Un nome che porta a Taranto
Se inseguiamo il nome Donato D'Arcangelo a ritroso nel tempo arriviamo in Puglia.
Il 2 gennaio 1860 è un lunedì.
A Massafra, in provincia di Taranto, Pietro D'Arcangelo -contadino di 37 anni- e sua moglie Vitantonia Giuliana diventano genitori di un bambino, che chiamano Donato.
In una domenica di un altro inverno, il 20 gennaio 1884, a Crispiano, Donato sposa Vita Maria Magazzino, figlia di Giovanni e di Maria Rosaria Marzella, pastori.
Crispiano è diventato comune a sé nel 1881; prima dipendeva da Statte, dove nel 1859 è stato aperto un ufficio sezionale di Stato Civile. In un documento dell'azienda agricola del marchese di Valva, sul quale torneremo, Statte compare come il comune di nascita di Donato. Possiamo ipotizzare che la confusione sia dovuta al fatto che Donato si è trasferito a Statte per lavoro.
Nell'atto di matrimonio, lo sposo e i suoi genitori risultano residenti in Masseria Accetta, a Statte.
La Masseria Accetta Grande è una storica masseria fortificata risalente al XVI secolo. In origine era un' azienda agricola con torre difensiva, magazzini e case di paglia.
Più che un semplice luogo produttivo, essa rappresentava un piccolo mondo autonomo, organizzato attorno ai ritmi dell’agricoltura e della pastorizia, ma anche capace di ospitare la vita quotidiana di una comunità, con i suoi spazi per abitare, lavorare e pregare.
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foto di Silvia Palmisano - Marianna Rita Parisi |
Già a partire dal Settecento, grazie a una serie di interventi promossi dalla congregazione degli Olivetani, la masseria iniziò a prendere forma come un complesso articolato, con corti, magazzini, stalle, frantoi e alloggi per i lavoratori. Ma fu soprattutto tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento che il complesso raggiunse il suo massimo sviluppo.
In questo periodo, la Masseria Accetta Grande assunse le sembianze di un vero centro organizzativo della vita agricola locale.
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Veduta della Masseria Accetta foto di Silvia Palmisano - Marianna Rita Parisi |
L'ambiente era ordinato e funzionale. Da una parte, il cuore produttivo: i frantoi (tra cui un trappeto ipogeo), i magazzini per grano e sementi, il palmento per la vinificazione, le stalle e i recinti per gli animali. Dall’altra, gli ambienti destinati alla vita quotidiana: la residenza del massaro, le camerate per i braccianti stagionali — separate tra uomini e donne — e una piccola cappella dedicata a San Benedetto, situata poco fuori dall’abitazione principale. Ogni angolo aveva una funzione precisa e tutto concorreva a garantire l’autosufficienza e l’efficienza del sistema agricolo.
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Una stalla foto di Silvia Palmisano - Marianna Rita Parisi |
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Il trappeto foto di Silvia Palmisano - Marianna Rita Parisi |
I “contadini residenti” erano coloro che vivevano stabilmente nella masseria, lavorando la terra come mezzadri o braccianti agricoli. Il proprietario forniva terra e strumenti, mentre i contadini coltivavano e dividevano i raccolti: un sistema che creava un forte legame di comunità e appartenenza.
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Residenze dei lavoratori foto di Silvia Palmisano - Marianna Rita Parisi |
Fonti:
👉Silvia Palmisano - Marianna Rita Parisi, "Masseria Accetta Grande, Un ecomuseo delle masserie nel territorio delle gravine, per un ritorno sostenibile alla terra", Università degli Studi di Torino
👉Cosimo Mottolese, "La masseria di Accetta"
Dieci mesi dopo il matrimonio, il 5 novembre 1884, nasce Pietro.
A denunciarne la nascita è una filatrice cinquantenne di nome Candelora Paciulli, "per avere assistito al parto di Maria Vita Magazzino, ed in luogo del marito che non ha potuto denunciarla perché assente dal villaggio".
Il trainiere conduceva carri trainati da animali per il trasporto di merci o persone, soprattutto su lunghe distanze.
Tredici giorni dopo, il 18 novembre alle 7.35 del mattino, Vita Maria muore, forse a causa di complicazioni post partum. Già un’ora e mezza dopo, due testimoni si presentano al comune per denunciarne il decesso: Donata Lanzi e Angelo D’Arcangelo, probabilmente un parente di Donato.
L'inverno cala il suo manto gelido sulla giovane famiglia in maniera ancora più crudele. Nella notte del 1° dicembre si spegne anche il piccolo Pietro. A comunicarne la morte è Giovanni Magazzino, registrato come "contadino": possiamo comunque ipotizzare che sia il nonno materno.
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La cappella foto di Silvia Palmisano - Marianna Rita Parisi |
1- continua
🙏Un sentito ringraziamento alle dottoresse Silvia Palmisano e Marianna Rita Parisi, che hanno concesso l'utilizzo delle informazioni e delle foto contenute nella loro tesi.
A loro, il blog "la ràdica" rivolge l'augurio di realizzare l'obiettivo che la tesi si pone: promuovere il territorio della “Terra delle Gravine” e farlo riconoscere come ecomuseo, con al centro la Masseria Accetta.
🙏Grazie a Gina D'Arcangelo, che con generosità ha condiviso ricordi, aneddoti e volti della sua famiglia. Il suo contributo è stato determinante per dare vita a questo nostro “romanzo familiare”, che continueremo a raccontare nei prossimi post.
Per approfondire
Oltre alla tesi e all'articolo citati, ecco un video, consultabile su YouTube, dedicato alla Masseria Accetta Grande.
Gli atti tratti dai registri anagrafici sono stati consultati su www.antenati.cultura.gov.it