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25 luglio 2025

FUOCO DALLA TERRA E DAL CIELO: IL LAMPO SISMICO

Secondo appuntamento del nostro percorso attraverso la memoria del terremoto che nel 1930 ha colpito l'Irpinia e il Vulture.

Tra i tanti racconti legati a quella notte terribile, uno degli elementi più ricorrenti e misteriosi è il cosiddetto lampo sismico: una luce improvvisa, intensa, apparsa nel cielo poco prima o durante la scossa. Numerose testimonianze lo descrivono, lasciando spazio a domande e ipotesi che ancora oggi affascinano.

Lo studioso G.B. Alfano racconta che durante il terremoto in molti comuni furono osservati fenomeni luminosi chiamati “lampi sismici”. 
Ecco, in sintesi, le informazioni da lui raccolte; spesso è indicato il nome del testimone:
  • Ariano di Puglia: lampo osservato due ore prima della scossa; al momento della scossa, il lampo riapparve, rossastro (Sac. Nicola Scarpellino).
  • Villanova: lampo tanto intenso da sembrare luce diurna, specialmente nelle campagne.
  • Gesualdo: visione di Frigento avvolto da una viva luce (Rosa Maruzzo).
  • Frigento: fuoco violaceo emergente dal suolo (Italia Pelosi).
  • Candela: bagliori rosso-cupi verso le zone più colpite (Prof. Alfredo Boselli).
  • Bisaccia: fiamme nei campi ad oriente, simili a gas in fiamme (Can. Nicola Giurazzi).
  • Lacedonia: un contadino vide un fuoco spaventoso tra sé e le case, che poi crollarono (Prof. Immanuel Friedlaender).
  • Melfi: fiamme da un crepaccio apertosi al momento della scossa (Prof. Friedlaender).
"...fuoco violaceo emergente dal suolo"
  • Sant'Agata di Puglia: lampo tra due montagne e odore di zolfo (Laura Rampino).
  • Altavilla: bagliore rossastro visibile.
  • Avellino: lampo rosso attraverso i balconi scossi (Emilia Rossi).
  • Baiano: fiamma visibile pochi secondi prima della scossa – interpretata come lampo anticipato rispetto alle onde sismiche.
  • Cervinara: vampe nell’aria (Abate Angelico Mancini).
  • Castelfranco in Miscano: lunga vampata da sud a nord.
  • Cusano Mutri: lampo osservato da pastori (Parroco De Nigris).
  • Vieste: lampo visto da marinai (Rosa Cimaglia).
  • Napoli: osservati diversi lampi anche dopo le scosse; in Piazza Plebiscito, visione di fiamme emergenti dal lastricato e palazzi avvolti da fiamme. (Celide Martino riferisce un lampo rosso sulla città). 
All’inizio si pensò che questi lampi fossero causati da cortocircuiti nei fili dell’elettricità provocati dal terremoto, ma Alfano sottolinea che questa spiegazione non è sufficiente a giustificare il fenomeno diffuso e le diverse forme in cui si è manifestato.
Egli ipotizza che l’energia meccanica del terremoto, quando raggiunge una certa intensità, si trasformi in energia elettrica ad alta tensione, generando così questi lampi, specialmente in località con intensità sismica tra il grado VII e X.
Boati
I boati furono percepiti in quasi tutte le località con intensità sismica compresa tra il grado X e il grado III-IV. 
Ecco degli esempi significativi:
  • Villanova: suono simile a colpi di cannone, seguito dalle scosse.
  • San Nicola di Baronia: fruscio simile a vento, seguito da scosse forti.
  • Aquilonia e Apice: boati fortissimi per tutta la durata della scossa.
  • Paduli, Nusco: impressione di tempesta in arrivo.
  • San Giorgio la Molara: percezione iniziale di un "aeremoto".
  • Cervinara: vento impetuoso in avvicinamento (Abate Mancini).
  • Castelfranco in Miscano: simile al fischio di una sirena.
  • Altavilla Irpina: scosse precedute da folata di vento (Podestà Cosimo Caruso).
  • San Fele: percepita folata di vento (Pietro Caputi).
  • Capua: sensazione di vento impetuoso (Canonico Lombardi).
  • Laviano: rumore simile a grandinata, seguito da odore di gas (ozono?) (Arciprete Angelo Ceriello).
  • Venosa: forte rumore come una grandinata (Podestà Bagnoli).
  • Potenza: vento impetuoso percepito (Matilde La Scala).
  • Salandra: simile a un temporale in arrivo (Maria Uricchio).
  • Manfredonia e Vieste: urlo di vento (Rosa Dimaglia).
  • San Fele (notti successive): boati continuati.
Leggiamo direttamente un brano del suo lavoro:

E' da ritenere che i colpi istantanei, come scoppi di cannone, siano dovuti alla frattura dello strato terrestre donde irradiò la scossa e che i boati siano prodotti dalle vibrazioni dei bordi dello strato fratturato.

Alfano sottolinea che non è possibile che il suono preceda il sisma, perché le onde sismiche viaggiano a circa 7500 m/s, molto più velocemente del suono (340 m/s). È probabile che l’essere umano percepisca prima i boati perché non avverte inizialmente le vibrazioni del suolo. Solo quando queste superano una certa soglia (accelerazione di almeno 10 mm/s) si ha la percezione diretta del terremoto.

Questi racconto ci aiutano a comprendere nella sua complessità un evento drammatico, di 95 anni fa. Non solo la cronaca di un disastro naturale, ma anche il tentativo umano di comprenderlo attraverso l'osservazione e la testimonianza.

Fonti
Alfano G.B., Il terremoto irpino del 23 luglio 1930 (Pubblicazione dell’Osservatorio di Pompei). Pompei 1931; in:  www.ingv.it


                                                                                                                                             seconda puntata

G.V.

24 luglio 2025

23 LUGLIO 1930: UN TERREMOTO NELL'ITALIA FASCISTA

23 luglio 1930: terremoto dell'Irpinia e del Vulture. Tra tragedia e propaganda.

Un anniversario poco ricordato, ma che ancora racconta una storia di terra e di luce. Una luce sinistra, apparsa agli occhi sgranati dal terrore, come un lampo che ferisce; e poi il rumore della tempesta, come di vento impetuoso e scrocio di pioggia o di grandine.
Il  23 luglio 1930 è un mercoledì.
Un sisma di magnitudo 6,7 (X grado della scala Mercalli) con epicentro tra Lacedonia e Bisaccia colpisce l’Irpinia e il Vulture; le vittime sono 1404.
Abitanti fra le case crollate; fonte
Il giorno dopo, il Corriere della Sera -fascistizzato come tutti i quotidiani non clandestini- ci informa che le autorità governative, con Mussolini al comando, hanno reagito prontamente attivando soccorsi su larga scala. Treni, milizia, esercito e personale sanitario vengono inviati nelle zone colpite per prestare assistenza e portare materiali di prima necessità. Viene organizzata una rete di aiuti per sfollati e famiglie colpite, mentre tecnici e ingegneri iniziano a valutare i danni e a progettare la ricostruzione. La Duchessa d’Aosta e altri esponenti del governo visitano le aree terremotate per mostrare solidarietà e coordinare gli interventi. 
Leggiamo questo brano della cronaca riportata in prima pagina:

Il disastro è particolarmente grave nei paesi di campagna, per la struttura delle case. I modesti casolari sono infatti coperti di tetti pesantissimi, per i quali si utilizza materiale calcareo, allo scopo di renderli più resistenti all’infuriare dei venti: sicché dove sono avvenuti i crolli difficilmente chi ne è stato travolto ha potuto essere estratto ancor vivo.

Militi recuperano i cadaveri; fonte
Secondo il Corriere, dal punto di vista sociale il terremoto ha rafforzato il senso di comunità e di solidarietà fra le popolazioni colpite, che affrontano la tragedia con coraggio e spirito di cooperazione. Vengono promosse anche manifestazioni religiose, come a Salerno: una affollatissima processione allo scopo di rassicurare e unire la popolazione nell’angoscia.

Particolarmente significativo -a nostro avviso- un articolo di spalla sempre in prima pagina, dal titolo Sereni e pronti.

Compiangiamo con tutta l’anima i poveri morti: quasi tutti lavoratori di quelle feraci campagne, sempre minacciate dagli sconvolgimenti tellurici, come se il destino volesse farne pagare a caro prezzo la pittoresca bellezza; compiangiamo i superstiti, che hanno perduto i loro cari e gran parte dei loro beni. Ma soprattutto, prendiamo atto della calma, della serenità che il Paese, anche nelle regioni più vicine a quelle colpite dal terremoto, ha dimostrato nella triste circostanza.
Nessun panico artificioso, nessun smarrimento; passata la prima penosa impressione, tutti si sono prodigati nell’opera di soccorso, con una prontezza degna d’ammirazione: autorità civili e religiose, soldati, milizia volontaria, associazioni di beneficenza. Tutti sono stati pari al difficile compito. Le popolazioni hanno partecipato con uno slancio veramente splendido alle operazioni di soccorso; reprimendo il loro sacro dolore, esse hanno voluto contribuire in ogni modo ad alleviare le conseguenze del grave cataclisma.
Da Roma, come sempre, è partita la parola di incitamento e si è messo in movimento il meccanismo già preparato per simili eventi…
Sono questi i lati confortanti della disgrazia: non solo perché indicano i progressi dello spirito pubblico e degli organi responsabili, ma anche perché assicurano che, in ogni caso, le conseguenze d’ogni più inumano capriccio del Destino, saranno rese più lievi da provvedimenti adeguati e che non si ripeterà più, come in altri tempi, il caso che ritardi e incertezze nell’opera di soccorso possano rendere peggiori e magari irrimediabili gli effetti di quelle sciagure, alle quali ormai l’Italia è avvezza e contro le quali ha imparato a virilmente reagire.

Dall’articolo riportato emerge una notevole enfasi sulla rapidità e sull’efficacia dei soccorsi, per trasmettere l’immagine di un regime capace di intervenire con prontezza, a differenza di quanto accaduto in passato; probabilmente il riferimento è ai disastri del terremoto di Messina (1908) e della Marsica (1915). 
Colpisce in particolare l’attenzione dedicata alla calma e alla disciplina delle popolazioni colpite, che rappresenta una visione ideale della società fascista: ordinata, unita e capace di fronteggiare il pericolo senza panico o caos. 
L’articolo elogia inoltre la modernità dell’Italia fascista, sottolineando come il Paese sia in grado di gestire calamità in modo organizzato. 
Infine, il richiamo al ‘sacro dolore’ che va represso serve a celebrare il senso del dovere e la partecipazione a una gloriosa azione collettiva, quella di alleviare le conseguenze del cataclisma.

Nel successivo post ci occuperemo del fenomeno dei “lampi sismici”, sulla scorta delle testimonianze raccolte dallo studioso G.B. Alfano.

Fonti
Archivio Storico Corriere della Sera
Sito www.ingv.it, che riporta la prima pagina del Corriere della Sera del 24 luglio 1930

Crediti foto storiche:
Bundesarchiv, Bild 102-10191 / CC BY-SA 3.0 DE
Bundesarchiv, Bild 102-10192 / CC-BY-SA 3.0 DE

prima puntata- continua
G.V.