la ràdica

Uno strumento di ricerca storica per ricostruire e custodire la memoria dei valvesi caduti o fatti prigionieri in guerra

29 dicembre 2025

L'ARGENTO DEI SENTIERI, 1

Parlare di persone centenarie è come contemplare alberi maestosi, con le radici in profondità e la chioma che si innalza verso l’alto; i rami sono braccia che offrono ombra.
I loro ricordi consentono a una comunità di costruire la propria storia.
Volti, avvenimenti, aneddoti esistono ancora perché i più anziani li ricordano e quando smettono di ricordare cessa la testimonianza diretta; anche se restano le carte e le foto, non sempre abbiamo la chiave per decifrarle.
Ho avuto la fortuna e l’onore di conoscere diversi centenari.

Maria Genca
La prima centenaria che ricordo è Maria Genca.
Era di Taranto e in paese tutti la conoscevamo col cognome del marito, Cacciatore. Fino a non molto tempo fa ero convinto che fosse un soprannome.
Trovo i nomi del marito Domenico e del figlio Salvatore in un libro matricola dell’azienda del marchese, risalente al 1929-1931. Riconosco una località della provincia di Taranto, Satte, dalla quale provengono altri valvesi, la famiglia D’Arcangelo.
Ho da poco scoperto un particolare che la riguarda.
Lucia Cacciatore, sua figlia, si è sposata nell’ottobre 1943, appena è cessato il rumore degli aerei di guerra sul cielo di Valva. Il marito si chiamava Michele Perrone, era nato negli Stati Uniti ed era residente a Colliano.
Pochi giorni dopo di loro, il 5 novembre, si sono sposati Pasquale Torsiello fu Sabato e Pasqualina Cuozzo fu Michele.
Della sposa parlerò, perché sarebbe diventata una nonna di Valva.
In questa bella foto, la signora Maria Genca è vestita di nero:

fonte: Gozlinus

Eccola uscire dal seggio elettorale accompagnata dalla figlia Santina. Ha 102 anni:

fonte: Gozlinus
Antonio e Salvatore Feniello
Ho conosciuto i fratelli Antonio e Salvatore Feniello.
Erano i fratelli di Marianna, la cui triste vicenda ha segnato l’immaginario di Valva.

Marianna scivola in un pozzo in un giorno di maggio, mentre sta vivendo la sua primavera, a ventuno anni. Nessuno sa esattamente come sia accaduto, ma ogni generazione ha sentito parlare di lei. […]
Dicono che il fratello Salvatore, di nove anni più grande di lei, sia riuscito a sollevarla con l’uncino, il lungo bastone di legno dalla punta ricurva che si usa nei lavori dei campi. Salvatore si sporge, vede il grembiule gonfio che affiora nell’acqua del pozzo. Allunga l’uncino e aggancia il cinto della sorella, il laccio del grembiule che ogni mattina Marianna lega attorno alla vita, prima di cominciare la giornata.
Il corpo torna alla luce, ma Marianna è già lontana. 
Tra i fratelli in lacrime, il più giovane è Francesco. Ancora non sa che tra dieci anni il destino lo porterà lontano, in una terra straniera da cui non farà ritorno.

👉Marianna, che scivolò nel pozzo a primavera  

Ecco zio Salvatore, in una bella foto con don Domenico in occasione di una festa degli anziani:

fonte: Gozlinus

Ho scoperto una piccola curiosità relativa alla sua nascita:

Il nonno del pittore valvese Giovanni Grasso, di nome Francesco, muore il 27 gennaio 1901 (lo stesso giorno in cui, a Milano, muore Giuseppe Verdi). Il suo atto di morte viene firmato alle 11:30. Solo 15 minuti prima, Vito Feniello ha registrato la nascita del figlio Salvatore, firmando di suo pugno l’atto.

Suo fratello Antonio è nato il 5 febbraio 1903.

Anche in questo caso il papà Vito firma l’atto di nascita, ma c’è una novità: il bambino risulta nato in contrada Bosco, mentre Salvatore era nato nella casa in paese, in via Seconda Pistelle.
Dei due testimoni, uno è presente in entrambi gli atti: Antonio Freda, possidente.

Il matrimonio di Antonio Feniello si colloca in un momento particolare della storia di Valva.
Nel gennaio 1926 il sindaco Vincenzo Valletta si dimette e l’amministratore dell’azienda del marchese, Ercole Pomes, diventa commissario prefettizio per l’amministrazione provvisoria del Comune di Valva. È l’anticamera dell’arrivo del podestà: il fascismo si è ormai imposto anche nei piccoli comuni.
Il primo matrimonio celebrato da Pomes è proprio quello di Antonio Feniello e Teresina Cuozzo, il 30 gennaio.

Una curiosità: anche la sposa firma l’atto di matrimonio.

Antonia Torsiello, moglie di Matteo detto “Forte”
Ricordo bene zia Antonia, nei registri Maria Antonia Torsiello, moglie di Matteo Cozza, per i valvesi Mattej Fort.
La ricordo negli anni dopo il terremoto, ai prefabbricati degli austriaci. Era spesso da zé Fuluccia. Ricordo il suo modo di raccontare: gli anziani sanno affabulare, un verbo che mi piace perché ha lo stesso inizio della parola fascino, il potere di attrazione.
Però forse a renderla speciale erano le battute, che io -bambino- ripetevo a casa. Non le ricordo più, ma forse oggi le avrei definite pungenti.
Leggo che era nata il 12 gennaio 1907, in via San Vito. Tra i testimoni, oltre a Vincenzo Valletta (proprietario, che poi sarà sindaco fino alle dimissioni del 1926), nell’atto di nascita c’è Giuseppe Torsiello, che risulta “spaccamonte” (se leggo correttamente): immagino che lavorasse la pietra per ottenere materiali da costruzione. Nella parola antica, sento tutta la fatica del lavoro.
Ecco zia Antonia, in una foto prima del terremoto:

 

Qui è nel giorno del suo centesimo compleanno:

 

Nelle mie ricerche ho scoperto che zia Antonia aveva un fratello e una sorella emigrati negli Stati Uniti poco dopo la Prima guerra mondiale. Della sorella ho commentato un video in cui nel 1984 ricordava l’infanzia a Valva, la grotta di San Michele e un sogno premonitore sulla fine della guerra.
Il video è disponibile su YouTube: 📽 God-a-bless.

Antonia Feniello
Quando ha compiuto i cento anni, Antonia Feniello indossava uno splendido vestito da pacchiana ed è arrivata nelle ex cantine di Villa d’Ayala-Valva in carrozza.

 

Un ideale riscatto: la contadina in vesti tradizionali che entra nei locali della Villa che fu dei signori e vi arriva in una carrozza da signori.
Forse dentro la carrozza, anche se noi non le vedevamo, c’erano generazioni di donne, ragazze e mature, che nei secoli sono entrate in Villa con passo umile e sguardo pudico e dimesso. Quel giorno è stata festa anche per tutte loro.

Donne vestite con il tradizionale abito di “pacchiana”
Forse è vero che una donna riassume tante altre donne, perché sa contenere storie.
La sua voce custodisce generazioni intere come se fossero un’unica voce.

Sabato Torsiello
Sabato Torsiello è stato un mio vicino di casa.
Di lui ricordo un particolare: i piatti gettati a Capodanno, come segno di buon augurio per il nuovo anno. Un piccolo rituale, che forse intendeva tenere insieme memoria e futuro.
Mi pareva un uomo più alto della media, e nella mia immaginazione somigliava a un soldato, uno di quelli che sopportano fatiche e stenti senza lamentarsi. Non ho mai saputo davvero della sua vita militare (è una delle lacune della mia ricerca).

1987, anziani di Valva alle terme di Fiuggi; Sabato Torsiello è l’ultimo in alto;
fonte: 
Gozlinus
Lo ricordo il giorno del suo centesimo compleanno. Camminava da solo, l’ho salutato per dargli gli auguri sotto la chiesa, lui veniva dal Calvario.
Era nato il 1° marzo 1902, in corso Umberto Primo, al numero 16.
Forse pochi passi prima, passando dove sorgeva la casa in cui era nato, si sarà commosso, avrà pensato ai suoi genitori.
Ci sono alcuni dettagli che mi colpiscono nel suo atto di nascita.

A denunciarne la nascita, è la levatrice del paese: Rebecca Nigro, che sa firmare. Una delle firme è di Donato Vacca, il nonno di mia nonna Donata (molto presente nelle firme degli atti in comune, risulta “messo comunale”).
Zé Rebecca è andata in comune al posto del papà del bambino, “il quale non ha potuto denunciare la nascita perché infermo”.
Sabato Torsiello entra nei registri comunali prima ancora che il padre possa accompagnarlo.

Forse anche per questo, nella vita, ha attraversato molte prove ed è andato avanti con forza e dignità. Così l’ho visto in quel giorno di marzo di inizio secolo, quando un po’ goffamente gli ho fatto gli auguri per strada.

Rosina Iannuzzi
Persone che migrano. Storie che si intrecciano, insieme ai cognomi e al modo di parlare. Valvesi che vanno in America e qualcuno torna a Valva con i figli piccoli. È la storia di Rosina Iannuzzi, nata a Batavia -negli Stati Uniti- il 5 giugno 1913.
Il suo atto di nascita non risulta nei registri di Valva, mentre c’è quello del matrimonio con Giuseppe Vacca, nel 1939. 
A trascrivere l’atto inviato dal parroco Spiotta è Publio Gaudiosi, delegato podestarile e marito della maestra di Valva, la signora Fernanda.
In questa foto, zia Rosina è con il marito e i loro cinque figli, tutti maschi:

La foto è del 1951; fonte: Gozlinus

Eccola in altre foto di famiglia:

 

 

Ecco zia Rosina il giorno del suo centesimo compleanno:

fonte: Gozlinus

Finisce qui la prima parte di questo viaggio nella memoria.
Altri nomi e altri volti attendono di essere ricordati, altre storie chiedono di essere raccontate.
Cercherò di farlo nella seconda tappa.

Ringrazio le persone che mi hanno fornito le fotografie:
Gerarda Sica, per le fotografie della sua bisnonna Antonia Torsiello.
Stefania Feniello, per le fotografie del compleanno della signora Antonia Feniello.
Renata Vacca, per le fotografie della nonna Rosa Iannuzzi.

G.V.

Inviato per lo mondo il 29 dicembre
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22 dicembre 2025

PRIMAVERA DI RINASCITA -La famiglia D'Arcangelo a Valva

Questo è il secondo capitolo della storia della famiglia D’Arcangelo. 
Nel post Le radici e la guerra abbiamo raccontato le vicende del capostipite, Donato, che lascia la Puglia per trasferirsi a Valva. Qui inizia un nuovo capitolo della sua vita, tra il lavoro nella villa del marchese d’Ayala-Valva e la costruzione di una nuova famiglia.

Primavera di rinascita
La scomparsa della moglie e quella del figlioletto segnano una frattura nella vita di Donato D'arcangelo, scandendo un prima e un dopo.
Il giovane lascia Taranto e si trasferisce a Valva, in provincia di Salerno.
Qui, l’azienda agricola del marchese d’Ayala-Valva, nobile residente a Taranto, offre lavoro stagionale a diverse famiglie tarantine, alcune delle quali decidono di stabilirsi definitivamente nel piccolo borgo.
La stagione della rinascita sembra offrire al giovane vedovo l'occasione di voltare pagina e di ricostruire la propria vita accanto a una nuova compagna.
Il 25 aprile 1885 infatti Donato sposa una giovane cucitrice valvese, Francesca Annunziata, figlia di Michelarcangelo e di Rosa Caprio. Donato risulta "trainante".
Un anno dopo, sempre in primavera, sboccia un altro fiore nella vita di Donato: il 4 aprile 1886 nasce Pietro.

Pietro sposerà Maria Del Plato: i due avranno diversi figli. 
Nel 1911 nella villa del marchese nascerà Donato Carmine, ma morirà a solo cinque anni. Nel 1912 nasce Francesca, nel 1914 Laura Caterina Maria, la "zia Lauretta" di cui abbiamo parlato nel post in cui abbiamo raccontato le vicende di Nicola D'Antona, suo marito sposato per procura durante la guerra: L'amore ai tempi della guerra.
Il nome Donato sarà dato a un altro figlio, nato nel 1917: uno dei due cugini da cui è partita la nostra ricerca dedicata alla famiglia D'Arcangelo, quello prigioniero in Germania. 
Altre figlie saranno Margherita ("Titina") e Raffaela ("Filuccia"). 
Francesca, sua figlia Anita, Donato e Raffaela emigreranno in Argentina. 

Nascere, lavorare e morire nella villa del marchese
Dopo il primogenito Pietro, Donato e Francesca hanno ancora numerosi figli.
Nel 1890 nasce Michele.
Michele sposerà Maria Cecere; uno dei loro figli, Donato, nato nel 1917, sarà prigioniero degli inglesi in Australia. Il secondo figlio maschio avrà il nome di uno zio morto sei anni prima: Martino (1918), al quale prossimamente dedicheremo un post. Le due figlie saranno Antonia (1915) e Semplicia (1920).            
Anni Trenta. L'uomo in alto è Donato, il capostipite; alla sua sinistra, la moglie Francesca Annunziata. Nella seconda fila ci sono tre figlie di Pietro e Maria: da sinistra, la prima è Titina (Margherita), la quarta è Filuccia (Raffaela) e la quinta è Caterina. La donna col bambino in braccio è Giannina D'Arcangelo, con suo figlio Mario Falcone. 
Nella fila in basso, da sinistra Pietro (il primo della famiglia nato a Valva), poi suo figlio Donato e Martino, figlio di Michele. L'ultimo a destra è Michele, altro figlio di Donato.
La foto e la descrizione sono tratte dal post "Le ragioni del cuore", pubblicato da Gozlinus, insieme a una bellissima lettera di Enzo Blasi. 
La famiglia D'Arcangelo lavora nella Villa d'Ayala-Valva.
I due fratelli Pietro e Michele lavorano come trainanti, trasportando prodotti dai campi alla cantina o all'oleificio del marchese.
Anche le mogli e le figlie grandi lavorano nella villa, nelle cucine o in altri lavori di pulizia e manutenzione del parco, insieme ad altre ragazze del paese.

Gli altri figli di Donato e Francesca
Nel 1896 nasce Maria Tommasina Domenica. Emigrerà negli Stati Uniti, New Jersey; tornerà a Valva nel 1980, a visitare la sorella Margherita e gli altri parenti.
Nel 1899 nasce Martino, che morirà appena dodicenne "nella villa del marchese D'Ayala" nell'aprile 1912.
Nel dicembre 1901 nasce Margherita Immacolata Maria. Sposerà Onofrio Verginiello, che sarà il primo sindaco di Valva del dopoguerra, dopo il fascismo.
Nel 1904 nasce Giuseppe Gerardo Maria, che alla visita di leva si dichiarerà "impiegato"; emigrerà giovanissimo in Argentina.
Abbiamo una foto in cui è appena arrivato in Sud America:

In questa altra foto lo vediamo con gli occhiali, con la moglie alla sua destra. Al centro vediamo Donato, il soldato di cui racconteremo la storia dell'internamento in Germania.
Nel maggio 1908 nasce Luigi. 
Una curiosità: nell'atto di nascita la famiglia risulta residente "in Villa D'Ayala-Valva". 
Alla visita militare Luigi viene registrato come "sarto". 
Sarà militare fino alla sua morte, avvenuta precocemente nel 1957. Sposerà una bellissima ragazza di Padova, di nome Lidia, modella in eleganti atelier di Padova.
In questa foto la vediamo a Valva, mentre indossa il vestito tradizionale da "pacchiana":
fonte
Altre due figlie di Donato e Francesca sono Gianna Rosa Maria, conosciuta come Giannina(1889) e Antonietta.
Una figlia di Giannina, di nome Nerina, emigrerà in Argentina. Antonietta si sposerà a Taranto, ripercorrendo a ritroso il cammino del padre Donato.

Ora che abbiamo visto da dove vengono, possiamo raccontare la storia dei due cugini D'Arcangelo prigionieri.

🙏Rinnoviamo il nostro ringraziamento a Gina D'Arcangelo per la preziosa collaborazione.

G.V.



Inviato per lo mondo il 22 dicembre
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11 dicembre 2025

IL GIORNO DEL MONUMENTO- 2. GLI OCCHI DEL SINDACO VALLETTA

Il giorno del Monumento 
episodio 2

Ha un occhio azzurro e uno marrone, ma ci vede bene.
Ha sessant’anni e ormai sa guardare in profondità; meno lontano di quando era più giovane, certo, ma ora vede dentro le cose, coglie i segni dei tempi, capisce quando il vento gira.
Ha intuito in tempo che il fascismo si sarebbe affermato anche a Valva e, per difendere la sua estesa proprietà agricola, ha subito capito da che parte stare.
Si è dichiarato fascista appena dopo la marcia su Roma, ed è diventato membro del Direttorio della sezione valvese. Non è stato facile farsi accettare dai fascisti duri e puri, che infatti non lo hanno mai accettato del tutto.
L’inchiesta
Dal 1923 la locale sezione fascista ha promosso un’inchiesta su di lui. E’ venuto anche un commissario prefettizio, che ha scritto una dura relazione sull’amministrazione di Valva. Il sindaco si è difeso con dignità, con una controrelazione in consiglio comunale, nel luglio 1923, ed è rimasto al suo posto.
Per poco, ormai lo sa di sicuro.

Immagine che contiene Viso umano, ritratto, uomo, persona

Il contenuto generato dall'IA potrebbe non essere corretto.

La delusione
Oggi Valletta ha avuto un’altra delusione.
Il Prefetto ha risposto all’invito del Comitato organizzatore. Per farlo, ha scelto di scrivere al sindaco: rispetto istituzionale, certo. Però don Vincenzo ha il sospetto che il Prefetto abbia voluto sottolineare la sua assenza scrivendo proprio a lui, al sindaco che si avvia mestamente verso la fine.
Molto volentieri sarei intervenuto alla inaugurazione del monumento ai Caduti che avrà luogo costì domenica prossima, ma con rincrescimento devo comunicarle che ne sono impedito dalle attuali mie condizioni di salute che non mi consentono di compiere il viaggio. Prego pertanto la S.V. di volere far ciò presente al Comitato organizzatore della cerimonia, non senza rendesi interprete dei miei ringraziamenti del cortese invito e dei miei sentimenti di piena e fervida adesione alla solenne manifestazione che altamente onora codesta patriottica cittadinanza. Alla presidenza del Comitato vorrà altresì comunicare che è stata autorizzata la concessione di una fanfare reggimentale di questo presidio. Prefetto
«Sarà comunque una bella cerimonia -pensa il sindaco- ne abbiamo tutti bisogno».
Ne ha bisogno soprattutto lui. Vive un periodo molto difficile. In paese c’è tensione, nemmeno la realizzazione del monumento è riuscita a pacificare del tutto Valva.
Domenica 29 novembre, alla inaugurazione, parlerà anche lui.
Ci saranno ospiti illustri, l’oratore ufficiale padre Giovanni Semeria concluderà la manifestazione.
Prima parlerà il vescovo, poi don Lorenzo Spiotta, arciprete e presidente del comitato organizzatore.
E finalmente verrà il suo turno. Toccherà a lui salutare tutti gli ospiti, mandare un abbraccio ai valvesi che vivono in America, al circolo valvese Maria SS.ma Assunta di Newark. Hanno raccolto i soldi, hanno chiesto che sotto la statua ci fosse una targa che ricordasse la loro iniziativa. Hanno chiesto di inserire anche i nomi dei cinque soldati valvesi che sono morti combattendo con la divisa degli Stati Uniti.
Don Vincenzo ha accolto tutte queste richieste, gli sono sembrate giuste.
Ancora non lo sa, ma nella relazione che il Sottoprefetto di Campagna invierà al Prefetto, lunedì 30, si parlerà solo di “sindaco”: il suo nome non comparirà nemmeno.
Ora don Vincenzo ripassa il discorso che ha in mente da alcune settimane.
Dirà che questo monumento non è solo una bella statua in marmo -l’unica in tutta la zona- che si innalza nel cielo di Valva, ma è un segno della memoria e della riconoscenza verso i nostri eroi. Sarà un segno per le generazioni future, ricorderà a tutti quello che Valva ha dato alla Patria e quello che la guerra ha tolto a Valva.
Poi parlerà dei figli di Valva che sono emigrati oltre l’oceano. Manderà loro un abbraccio e dirà -questa frase gli piace più delle altre- che questo monumento è il segno che nessuna distanza può spezzare il legame tra una madre e i suoi figli, tra Valva e i valvesi che le rendono onore lavorando con impegno e onestà in Paesi lontani.

Anni di tempesta
Per un attimo, non penserà a quanti colpi ha dovuto parare in questi ultimi anni.
Ad esempio, alla morte del segretario comunale Antonio Freda egli ha cercato di sostituirlo con un suo candidato, parente del defunto e sostenuto da don Beniamino De Vecchis. I fascisti valvesi hanno ottenuto, dopo richieste insistenti, la nomina dell’avvocato Ettore Del Plato, “persona capacissima e, a quanto si dice, fascista della prima ora”, come aveva scritto Vito Borriello, responsabile della Centuria Silara1, secondo il quale Del Plato “avrebbe potuto smussare gli angoli”.
Valletta lo ha intuito, ma non può sapere quello che hanno scritto di lui.
Ad esempio, non sa che Borriello ha concluso una lettera al prefetto dicendo che non potrebbe né consigliare né tantomeno imporre la disciplina ai suoi uomini, alludendo a “possibili spiacevoli incidenti”.
Hanno vinto loro, ha perso lui. Ettore Del Plato è diventato segretario comunale.
Ma il clima a Valva è così teso che tra due settimane esatte ci sarà una prima resa dei conti.
Il 13 dicembre, infatti, una riunione del Direttorio del Partito Nazionale Fascista, sezione di Valva avrà come oggetto lo “Scioglimento dell’Amministrazione Comunale di Valva”.
[…] si è riunito il Direttorio del P.N.F. Sotto la presidenza del Signor Ercole Pomes, Segretario Politico, con l’intervento dei Signori Cav. Marcelli Antonio, Cav. Vincenzo Foselli e Valletta Vincenzo. Non intervenuto il Cav. Masi Antonio, che però aderisce alla deliberazione del Direttorio […] Assiste qual Segretario il Signor Ettore Del Plato.

Immagine che contiene aria aperta, vestiti, persona, uomo

Il contenuto generato dall'IA potrebbe non essere corretto.
Antonio Masi, al centro con un grappolo in mano, sarà podestà dal 1935 al 1939;
fonte: 
Gozlinus

Il Direttorio, esclusi Valletta e il consigliere D’Urso, giudica il resto dell’Amministrazione composto da oppositori del regime che, pur fingendo sostegno al sindaco, hanno cercato di condizionarlo o gli si sono ribellati ottenendo la maggioranza. Per fermare questa situazione, decide un provvedimento drastico: la radiazione per indegnità di otto consiglieri e dell’applicato comunale Freda Luigi, che peraltro è anche il segretario del Comitato Organizzatore dell’inaugurazione del Monumento. I consiglieri sono: Cuozzo Attilio, Cuozzo Michele, Falcone Giuseppe, Falcone Andrea, Marcelli Achille, Torsiello Romeo, Grasso Arcadio.


L’epilogo
La vicenda è ormai vicino alla conclusione.
Dopo un mese, il sindaco Valletta riceverà questo telegramma, firmato dal Sottoprefetto di Campagna:

Immagine che contiene calligrafia, testo, lettera

Il contenuto generato dall'IA potrebbe non essere corretto.

Valletta va da Pomes: entrambi hanno capito il motivo della “cortese urgenza” richiesta.
L’11 gennaio 1926 è un lunedì: è un nuovo inizio per Valva.
Ercole Pomes invia al Sottoprefetto questo telegramma:

Il giorno dopo, martedì 12 gennaio, arrivano le dimissioni del sindaco, Vincenzo Valletta:

Dal giorno 11 al giorno 15 si dimetteranno assessori e consiglieri.
Sabato 16 gennaio, il Commissario Prefettizio Ercole Pomes

viste le dichiarazioni presentate dal Signor Valletta Vincenzo da Sindaco e da Consigliere, dei signori D’Urso Paolo e Marcello Achille da consiglieri comunali, e dal Sig. Cuozzo Attilio da assessore e consigliere, ne prende atto e li dichiara dimessi. 

Il giorno dopo, il Commissario Prefettizio Ercole Pomes

lette le dimissioni dei signori dottor Merolla Goffredo, Falcone Giuseppe e Grasso Arcadio da assessori e consiglieri di questo Comune e quelle dei signori Falcone Andrea, Cuozzo Michele e Feniello Vito, ne prende atto e li dichiara dimessi dalla carica.

L'ultimo passo
Vincenzo Valletta ancora non sa tutto questo. Sa solo che non si è mai arreso.
Mentre ripassa mentalmente il discorso che pronuncerà all’inaugurazione del Monumento, il suo pensiero corre a sua moglie Colomba.
Ricorda quel 20 novembre 1886, a Colliano, giorno del loro matrimonio, celebrato in via Pergola, nel palazzo De Vecchis.
Colomba Maria De Vecchis, figlia di Don Francesco e Mariantonia Gizzi, aveva dovuto inviare al sindaco Cav. Giuseppe Gaetano Cardone un certificato firmato dal dottor Lisanti Angelo, che attestava: «reumatismo muscolare agli arti inferiori e quindi assolutamente impossibilitata a recarsi presso la Casa Comunale per celebrare il matrimonio».
Non si è arresa ai problemi alle articolazioni, Colomba, che ama fare lunghe passeggiate.
Mentre guarda il cielo di novembre su Valva e ripensa agli ultimi, difficili anni, Vincenzo Valletta sa che il cammino si è fatto arduo.
Lotte, accuse, compromessi, piccole vittorie: un peso che si fa sentire. La dignità resta, il coraggio non gli mancherà nemmeno questa volta.
Ma il cielo di Valva ormai gli dice che il capolinea è vicino.
Domenica 29, però, sarà anche il suo giorno.
Ne ha bisogno e sente che lo merita.

Grazie al discendente e omonimo Vincenzo Valletta per la preziosa collaborazione. 

I documenti provengono dall'Archivio di Stato di Salerno.


Il giorno del Monumento 

Primo episodio: Un oratore a Valva

G.V.
Inviato per lo mondo il 11 dicembre
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30 novembre 2025

IL CUORE DI VALVA

Un video dedicato ai cento anni del Monumento ai Caduti di Valva, inaugurato il 29 novembre 1925.

Lo trovate nel canale You Tube @laradica_radicivalvesi

Basta cliccare qui:👉Il cuore di Valva

Alberto trova la formula: “E’ la guerra che ci ha reso inetti a tutto”. Ha ragione: non siamo più giovani, non aspiriamo più a prendere il mondo d’assalto. Siamo dei profughi, fuggiamo noi stessi, la nostra vita. Avevamo diciott’anni, e cominciavamo ad amare il mondo, l’esistenza: ci hanno costretto a spararle contro. La prima granata ci ha colpiti al cuore; esclusi ormai dall’attività, dal lavoro, dal progresso, non crediamo più a nulla. Crediamo alla guerra. 

A nessuno la terra è amica quanto al fante. Quando egli vi si aggrappa, lungamente, violentemente; quando col volto e con le membra  in lei si affonda nell’angoscia mortale del fuoco, allora essa è il suo unico amico, gli è fratello, gli è madre; nel silenzio di lei egli soffoca il suo terrore e i suoi gridi, nel suo rifugio protettore essa lo accoglie, poi lo lascia andare, perché viva e corra per altri dieci secondi, e poi lo abbraccia di nuovo, e spesso per sempre. Terra, terra, terra. 

Erich Maria Remarque, Niente di nuovo sul fronte occidentale

L'attesa: la statua è ancora coperta

Il 30 novembre 1925, il Sottoprefetto di Campagna scrive al Prefetto di Salerno:

Ieri come è noto alla S.V. ILL.MA ha avuto luogo a Valva in forma solenne l’inaugurazione del Monumento ai caduti. Nonostante il tempo pessimo vi è stato un larghissimo concorso di popolo.
Il mattino alle ore 9 è arrivato S.E l’arcivescovo di Campagna col suo seguito.
Subito dopo ha avuto luogo nella chiesa parrocchiale una funzione funebre in memoria dei caduti [...]
Poscia è stato inaugurato il monumento alla presenza di autorità religiose, civili e militari, ha parlato Sua Ecc. l’arcivescovo che ha avuto parole di calda ammirazione per il governo nazionale e ha ricordato anche il dovere che incombe a tutti di rispondere all’appello del presidente del consiglio per la battaglia del grano e per il dollaro alla patria (sic!) e poscia la medaglia d’oro Baruzzi, il presidente del comitato arciprete Prof. Spiotta, il sindaco e l’avvocato Vestuti a nome dei combattenti e dei mutilati. Da ultimo ha pronunziato la sua orazione commemorativa padre Semeria, accolto da vivi applausi.
Dopo l’inaugurazione si è svolto un lungo corteo seguito da immensa folla e sono deposte corone sulle lapidi che ricordano i cittadini caduti a Dogali, a Adua ed in Libia.
Nella sede del fascio ha quindi avuto luogo un banchetto cui hanno partecipao tutte le autorità convenute
[...] Organizzatore della manifestazione è stato il signor Ercole Pomes, amministratore della casa d’Ayala che ha riunito nel partito fascista tutti i migliori uomini del luogo compresi quelli che per ragioni locali e personali erano rimasti estranei all’attuale situazione. 
La casa d’Ayala ha concorso largamente nelle spese per la costruzione del monumento e per l’inaugurazione ed ha offerto la piazza su cui il monumento è sorto. 

La cerimonia

Il monumento nelle cartoline.

Il monumento per le  esercitazioni paramilitari del sabato fascista.
Nel luogo del ricordo dei Caduti per la patria, ci si prepara alla guerra futura.

Il monumento come  luogo della vita, dove ci si mette in posa per una bella foto.
Luogo della gioventù, della bellezza.

Ma è soprattutto luogo  della rimembranza, dell’attesa e del congedo, come nel caso dell’arrivo a Valva delle spoglie del soldato Michele Macchia, morto in Grecia a vent’anni.

Il monumento come altare civile, dove ogni anno viene officiato il rito del 4 Novembre.


 


E poi, il monumento nel cuore di Valva, come luogo delle manifestazioni e della rituale foto di classe di generazioni di 
studenti.



Al centesimo anniversario dell'inaugurazione del Monumento ai Caduti, il blog "la ràdica" sta dedicando alcune iniziative.
Ad esempio, un racconto storico a puntate.
Il primo episodio si intitola Dolce e bello morire per la patria ed è dedicato a padre Semeria, oratore ufficiale della cerimonia. Lo trovate qui: 👉Dolce e bello morire per la patria.

Le foto sono tratte dal blog "Gozlinus" e da Valva Foto Storiche i Valentino Cuozzo. Nel video sono presenti altre foto, tratte dal nostro blog e da una pubblicazione di Ubaldo Falcone.
G.V.

Inviato per lo mondo il 30 novembre
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“...non me ne potevo andare, perché lontano da questa terra sarei stata come gli alberi che tagliano a Natale, quei poveri pini senza radici che durano un po' di tempo e poi muoiono.” [Isabel Allende, La casa degli spiriti]

Ancora radici

"Un popolo senza la conoscenza della propria storia, origine e cultura è come un albero senza radici." [Marcus Garvey]

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  • "Ancora su Cefalonia, settembre 1943", Giorgio Rocat
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