08 ottobre 2023

RICORDO ANCORA IL DOLCE DI QUELLE CARAMELLE

Ci sono momenti in cui il raccoglitore di storie deve fare un passo indietro e lasciare che il flusso dei ricordi della persona che sta raccontando emerga liberamente.
Sono i ricordi di una donna che all'epoca dei fatti era una bambina di sei anni: essi si sono fissati nella sua mente e ora la signora Michela Feniello ci tiene a raccontarli.
I ricordi personali possono diventare materiale condiviso con i più giovani, come la testimonianza di un'esperienza vissuta tempo fa ma che ha ancora da insegnare a noi, oggi.

Settembre 1943

Il settembre 1943 è un mese decisivo per le sorti dell'Italia nella Seconda Guerra Mondiale, con la firma dell'armistizio con gli Alleati e, di fatto, con l'inizio dell'occupazione tedesca. 
Lo sbarco degli Alleati a Salerno -all'indomani del proclama di Badoglio che annuncia l'armistizio- porta la guerra anche in Campania; le zone interne, che al conflitto avevano pagato il loro tributo di giovani caduti al fronte, ora conoscono la guerra sul loro suolo, nei loro cieli.

Diamo la parola alla signora Michela.

Una fuga provvidenziale

Avevo sei anni.
Abitavamo al Piano dei salici; un giorno venne una signora (zé S'ppuccia) che urlando ci disse di scappare perché c'era la guerra.
Allora ci spostammo in un'altra abitazione con altre famiglie e amici dei miei genitori. Se non fossimo scappati, forse saremmo morti perché, in seguito allo scoppio di una bomba, la casa crollò in parte e saltarono porte e finestre.

In montagna, di nascosto, piangevano anche i grandi
La mattina seguente, alle prime luci dell'alba, ci avviammo in montagna, a Campo Pastore, insieme ad altre persone. Arrivati in montagna ci siamo sistemati in un pagliaio. Siamo rimasti lì per circa venti giorni; non avevamo né orologi né sveglie ed eravamo disorientati. 
Si sentivano in lontananza bombe e spari che ci facevano sussultare dalla paura. La paura era tanta e noi bambini piangevamo di continuo; i grandi cercavano di consolarci, ma di nascosto piangevano anche loro. 

Rosso di sera da Campo Pastore; foto di Valentino Cuozzo

Il ricordo più tragico fu il giorno in cui vedemmo una grande nube di fumo. Mio padre che era andato in paese per prendere un po' di viveri, raccontò di aver visto un aereo cadere, a Pezzalonga. Si recò sul posto e vide il rottame dell'aereo con dentro i corpi di quattro soldati carbonizzati. Probabilmente erano tedeschi. 
La dolcezza infinita delle caramelle

Finita la guerra, decidemmo di tornare alle nostre abitazioni. Sulla strada del ritorno, mia madre aveva in testa la "sporta" con mio fratello Giuseppe e per mano teneva me. 
Lungo il cammino incontrammo dei soldati americani che, pronunciando delle parole per noi incomprensibili, si avvicinarono e ci offrirono delle caramelle. Dapprima, per la paura, cercammo di scappare, poi capimmo che erano "soldati amici", prendemmo le caramelle e ce le dividemmo. 
Ricordo che le mangiai una dopo l'altra e il sapore era di una dolcezza infinita. Non ricordo di averne mangiate di più buone né prima né dopo la guerra.

Bambini attratti dai dolciumi di un soldato americano; fonte

Il ritorno a casa, tra gioia e paura

Arrivati alla nostra abitazione, trovammo tutto distrutto, la casa semicrollata, senza porte né finestre, i letti erano coperti di macerie. Cercammo di sistemare alla meglio per passare la notte.
La gioia del ritorno a casa era intervallata dalla paura: si sentivano ancora in lontananza bombe e spari. Nei giorni seguenti ci rimboccammo le maniche grandi e bambini, cercammo di sistemare la casa e gli arredi e pian piano tornammo alla normalità.
Panorama di Valva negli Anni Quaranta; fonte

 Ricordi e sensazioni che non si dimenticano

Questo è quello che ricordo della guerra nel mio paese; ero una bambina, ma certe cose sono rimaste impresse nella mia memoria. Il ricordo della fuga verso la montagna, la paura delle bombe, la mancanza di cibo, il dormire in un pagliaio e il privarsi di tutto. Ma soprattutto, la dolcezza di quelle caramelle non l'ho mai dimenticata.

...che la dolcezza ancor dentro mi suona, scrive Dante per esprimere l'incontro con la dolcezza del canto. Se la dolcezza di un canto risuona ancora, allora forse quella di caramelle mai assaggiate prima è la dolcezza perfetta, il cui ricordo ancora allieta il gusto e la mente di chi le ha assaggiate una volta, da bambina, tanti anni fa, mentre una guerra finiva e iniziava il momento di rimboccarsi le maniche.


Un caloroso abbraccio alla signora Michelina e un affettuoso ringraziamento alla figlia Marinella Tenebruso che ne ha raccolto i ricordi.

G.V.