12 agosto 2023

LA DIVISA DEL SABATO E GLI ORDIGNI BELLICI: LA GUERRA DELLA PICCOLA MARIETTA

I nomi delle mucche hanno una poesia che non so dire; spesso sono ricorrenti, come situazioni che ritornano in una fiaba, eco di un tempo eterno. 

La signora Marietta Marciello si esprime in italiano ma sa quando renderlo più efficace con qualche modo di dire o un termine tecnico dialettale; per un attimo mi sorprende sentirla parlare di mucche e di lavori nei campi, ma ho già capito che la nostra conversazione non ha finito di sorprendermi.

Che il racconto riprenda, dopo il post "Tu sai la storia e io i fatti": la guerra vissuta a Valva nei ricordi di una testimone.

La mucca e l'ordigno

"Stavo parando Spruvera, una mucca alla quale mancava solo la parola". 

Parare una mucca. L'espressione è idiomatica, costringe a giri di parole per renderne il senso: proviamo con richiamare una mucca che si è allontanata dalle altre e ricondurla al pascolo (mi perdonino zia Marietta e il dialetto valvese, mia lingua madre). 

"Pensavo l'avessero rubata, poi la vidi ferma nei pressi del vallone della Noce, verso la località Piroverde. Fissava un ordigno che aveva la forma di un proiettile ma era molto grande, era giallo e arancione. Andai ad avvisare mio padre, mi disse che avevo fatto bene a non avvicinarmi". 

Zia Marietta ricorda il nome del giovane soldato valvese chiamato a rimuovere l'ordigno: Angelo Michele Torsiello ("in guerra era stato ferito a una gamba"), che per portare via il pericoloso residuo bellico arrivò con due buoi aggiogati e delle lunghe funi. La parafrasi non rende l'efficacia del racconto: "un paricchio di buoi con delle lontane".

La madre del caduto in guerra

Le chiedo se ricorda l'arrivo della notizia di qualche caduto in guerra e mi trasporta nel 1942.

Quando è arrivata la notizia della morte del figlio di zia S'ppuccia 'di Stefano', noi studenti siamo andati con la maestra a fare le condoglianze alla madre del soldato, poi in chiesa per la funzione religiosa e abbiamo portato fiori al Monumento

Mi piace questa scena. 

Penso alla maestra Fernanda, la stessa di mio nonno e di mio padre, la stessa dell'ultimo reduce valvese della Seconda guerra mondiale, Giuseppe Feniello

1933, davanti a Palazzo Gaudiosi un gruppo di studenti di Valva
con la divisa del corpo di appartenenza;
la maestra Fernanda ha in braccio suo figlio; fonte 

Mi piace perché mi sembra una scena genuina di vita di paese, con la comunità che si stringe attorno alla madre che ha perso un figlio lontano. Quanto è diversa, mi dico, da quella pagina di Vittorini in cui il messo comunale annuncia alla madre di Silvestro che suo figlio è morto in guerra e la chiama "O madre fortunata!", con tutta la retorica del tempo. 

Il sabato fascista

Il ricordo ne suscita un altro:  "Il sabato non andavamo a scuola ma al monumento, cantavamo le canzoni patriottiche, ascoltavamo le notizie alla radio".

Figli e figlie della lupa al Monumento ai Caduti; fonte

Il prezioso archivio di Gozlinus, dal quale attingiamo queste immagini degli Anni Trenta, ci aiuta a ricostruire alcuni aspetti dell'educazione fascista: divise, parate, esercizi ginnici.

Cerimonia al Monumento ai Caduti con i bambini delle scuole elementari.
Si riconosce la maeatra Fernanda Superchi Gaudiosi; fonte 

Esercizi ginnici al Monumento ai Caduti; fonte

Aurelio, il ragazzo che fece una grande luce

Tra i bambini presenti in queste foto c'è sicuramente Aurelio Torsiello, che aveva 16 anni nel 1943 quando il 25 settembre "cessava di vivere a causa di un residuo bellico", come è riportato sulla sua lapide. 

Zia Marietta ricorda l'episodio e ne aggiunge un altro: Giuseppe Marciello ha perso alcune dita per lo stesso motivo.

Sono molti i bambini e i ragazzi in Italia che, incappando in ordigni non ancora esplosi, hanno fatto "una grande luce" come recita la bella dedica di un film di Pupi Avati. 

Dal sito dell'Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra leggiamo che ancoraoggi ogni anno in Italia vengono rinvenuti oltre 60mila residuati bellici.

Un cordiale ringraziamento alla signora Lucia Farella.

Approfondimento

Un "paricchio" di buoi, in una foto raccolta da Valentino Cuozzo.  L'uomo è Antonio Cuozzo, marito dell'ultima pacchiana di Valva: la signora Pasqualina Cuozzo, alla quale abbiamo dedicato il post La pacchiana che chiuse dietro di sé un mondo intero.


G.V.