15 ottobre 2023

'O SCUGNIZZO, IL FUMETTO DEL COMANDANTE CHE COMBATTE CONTRO GLI ANGLOAMERICANI NELL'ALTO SELE

Un fumetto pubblicato su un giornale per ragazzi della Repubblica di Salò, che celebra la resistenza contro gli "invasori" angloamericani di un comandante e dei suoi uomini, nascosti sulle montagne di Valva e di Colliano.

Nell'ottobre 1944 su "Fiamme" -giornale per ragazzi edito dalla Presidenza Centrale dell'Opera Balilla- viene pubblicata una striscia a fumetti dal titolo "Le avventure di 'O Scugnizzo", creata da Giulio Zamperoni.

'O Scugnizzo è un ufficiale dell'esercito, di origine napoletana, che combatte in nome del fascismo contro gli angloamericani, nascondendosi con i suoi uomini sulle montagne di Valva e di Colliano.

Potremmo definirlo una sorta di partigiano alla rovescia.

Ecco la tavola, che troviamo nel sito di If Edizioni:

Il fumetto è pubblicato anche nella sezione Documenti del blog Gozlinus Valva.

Nei prossimi post proporremo un'analisi delle singole vignette di questa interessante tavola, una storia raccontata su una sola pagina.  

Per ricostruire il contesto culturale in cui si inserisce la pubblicazione del fumetto, può essere utile questo passo tratto dalla presentazione del saggio "Vivere al tempo della Repubblica Sociale Italiana di Salò", a cura di Roberto Chiarini e Marco Cuzzi (Compagnia della Stampa):

[...] E c'è un'Italia che legge: la stampa clandestina, la propaganda di regime, le polemiche intestine alle anime del fascismo repubblicano. Ma c'è spazio anche per i fumetti. Mica roba americana: Mickey Mouse diventa il Balillino, buono, coraggioso e sull'attenti. I vari Tim e Tom, Phanton, Flash Gordon sono trasformati in Dino e Sandro, Il Conte Misterioso e Romano il legionario.        

Sul "Corriere dei piccoli" spopolano le avventure dello studente "Franco Lelli", un ragazzo come tanti, un anti-eroe che non combatte in prima linea ma esprime il suo coraggio e sacrificio nel quotidiano della vita civile, nel cosiddetto fronte interno.

Oltre al già citato sito di If Edizioni, possiamo trovare informazioni sull'autore del fumetto consultando la ricca voce a lui dedicata su Lambik-Comiclopedia.

Guido Zamperoni ha collaborato con il "Corriere dei Piccoli" e con varie case editrici italiane e francesi. Tra gli altri, ha realizzato il fumetto "Le avventure di Gianni Ferro", successivamente ha disegnato le avventure di "Saetta" e di "Zorro", ha collaborato a "Tex". Ha collaborato anche con "L'Audace" e con "Il Vittorioso". Ha partecipato al primo lungometraggio d'animazione italiano: "La Rosa di Bagdad". Alla fine degli anni Settanta ha realizzato la serie spaziale "Sunny Sun".

Un cordiale ringraziamento al prof. Michele Figliulo, curatore del blog "Gozlinus Valva", per la preziosa segnalazione di questo straordinario documento.


Approfondimento

Per approfondire il tema del fumetto durante il fascismo:

Gadducci-Gori-Lama, Eccetto Topolino. Lo scontro culturale tra fascismo e fumetti, edizioni NPE

"Eccetto Topolino". Il fumetto in Italia durante il regime fascista


***1- continua***

G.V.


08 ottobre 2023

RICORDO ANCORA IL DOLCE DI QUELLE CARAMELLE

Ci sono momenti in cui il raccoglitore di storie deve fare un passo indietro e lasciare che il flusso dei ricordi della persona che sta raccontando emerga liberamente.
Sono i ricordi di una donna che all'epoca dei fatti era una bambina di sei anni: essi si sono fissati nella sua mente e ora la signora Michela Feniello ci tiene a raccontarli.
I ricordi personali possono diventare materiale condiviso con i più giovani, come la testimonianza di un'esperienza vissuta tempo fa ma che ha ancora da insegnare a noi, oggi.

Settembre 1943

Il settembre 1943 è un mese decisivo per le sorti dell'Italia nella Seconda Guerra Mondiale, con la firma dell'armistizio con gli Alleati e, di fatto, con l'inizio dell'occupazione tedesca. 
Lo sbarco degli Alleati a Salerno -all'indomani del proclama di Badoglio che annuncia l'armistizio- porta la guerra anche in Campania; le zone interne, che al conflitto avevano pagato il loro tributo di giovani caduti al fronte, ora conoscono la guerra sul loro suolo, nei loro cieli.

Diamo la parola alla signora Michela.

Una fuga provvidenziale

Avevo sei anni.
Abitavamo al Piano dei salici; un giorno venne una signora (zé S'ppuccia) che urlando ci disse di scappare perché c'era la guerra.
Allora ci spostammo in un'altra abitazione con altre famiglie e amici dei miei genitori. Se non fossimo scappati, forse saremmo morti perché, in seguito allo scoppio di una bomba, la casa crollò in parte e saltarono porte e finestre.

In montagna, di nascosto, piangevano anche i grandi
La mattina seguente, alle prime luci dell'alba, ci avviammo in montagna, a Campo Pastore, insieme ad altre persone. Arrivati in montagna ci siamo sistemati in un pagliaio. Siamo rimasti lì per circa venti giorni; non avevamo né orologi né sveglie ed eravamo disorientati. 
Si sentivano in lontananza bombe e spari che ci facevano sussultare dalla paura. La paura era tanta e noi bambini piangevamo di continuo; i grandi cercavano di consolarci, ma di nascosto piangevano anche loro. 

Rosso di sera da Campo Pastore; foto di Valentino Cuozzo

Il ricordo più tragico fu il giorno in cui vedemmo una grande nube di fumo. Mio padre che era andato in paese per prendere un po' di viveri, raccontò di aver visto un aereo cadere, a Pezzalonga. Si recò sul posto e vide il rottame dell'aereo con dentro i corpi di quattro soldati carbonizzati. Probabilmente erano tedeschi. 
La dolcezza infinita delle caramelle

Finita la guerra, decidemmo di tornare alle nostre abitazioni. Sulla strada del ritorno, mia madre aveva in testa la "sporta" con mio fratello Giuseppe e per mano teneva me. 
Lungo il cammino incontrammo dei soldati americani che, pronunciando delle parole per noi incomprensibili, si avvicinarono e ci offrirono delle caramelle. Dapprima, per la paura, cercammo di scappare, poi capimmo che erano "soldati amici", prendemmo le caramelle e ce le dividemmo. 
Ricordo che le mangiai una dopo l'altra e il sapore era di una dolcezza infinita. Non ricordo di averne mangiate di più buone né prima né dopo la guerra.

Bambini attratti dai dolciumi di un soldato americano; fonte

Il ritorno a casa, tra gioia e paura

Arrivati alla nostra abitazione, trovammo tutto distrutto, la casa semicrollata, senza porte né finestre, i letti erano coperti di macerie. Cercammo di sistemare alla meglio per passare la notte.
La gioia del ritorno a casa era intervallata dalla paura: si sentivano ancora in lontananza bombe e spari. Nei giorni seguenti ci rimboccammo le maniche grandi e bambini, cercammo di sistemare la casa e gli arredi e pian piano tornammo alla normalità.
Panorama di Valva negli Anni Quaranta; fonte

 Ricordi e sensazioni che non si dimenticano

Questo è quello che ricordo della guerra nel mio paese; ero una bambina, ma certe cose sono rimaste impresse nella mia memoria. Il ricordo della fuga verso la montagna, la paura delle bombe, la mancanza di cibo, il dormire in un pagliaio e il privarsi di tutto. Ma soprattutto, la dolcezza di quelle caramelle non l'ho mai dimenticata.

...che la dolcezza ancor dentro mi suona, scrive Dante per esprimere l'incontro con la dolcezza del canto. Se la dolcezza di un canto risuona ancora, allora forse quella di caramelle mai assaggiate prima è la dolcezza perfetta, il cui ricordo ancora allieta il gusto e la mente di chi le ha assaggiate una volta, da bambina, tanti anni fa, mentre una guerra finiva e iniziava il momento di rimboccarsi le maniche.


Un caloroso abbraccio alla signora Michelina e un affettuoso ringraziamento alla figlia Marinella Tenebruso che ne ha raccolto i ricordi.

G.V.

05 ottobre 2023

PIETRO, DUE VOLTE PRIGIONIERO

E' difficile considerare questa come una storia normale.
Un soldato che combatte in Africa e viene fatto prigioniero dagli inglesi, poi si trova nell'isola di Creta e viene fatto prigioniero dai tedeschi.
Questa è la storia di Pietro Torsiello, nato proprio il giorno di san Pietro: il 29 giugno 1920.

In Libia
Quando il 22 aprile 1939 è dichiarato abile e arruolato, Pietro rinuncia al beneficio del congedo anticipato, a quanto leggiamo in un registro del comune di Valva.
Chiamato alle armi il 12  febbraio 1940, è assegnato all'85.mo Reggimento Fanteria "Sabratha".
Pietro Torsiello è il soldato col casco coloniale in mano
Dedica a un genitore (retro della foto precedente)
Inizia per lui una guerra che durerà oltre cinque anni, fino al 1 agosto 1945, quando rientra dalla prigionia in Germania e si presenta al Distretto Militare di Salerno. 
Il giorno dopo il celebre discorso con cui Mussolini annuncia l'entrata in guerra dell'Italia, Pietro si trova in territorio che è definito "stato di guerra", in un reggimento che pertanto risulta "mobilitato".
Dopo la "vestizione" militare, il 1 marzo 1940 si imbarca da Napoli per l'Africa Settentrionale e il giorno dopo sbarca a Tripoli.

La prima prigionia
Non abbiamo altre notizie di lui fino al 6 febbraio 1941, quando risulta prigioniero di guerra in seguito alla battaglia di Agedabia, una località che costituiva il principale nodo stradale che collegava Tripoli a Bengasi. La sconfitta determinerà la perdita dell'intera Cirenaica.
Una bandiera catturata sventola su un carro britannico; fonte
Ci siamo già occupati di questa battaglia seguendo le vicende militari di 👉Donato Vacca, un soldato valvese che riuscirà ad evadere dalla prigionia il 2 aprile.
Non sappiamo se anche Pietro Torsiello sia riuscito ad evadere , ma un dato è certo: il 6 aprile 1941 risulta liberato dalla prigionia.
Due giorni dopo è assegnato al 55.mo Reggimento complemento di divisione "Savona".
A settembre Pietro torna in Italia per una licenza straordinaria di venti giorni e alla fine della licenza viene rimandato al deposito del 39.mo Reggimento Fanteria (ottobre 1941).
Pietro Torsiello con bambini libici

A Creta

Il 24 maggio 1942 Pietro è trasferito al 39.mo Reggimento Fanteria Bologna, mobilitato nell'isola di Creta con compiti di presidio; il reggimento occuperà la parte orientale dell'isola.
Il 12 settembre 1943 Pietro viene fatto prigioniero dei tedeschi.
Ci siamo già occupati di un altro valvese fatto prigioniero dai tedeschi nello stesso giorno a Creta: 👉Gelsomino Cuozzo.
Riportiamo queste informazioni, tratte dal sito www.ilpostalista.it:

[I soldati italiani a Creta erano 21.700]. Di questi, circa 20mila vennero disarmati e si dichiararono disposti a continuare a combattere con i tedeschi. Gli altri vennero considerati fuggiaschi. Per uno stano fenomeno, ma non si deve dimenticare che le forze armate a Creta dipendevano direttamente dai tedeschi, la quasi totalità dei militari italiani si accordarono con i tedeschi [...]. I militari che non aderirono si stimano non arrivassero a duemila unità. Nel dicembre 1943 i militari internati presenti nell'isola erano circa mille.

Internato militare in Germania
Come sempre accade con i fogli matricolari, a questo punto c'è un vuoto di informazioni.
Nel caso di Pietro Torsiello, però, abbiamo a disposizione un documento, tratto dagli Archivi Arolsen.
Il documento è un elenco, redatto a Monaco nel 1946; Pietro Torsiello risulta in Germania dal 18 settembre 1944 al 28 aprile 1945:

La riga dedicata a Pietro Torsiello è l'ultima, qui in basso:
Molto probabilmente, la data di settembre 1944 indica la "civilizzazione" degli internati militari in Germania: un cambiamento di status al quale non corrisponde un miglioramento delle condizioni di vita dei prigionieri italiani.
Non siamo in grado di stabilire sulla scorta di documenti storici il Lager in cui è stato detenuto Pietro Torsiello né di individuare il settore di impiego lavorativo in Germania. 
I nipoti ricordano che il nonno parlava delle "bruttezze" che aveva subito nel campo di concentramento di Dachau: anche se non sarà semplice riallacciare il filo dei ricordi, c'è ancora da scrivere, perché questa storia merita di essere raccontata.


Un cordiale ringraziamento alla nipote Elsa Fasano.

G.V.


04 ottobre 2023

PROGETTI DI UN MATRIMONIO CHE LA GUERRA IMPEDIRA'

Forse sogna di portare la sua fidanzata sul ponte di Brooklyn, inaugurato da appena trent'anni.

Ponte di Brooklyn nel 1909; fonte

La fidanzata però vive a Valva e non è semplice fare quello che ha fatto zio Michele dieci anni fa: tornare in Italia, sposarsi, ripartire per l'America con la moglie.

Francesco Torsiello è un giovane pratico: pagare tre biglietti della nave è una spesa che non può ancora permettersi; in fondo, è qui in America da poco.

Sente dire che da Valva sta partendo per gli Stati Uniti il fratello della sua fidanzata e allora Francesco ha un'idea; pensa di comunicarla al padre: prende carta e penna e scrive.

Questa è la sua lettera.

*****

Innanzitutto, la carta è intestata della Municipal Court of the City of New York-Borough of Brooklyn, Third District [tribunale municipale]. 
E' verosimile che Francesco utilizzi della carta di cui è venuto in possesso; non sembrano plausibili altre interpretazioni.

La città di New York è suddivisa in cinque distretti (Manhattan, Brooklyn, Queens, Bronx e Staten Island), ciascuno dei quali ha il proprio governo locale.

Non sappiamo di preciso dove sia stata scritta la lettera: Francesco potrebbe infatti vivere ancora con lo zio Michele; quando partirà per la Francia indicherà come indirizzo 57 Lee St Brooklyn, mentre lo zio risulterà essere residente a Jersey City (a circa un'ora di distanza, con i tempi di percorrenza odierni).

Proponiamo una trascrizione della lettera, confidando nella collaborazione dei lettori per risolvere i dubbi di interpretazione, dal momento che non tutte le parole sono di facile comprensione.

Cari genitori con molto piacere rispondo alla vostra 
lettera e molto mi sono consolato che godete una flo-
rida salute con tutti di famiglia come lo stesso vi posso 
dire anche di me che me la passo molto bene. 
Cari 
genitori voi vi credete che io non voglio venire più da 
voi, invece avete male capito perché io avevo
piacere di sposare e appena che ho sentito che suo 
fratello veniva in America ho fatto sapere se la
portava con lui e io la sposavo, se no così a me mi
costa molta moneta per fare solo a ....tre viaggi
per sposare, poi quando ritorno in America non....
da fare la casa e mi costa altra moneta
io ho fatto il conto che al massimo ci vuole 300
scudi, e dove la vado a prendere io non tengo mica 
la banca [?]...che se l'avevo vi mandavo la mia parte
per il nostro debito della casa, non faceva tanto
espressione [?] perciò il soldato è stata una scusa
se mi volete bene glielo fate capire voi tanto alla
mia sposa quanto a suo fratello, che se la vuole portare
io ci mando subito  il Barche e non mi farò nessuno
debito
non mi resta ... saluti al cognato
come anche alla mia sposa, saluti a fratello
e sorella a voi lo stesso e mi dico vostro
caro figlio Francesco Torsiello

 Alcune osservazioni

Trecento scudi: Francesco utilizza un vecchio termine per indicare la moneta; è un indizio molto interessante, perché la circolazione monetaria degli scudi è attestata fino all'inizio della Grande Guerra, anche se dal 1879 la coniazione degli scudi in Italia era cessata. 
Il termine può anche indicare la moneta di 5 lire in argento: in questo caso, dunque, Francesco ipotizzerebbe una spesa di 1500 lire.

Barche potrebbe essere un termine colloquiale utilizzato per riferirsi ai soldi per il viaggio.


Abbiamo già raccontato come si conclude la storia: Francesco si arruolerà nell'esercito americano, prenderà parte alla Grande Guerra e morirà in Francia, dove riposa.

Un cordiale ringraziamento al signor Mario Cuozzo.



G.V.