Ho scritto perché sentivo il bisogno di scrivere. [...] Ho avuto l'impressione che l'atto di scrivere equivalesse per me allo stendermi sul divano di Freud. Sentivo un bisogno così prepotente di raccontare, che raccontavo a voce.
Con queste parole Primo Levi spiegava le motivazioni alla base della scrittura del suo Se questo è un uomo, capolavoro della letteratura memorialistica.
Gustavo Antonelli, La catena per il trasporto del rancio; fonte |
Ulisse e la zuppa
C'è un episodio del libro di Levi che sottolinea con particolare efficacia l'importanza della letteratura anche nell'esperienza della prigionia: è l'episodio del canto di Ulisse.
Levi e il suo compagno francese Pikolo stanno andando a prendere il rancio per la loro baracca.
Levi vuole fare ascoltare al compagno il canto di Ulisse, dalla Commedia dantesca; avverte il bisogno di parlare di letteratura perché vuole sentirsi ancora uomo, esattamente come nelle celebri parole che Ulisse dice ai suoi compagni:
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza.
In un luogo in cui si fa di tutto per umiliare l'uomo, rendendolo numero e non persona, Levi trova nella memoria di una pagina letteraria la possibilità di sentirsi ancora veramente uomo, distinguendosi dai "bruti".
La poesia come riscatto, dunque.
Il suo compagno francese capisce che per lui questo è importante e Levi commenta:
Pikolo mi prega di ripetere. Come è buono Pikolo, si è accorto che mi sta facendo del bene. O forse è qualcosa di più: forse, nonostante la traduzione scialba e il commento pedestre e frettoloso, ha ricevuto il messaggio, ha sentito che lo riguarda, che riguarda tutti gli uomini in travaglio, e noi in specie; e che riguarda noi due, che osiamo ragionare di queste cose con le stanghe della zuppa sulle spalle.
Vittorio Valeri, Baracche, Wietzendorf; fonte |
Levi sta recitando il canto dantesco ma ha un vuoto di memoria e non riesce a completare un verso: scrive che darebbe la zuppa di quel giorno pur di riuscire a ricordare le parole che mancano.
In seguito, commenterà:
[...] non mentivo e non esageravo. Avrei dato veramente pane e zuppa, cioè sangue, per salvare dal nulla quei ricordi.
La poesia ha creato un attimo di sospensione magica nell'inferno del lager.
Le parole in tedesco "Kraut und Ruben" (zuppa di cavoli e rape) richiamano i due prigionieri alla dura realtà; per un attimo, nella loro anima è brillata una luce che li ha fatto sentire uomini, ancora uomini, nonostante tutto uomini.
G.V.
Per approfondire:
👉https://it.pearson.com/content/dam/region-core/italy/pearson-italy/pdf/italiano/dante-primo-levi.pdf