06 novembre 2023

IO AMO LA VITA: I RICORDI DI ZIA ROSINA

IO AMO LA VITA
intervista di Lucia Farella

Io amo la vita è il ricordo della guerra di una bambina di 9 anni, Rosa Torsiello, vedova Valletta, oggi ultranovantenne, una signora elegante nei modi e nel portamento.                

Zia Rosina, cosa ricordi della guerra?     
Ero una bambina di nove anni, ricordo che sentivo e vedevo gli aerei volare basso, mio padre diceva che erano aerei tedeschi. Abitavo con la mia famiglia in località Piano dei salici. Ogni volta che li sentivo quando ero all'aperto mi nascondevo sotto agli alberi dalla paura. 
Quando avete capito che bisognava scappare?
Un giorno ero sola in casa perché il resto della famiglia era nei campi. Quando sentii il rumore degli aerei sempre più vicino corsi a nascondermi in soffitta, scesi solo quando non li sentii più; al rientro mio padre disse che era arrivato il momento di scappare e di andare a nasconderci in montagna: così andammo ad Acquafredda

Acquafredda, foto di Valentino Cuozzo

Cosa avete portato con voi?
Prima di lasciare la nostra casa i miei genitori scavando un grande fosso, poco distante da casa, ci nascosero quello che avevamo.
Ricordo una macchina da cucire Singer (mia madre con quella ci cuciva gli abiti, anche la biancheria intima), il corredo, alcuni viveri, poi ricoprirono tutto con la terra. Poi raccolsero tutto il bestiame, caricarono l'asino con i viveri da portare e partimmo, le bestie davanti, le pecore, le mucche e all'incirca più di venti tacchini, non ricordo se portammo anche le galline e noi dietro con l'asino. 
Come vi siete organizzati in montagna?
Quando arrivammo ad Acquafredda mio padre arrangiò una capanna e lì siamo stati, non ricordo per quanto tempo, ricordo solo che era estate, per fortuna. Eravamo in molti, era come un paese, altri erano più sopra, presso il Sierro delle rose, ricordo che per prendere l'acqua alla fontana bisognava fare la fila.
La fontana di Acquafredda; foto di Valentino Cuozzo
Quando finivano i viveri necessari, i grandi scendevano in paese a recuperare qualcosa, compreso quello che lasciavano gli americani presso località Bosco. Scatolette, pane scuro, pasta e il rancio (delle scatole più grandi delle scatolette con dentro carne mista) e poi le caramelle! E noi a vederle, io e la mia sorella gemella che purtroppo è morta qualche anno fa (qui la signora Rosa si ferma un poco, il suo volto si rattrista)... abbiamo provato tanta gioia. 

Cappellina dedicata alla Madonna, Sierro delle rose;
foto di Valentino Cuozzo
Zia Rosina, come erano quelle caramelle? Buone? 
Magnifiche! Le abbiamo divise io e mia sorella, gli altri fratelli erano tutti più grandi. Dopo che passarono gli americani siamo tornati a casa, abbiamo sistemato e recuperato la roba sottoterra. 
Ricordo che passavano gli sfollati, persone scappate dalla guerra, brave persone, qualcuno rimase per un periodo a garzone presso famiglie di Valva.
Parlavano una lingua che non comprendevo. 
Questo è  tutto quello che ricordo...       
Vorrei chiederti una considerazione su quello che hai vissuto, anche pensando a quello che sta succedendo oggi nel mondo..
Abbiamo patito tanto, c'era tanta miseria, ma abbiamo reagito e siamo andati avanti, fino ad oggi, spero che queste guerre finiscano e che nessuno possa più patire...
Valva, 2 novembre 2023

Post scriptum
Due parole sul titolo.
Lo ha scelto Lucia: le è sembrato quello giusto per riassumere le lezioni di saggezza che le dà la signora Rosa, che spesso conclude i suoi racconti dicendo: "Io amo la vita".
Amare la vita, anche nelle difficoltà, nel pericolo, nella fuga per mettersi in salvo.
Amare la vita e ricominciare. Sempre.


Un abbraccio alla signora Rosa e un doveroso ringraziamento a Lucia Farella, autrice dell'intervista.
G.V.