Gianluca Parisi Perna è un giovane che vive in Germania,
figlio di genitori emigrati da Valva. Da qualche anno si è appassionato alla
storia della sua famiglia d’origine e, con pazienza e competenza, è diventato
un esperto di ricerche genealogiche. È riuscito a ricostruire rami familiari presenti oggi in vari Paesi del mondo e a mettersi in contatto con parenti lontani.
In questo periodo, Gianluca sta concentrando le sue ricerche su un personaggio che lo affascina particolarmente: il suo trisavolo Martire Perna. La sua figura è avvolta da un’aura di mistero. Nato a Valva, compare in alcuni documenti con il nome di Matteo e sembrerebbe iscritto nelle liste di leva di un comune in provincia di Isernia -dato però non confermato- nonostante si sia sposato a Valva e sia poi sempre vissuto qui. Combatté nella Prima Guerra Mondiale, fu dichiarato invalido e ricevette decorazioni militari, ma molte informazioni sono andate perdute.
Ecco le notizie che Gianluca è riuscito a raccogliere fino ad oggi.
Un primo piccolo giallo: nell'atto di nascita di Arcangela, sembra che il nome della madre sia Martira. Dovrebbe però essere Marta Maria. Al momento non escludiamo una deformazione popolare del nome. Questo spiegherebbe, tra l'altro, il nome dato da Arcangela a suo figlio: sarebbe quello di sua madre.
Anche gli altri due figli di Arcangela hanno il cognome Perna: Giuseppe, nato morto a Valva nel 1903, e Angelo Michele, nato a Sturno nel 1907. Una figlia di quest’ultimo, Gorizia Keefe vive in Inghilterra, dove è emigrata nel 1962.
Una vita difficile
La vita di Arcangela Perna fu segnata dalla povertà: infatti, al
momento della morte, avvenuta a Castelmauro in provincia di Campobasso, risulta
“mendicante”.
Arcangela Perna risulta deceduta il 13 agosto 1909 alle ore sette pomeridiane, al numero 15 della casa posta in Corso Italia; di anni trentadue [in realtà trentasei] residente inValvaSturno, nata in Valva da Antonio, domiciliato in Valva e da..................domiciliata in vita in valva.
In nota leggiamo: "Al dodicesimo rigo del presente atto si sono cancellate le parole 'Valva' perché erroneamente scritte".
Da notare che manca il nome della madre di Arcangela.
Per molto tempo a Valva si è pensato che la famiglia di
Martire provenisse da Sturno, in provincia di Avellino, probabilmente a causa della confusione con
il fratellastro Angelo Michele. Le ricerche di Gianluca hanno però chiarito che
Martire è nato a Valva e qui si è sposato ed è diventato padre; anche sua madre Arcangela è certamente nata a Valva; per lei però rimangono due punti da chiarire: il trasferimento a Sturno (dove ha dato alla
luce il figlio Angelo Michele) e la morte in Molise.
Martire era descritto come un uomo alto e magro, noto in paese con il soprannome dialettale “Martrucc”.
Nel 1919 Martire sposa Maria Michela Torsiello, figlia di Carmine Maria Torsiello e Angela Cuozzo.
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| La signora Maria Michela Torsiello |
In una foto datata 1966, Maria Michela — affettuosamente chiamata da Gianluca “nonna Chela” — è ritratta in abito da lutto, con il velo nero tipico del costume tradizionale da pacchiana. E' l’anno della morte di Martire, avvenuta il 12 gennaio 1966, proprio nel giorno del suo 68° compleanno.
La foto è stata scattata a Sturno, in occasione della prima visita di Gorizia dopo il suo trasferimento in Inghilterra; in essa si vede anche una delle figlie di Martire, Gerardina, che ha in braccio una bambina (sua figlia). La foto viene pubblicata per gentile concessione della signora Maria Rosa Keefe, figlia di Gorizia.
Gianluca ha trovato nell'album di matrimonio dei suoi nonni Mario e Maria una foto scattata nella casa di nonna Chela in corso Vittorio Veneto a Valva, nella quale si intravede una decorazione militare dedicata a Martire, con medaglie e la scritta “Bersagliere”, a testimonianza del suo servizio nella Prima Guerra Mondiale.
Questa iscrizione nel cimitero di Valva è un ulteriore segno del suo impegno militare:
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| All'invalido della guerra 1915-1918 Perna Martire nato 12-1-1898 morto 12-1-1966 |
Ricostruendo la vita di Martire, Gianluca non sta semplicemente cercando notizie su un suo antenato: sta ridando voce a una storia dimenticata. Nel farlo, si confronta con la confusione che a volte troviamo nei registri del passato (del resto comprensibile, visti i mezzi dell’epoca).
Ricostruirne la storia è un piccolo atto di giustizia, un risarcimento simbolico a una madre coraggiosa che allevò i suoi figli in un contesto difficile, segnato dalla povertà e dall’emarginazione.
Per anni, il suo nome è rimasto confinato in un ingiallito registro, accanto alla parola “mendicante”. Oggi, grazie all’amore di un giovane discendente, torna a essere persona, storia, memoria.
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G.V.
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