100 anni
Gli uomini nella loro divisa fascista imparano a marciare, a
obbedire agli ordini.
Cuci e rammendi, anche per i tuoi fratelli che vanno all’ “istruzione”.
Arriva la guerra.
Sei preoccupata per una persona a te cara, che non dà notizie.
Poi Pietro Nicola Falcone, il postino del paese, vi porta una lettera. Forse vai con tua madre in paese dalla signora Fernanda, la mastra, nel suo palazzo a lu munuzzar, a farvela leggere, o forse ti aiuta tuo fratello Giuseppe, più piccolo di te.
È stato ferito a una spalla; per tutta la vita porterà una piccola scheggia di ferro nella schiena: la memoria nella carne.
Anche tuo cugino è prigioniero.
Tu hai diciotto anni.
La guerra viene a trovarvi, qui a Valva. I tedeschi stanno per scappare, ma resistono; gli americani stanno per arrivare e bombardano. Le famiglie scappano in montagna e cercano rifugio anche nella grotta di San Michele o in altre località in cui si sentono sicuri, se in guerra si può essere sicuri.
Chissà se anche tu canti con le donne, per chiedere la protezione dell’Arcangelo, per chiedere il ritorno dei soldati, per ingannare la paura.
Hai nascosto i pochi spiccioli che avevi, sotto una pianta d’ulivo.
Come molti altri valvesi, anche tuo padre ha nascosto una cassa con la biancheria in una buca scavata nel terreno e coperta con le pietre.
In montagna avete portato un maiale, di notte; poi lo avete ucciso e lo avete condiviso con gli altri valvesi che avevano fame.
Tu non ti senti sicura. Hai una maglia rossa, hai paura che ti si veda dalla strada, chissà fin da dove.
Un tuo coetaneo muore ucciso da una mina tedesca, nascosta sotto in cinturone. Era qui con voi fino a ieri, oggi ha fatto una grande luce. Aurelio non tornerà più.
A volte torni in campagna con tuo padre. Non trovi più i polli, li hanno rubati i soldati, certamente. Vedi anche alcuni tedeschi vicino a un corso d’acqua, mentre si sentono i colpi secchi: ta ta ta, ripeti ancora il suono. Non se ne è mai andato dalla tua memoria, quel suono di guerra.
Tra le donne che piangono, ce n’è una che ha un figlio piccolo, che ha poco più di un anno. Lei è mia nonna, il bambino è mio padre.
Anche da questa guerra, purtroppo, alcuni valvesi non tornano. Tu li hai conosciuti tutti, eri già una ragazza quando sono partiti. Conosci tutte le loro famiglie, forse hai avuto occasione di scambiare qualche parola anche con alcuni di loro. Forse in paese si è diffusa la notizia della loro morte, l’hai sentita in chiesa o mentre andavi in campagna una mattina o sei passata davanti al monumento.
Giacomo, morto in Spagna prima di tutti. Prospero, il
medico, e Michele, rimasti sotto la neve della Russia. Michele, Michele e
Ottavo caduti in Africa. Carmine, il figlio di zé Catarina, non è tornato dalla
prigionia, lo hanno sepolto in Austria. Alfonso ed Enrico, caduti a Cefalonia.
E poi ancora Francesco -il fratello di Marianna, la ragazza sfortunata di cui
hai sentito parlare fin da bambina- un altro Francesco, due Giuseppe, Pasquale,
morto avvelenato. E poi Michele e Raffaele, morti di malattia appena tornati
dalla guerra.
Ormai sei già sposata quando insieme a tutta Valva attendi
nel monumento il ritorno di Michele, che è partito a vent’anni e ha lasciato la
moglie ed è tornato “in una cassetta di sapone”, come ha detto mamma
Clelia tra le lacrime.
La villa diventa sempre più bella. Proprio in questi anni vengono installate nel parco le statue più belle, quelle delle arti.
In questa foto, sei con due compagne che lavorano con te.
Alle vostre spalle, proprio davanti al villino, c’è un imballaggio di legno.
Quando viene tolto l’imballaggio, si dischiude la bellezza:
Forse sei rimasta incantata il giorno in cui hai visto per la prima volta questa meraviglia:
Qui ti aspetta un giovane, un tuo coetaneo, che secondo l’uso del tempo ti porta l’ammasciata, come si dice a Valva. Il messaggio per eccellenza: quello d’amore.
Tu sei curiosa.
Ora sento la tua voce centenaria che mi racconta la scena e io la immagino, perché la tua voce sa disegnare con le parole.
Le tue parole fanno rivivere i momenti, creano una scena.
“Ma chi è?”
“Sono proprio io!”
Grazie alla nipote Rosanna per la preziosa
collaborazione.