Uno degli eroi dell'11 settembre è certamente Daniel Nigro, capo dei vigili del fuoco di New York.
![]() |
| Daniel Nigro a Valva, davanti alla porta della casa dei suoi antenati, il 29 ottobre del 2002; fonte: Gozlinus |
Uno strumento di ricerca storica per ricostruire e custodire la memoria dei valvesi caduti o fatti prigionieri in guerra
Uno degli eroi dell'11 settembre è certamente Daniel Nigro, capo dei vigili del fuoco di New York.
![]() |
| Daniel Nigro a Valva, davanti alla porta della casa dei suoi antenati, il 29 ottobre del 2002; fonte: Gozlinus |
Ogni reggimento dell’esercito disponeva di un deposito territoriale in Italia, con il compito di addestrare e mobilitare nuovi soldati, fornire ricambi per il reggimento operativo all’estero e gestire materiali e munizioni.
![]() |
| Artiglieri italiani sulla linea del fronte di Tobruch; fonte |
- Prigioniero nel fatto d'arme di A.S. (Africa Settentrionale) lì 1 gennaio 1941- Rientrato dalla prigionia e presentatosi al Centro Alloggio San Martino lì 31 maggio 1946
Antonio Torsiello appartiene al 55° Reggimento Artiglieria “Brescia”, reparto che fornisce il supporto di fuoco alla Divisione di fanteria “Brescia”.
G.V.
Alcune curiosità: l'atto di matrimonio è firmato anche dallo sposo (capita di rado a Valva in questo periodo); i due testimoni sono Pasquale Cappetta -fratello del tenente Vitantonio morto ad Adua- e Gaetano Fasano, che perderà il figlio Ottavo nella seconda guerra mondiale. Gaetano risulta di professione orologiaio, che sarà ereditata da uno dei figli.
La sigla dovrebbe indicare il posto di comando del reggimento, dove verosimilmente Carmine ha partecipato alle attività di coordinamento e di gestione dei reparti. Lo troveremo sempre nell'artiglieria contraerei.
Nella guerra in Africa Orientale (1935-36) l’Italia fascista invade e conquista l’Etiopia, con l’obiettivo di creare un impero coloniale. Nel maggio 1936 viene proclamato l’Impero d’Etiopia, sotto Vittorio Emanuele III.
Una curiosità: il 18 agosto 1941, "in luogo della licenza di giorni 30 non usufruita" gli viene corrisposto un premio in denaro di 426,90 lire.
👉 Puoi collaborare così:
Vai su antenati.cultura.gov.it e cerca nei registri di Valva e Colliano alla voce Morti.
Cerchiamo l'atto di morte, verosimilmente nella prima metà dell'Ottocento, di una ragazza di Valva o Colliano di nome Angelica, morta in una località di montagna (non deve risultare un indirizzo di casa).
Per coordinare i nostro sforzi, se trovi un atto, o anche solo dopo aver verificato senza risultati, scrivici a la ràdica. Ogni piccolo passo è utile!
Se conosci i luoghi di montagna indicati nella leggenda, inviaci la localizzazione precisa o fotografie.
COME FARE LA RICERCA
1. Collegarsi al sito 👉 https://antenati.cultura.gov.it/ e digitare Valva (o Colliano), come nell'esempio:
2. Nel menu a sinistra, alla voce TIPOLOGIA scegliere MORTI
3. Il portale ora mostra solo la tipologia di registro scelta:
Nel 1929 è allievo musicante nella Banda Presidiaria del 10° Corpo d'armata di Napoli ed è aggregato al Deposito 1° Bersaglieri.
Le bande presidiarie erano legate a un presidio militare (una città sede stabile di truppe dell'esercito); assicuravano un servizio musicale stabile.
In Africa
Nell'ottobre 1935 si arruola volontario per l'Africa Orientale con la ferma di un anno. È nel 9° Battaglione Complementi di Fanteria, assegnato al 132° Reggimento Fanteria.
I battaglioni complementi servivano a raccogliere, formare e rifornire i reggimenti di fanteria con nuovi soldati.
Il 22 ottobre 1935 Mario parte da Napoli per l'Eritrea col 9° Battaglione Complementi ufficiali e sbarca a Massaua.
L'8 novembre 1935 l'esercito italiano occupa Makallé.
Il 16 novembre, a causa della sua lentezza nel condurre l'offensiva in Etiopia, il generale De Bono viene richiamato in Italia e sostituito dal maresciallo Badoglio.
Mario Figliulo fa in tempo a fotografare la partenza di De Bono, nel "giorno in cui lascia il comando", come leggiamo in questa foto che il nipote Carlo ci ha gentilmente messo a disposizione:

![]() |
| Mercato abissino |
Una precisazione linguistica: l’Eritrea è una colonia italiana da fine Ottocento; l’Abissinia è il nome storico dell’antico regno; l’Etiopia è lo stato moderno costruito sull'Abissinia: solo dal 1952 al 1993 comprenderà l'Eritrea (che oggi è indipendente).
Dopo la fine della Grande Guerra, i tribunali militari italiani sono impegnati a giudicare molti soldati accusati di diserzione. Non sempre si tratta di gesti di codardia: spesso infatti sono scelte legate a motivi familiari ed economici. La giustizia militare tende comunque a punire le assenze ingiustificate, giudicate una violazione dei doveri del soldato.
Il 1919 è un anno molto delicato dal punto di vista sociale ed economico per l'Italia.
La società è attraversata da conflitti (scioperi, proteste dei reduci, problemi legati alla smobilitazione).
In questo difficile contesto, il legislatore e i tribunali sembrano oscillare tra severità e clemenza: da un lato riaffermano la disciplina militare, dall'altro adottano provvedimenti di amnistia e condono, anche per alleggerire il carico giudiziario e per favorire il reinserimento dei soldati nella vita civile.
La licenza gli era stata concessa l'11 marzo dal Comando del 37° Reggimento Fanteria dislocato in zona di guerra, "per recarsi a Valva in provincia di Salerno", con l'obbligo di rientrare entro il 4 aprile. L'imputato non solo non ritornò, ma si rese irreperibile, presentandosi poi spontaneamente al Deposito Fanteria in Roma il 15 maggio 1918.Dopo l'intervento del pubblico ministero, prende la parola l'accusato, che ammette il fatto addebitatogli "affermando però di essere a ciò indotto dalle miserevoli condizioni economiche in cui versava la famiglia".
Il disertore armato, o accompagnato da una o più persone armate, che si rifiuti di obbedire alla prima intimazione di arrendersi, ovvero faccia uso delle armi è punito di morte.
Alla stessa pena soggiacciono le persone armate che accompagnano il disertore.
Il giudizio sarà in ogni caso di competenza dei tribunali militari.
Le pene restrittive della libertà personale [...] esclusi i militari disertori da un reparto di prima linea in presenza del nemico, o passati al nemico, i militari disertori per la terza volta nonostante l'ammonimento, e i militari disertori armati [...], sono ridotte al massimo della pena stabilita dall'art. 145, prima parte, del Codice penale per l'esercito [...], qualora si tratti di disertori compresi in alcuna delle categorie indicate nei numeri 1,2,3, e 4 dell'articolo precedente, la cui assenza o le cui assenze arbitrarie dal corpo, abbiano avuto una durata complessiva superiore ai 15 giorni.
[...] E' concessa l'amnistia qualora l'assenza o le assenze arbitrarie dal corpo non abbiano avuto una durata complessiva superiore ai quindici giorni, comprese in tale periodo anche le assenze, per cui sia intervenuto un provvedimento generale o particolare di esenzione da pena, di condono o commutazione, e si tratti di disertori compresi in alcuna delle seguenti categorie:
1. disertori che si siano ripresentati spontaneamente prima del 31 ottobre 1918
coloro che al tempo del commesso reato avevano riportato più di una condanna, per reato contro le persone o contro la proprietà, a pena superiore ai sei mesi di reclusione ordinaria o militare ovvero si trovino sottoposti alla vigilanza speciale della pubblica sicurezza.Di conseguenza, deve essere condannato al massimo della pena stabilita dalla prima parte dell'articolo 145 del Codice penale dell'Esercito:
La diserzione in tempo di guerra sarà sempre punita colla reclusione militare da tre a cinque anni.Per la lodevole condotta del soldato durante il servizio militare e per i suoi ottimi precedenti penali, il Tribunale ritiene doversi sospendere l'esecuzione della condanna, a norma dell'articolo 105 del regolamento di procedura da seguirsi davanti ai Tribunali di guerra. Alla condanna segue l'obbligo del risarcimento dei danni e alla rifusione delle spese processuali.
Il tribunale condanna formalmente F.S. al massimo della pena prevista dal Codice penale dell’Esercito per la diserzione in tempo di guerra, cioè cinque anni di reclusione militare. Tuttavia, la condanna viene subito sospesa per la buona condotta del soldato, e pochi mesi dopo, con l’amnistia dell' ottobre 1919, la pena viene completamente cancellata.
F.S. ha rischiato la pena di morte?
No, perché la pena di morte scattava solo in alcuni casi particolari previsti dal Decreto Luogotenenziale 10 dicembre 1917, n. 1952 (art. 4): diserzione armata; diserzione in presenza di complici armati; se il disertore si rifiuta di arrendersi alla prima intimazione o fa uso delle armi. Il collegio giudicante esclude che F.S. rientri in queste ipotesi aggravanti: non è disertore da reparto in linea davanti al nemico, non è recidivo (terza volta), non era armato né ha opposto resistenza.
Le attenuanti
Grazie al Regio Decreto 21 febbraio 1919, n. 157, i disertori che si erano ripresentati spontaneamente entro una certa data potevano usufruire di una riduzione di pena o dell’amnistia. F.S. rientra in questa categoria, quindi la pena viene ridotta al massimo della reclusione prevista (3–5 anni), ma non è passibile di pena capitale.
![]() |
| Scipione Marciello nella sua divisa di guardia comunale Foto di Michele (Foto Falco) Falcone, fonte Gozlinus |
Era un reparto della MVSN, composto in prevalenza da volontari. Aveva compiti di deposito e di addestramento. La MVSN era una milizia politica, una forza armata volontaria e uno strumento di controllo del territorio; i suoi compiti spaziavano dall'ordine pubblico alla partecipazione diretta ai conflitti.
La sede del comando truppe n.8 è il Policlinico di Bari: Scipione stava attendendo di essere imbarcato verso la sua destinazione operativa. Dal suo foglio matricolare possiamo ipotizzare che il Policlinico di Bari fosse utilizzato come sede logistica e amministrativa militare, visto che leggiamo la dicitura "Tappa n. 8-Policlinico di Bari". Le tappe erano strutture militari che gestivano i movimenti di personale e materiali.