03 agosto 2022

SEI MESI DI RADICA

Il primo post pubblicato su questo blog è stato "mandato per lo mondo" il 3 febbraio 2022, alle 18.36, esattamente sei mesi fa.

Nella presentazione, scrivevo che il blog nasce dal rimpianto "di non aver riempito di domande i miei nonni e i loro coetanei, su tutto: dalla guerra al modo di corteggiare le ragazze, dal lavoro al modo di divertirsi durante le feste". 

Per rimediare almeno parzialmente, mi impegnavo a cercare informazioni sui soldati prigionieri e sui caduti in guerra: un piccolo contributo alla ricostruzione della memoria collettiva.

Radica di ulivo, foto del restauratore Giancarlo Feniello

Il restauratore valvese Giancarlo Feniello -tra l'altro nipote dell'ultima "pacchiana" di Valva, zia Pasqualina-  definisce la radice "la fotografia che non si vede dell'albero, il suo negativo" e ci ha inviato la foto di una radica di ulivo.

Il titolo del blog vuole approfittare della piccola ambivalenza del termine, che può indicare la radica (in italiano) ma anche la parola radice in dialetto valvese.
L'immagine della "ràdica" rimanda agli anziani, che caratterizzano e sostengono il paesaggio umano, lo tengono insieme, lo nutrono ancora.

In questi mesi, ci sono stati lettori che hanno collaborato attivamente, mettendo a disposizione documenti e cimeli da loro custoditi, preziosa eredità morale prima ancora che materiale di parenti prigionieri o caduti in guerra, alcuni hanno intervistato i loro nonni, altri hanno chiesto informazioni su come trovare notizie; molti, infine, hanno espresso il proprio sostegno a questa iniziativa.

Li ringrazio tutti e li invito a continuare a seguire "la ràdica", a dare consigli e a collaborare ancora.

"Un lavoro di ricostruzione e di custodia della memoria storica del nostro paese", scrivevo nel primo post. 

L'immagine dei nomi del monumento con alcune lettere cadute nel tempo mi sembrava efficace per riflettere sulla caducità della memoria; durante il lavoro di ricerca, ne ho individuata un'altra, che ritengo ancora più forte: al momento, ci sono due nomi tra i soldati caduti nella Seconda guerra mondiale che non riusciamo ad associare con precisione né alla persona né alla famiglia. Eppure, in entrambi i casi conosciamo perfino l'indirizzo di nascita o di residenza: i documenti scritti hanno sostituito la memoria della collettività. 

Per questi due soldati, mi pare si possa dire che il monumento ha concluso la sua funzione: non ricorda più, ora trasmette un messaggio che non siamo più in grado di decodificare, perché noi abbiamo dimenticato. Non deve essere una colpa dei valvesi, degli anziani come dei più giovani, ma uno stimolo a fare il possibile per rintracciare nei cassetti della nostra memoria collettiva l'informazione giusta, il ricordo adatto: ecco un modo perché i due soldati rivivano ancora, in una dimensione più ricca rispetto ai loro semplici nomi sul marmo del monumento.

In sei mesi, il blog ha superato ottomila visualizzazioni, in Italia e in altro diciotto Paesi (i più assidui: Stati Uniti, Germania, Irlanda, Francia e Svizzera); quasi seimila visualizzazioni sono avvenute tramite Facebook, solo una cinquantina tramite Google.

Ecco i post, in ordine di pubblicazione, che hanno superato le trecento visualizzazioni: 

  • Mio carissimo padre [la trascrizione, con commento, della lettera del nostro soldato disperso in Russia]

Il numero di visualizzazioni è legato sicuramente anche al pubblico cui sono stati proposti i singoli post: i gruppi tematici su Facebook, ad esempio, consentono una copertura maggiore rispetto a post che hanno un'ispirazione più locale e che pertanto vengono promossi solo sui gruppi legati a Valva e alla Valle del Sele.

I punti di fragilità di questo blog sono molti, ma in questa occasione di metà compleanno non sarebbe elegante elencarli; nonostante la fatica, però, aver contribuito a far venire alla luce storie dimenticate o note solo a pochissime persone è una soddisfazione per la quale valeva e vale la pena continuare a fare ricerche, ipotesi e nuove ipotesi per nuove ricerche.

A proposito di ricerche, un grazie particolare a Pinuccio Cecere, responsabile dell'anagrafe ufficiale, e all'ufficio anagrafe non ufficiale coordinato da mia madre, che puntualmente contatta le persone che costituiscono la memoria storica di Valva per dare un volto e una famiglia ai nomi che emergono dai documenti .

Il lavoro, naturalmente, continua.

Grazie a tutti quelli che danno e daranno una mano.


G.V.


Post scriptum. Dalla fine del mese di giugno, "la ràdica" promuove anche un podcast dal titolo "Il giorno dopo". Il punto di osservazione è una data, il 9 settembre 1943, ovvero il giorno dopo la pubblicazione dell'armistizio con gli Alleati: cerchiamo di analizzare le conseguenze per l'esercito italiano e in particolare per i soldati valvesi. "Il giorno dopo" è disponibile sulle piattaforme Podomatic e su Spotify.

02 agosto 2022

LA MORTE DI UN RE

Il 2 agosto 1900, con una delibera municipale urgente, il Comune di Valva stabiliva di intitolare il corso sotto chiesa al re Umberto I, ucciso il 29 luglio a Monza dall'anarchico Gaetano Bresci. Nella stessa delibera si prevedeva una messa in suffragio dell'anima del sovrano e un telegramma di condoglianze alla Casa reale.

Valva, Corso Umberto I, targa che ricorda la data di intitolazione

Umberto I di Savoia è stato re d'Italia dal 1878 al 1900. 

Il re Umberto I. In occasione del suo giuramento disse: "Il vostro primo re è morto;
il successore vi proverà che le istituzioni non muoiono!
"; fonte

La moglie di Umberto, Margherita di Savoia, esercitò un notevole fascino sulla popolazione e sugli intellettuali dell'Italia umbertina (si pensi al poeta Giosue Carducci).
La regina Margherita di Savoia. Di lei d'Annunzio scrisse un elogio nel suo stile:
"Guardandola, io mai come ieri sera sentii il fascino dell'eterno femminino regale"; fonte

La  figura di Umberto I ha diviso contemporanei e storici: chiamato "Re buono" per l'atteggiamento dimostrato in occasione di un'epidemia di colera a Napoli, ma anche fortemente criticato per l'avallo alla repressioni dei moti popolari ad opera del generale Bava Beccaris (da lui premiato).

Il periodo di regno di Umberto coincide con il governo della cosiddetta "Sinistra storica", le cui figure principali sono Depretis e Crispi

Con Depretis l'Italia si allea con gli imperi di Austria-Ungheria e Germania nella cosiddetta Triplice Alleanza e inizia la sua esperienza coloniale, occupando Assab e Massaua in Eritrea.

La Triplice Alleanza: Umberto  I , Guglielmo II di Germania, Francesco Giuseppe d'Austria

A questo periodo risale l'eccidio di Dogali, nel 1887, nel quale è caduto il nostro concittadino Vincenzo Iannuzzi.

Lapide sul campanile della chiesa di San Giacomo Apostolo.
Si noti la contrapposizione, molto retorica, tra le "italiche armi"
e le "improvvise orde abissine"

Nel 1896 la disfatta di Adua, nella quale perde la vita il nostro concittadino Vitantonio Cappetta, segna la fine dell'esperienza di governo della Sinistra storica.

Valva, torre dell'orologio, lapide che ricorda il tenente Cappetta, caduto ad Adua

Per ulteriori informazioni, rimandiamo al post I valvesi alla guerra in Africa

Due settimane dopo la morte del sovrano, il poeta Giovanni Pascoli pubblicò l'inno Al Re Umberto, che inizia con questi versi:

In piedi, sei morto, tra i suoni
dell'inno a cui bene si muore:
in piedi: con palpiti buoni
nel cuore, colpito nel cuore

Ben diversa è l'ispirazione che emerge da questi versi, tratti dalla canzone popolare Il feroce monarchico Bava:

Deh, non rider, sabauda marmaglia:
se il fucile ha domato i ribelli,
se i fratelli hanno ucciso i fratelli,
sul tuo capo quel sangue cadrà.

Attraverso l'espediente letterario della profezia post eventum, la canzone immagina di predire l'attentato nel quale il re sarà ucciso (episodio considerato un atto di vendetta per il sangue versato a Milano); da notare, la violenta definizione "sabauda marmaglia".
L'uccisione di Umberto I a Monza, copertina della Domenica del Corriere
disegnata da Achille Beltrame; fonte

G.V.

25 luglio 2022

I VALVESI ALLA GUERRA IN AFRICA

Diversi valvesi hanno combattuto sul fronte africano, nelle varie fasi della storia del Regno d'Italia.

A fine Ottocento, la breve stagione del colonialismo italiano è costata la vita a due valvesi, ricordati con delle lapidi nel centro storico.

Vincenzo Iannuzzi è caduto a Dogali, nel 1887: lo ricorda la lapide sul campanile della chiesa di San Giacomo Apostolo.

La Battaglia di Dogali, dipinto di Michele Cammarano; fonte

Il tenente Vitantonio Cappetta, caduto ad Adua nel 1896, è ricordato da una lapide sulla torre dell'orologio.

Le truppe etiopiche attaccano la brigata del generale Dabormida; fonte 

Negli anni 1911-1912 almeno un soldato valvese ha partecipato alla guerra italo-turca, conclusa con la conquista della Libia: Michele Feniello di Pasquale, classe 1890.

Cartolina celebrativa; fonte

Alcuni volontari hanno preso parte alla guerra di Etiopia (1935-36). Dalla memoria popolare sappiamo che ci sono stati, ma ancora non abbiamo individuato i loro nomi.

Proclamazione dell'impero, prima pagina della Gazzetta del popolofonte

Tragico epilogo: la Seconda guerra mondiale, con tre caduti valvesi e diversi prigionieri.

Cartolina con lo slogan Ritorneremo!; fonte

Conosciamo i nomi dei tre caduti: Ottavo Fasano (già nel dicembre 1940), Michele Cuozzo (la notizia del suo decesso è arrivata alla famiglia nel luglio 1943) e Michele Cuoco

Ci attende un lungo lavoro per individuare i diversi soldati valvesi fatti prigionieri in Africa: uno di loro è ancora in vita, è il signor Giuseppe Feniello, al quale rivolgiamo un affettuoso saluto.


G.V.


20 luglio 2022

MICHELE, CADUTO IN AFRICA

Grazie alle informazioni forniteci da un lettore del nostro blog, siamo riusciti a individuare il periodo e il fronte in cui è morto un soldato valvese, il fante Michele Cuozzo.

Il nostro concittadino è caduto in Africa e la notizia del suo decesso è stata comunicata al padre Antonio tramite il parroco di Valva il 13 luglio 1943. La famiglia era residente in via Fontana.

Nel documento che pubblichiamo si legge anche la causa della morte: ferita di scheggia al torace.


La scheda viene dall'archivio dell' Ufficio Informazioni Vaticano per i prigionieri di guerra.

Il codice evidenziato corrisponde a una cartella negli archivi vaticani, all'interno di elenchi ufficiali di 1700 prigionieri in Egitto trasmessi dalla delegazione apostolica in Egitto e Palestina il 9 giugno e giunti il 9 luglio 1943.

Il nostro lavoro di ricerca continua in altri tre ambiti che riguardano Michele Cuozzo.

Quando è nato e chi era sua madre? Non abbiamo ancora trovato l'atto di nascita: ipotizziamo che sia nato prima del 1915 ma siamo in attesa di riscontri.

A quale famiglia apparteneva? Questa è la memoria sociale, diciamo cosi, quella che consente ai caduti di vivere ancora, anche più di quanto faccia un monumento con il loro nome. Stiamo consultando le persone più anziane per individuare la famiglia: il nome è assai diffuso e questo rende meno agevole la ricerca.

Resta poi da collocare la sua data di morte nell'ambito delle operazioni militari della Seconda guerra mondiale. I combattimenti in Africa settentrionale risultano infatti conclusi nel maggio 1943, dunque possiamo ipotizzare che il soldato valvese sia rimasto ferito nelle ultime fasi della guerra in Africa, condotto in un campo di prigionia in Egitto e lì deceduto in seguito alla ferita riportata.

G.V.



16 luglio 2022

MA L'AMORE NO

Terzo episodio del podcast IL GIORNO DOPO, dedicato alle conseguenze dell'8 settembre 1943, dal punto di vista dei soldati valvesi.

Con questo episodio inizia un percorso di approfondimento dedicato alle canzoni degli anni Trenta-Quaranta; il primo argomento è la canzone d'amore.

Ascoltare le canzoni che i nostri soldati hanno cantato, magari mentre erano prigionieri, è un modo per ricostruire il loro mondo e per conoscerli un po' più da vicino.



Il podcast è disponibile sulle seguenti piattaforme:

Podomatic

Spotify

G.V.


01 luglio 2022

IL LUGLIO DEL NOSTRO DESTINO

Secondo appuntamento con il podcast IL GIORNO DOPO, dedicato al 9 settembre 1943 vissuto dai soldati valvesi.

Il titolo di questo episodio è IL LUGLIO DEL NOSTRO DESTINO: si occupa del luglio 1943, un mese decisivo per le sorti dell'Italia, con lo sbarco degli Alleati in Sicilia, il bombardamento di Roma e la caduta del fascismo. 

La parte finale dell'episodio è dedicata agli ultimi valvesi chiamati alle armi (classe 1924) dal maggio all'agosto del 1943.

Dieci di loro saranno considerati "sbandati" dopo l'8 settembre, due continueranno a combattere e uno, Pasquale Cappetta, sarà fatto prigioniero a Rodi o Cefalonia (la ricerca continua).

IL GIORNO DOPO è disponibile sulle piattaforme Spotify e Podomatic.

Ecco i link per ascoltarlo: 

Spotify

Podomatic

In alternativa, sulla piattaforma Spotify basta digitare: il giorno dopo nella sezione Podcast e show.






24 giugno 2022

IL GIORNO DOPO - NUMERO ZERO (PODCAST)

Il Numero Zero del podcast IL GIORNO DOPO è disponibile sulle piattaforme Spotify e Podomatic.


Ecco i link per ascoltarlo: 

Sulla piattaforma Spotify basta digitare: il giorno dopo, numero zero nella sezione Podcast e show:


Il Numero Zero è la presentazione del progetto dedicato al 9 settembre 1943, un giorno che possiamo definire "il giorno dopo"; nel caos istituzionale e militare, infatti, l'esercito italiano sembra in rotta e anche i soldati valvesi vivono la concitazione di questo giorno: alcuni di loro risultano "sbandati", altri cadono a Cefalonia, Rodi, Corfù (le prime vittime dei tedeschi, non più alleati); altri soldati sono catturati dai tedeschi e diventeranno gli IMI (internati militari italiani).

Il podcast vuole ricostruire il contesto militare e politico degli avvenimenti del settembre 1943, approfondendo le vicende dei soldati valvesi in quei drammatici giorni.

Le varie puntate del podcast ospiteranno anche alcuni approfondimenti: ad esempio, sulle canzoni più celebri negli anni Trenta e Quaranta; è importante, infatti, ricostruire anche il contesto culturale in cui si sono formati i nostri giovani soldati.

Obiettivo del Numero Zero è anche quello di ricevere osservazioni e suggerimenti in vista dei prossimi appuntamenti.

Buon ascolto!


G.V.


22 giugno 2022

UN PODCAST DEDICATO AL 9 SETTEMBRE 1943 DEI VALVESI

 Il 9 settembre 1943, il quotidiano La Stampa di Torino sceglie questo titolo, che si rivelerà decisamente infelice, per commentare la notizia dell'armistizio con gli Alleati, resto noto la sera prima.

Proprio quel 9 settembre 1943, invece, l'Italia capirà che la guerra non è affatto finita.

Il re, il governo e i comandi militari sono in fuga, l'esercito è in rotta, Roma è senza difesa.

Gli Alleati sbarcano a Salerno; con la costituzione del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) viene gettato il primo seme della Resistenza: la loro lotta congiunta si concluderà solo nella primavera del 1945. 

Inizia il piano dei tedeschi per disarmare le truppe italiane, in Italia e all'estero.

A Cefalonia, nel mar Ionio, la divisione Acqui rifiuta di cedere le armi ai tedeschi: è l'inizio di un eccidio che interesserà anche altre isole vicine. Tre soldati valvesi muoiono proprio il 9 settembre a Cefalonia, Corfù e a Rodi (isola del Dodecaneso italiano).

Per molti altri soldati italiani e valvesi inizia l'esperienza della prigionia: catturati dai tedeschi, diventeranno Internati Militari Italiani.

Venerdì 24 giugno pubblicheremo il numero zero del podcast

IL GIORNO DOPO
- Il 9 settembre 1943 dei soldati valvesi-


Nelle prossime settimane, preferibilmente di venerdì, pubblicheremo le varie puntate del podcast, fino alla data simbolica del 9 settembre. 
In occasione della presentazione del numero zero, illustreremo il piano dell'opera.

A presto!

G.V.

13 maggio 2022

MIO CARISSIMO PADRE

Oggi, 13 maggio 2022, Raffaele Cuozzo avrebbe compiuto cento anni.

Non li compirà, perché la sua giovinezza è rimasta nell'inverno russo; il suo corpo è diventato neve, i suoi sogni non sono divenuti domani. 

Ci piace ricordarlo offrendovi la trascrizione di una lettera da lui inviata dal fronte russo, nel dicembre 1942.

Raffaele era in Russia con la Divisione Vicenza.

Abbiamo cercato di rispettare quanto più possibile il testo originale, limitandoci alle modifiche ritenute utili a una sua migliore comprensione. 


??? 156 4 -12 -42

156 è il numero del battaglione

Mio carissimo padre con molto piacere vengo a rispondere alla vostra amata e desiderata lettera la quale mi porta la data del 15-11 e sono molto contento a sentire le vostre buone notizie e così nello stesso tempo vi posso assicurare anche di me che me la passo molto bene.  Come pure proprio adesso ho ricevuto una vostra cartolina della nonna che porta la data del 20-11 e una lettera della fidanzata che mi porta la data del 21 e sono molto contento a sentire buone notizie da tutti come pure vi dico che io mi trovo in viaggio e sono parecchi giorni che dobbiamo camminare e mi trovo questa lettera con i vostri indirizzi sopra e ve la scrivo e non

ho altro per scrivere perché la roba con lo zaino e la cassetta sono andati [avanti] con i [camion] cioè con gli autotrasporti (?) e quindi quando arrivo a destinazione vi scrivo di nuovo e rispondo anche alla fidanzata io scrivo questa lettera con la speranza che presto per la strada troviamo qualche  comando truppa nella stazione con i soldati italiani che fanno servizio e così vi spedisco questa lettera ma non so neanche quando parte. Così io vi raccomando solo una cosa tanto a voi quanto lo dite anche alla mia fidanzata che ogni volta che voi mi rispondete mettete la data della lettera mia che vi arriva così mi posso regolare anche io se vi arriva tutta la posta oppure se si perde per la strada

e come pure vi raccomando non tanto a voi ma quanto alla fidanzata che non dovete aspettare sempre mia posta per scrivere scrivete anche così senza ricevere posta perché non tanto da voi ma quanto da essa ch'io ho ricevuto appena 2 volte posta in due mesi quindi io non so se essa proprio non scrive oppure se si perdono per la strada, solo una volta mi arrivarono 20 lettere e cartoline da voi e da essa e poi altro resto se ne passarono parecchi giorni per ricevere posta.
Riguardo a questo non mi prolungo solo vi dico che io vi ho fatto un vaglio [vaglia] ma non ancora è partito ce l'hanno loro al comando perché parte in questi giorni arrivano i soldi e così ci mettono la somma stesso loro e lo mandano e quando parte io ve lo farà subito sapere ...la somma forse sarà di 900 lire (lire novecento) 

ma ancora non sono sicuro quindi/ quando appena parte vi farò sapere del tutto non mi prolungo forse prima di stasera arriva l'altra posta allora io mi regolo se mi arriva altra posta rispondo qua sotto se no la chiudo così e va la mando ora non mi prolungo vi saluto a tutti zio Ernesto zia Maria zia comara Ermelinda sorelle fratelli e in particolare la nonna Nicolina e voi genitori vi abbraccio e vi bacio vostro affezionatissimo figlio Cuozzo Raffaele.
Posta non è arrivata vi abbraccio di nuovo vostro figlio Raffaele.

Il Soldato Cuozzo Raffaele 156 Batt. 
Mitt. P. Militare 156
Divisione Vicenza


Abbiamo provato a realizzare la "nuvola di parole" tratta dalla lettera di Raffaele, per visualizzare la frequenza con la quale ricorrono le parole.

Eccola:

Dalla nuvola di parole, alcuni elementi risultano evidenti.

Innanzitutto, la notevole presenza dei pronomi vi e voi, che tornano complessivamente una volta in più rispetto ai pronomi io e mi; il rapporto è ridotto all'essenzialità della comunicazione: io scrivo a voi, voglio darvi notizie di me e ne chiedo di voi.

Avrete certamente notato che Raffaele dà del voi al padre.
I sostantivi più ricorrenti sono posta, lettera, data; sono frequenti anche voci verbali legate alla corrispondenza, come arriva e parte. Questa sembra una lettera che parla di altre lettere e della difficoltà incontrate dal servizio postale sul fronte di guerra. In fondo, il soldato fa solo un rapido cenno alla propria condizione, per non far preoccupare la sua famiglia: "me la passo molto bene"; la sua preoccupazione principale sembra relativa al rischio che alcune lettere si perdano, il suo rammarico sembra essere quello che altre molto probabilmente non sono mai giunte a destinazione.

Raffaele Cuozzo era nato a Valva il 13 maggio 1922, un sabato, alle dieci del mattino; era figlio di Michele e di Maria Michela Spiotta. Così leggiamo nell'atto di nascita, redatto dal sindaco Vincenzo Valletta; dall'atto risulta che al bambino erano stati dati anche i nomi Emilio e Ciro.

Alla sua memoria, dedichiamo queste parole di un celebre sergente protagonista della ritirata degli alpini dalla Russia, lo scrittore Mario Rigoni Stern:

Il fiume era gelato, le stelle erano fredde, la neve era vetro che si rompeva sotto le scarpe, la morte fredda e verde aspettava sul fiume, ma io avevo dentro di me un calore che scioglieva tutte queste cose.

Ci piace pensare che simili fossero i pensieri di Raffaele mentre scriveva questa lettera al padre, laggiù, nella steppa dove in tanti ora dormono, nei campi di grano e di papaveri.


G.V. 



06 maggio 2022

ARBEITSKOMMANDO 1131, PRIGIONIERO SANTOVITO

Young Enrico Santovito, member of italians army cavalry, was captured in Albany in 1943 and  deported in Germany as an italian military internee. 
We thank prestigious Arolsen Archives for having provided us related documents about his imprisonement we are publishing.

Il prestigioso Archivio Arolsen ci ha inviato un documento che dimostra che Enrico Santovito è stato prigioniero in Germania e che alla fine della Seconda guerra mondiale è stato trasferito nello Stalag IX C.

La sigla evidenziata in alto a sinistra è IMI (Internati Militari Italiani). 
Enrico Santovito è il quinto dell'elenco.
Si noti il refuso Salva al posto di Valva.

Il giovane soldato, appartenente alla cavalleria dell'esercito italiano, viene catturato in Albania l'11 novembre 1943 e condotto in Germania come internato militare.

Osserviamo la colonna numero 15 del documento che segue.

E' la colonna delle osservazioni; gli esempi riportati nell'intestazione hanno una cruda e funesta chiarezza: "arrivi da altri lager, fucilato mentre cercava di scappare o si ammutinava". La parola Lagern, plurale di Lager, purtroppo non ha bisogno né di traduzione né di commenti.

Nella prima cella della colonna, evidenziata dal rettangolo rosso, troviamo una frase valida per tutte le persone nella lista: "il 24 settembre 1944, secondo il decreto, è stato trasferito al lavoro civile".

Nel settembre 1944, infatti, gli internati militari italiani passano allo stato giuridico di lavoratori civili. Questo in genere si traduce in una mitigazione delle condizioni di vita, ma non viene concesso loro di tornare in Italia.



La riga di Enrico Santovito è quella evidenziata in giallo. 

19 RE KAVAL indica il reparto: cavalleria.
La data indicata è quella in cui è stato fatto prigioniero: 11.11.43, in Albania (il nome presenta un refuso).

Quando è fatto prigioniero in Albania,
Enrico Santovito non ha ancora compiuto 22 anni

In Germania, Enrico Santovito si trova nel campo di lavoro denominato Arbeitskommando 1131, a Bobeck - Stadtroda.

Lo capiamo da questo foglio, in cui leggiamo le parole abbreviate Arb Kdo, il numero 1131 e le due località della Turingia (Germania centrale).

Il titolo in alto dimostra che questo è un elenco di italiani.

È probabile che questo foglio sia stato usato come frontespizio, con delle annotazioni valide per tutti i prigionieri indicati nelle pagine successive.

In alto, sono evidenziate due date del marzo 1945: potrebbero riferirsi a un trasferimento da un campo all'altro, ipotesi che sembrerebbe confermata dalla frase in basso: la parola sottolineata significa "rapporto di uscita/partenza".

Nel marzo 1945 le forze sovietiche e americane sono ormai alle porte della Germania: è dunque probabile che ci sia una riorganizzazione (se non una vera e propria smobilitazione) dei campi di prigionia.

Se l'interpretazione è corretta, la destinazione è lo Stalag C: probabilmente si intende il campo principale, visto che il campo di prigionia 1131 di Bobeck - Stadtroda era uno dei tanti sottocampi distribuiti attorno al quartier generale di Bad Sulza. 

Sappiamo che molti prigionieri lavoravano nelle miniere di potassio della zona, ma non abbiamo ancora trovato documenti sul tipo di occupazione di Enrico Santovito né sappiamo in quali campi sia stato prima di essere nell' Arbeitskommando 1131.

Wikipedia ci informa che il campo fu evacuato il 29 marzo 1945 e che i prigionieri furono costretti a marciare verso est prima dell'offensiva americani; per alcuni la marcia durò un mese, prima di essere liberati dagli americani, che liberarono anche i prigionieri rimasti nel campo.

Organizzazione dello Stalag IX; fonte

Le località di Bobeck e Stadtroda distano circa 15 km (oggi Bobeck ha circa 300 abitanti, Stadtroda 6mila), in Turingia.

La Turingia si trova nella Germania centrale. Il suo capoluogo è Erfurt.

Ringraziamo gli Archivi Arolsen per averci concesso il documento su Enrico Santovito, che abbiamo cercato di interpretare per ricostruire un tassello della sua prigionia in Germania.

La ricerca continua.


G.V.




03 maggio 2022

MICHELE, TORNATO AVVOLTO NEL TRICOLORE

C'è un caduto in guerra, almeno uno, che è tornato a Valva.

Vi è tornato dopo dieci anni, accolto con onore.

A Valva era nato e si era sposato; da Valva era partito per la guerra in Grecia, ora a Valva riposa.

Sua madre come tutte le madri avrebbe voluto stringerlo a sé, come aveva fatto quando gli aveva fatto le sue raccomandazioni prima della partenza, ma lo ha dovuto piangere; ne ha atteso il suo ritorno, ma lo ha visto tornare avvolto in una bandiera, dieci anni dopo la morte. 

Michele Macchia nasce l'8 novembre 1923; è figlio di Sabato e di Clelia Papio. La famiglia Macchia è numerosa, come dimostra la foto che pubblichiamo. Michele ha quattro sorelle e due fratelli.

I resti del giovane Michele Macchia accolti dalla famiglia, il 24 maggio 1953.
Grazie al prezioso lavoro di Veronica Cuozzo,
possiamo individuare tutte le persone ritratte nella foto.

La lapide che compare al centro è ancora presente nel cimitero di Valva.
Eccone il testo: "Ritornano al suo / paese nativo/ i resti mortali/ dell'eroico soldato/
Macchia Michele/ nato l'8-11-1923/ caduto il 17-8-1943/ ad Almiros/ 
fronte Greco Albanese/ per la Patria/ lasciando/ nel più immenso dolore/
I genitori fratelli e sorelle a perenne ricordo posero"

Dichiarato abile e arruolato il 9 maggio 1942, Michele è chiamato alle armi e vi giunge il 12 gennaio 1943.

Nell'ottobre 1942 ha sposato Esterina Strollo. 

Assegnato al 41.mo Reggimento Fanteria con sede in Imperia, parte per la guerra: fronte greco-albanese

Il Reggimento confluisce nella Divisione fanteria Modena, che nell'estate del 1943 è inquadrata nel XXVI Corpo d'Armata. Fino all'8 settembre tutte le unità sono impegnate nell'Epiro e nelle isole dello Jonio in attività di difesa costiera e di controguerriglia. Ricordiamo che in questo periodo la Grecia e l'Albania sono sotto occupazione italiana.

Molti soldati valvesi sono impiegati sul fronte greco-albanese. Tre di loro  cadono in battaglia dopo l'8 settembre 1943, combattendo contro i tedeschi (a Cefalonia e nelle altre isole del Dodecaneso), altri sono fatti prigionieri e diventeranno internati militari italiani.

Nei mesi del 1943 che precedono l'Armistizio con gli Alleati, si intensificano gli scontri tra gli italiani e i gruppi della resistenza  greca e albanese.  

Non siamo in grado, al momento, di formulare ipotesi precise sulla morte del giovane soldato valvese. Sappiamo che Michele Macchia muore il 17 agosto del 1943, ad Almyros, in Tessaglia (Grecia); i familiari ricordano che quando è stato colpito si trovava in una sartoria e che la notizia del suo decesso è giunta alla famiglia tramite il sacerdote dell'epoca.

Il suo reggimento sarà sciolto dopo circa un mese, in seguito all'armistizio dell'8 settembre.


Dieci anni dopo la famiglia viene contattata per il riconoscimento della cassetta ossario presso il porto di Bari. Il 24 maggio  1953 le spoglie del giovane soldato vengono portate a Valva con gli onori militari, in una cerimonia che molti testimoni ricordano ancora.

Il rientro nella sua terra nativa di un caduto in guerra riapre una ferita ma è anche un modo per adempiere il dovere verso un defunto, così come la religione e la pietà popolare hanno tramandato nei secoli. Compiuti i riti, anche nei poemi omerici la vita può riprendere; prima, però, l'intera comunità ha il dovere civile e morale di offrire gli onori funebri a chi ha sacrificato la propria vita per la patria.

In tempo di pace, scriveva Erodoto, i figli seppelliscono i genitori;  in tempo di guerra, invece, i genitori seppelliscono i figli: l'ordine della natura è stravolto dalla guerra. 

I coniugi Sabato e Clelia hanno avuto il mesto e pietoso conforto di abbracciare l'urna che custodiva i resti del figlio. In quella domenica di Pentecoste del 1953, essi hanno idealmente abbracciato tutte le salme dei soldati che non sono tornati più a casa, riassumendo nei loro gesti quelli che gli altri genitori non hanno potuto compiere verso i loro figli caduti.

Ecco una foto della cerimonia: il corteo avanza verso la chiesa di San Giacomo Apostolo.

Il corteo funebre è guidato da due sacerdoti:
dovrebbero essere don Giuseppe Alfano e don Lorenzo Spiotta

Da quel giorno, Michele Macchia riposa nel cimitero di Valva, dove è ancora presente la lapide che si vede nella foto con la famiglia accanto ai reati del giovane soldato:


Un doveroso ringraziamento a Veronica Cuozzo, che ha inviato le fotografie storiche e ha raccolto dalla nonna Michela (la bambina indicata nella foto con il numero 10) le informazioni che hanno reso possibile questo post.


G.V.