15 gennaio 2023

FARE LA GUARDIA ALLA DIGNITA' DI ITALIANO

Giovanni Milanese è un sottotenente dell'esercito italiano a Rodi, fatto prigioniero il 15 settembre 1943.

Nato a Valva nel 1917, laureato in ingegneria all'università di Napoli, ha lasciato un diario che è una preziosa testimonianza degli avvenimenti che ha vissuto prima a Rodi poi nella sua prigionia nei campi nazisti, in Polonia e Germania. 

La moglie e i figli di Giovanni Milanese, nel 1956; fonte

Un diario può essere scritto per diverse ragioni: lasciare una testimonianza, avere un promemoria per poter rileggere -in un domani che si spera libero e vicino- le vicende vissute, fissare un appuntamento quotidiano che costituisca un momento di distrazione e dia un po’ di serenità.

Un diario può essere scritto anche per il bisogno di sentirsi ancora un uomo, in un sistema che sembra organizzato per disumanizzare il prigioniero.

Lottar con la penna e col pensiero

La sensibilità di Giovanni Milanese lo spinge ad affidare alla carta di quadernetti improvvisati i suoi ricordi, i rimpianti, i sogni. Questi quadernetti diventano compagni fedeli nei lunghi mesi di prigionia.

Con versi profetici, suo padre Carlo gli aveva scritto "nel dì della sua nascita":

cosa avverrà di te? Soldato oscuro
combatterai sotto gli oscuri cieli?     [...]
Va!...bimbo, incontro al fato ed agli eventi
a lottar con la penna e col pensiero, 
ma per la via diritta e negli accenti
t'ispiri sempre a la giustizia al vero.

La prigionia ha messo a dura prova il fisico del soldato, ha scalfito il suo amor di patria (lo confessa candidamente), ma non ha cancellato minimamente l'affetto per la famiglia né la sua dignità di uomo e di soldato.

Giovanni Milanese; fonte

Scrivere è anche un modo di combattere, forse.

Gli IMI rappresentano un'altra Resistenza: la loro scelta di non imbracciare il fucile al fianco dei tedeschi viene pagata con la prigionia, con uno status che non li fa rientrare sotto la protezione della Convenzione di Ginevra.

Anche a Giovanni Milanese possono riferirsi queste significative parole di un celebre internato italiano, Giovanni Guareschi:

Io non mi considero prigioniero, io mi considero combattente...sono un combattente senz'armi, e senz'armi combatto. La battaglia è dura perché il pensiero dei miei lontani e indifesi, la fame, il freddo, la tubercolosi, la sporcizia, le pulci, i pidocchi, i disagi che non sono meno micidiali delle palle di schioppo...Io servo la patria facendo la guardia alla mia dignità di italiano.

Alla sua prigionia in Germania Giovanni Guareschi ha dedicato Diario clandestino 1943-1945; foto

Giovanni Milanese combatte a suo modo: ad esempio, rifiuta di andare a lavoro durante la prigionia. 

Ecco come racconta l'episodio, in alcune pagine del suo diario:

27-11-44
E' uno dei più brutti giorni di questa mia prigionia.
Mi hanno chiamato per mandarmi a lavoro, ma non mi sono presentato. Stiamo a vedere cosa succede.
29-11-44
Mi richiamano. Non ci vado di nuovo
.
1-1-45
Tutti mi consigliano di uscire al lavoro se voglio salvare la salute.  
Malgrado tutto voglio resistere ancora.
Voglio difendere fino all'ultimo il mio punto di vista.

Dalle pagine del diario di Giovanni Milanese emergono diverse caratteristiche dell'autore: una di queste è la mitezza. Sembra che anche l'odio sia un sentimento ovattato. Sono significative queste parole:

24-4-45
Si son datti tutti alle razzie, russi, francesi, italiani. Polli, farinacci, scatolame, tutto. Io odio per natura i tedeschi, ma questa situazione mi fa tanto male. [...]
Visto che l'unico a non mangiare bene sono io, anch'io ho preso qualcosa nei limiti della mia coscienza. 
Forse sottoscriverebbe anche queste parole, ancora di Guareschi: 
Per quello che mi riguarda, la storia è tutta qui. Una banalissima storia nella quale io ho avuto il peso di un guscio di nocciola nell’oceano in tempesta, e dalla quale io esco senza nastrini e senza medaglie ma vittorioso perché, nonostante tutto e tutti, io sono riuscito a passare attraverso questo cataclisma senza odiare nessuno. Anzi, sono riuscito a ritrovare un prezioso amico: me stesso.

Anche attraverso la scrittura di un diario si può ritrovare se stessi, nella tempesta. 

 G.V.

Approfondimenti

Al diario di Giovanni Milanese, Frammenti di storia- Diario di guerra e di prigionia 1943-1945, Principato, abbiamo dedicato i seguenti post:
👉Il pranzo di Natale con le patate risparmiate
👉Il ritratto di Michelina per tre razioni di pane
👉
L'unico amore del prigioniero Giovanni
Le foto della famiglia Milanese sono tratte da tre post di Gozlinus:
👉1943 Un giovane valvese in un campo di concentramento in Polonia
👉Un cittadino onorario
👉Davanti alla grotta