16 settembre 2025

CONFETTI IN TEMPO DI GUERRA

Sposarsi durante la guerra: un atto di coraggio.
Esaminiamo il caso di Valva.
Negli anni della Grande Guerra notiamo un calo progressivo del numero di matrimoni celebrati in paese, come dimostra la seguente tabella:

Anno

Numero di matrimoni celebrati

1914

16

1915 
(l’Italia entra in guerra il 24 maggio)

7

1916

6

1917

3

1918 
(la guerra finisce il 4 novembre)

2

1919

14

Il grafico ci aiuta a visualizzare ancora meglio la dinamica del fenomeno:

 

Possiamo ipotizzare diverse cause per spiegare il fenomeno.
Innanzitutto, la mobilitazione dei giovani uomini riduce sensibilmente la popolazione maschile in età da matrimonio.
A ciò si aggiunge l'incertezza economica legata alle difficoltà portate dalla guerra.
Non va sottovalutata la dimensione sociale che fa da sfondo a un matrimonio. In un paese in cui arrivano le notizie di caduti al fronte o in cui tornano a casa giovani mutilati è difficile fare festa. E' possibile che alcuni soldati si siano sposati durante i periodi di licenza, ma questo è un aspetto che stiamo ancora approfondendo.
La Seconda guerra mondiale
Più complesso da analizzare il dato relativo alla Seconda guerra mondiale.
Anche in questo caso possono esserci utili una tabella e un grafico:

Anno

Numero di matrimoni celebrati

1939

17

1940 
(l’Italia entra in guerra il 10 giugno)

13

1941

6

1942

14

1943 
(a settembre a Valva ci sono tedeschi e americani)

10

1944

7

1945 
(la guerra in Italia finisce a maggio)

8

Inizialmente si registra il calo progressivo che abbiamo già osservato nella guerra precedente; poi c’è un dato che inverte la tendenza: il 1942, con ben quattordici matrimoni, otto in più dell’anno precedente. 
Come spiegare questo dato?
Forse possiamo ipotizzare che alcuni matrimoni siano stati celebrati come scelta “di urgenza”, in vista della partenza al fronte o in un momento percepito come particolarmente incerto.
A dimostrarlo c'è l'età media molto bassa degli sposi e ci sono alcuni casi di giovani legati alla guerra. 
Ad esempio, Mastrolia Carmine di Federico, classe 1923, il 18 aprile 1942 sposa Giovanna Zaccardi. Sarà catturato l'8 settembre 1943 e diventerà un internato militare in Germania.
Nel mese di luglio Vincenzo Spatola di Serafino sposa Maria D'Amato, figlia di Donato: quest'ultima è la cugina di Henry Porcelli. Li vediamo in questa foto:
Vincenzo, Maria e Serafino moriranno a Castelnuovo di Conza nel terremoto del 1980. A loro abbiamo dedicato il post👉 Storie come strade.
Il 4 ottobre, Michele Macchia di Sabato sposa Esterina Strollo di Vito. Michele morirà il 17 agosto del 1943, in Grecia.
A lui abbiamo dedicato diversi post.
Non risultano matrimoni per procura nel 1942. 
Almeno uno degli sposi non è in attesa della chiamata alle armi, avendo più di cinquanta anni.
Nei due anni successivi i matrimoni continuano a calare, per riprendere nel 1945 (la guerra finisce nel mese di maggio).
Particolarmente interessante è il 1943.
I matrimoni celebrati sono dieci.
Nel mese di marzo si celebra il matrimonio di Flavio Caldarone e di Francesca Del Monte. Di Flavio ci siamo occupati in due post: 👉La guerra infinita: la storia di Flavio, liberato in Francia e      👉Flavio, liberato nell'alba della riscossa europea.
Il 13 aprile gli sposi sono Vincenzo Tagliamuro di Pasquale, medico condotto, e Gorizia Figurelli del fu Pasquale. La sposa è un'insegnante: a lei abbiamo dedicato il post 👉Nel nome di Gorizia, sogno patriottico e morte al fronte.
Il 5 agosto si sposano Oscar D'Aniello, impiegato, e Cristina Conversano, dottoressa in lettere: gli sposi sono di Eboli.
Le settimane che seguono sono drammatiche per il Sud Italia, soprattutto per la Campania e per Valva.
Con tedeschi e americani in zona, è comprensibile che non ci siano matrimoni.
Nel mese di novembre, il podestà Emilio Foselli registra due atti.
Pasquale Torsiello fu Sabato e Pasqualina Cuozzo fu Michele si sono sposati il 5 novembre. Pasqualina diventerà la nonna dei valvesi e supererà il bellissimo traguardo dei cento anni. Il nostro blog ha avuto l'onore di dedicarle diversi postt.
Qualche giorno prima si erano sposati Michele Perrone, nato negli Stati Uniti e residente a Colliano, e Lucia Cacciatore, nato a Taranto. I valvesi ricordano bene la madre della sposa: la signora Maria Genga, comunemente indicata col cognome del marito, anche lei giunta oltre il traguardo dei cento anni. A lei il blog "Gozlinus" ha dedicato un 👉post in occasione delle elezioni del 1993, quando la signora Maria si recò al seggio alla veneranda età di 102 anni.

I matrimoni celebrati durante la guerra sono atti di coraggio, dicevamo.
Ricordarli oggi significa rendere onore non solo alla voglia di vivere di quei giovani, ma anche la capacità di una comunità di resistere al dolore, guardando al domani in tempi difficili.

🙏Un grazie ad Anna Lisa Del Monte, che ha suggerito al nostro blog questo tema da approfondire.
G.V.

12 settembre 2025

LA LEVATRICE E L'EROE DELL'11 SETTEMBRE

Uno degli eroi dell'11 settembre è certamente Daniel Nigro, capo dei vigili del fuoco di New York.

Daniel Nigro a Valva, davanti alla porta della casa
dei suoi antenati, il 29 ottobre del 2002; fonte: Gozlinus

La sua famiglia è originaria di Valva, ma il cognome viene da Rionero in Vulture.
Donato Nigro vi nasce infatti il 29 dicembre 1843, da Vincenzo Nigro di Volpe e Maria Michela Cardone.
Il suo comune di leva risulta Valva, dunque possiamo ipotizzare che vi si sia trasferito prima dei venti anni.
Dichiara di essere un tavernaio, che è anche la professione del padre.
Sposa Filomena Feniello, di Giacomo, probabilmente nel 1865.
Abitano in via Fontana.
Alfonso Vincenzo Maria nasce il 22 gennaio 1866.
Oltre al padre Donato, il suo atto di nascita è firmato da Abdon Freda (portantino) e da Federico Merolla di Biase (studente).
Si noti che il nome Biase diventerà Biagio e sarà portato da un nipote morto nella Prima guerra mondiale.
Rebecca Isabella nasce il 18 marzo 1870.
Assistono all'atto di nascita, anche se non lo firmano, Angelo Maria Torsiello del fu Pietro, bracciale, e Salvatore Spatola del fu Lorenzo, ferrajo (il mestiere di fabbro sarà associato ancora per anni alla famiglia Spatola).
Rebecca diventerà la levatrice del paese.
G.V.

11 settembre 2025

IL CARRO DEL MERCANTE: L'ARRIVO DEI MIRANDA A VALVA

Lo immagino arrivare a Valva su un carro che scricchiola lungo strade polverose, carico di stoffe di mille colori. Accanto a lui, la moglie Rosa. 
Un mercante di tessuti con un cognome dal suono spagnoleggiante e le radici a San Gennariello di Ottaiano (oggi Ottaviano), nell'hinterland napoletano. 
Ferdinando Miranda, nato il 30 settembre 1867 da Eugenio e Luisa Cutolo, ha sposato Rosa Iervolino, nata il 15 gennaio 1861. I due hanno scelto Valva come nuova casa, stabilendosi in via Sant’Antonio, al numero 17.
Sono giunti in paese seguendo i percorsi dei mercanti ambulanti che dai grandi centri portano stoffe e merceria ai comuni dell'entroterra.  Ferdinando intuisce che qui la domanda di tessuti, sia per la vita quotidiana che per i giorni di festa, può rappresentare per lui una fetta di mercato interessante. Forse la presenza del marchese, con la sua azienda agricola che attrae lavoratori stagionali anche dalla Puglia, è un ulteriore aspetto che Ferdinando, da buon commerciante, ha attentamente valutato. 
Da Valva, al centro dell'alta Valle del Sele, col suo carro potrà raggiungere facilmente i comuni limitrofi per vendere la sua merce.
Ferdinando e Rosa decidono di rimanere a Valva ed è qui che creano la loro famiglia.
Il 25 febbraio 1893, al numero 17 di via Sant'Antonio, nasce la prima figlia, Luisa (il nome della nonna materna).
Ferdinando -di professione merciaio- risulta ancora residente a Ottaiano. Possiamo dunque ipotizzare che la famiglia non si sia ancora trasferita definitivamente a Valva.
I testimoni dell'atto di nascita della bambina sono Vincenzo Torsiello (possidente) e Donato Vacca (messo comunale).
Il 3 febbraio 1896 nasce Eugenio Biagio Francesco
Il bambino ha il nome del nonno paterno; il nome Biagio è un omaggio al santo la cui festa si celebra proprio il 3 febbraio e Francesco è il nome del nonno materno. 
I genitori risultano ancora residenti a Ottaiano.
L'atto di nascita è giunto a noi con l'elegante firma del neopapà Ferdinando:

Nella stessa abitazione di via Sant'Antonio, il 3 novembre 1898 nasce Francesco
I testimoni degli atti di nascita dei due fratelli sono gli stessi, entrambi dipendenti comunali: oltre a Donato Vacca, troviamo Michele Cuozzo (guardia campestre).
A questo punto, la famiglia risulta ormai residente a Valva.
Nel 1901, a un anno dall'assassinio del re Umberto I a Monza, Ferdinando e Rosa hanno un altro figlio, al quale danno il nome di Umberto.
Nell'atto di nascita notiamo una novità: ora la casa della famiglia Miranda è in Pistelli sotto la Chiesa, al numero 1.
Ferdinando muore a Valva il 18 marzo 1925, a mezzogiorno, nella sua casa in corso Umberto Primo, al numero 1; nell'atto di morte troviamo ancora la professione "merciaio".
Venti anni dopo il marito, il 22 marzo 1945, all'età di ottantaquattro anni, muore Rosa
A darne notizia al sindaco Onofrio Verginiello è il giovane calzolaio Vespasiano Sica, cognato di Francesco Miranda.
L'abitazione della defunta è sempre quella di Corso Umberto Primo, numero 1. 
Nell'atto di morte troviamo anche i genitori di Rosa: Francesco, possidente, e Speranza Iervolino, casalinga. 
Testimoni dell'atto sono Antonio Caprio, falegname, ed Eliseo Lardieri, guardia campestre. 
Ecco una foto di Rosa Iervolino:
Con Ferdinando e Rosa si conclude solo la prima pagina dell'epopea di una famiglia che, tra stoffe e merceria, ha stabilito le proprie radici a Valva.
Nelle prossime puntate racconteremo come i figli hanno affrontato un mondo in rapido cambiamento, tra la Grande Guerra, la lunga attività commerciale e la vita nel tessuto sociale di Valva, continuando la storia dei Miranda nel cuore della Valle del Sele.

Fonti
L'immagine dell'arrivo di Ferdinando e Rosa a Valva è generata da Google Gemini.
Per i documenti anagrafici: Portale Antenati

G.V.

10 settembre 2025

LA LUNGA PRIGIONIA DI ANTONIO

Quella di Antonio Torsiello è stata una lunghissima prigionia, conclusa solo un anno dopo la fine della guerra in Europa.
Antonio nasce a Valva il 10 agosto 1917 da Angelo e Maria Michela Marciello. 
Alla visita militare risulta più alto e più robusto della media dei suoi compaesani.
Chiamato alle armi il 1°settembre 1938, lo troviamo nella Scuola addestramento Allievi Sottoufficiali di Nocera Inferiore.
Esattamente un anno dopo, risulta in forza al Deposito del 12° Reggimento Artiglieria.

Ogni reggimento dell’esercito disponeva di un deposito territoriale in Italia, con il compito di addestrare e mobilitare nuovi soldati, fornire ricambi per il reggimento operativo all’estero e gestire materiali e munizioni.

Antonio Torsiello è arruolato nel 55° Reggimento Artiglieria “Brescia”, il cui deposito di riferimento era il 12° Reggimento Artiglieria situato a Nola Questo deposito inviava i rinforzi verso la Libia, dove il 55°Reggimento era schierato.
Antonio viene imbarcato a Napoli il 1 settembre 1939, una data storica: è il giorno in cui inizia la Seconda guerra mondiale, con l'aggressione di Hitler alla Polonia.
Conosciamo anche il nome del piroscafo diretto in Libia: dalle informazioni sul 55°Reggimento, infatti, questo risulta costituito proprio il 1° settembre 1939 a bordo del piroscafo Liguria.
Il 3 settembre Antonio sbarca a Tripoli
Lo stesso giorno lo troviamo proprio nel 55°Reggimento Artiglieria Brescia.
Sul suo foglio matricolare compare un'annotazione significativa.
Alla data dell'11 giugno 1940 leggiamo infatti: "Tale in territorio dichiarato in stato di guerra". La frase, burocratica, testimonia che l'Italia è appena entrata in guerra (con il famoso discorso del 10 giugno da Palazzo Venezia).
Il Reggimento Brescia viene schierato al confine libico-tunisino.
Nel mese di dicembre è spostato in Cirenaica, per rinforzare la Divisione Sirte, impegnata nei pressi della piazzaforte di Tobruch.
Artiglieri italiani sulla linea del fronte di Tobruch; fonte
Proprio in quest'area, tra la fine del dicembre 1940 e l'inizio del gennaio 1941, gli inglesi sferrano attacchi che porteranno alla cattura di migliaia di soldati italiani, tra i quali anche alcuni valvesi, tra i quali Pierino Vacca, di cui ci siamo già occupati e Donato D'Arcangelo, al quale ha dedicato un post Gozlinus.
Le due successive scarne annotazioni sul foglio matricolare di Antonio Torsiello nascondono il dramma di una lunga prigionia:
Prigioniero nel fatto d'arme di A.S. (Africa Settentrionale) lì 1 gennaio 1941
- Rientrato dalla prigionia e presentatosi al Centro Alloggio San Martino lì 31 maggio 1946 
La cattura
Formuliamo alcune ipotesi sulla cattura di Antonio Torsiello.
Non risulta una battaglia proprio il 1°gennaio 1941, dunque possiamo ipotizzare che la data indicata sul foglio matricolare indichi l'inizio ufficiale della prigionia e non sia quella dell'effettiva cattura. 
Non possiamo escludere comunque che Antonio fosse di stanza in una posizione difensiva costretta ad arrendersi per mancanza di munizioni o rifornimenti.
Ricostruiamo brevemente il contesto delle operazioni.
Dopo la presa di Bardia, gli inglesi attaccano l'altra grande piazzaforte della Cirenaica: Tobruch.
La divisione Brescia, insieme alla Sirte, alla Catanzaro e ad alcuni reparti tedeschi, partecipa alla difesa di Tobruch. Nel gennaio 1941 molti reparti italiani vengono travolti o catturati.

Antonio Torsiello appartiene al 55° Reggimento Artiglieria “Brescia”, reparto che fornisce il supporto di fuoco alla Divisione di fanteria “Brescia”.

Il rientro dalla prigionia
Dopo quasi duemila giorni di prigionia, Antonio Torsiello è ricoverato presso il Centro Alloggio San Marino, a Napoli, che serviva come punto di transito e assistenza per i reduci, offrendo loro supporto logistico e sanitario prima del ritorno definitivo alle loro case.
Dunque, Antonio torna in Italia quando la guerra è finita da oltre un anno.
Il foglio matricolare non riporta le tappe della prigionia (è rimasto sempre in Africa? Non è detto) e soprattutto non dice nulla del dramma, delle esperienze vissute, dei pericoli corsi, dei sacrifici affrontati.
Una storia che non si è persa, perché è stata custodita e raccontata, anno dopo anno, ai numerosi figli e ai nipoti: la memoria è diventata testimonianza e racconto, un filo che unisce passato e presente.

G.V.