01 agosto 2024

MICHELE E GIUSEPPE, DUE VALVESI CATTURATI LO STESSO GIORNO

Il 1° marzo dell'anno scorso abbiamo dedicato un post a Michele Cuozzo, nel giorno del centesimo anniversario della sua nascita:👉 Il prigioniero che parlava inglese con una matita tra i denti. Erano i giorni dei festeggiamenti dei cento anni di un suo coetaneo, il signor Giuseppe Feniello; nati a pochi giorni di distanza uno dall'altro, nel 1923, i due hanno avuto vicende militari abbastanza simili e ci era parso giusto ricordarli entrambi.
Ora abbiamo a disposizione altri documenti che confermano che le loro vicende militari si sono intrecciate.

Due vicende che si intrecciano
Figlio di Antonio e di Maria Michela Cecere, Michele Cuozzo è chiamato alle armi il 12 settembre 1942, nel Deposito 15.mo Reggimento Fanteria in Salerno.
Parte per l'Africa Settentrionale il 25 febbraio 1943, imbarcandosi a Castelvetrano. L'aeroporto di Castelvetrano, in Sicilia, è una delle principali basi per il trasporto di personale e materiali sulle basi africane nella Seconda guerra mondiale.
Tre giorni dopo di lui, anche Giuseppe Feniello si imbarcherà da Castelvetrano alla volta di Tunisi.
Sbarcato a Tunisi, Michele Cuozzo è assegnato al 65.mo Reggimento Fanteria "Trieste", mentre Giuseppe Feniello è nella X Compagnia marconisti.
Il 6 aprile, entrambi risultano fatti prigionieri nel fatto d'arme della Tunisia.

Wadi Akarit
Per capire in cosa consista il "fatto d'arme", seguiamo le vicende del reggimento di Michele.
La Trieste è impegnata nella battaglia di Wadi Akarit, una valle in Tunisia; la parola wadi indica il letto di un fiume in genere asciutto ma che può riempirsi d'acqua durante al stagione delle piogge. 
Durante la Campagna di Tunisia il wadi Akarit è un'importante linea difensiva per le forza dell'Asse, a causa della sua posizione strategica: un luogo ideale di difesa contro l'avanzata degli Alleati.
La battaglia di Wadi Akarit si svolge il 6 e 7 aprile, con le forze Alleate che cercano di sfondare le difese dell'Asse per avanzare verso Tunisi.
Soldati britannici in Tunisia; fonte: Wikipedia
La battaglia è vinta dall'Ottava armata britannica (che comprende  anche unità americane e francesi). Non è però una vittoria facile, come dimostrano le parole del generale Alexander, che definisce quei combattimenti come "i più accaniti e selvaggi che avessimo sostenuti dopo El Alamein", aggiungendo che "gli attacchi ed i contrattacchi si susseguirono sulle colline ed i tedeschi come gli italiani dettero prova di un'intrepida determinazione e di un morale senza uguali".
Il generale Montgomery con alcuni soldati britannici; fonte: Wikipedia
La fanteria della Trieste è ridotta a tre battaglioni incompleti. L'Ottava Armata conta quasi 1300 perdite e 32 carri distrutti o danneggiati, ma alle ore 22 del 6 aprile ha già fatto 5350 prigionieri, in gran parte italiani (e almeno due di questi sono valvesi).

Il destino dei prigionieri
Secondo lo storico Flavio Giovanni Conti

I prigionieri fatti tra El Alamein e la battaglia di Akarit, catturati per lo più dall'Ottava Armata inglese, furono nella stragrande maggioranza inviati in Inghilterra, mentre pochi rimasero in Egitto". I prigionieri catturati dagli inglesi vennero divisi tra i territori del Commonwealth; nell'ultima fase della Campagna d'Africa, i prigionieri italiani e tedeschi catturati dagli angloamericani ammontano a circa 250mila. Alla fine della guerra in Africa il numero dei prigionieri italiani è complessivamente di circa 300mila.  fonte

Come è avvenuta la cattura?
Rileggiamo le parole che il signor Giuseppe Feniello ha rilasciato in un'intervista raccolta dalla nipote Gerardina:
Fummo circondati dagli inglesi mentre marciavamo e ci trovammo di fronte un carrarmato, per questo il plotone dovette cedere. Consegnammo le armi e ci portarono nel campo di prigionia. Da prigionieri avevamo avuto anche l'ordine di chiudere l'otturatore, prenderlo e buttarlo via per evitare di consegnarlo al nemico.

Verso la libertà
Dopo la liberazione dalla prigionia, Michele giunge al Centro Alloggio di Fuorigrotta il 27 luglio 1946, due settimane prima di Giuseppe.
Michele viene inviato in licenza di rimpatrio di 60 giorni; sul suo foglio matricolare leggiamo che nessun addebito può essere elevato in merito alle circostanze della cattura e al comportamento tenuto durante la prigione di guerra.
Il congedo illimitato arriva il 26 settembre 1946; il suo foglio matricolare riporta anche la data dell'espatrio: 25 maggio 1947: la località estera in cui si reca è indicata con il codice 4987 (sappiamo essere la Francia).
Giuseppe ha raccontato così i giorni dopo la liberazione:

Sono stato liberato e portato a Porto Said il 9 agosto 1946, dove ci siamo imbarcati sulla nave che ci ha portato a Napoli.
In Italia sono arrivato il 7 settembre e a casa, a Valva, il 20. Sono arrivato con il treno fino a Contursi  e Angelino che mi aveva visto ha avvisato la mia famiglia del mio arrivo e sono venuti incontro i miei  fratelli Michele e Vitantonio. 
È stato un momento commovente. Anche quando sono rientrato a casa, io che ero un gran bevitore, figlio di un altro grande bevitore, mio padre mi ha detto: "Se sei ancora il mio Peppino finisci questo fiasco di vino". Io l'ho bevuto anche se mi ha dato alla testa.

Molto ricca la voce di Wikipedia dedicata alla Campagna del Nord Africa

Altri post
Le nostre due interviste al signor Giuseppe Feniello:

Il post dedicato al signor Michele Cuozzo:

La storia di Michael Strollo, figlio di emigrati valvesi negli Stati Uniti:

Approfondimenti
Per la ricostruzione del contesto storico, si suggerisce questa puntata di  Passato e presente

G.V.