Avevo dodici anni e portavo la croce.
Non in senso metaforico, per fortuna; era quella di metallo che portavamo ai funerali.
Era metà settembre. Pochi giorni prima, un paese sconvolto aveva salutato un giovane operaio morto sul lavoro.
Ora ero lì, nel prefabbricato vicino alla chiesa, insieme a don Domenico. Mentre attendevo, mi colpì un quadro, esposto all'ingresso, con l'orgoglio di un antico mercante. A distanza di decenni, lo ritrovo grazie ai nipoti e ammetto che è come se ritrovassi un frammento della mia infanzia, vissuta nei prefabbricati dopo il terremoto:
Francesco Miranda era morto a novanta anni.
Era nato il 3 novembre 1898, terzo figlio di Ferdinando e di Rosa.
Ripercorriamone la vita, tra le armi, il commercio e la famiglia.
In divisa
Francesco alla visita militare dichiara di svolgere la professione di carrettiere; in un'annotazione leggiamo che sa scrivere.
È chiamato alle armi il 22 marzo 1917; tre mesi dopo risulta allievo nella scuola Bombardieri.
La scuola Bombardieri era un reparto di addestramento dell’Esercito Italiano durante la Prima guerra mondiale, dove i soldati venivano istruiti all’uso di bombe a mano, mortai leggeri e altri ordigni da campo.
A metà luglio Francesco giunge in territorio dichiarato in stato di guerra e per un breve periodo è caporale. Il 22 settembre è nel 21° Reggimento Artiglieria da campagna.
Era un'unità specializzata nell’artiglieria da campo. I suoi soldati manovravano cannoni leggeri e medi, utilizzati per sostenere la fanteria sul fronte, bombardare posizioni nemiche e proteggere truppe e fortificazioni.
A novembre è nel Deposito Bombardieri.
Nel giugno 1919, dunque a guerra finita, Francesco viene ricoverato nell'ospedale militare n. 11 a Chioggia e poi inviato in licenza di convalescenza per 90 giorni, fino a settembre.
Nel mese di ottobre è inviato in congedo illimitato, dopo aver ricevuto il pacco in stoffa.
Nel giugno 1919, dunque a guerra finita, Francesco viene ricoverato nell'ospedale militare n. 11 a Chioggia e poi inviato in licenza di convalescenza per 90 giorni, fino a settembre.
Nel mese di ottobre è inviato in congedo illimitato, dopo aver ricevuto il pacco in stoffa.
Il pacco in stoffa serviva per il rientro nella vita civile: dopo la guerra, il soldato che tornava a casa poteva confezionarsi un vestito. Sicuramente nella famiglia Miranda avranno valutato con i loro occhi esperti la qualità della stoffa ricevuta dall'Esercito Italiano.
Nell'agosto del 1920 Francesco risulta caporale nell'8°Artiglieria di campagna.
Ottiene la dichiarazione di aver tenuto buona condotta e aver servito con fedeltà e onore.
Francesco ed Elvira
Francesco ("negoziante") sposa Elvira Sica il 7 aprile 1932 (l'orario è preciso e curioso: 16 e 40). Elvira è figlia di Francesco e di Rosa Falcone.
La seconda guerra mondiale
Pochi giorni prima dell'entrata in guerra dell'Italia, Francesco Miranda è richiamato alle armi dal Comando del XVII Corpo d'armata di Napoli.
Il 3 giugno 1940 lo troviamo però ricoverato nell'ospedale militare di Napoli; tre giorni dopo viene dimesso perché riconosciuto non idoneo e inviato in licenza di convalescenza di 90 giorni. Nel mese di ottobre viene ricollocato in congedo.
Il 3 giugno 1940 lo troviamo però ricoverato nell'ospedale militare di Napoli; tre giorni dopo viene dimesso perché riconosciuto non idoneo e inviato in licenza di convalescenza di 90 giorni. Nel mese di ottobre viene ricollocato in congedo.
Tecnicamente, sia pure per pochi giorni, ha partecipato anche alla Seconda guerra mondiale.
Tra famiglia e commercio
Seguendo le orme del padre, Francesco dedicherà la sua vita al commercio dei tessuti, portando il suo carro di paese in paese nella Valle del Sele.
Se questa ruota potesse parlare, racconterebbe tutte le strade polverose che ha percorso, ancora prima dell'asfalto. A chi sa ascoltarla, parla comunque: della fatica, della dedizione al lavoro, dell'abnegazione che hanno accompagnato ogni viaggio, nelle giornate di lavoro che idealmente si concludevano nel momento in cui Cicchiello -come lo chiamavano tutti a Valva- con il suo carro, svoltava la curva in località Serre e la moglie Elvira capiva che era l'ora di mettere la pentola sul fuoco.
Nella famiglia Miranda non mancano i momenti difficili. Uno, terribile, è la morte della piccolissima Clara.
Una ferita che continuerà a sanguinare nel cuore dei genitori è sicuramente la morte della figlia Michelina (nata il 27 aprile 1940), in seguito ad un'operazione chirurgica affrontata nella speranza di guarire da un problema al piede.
I valvesi la ricordano come una ragazzina molto bella, sempre con le trecce.
Di lei abbiamo trovato la pagella scolastica, datata 3 luglio 1948 e firmata dal maestro Teodorico Corona.
I valvesi la ricordano come una ragazzina molto bella, sempre con le trecce.
Di lei abbiamo trovato la pagella scolastica, datata 3 luglio 1948 e firmata dal maestro Teodorico Corona.
Una scena di vita quotidiana d'altri tempi ci viene restituita dai ricordi che abbiamo raccolto.
La stalla del cavallo è in zona Pistelli sotto Chiesa, vicino alla casa del cosiddetto "Cunticcje".
La stalla del cavallo è in zona Pistelli sotto Chiesa, vicino alla casa del cosiddetto "Cunticcje".
Quando portano al cavallo la crusca da mangiare, Ferdinando (figlio di Francesco) e Michele (figlio di Rosa, cugina di Ferdinando) ogni tanto mangiano le "suscelle", il frutto del carrubo, un baccello dolce e nutriente. In un piccolo gesto c'è il sapore della festa di paese: le "suscelle" infatti erano vendute alle bancarelle ed erano molto amate.
Gli ultimi anni
Francesco ed Elvira trascorreranno in serenità l'ultimo periodo della loro vita.
Eccoli posare con dignità e orgoglio nel loro prefabbricato, in una foto degli anni Ottanta:
In questa altra foto di pochi anni prima, nel periodo immediatamente successivo al terremoto del 1980, zio Cicchiello sembra indicare la strada per la rinascita:
Un filo che unisce le generazioni dei Miranda
Idealmente, il carro di zio Cicchiello si collega a quello con il quale suo padre Ferdinando alla fine dell'Ottocento era arrivato a Valva, per stabilirvisi insieme alla moglie Rosa.
Da quella decisione sarebbe nata una famiglia che avrebbe dato vita a una piccola epopea di mercanti, percorrendo le vie e i mercati della Valle del Sele.
A questa famiglia abbiamo dedicato il nostro piccolo romanzo, in tre capitoli; i due precedenti pubblicati nel nostro blog sono stati: Il carro del mercante: l'arrivo dei Miranda a Valva, dedicato al capostipite Ferdinando e a sua moglie Rosa; Eugenio, la stoffa del mercante, dedicato al figlio maggiore.
La ricerca condotta per realizzare questo nostro piccolo omaggio ci ha permesso di reperire materiale prezioso, che potrà servire per raccontare altre storie legate a Corso Umberto I e alla zona nota come "Pistelle sotto Chiesa".
La ricerca condotta per realizzare questo nostro piccolo omaggio ci ha permesso di reperire materiale prezioso, che potrà servire per raccontare altre storie legate a Corso Umberto I e alla zona nota come "Pistelle sotto Chiesa".
Può valere come esempio questa bella foto, scattata a pochi metri dalla casa di Francesco, in cui vediamo la compianta figlia Irma:
Le strade e la polvere, il mercato e il ritorno a casa, le gioie che riempiono il cuore e il dolore che non passa. Quasi un forziere di esperienze che resta nella memoria della famiglia Miranda e, attraverso di essa, in quella di Valva.
Un caloroso ringraziamento alla nipote Isabelle per la sua costante e appassionata collaborazione: oltre a fornirci informazioni e foto della famiglia Miranda, ha coinvolto le cugine Maria Grazia ed Elvira, insieme agli zii Ferdinando e Carmela, permettendo di arricchire ulteriormente il nostro racconto con preziosi dettagli e ricordi.
G.V.