09 febbraio 2025

LA MORTE CHE VIENE DAL FUOCO D'AGOSTO

                                                    Valva nell'Ottocento, 3

Il 29 agosto 1842, due valvesi si recano in municipio e dichiarano al sindaco Gabriele Valletta che alle nove del mattino è morta
nella casa del Signor Marchese la Signora Donna Chiara Savelli, di anni settanta, brugiata (sic!) dal fuoco.
Nobildonna, era nata a Taranto da Don Felice Fanelli, possidente; il nome della madre era Vienna, il cognome è ignoto ai testimoni e al sindaco che redige l'atto di morte.
Cerco di formulare delle ipotesi sulle cause della morte. Credo che a fine agosto non sia plausibile pensare a un fuoco in casa. Ipotizzo un incendio.
Intanto, sfoglio la pagina del registro e trovo che lo stesso giorno gli stessi testimoni hanno dichiarato che è morto 
nella casa del Signor Marchese Don Gaspare Pepe brugiato  (sic!) dal fuoco, di anni nove.
Il bambino è figlio di Don Baldassarre Pepe, fattore, e di Donna Grazia Maresca. E' nato a Valva, ma i registri a disposizione non consentono di stabilire se i genitori si siano sposati nel paese dove sicuramente hanno seguito il marchese, da Taranto.
Nel 1842, il marchese di Valva è Francesco Saverio, che ha unito il suo cognome D'Ayala a quello dello zio Giuseppe Maria Valva.
Dunque, due vittime del fuoco, a fine agosto.
La corte del marchese è visitata dalla morte come le case dei contadini di Valva; la deferenza suggerisce a chi compila il registro di definire "Don" anche il giovane figlio del fattore del marchese.
Immagine creata con la collaborazione di ChatGPT
Uno dei due testimoni è un mio antenato: Felice Vacca.
E' un "bracciale" (bracciante) ma è anche impiegato comunale -"servente comunale", nella prosa dell'epoca- ed è spesso citato come testimone di nascite, matrimoni e morti. E' anche il custode del cimitero (ipotizzo sia stato il primo o comunque uno dei primi). 
Probabilmente è toccato a lui dare sepoltura a queste due vittime di un fuoco di fine agosto.
Erano due forestieri, sicuramente salutati con rispetto dai valvesi, che si saranno tolti il cappello davanti alla "Signora Donna Chiara" e che avranno chiamato, come il sindaco, "Don Gaspare" il figlio di Don Baldassarre, il fattore del marchese.
Scrivendo questi due nomi, penso al presepe e ai Magi.
Forse la vita si muove come i Re Magi, tra l'umile e il divino, tra la nobiltà e la povertà.
Forse la morte unisce mondi così distanti.
C'è sicuramente dell'ironia nella scelta di chiamare il proprio figlio Gaspare da parte di un uomo di nome Baldassarre, non ce n'è affatto nella morte che viene dal fuoco in un giorno di fine agosto.
G.V.