08 settembre 2023

8 SETTEMBRE 1943: L'ORA GRAVE DELLA NOSTRA STORIA

 Alle conseguenze dell'8 settembre 1943 il blog "la ràdica" ha dedicato un podcast dal titolo Il giorno dopo.

In particolare, l'episodio 🎧L'ora grave della nostra storia si occupa delle trattative tra Italia e Alleati in vista dell'armistizio dell'8 settembre e delle prime conseguenze dello stesso.

Questo post è una rielaborazione dell'episodio del podcast; il suo punto di riferimento è il testo della storica Elena Aga Rossi, Una nazione allo sbando- L'armistizio italiano del settembre 1943 e le sue conseguenze, il Mulino, dal quale sono tratte anche le citazioni.

Verso la firma dell'armistizio

Giuseppe Castellano, generale di brigata, uomo di fiducia di Vittorio Ambrosio (capo di stato maggiore generale), è scelto per rappresentare l’Italia nelle trattative con gli Alleati.

Il 1 settembre, il capo del governo Pietro Badoglio accetta le condizioni poste dagli Alleati. Da questa data il governo italiano sa che “la scelta del giorno della dichiarazione del concluso armistizio è a discrezione degli Alleati”. 

Il pomeriggio del 3 settembre, il documento di armistizio viene firmato da Castellano e Bedell Smith, a nome di Badoglio e del generale Eisenhower.

Elena Aga Rossi scrive:

Firmando l’armistizio entrambe le parti si fondavano su errate valutazioni e giudizi sulla situazione italiana. (…) lo sbaglio principale di valutazione riguarda le previste reazioni tedesche. Sia i governi alleati sia quello italiano erano a conoscenza del piano tedesco di ritirarsi almeno agli Appennini in caso di uno sbarco in forze.

Durante le trattative, gli italiani non nascondono la debolezza dell’esercito italiano e la necessità dell’appoggio degli Alleati per combattere contro i tedeschi. Gli Alleati ritengono che le forze italiane intorno a Roma siano sufficienti per difenderla.

Il 3 settembre Badoglio convoca una riunione con i ministri militari e afferma: "Gli angloamericani effettueranno piccoli sbarchi in Calabria, poi un grosso sbarco vicino a Napoli, poi una divisione paracadutisti vicino a Roma".

Queste parole, riportate dal ministro della Marina, dimostrano che Badoglio sa che lo sbarco alleato avverrà a Sud di Roma.

Il punto è di importanza cruciale, perché il governo ha deciso di firmare l’armistizio sapendo che Roma può essere protetta solo dalle forze italiane e dai paracadutisti alleati; il Comando italiano dovrebbe dare le istruzioni necessarie.

Il generale Ambrosio si dichiara convinto che l’armistizio non sarà reso noto prima del 12 settembre.

Dai documenti, emerge che il 6 settembre il Comando italiano decide di non combattere i tedeschi a Roma senza l’aiuto alleato e di non collaborare nell’operazione dello sbarco dei paracadutisti alla periferia di Roma.

La versione ufficiale fatta circolare in seguito, però, sosterrà che il Comando italiano si aspettava uno sbarco vicino a Roma ed è stato dunque colto di sorpresa l’8 settembre. 

La notte tra il  7 e l’8 settembre, gli alleati scoprono che l’Italia è impreparata: due ufficiali fanno infatti un’ispezione per verificare che gli aeroporti da utilizzare per i paracadutisti siano in mano italiana. Sbigottiti dall’impreparazione italiana, pretendono di parlare con Badoglio, che li riceve in pigiama e rinnega tutti gli impegni presi a suo nome da Castellano; chiede di rinviare l’operazione e l’annuncio dell’armistizio.

Poche ore prima dell’inizio previsto per l’operazione, l’invio della divisione aviotrasportata viene annullato.

La mattina dell’8 settembre, governo e comandi militari sanno che l’armistizio sarà annunciato in giornata.

Gli alleati bombardano Frascati, dove sorge il Quartier generale del maresciallo Kesserling: è una sorta di segnale stabilito che indica l’imminenza dell’ora X.

L'annuncio dell'armistizio

Verso le cinque del pomeriggio, arriva la severa risposta di Eisenhower alle richieste di Badoglio:

Ho intenzione di diffondere l’esistenza dell’armistizio all’ora programmata originariamente [cioè le 18.30 ora italiana]. Se voi o qualunque parte delle vostre forze armate mancherete di cooperare come precedentemente concordato, renderò di pubblico dominio in tutto il mondo una documentazione completa relativa a questo affare. Oggi è il giorno X, e mi aspetto che facciate la vostra parte. (…) Voi avete vicino a Roma truppe sufficienti a garantire la temporanea sicurezza della città, ma richiedo informazioni complete in base alle quali programmare le operazioni aerotrasportate. La mancanza da parte vostra nell’adempiere pienamente agli obblighi verso l’accordo firmato avrà le più serie conseguenze per il vostro paese.

Prima con una dichiarazione all'agenzia di stampa Reuter, poi con un radiomessaggio trasmesso da radio Algeri alle 18.30 ora italiana, il generale Eisenhower annuncia che l'Italia ha firmato un armistizio con le forze alleate. 

Ecco il radiomessaggio:

 

fonte audio: https://www.eisenhowerlibrary.gov/eisenhowers/speeches

Questi alcuni punti del messaggio:

Il governo italiano si è obbligato a rispettare questi termini, senza riserve. L’armistizio è stato firmato dal mio rappresentante e dal rappresentante del maresciallo Badoglio ed entra in vigore in questo istante. Le ostilità tra le forze armate alleate e quelle italiane terminano. Tutti gli italiani che ora agiscono per respingere l’aggressore tedesco dal suolo italiano avranno l’assistenza e l’appoggio delle Nazioni Unite [gli Alleati].

La sera del’8 settembre 1943, alle 19.42,  il capo del governo, il Maresciallo d’Italia Pietro Badoglio, rivolge questo drammatico proclama agli italiani:

La riscoperta dolente della patria

Secondo alcuni storici, l’8 settembre si consuma la morte della patria, altri invece parlano di riscoperta sia pure dolente del senso della patria che riemerge dall’umiliazione subita.
Ecco una significativa pagina di Natalia Ginzburg:

"Le strade e le piazze delle città, teatro un tempo della nostra noia di adolescenti e oggetto del nostro altezzoso disprezzo, diventarono i luoghi che era necessario difendere. Le parole «patria» e «Italia», che ci avevano tanto nauseato fra le pareti della scuola perché sempre accompagnate dall'aggettivo «fascista», perché gonfie di vuoto, ci apparvero d'un tratto senza aggettivi e così trasformate che ci sembrò di averle udite e pensate per la prima volta. D'un tratto alle nostre orecchie risultarono vere. Eravamo là per difendere la patria e la patria erano quelle strade e quelle piazze, i nostri cari e la nostra infanzia, e tutta la gente che passava." 

Quali sono gli ordini?

Segnaliamo questa scena di un celebre film dedicato all'8 settembre 1943:
Tutti a casa, di Luigi Comencini, 1960