio di Lucia Cappetta.

Un'immagine emerge dalla memoria, un dettaglio assume contorni precisi: passando sul ponte della fontana, la giovane studentessa vedeva il granturco e le conserve di pomodoro stese a essiccare al sole. Non conoscevo questa pratica, che pure mi dicono diffusa fino a non molti anni fa.

Mostro alla signora Carmela alcune foto di caduti in guerra; riconosce subito il giovanissimo Michele Macchia, caduto in Grecia nell'agosto del 1943 e riportato a casa dieci anni dopo, con un'emozionante cerimonia. 

Poi parliamo di un altro caduto, uno zio della signora Carmela. Ne conserva il ritratto, che fotografo; mi dice che è morto combattendo nell'esercito americano.

Sento che mi tocca sdebitarmi per l'onore che ho ricevuto oggi: spero di poterlo fare ricostruendo e raccontando la storia di Francesco, che l'emigrazione e la guerra hanno portato altrove, chissà dove. Non tanto lontano, comunque, da essere andato via dal cuore e dalla memoria di una sua nipote valvese di quasi cento anni.


Un sentito ringraziamento al figlio Mario e alla nuora Gerardina.

G.V.


Approfondimento

Stiamo ricostruendo le vicende vissute dalla popolazione civile a Valva nel 1943 attraverso alcuni post; ecco quelli già pubblicati:

👉"Tu sai la storia e io i fatti": la guerra vissuta a Valva nei racconti di una testimone"

👉La divisa del sabato e gli ordigni bellici: la guerra  della piccola Marietta

La storia del soldato Michele Macchia è raccontata nel post 👉Michele, tornato avvolto nel tricolore.