02 novembre 2023

IL SOLDATO TEDESCO CHE CERCAVA I "CHICCHIRICHÌ"

Con zia Maria ho un legame particolare.

Ero con lei la mattina del terremoto del 1980, a raccogliere castagne. Escludo che il mio contributo sia stato determinante per riempire il  secchio, ma mi piace credere di sì.

Ora la montagna torna, mentre mi parla di località che non ho mai sentito nominare, con nomi dialettali divertenti e suggestivi: Cierr di Pintillo, Pietra di Cantone, Chian d' Barbariell (dove c'erano molte persone, precisa). 

Nella foto di Valentino Cuozzo si intravede "Valva vecchia".
Una delle località citate da zia Maria dovrebbe essere alle sue spalle.

Sono da lei per chiederle di raccontarmi il settembre 1943 vissuto dai valvesi, tra tedeschi e americani. Aveva undici anni, compiuti proprio in quei giorni.

"Eravamo tre famiglie: la nostra e quelle delle mie zie. Mio zio Antonio Cuozzo ci portava acqua e cibo, insieme alle notizie dal paese. Dormivamo in pagliai costruiti con i 'cuorm' [steli]. Al passaggio degli aerei ci nascondevamo", racconta.

Zia Maria ricorda che alla notizia dell'arrivo degli americani scesero dalla montagna rapidamente; le più veloci furono lei e la sorella piccola, piene di entusiasmo.

Pensando che il pericolo fosse finito, a casa prepararono un bel  piatto di fusilli ma dalle colline di Oliveto Citra sentirono dei colpi di artiglieria e  andarono a nascondersi di nuovo.

Ricorda un pericolo corso da suo padre.

I tedeschi volevano requisire provviste e lo minacciavano con un fucile, intimandogli di consegnare i "chicchirichì"; erano convinti che le galline fossero nascoste nel terreno.

"Mio padre invocò San Michele, il soldato scivolò e lui riuscì a scappare", aggiunge zia Maria piena di entusiasmo: sembra quasi sorprendersi ancora, a ottanta anni esatti di distanza.

I tedeschi si accontentarono di patate, cipolle e zucche, portandole in paese. 

Per la verità, qualcosa nascosto nel terreno c'era: una cassa con i panni, che però in seguito avrebbero trovato rovinati.

Zia Maria ricorda la vicenda di Aurelio, il sedicenne morto su una mina. Ricorda due caduti in guerra: Giacomo Cuozzo, che lasciò moglie e figli, e Ottavo Fasano.

Penso a quelle giovani esistenze spezzate, una in Spagna e l'altra in Africa, come a promesse non mantenute dalla vita.

Penso che fino a quando ci sarà qualcuno in grado di ricordare il giorno in cui un soldato è tornato dalla guerra o dire "erano tutti bassi quei fratelli", il passato non sarà passato del tutto e continuerà a essere radice del presente.

È l'ennesima lezione che ricevo da zia Maria. 

Un cerro ("quercus cerris"); fonte

Un cordiale ringraziamento alla figlia Michelina Mastrolia.
G.V.