05 agosto 2025

"SCUSATE IL RITARDO": IL PARLAMENTO UNITO NELLA MEMORIA DEGLI INTERNATI ITALIANI

Nel giugno del 1944, in un rapporto riservato, si leggeva:
“I prigionieri si trovano al gradino più basso nella scala degli oppressi... Alcuni si direbbero spettri viventi... L'impressione destata da questi uomini, ridotti a così mal partito, è quanto di più avvilente si possa mai provare.”
Padova, Museo nazionale dell'Internamento; fonte
Con queste parole, tratte da un documento d’epoca, l’onorevole Giorgio Mulè, primo firmatario e relatore della proposta di legge per l’istituzione di una giornata nazionale dedicata agli Internati Militari Italiani (IMI), ha aperto il suo intervento alla Camera durante il voto finale.
L'onorevole Giorgio Mulè
La sua proposta di legge ha ottenuto l'unanime approvazione del Parlamento: la Giornata sarà celebrata il 20 settembre di ogni anno, per ricordare i 650mila soldati italiani deportati nei Lager dopo l'8 settembre 1943 a causa del loro rifiuto di aderire al nazifascismo.
Come abbiamo già ricordato nei nostri precedenti post, la data scelta ha un valore simbolico: il 20 settembre 1943 Hitler dichiarò i militari italiani "internati militari" e non più "prigionieri di guerra", per escluderli dalla protezione della Convenzione di Ginevra.
In Aula si sono alternate voci diverse, dei vari schieramenti politici, unite nel riconoscimento del sacrificio degli internati militari.
L’onorevole Mulè ha sottolineato il valore unitario della legge affermando che, in questa occasione, tutte le forze politiche hanno messo da parte le appartenenze di partito per ritrovarsi attorno a una memoria condivisa, fondamento dei valori repubblicani.
 
Il dibattitto alla Camera
Diamo conto del dibattito alla Camera raggruppando gli interventi per ambiti tematici. 
Quando il “no” diventa memoria
Mulè ha citato la testimonianza di Michele Montagano:
Ho detto sempre “no”. Sono stato due anni a dire sempre “no”. Ci trattavano come traditori, ci comandavano a bastonate dalla mattina alla sera, tutti i mezzi erano buoni per abbatterci. Ho fatto la Resistenza più che la prigionia. Mi sono sempre sentito resistente. Il mio più grande amore è l'Italia.
Mulè ha infine concluso il suo intervento affermando: "Scusate il ritardo. Con questa legge l'Italia si inchina all'esempio e al sacrificio dei 650.000 soldati".
Nel corso del dibattito, la memoria è emersa anche attraverso le storie personali. 
Ad esempio, l’onorevole Maria Elena Boschi (Italia Viva) ha condiviso un ricordo familiare: suo nonno Gloriano, giovane contadino toscano, fu uno degli IMI. Tornò dalla Germania a piedi, segnato dalla prigionia e dalla malattia.
Boschi ha sottolineato la lezione morale da trarne:
Io credo che giornate come questa ci tengano dritta la barra sui valori autentici su cui abbiamo fondato la nostra Repubblica.
Il valore morale del rifiuto
L’onorevole Pino Bicchielli (Noi Moderati) ha affermato:
Ci sono atti, nella storia di una Repubblica, che meritano di essere ricordati quanto quelli di chi, alla propria stessa vita, antepone il rifiuto ad assoggettarsi all'occupazione straniera. Vi è in esso il senso stesso della patria, della fedeltà ad essa e della libertà di comunità che si rivendica, pur sapendo di perdere quella personale.
Per l’onorevole Marco Pellegrini (M5S) è importante specificare la motivazione del rifiuto:
La precisazione inequivocabile che sancisce e afferma in maniera netta che i militari italiani furono deportati e internati perché si rifiutarono di collaborare con lo Stato nazionalsocialista e con la Repubblica Sociale Italiana, con i fascisti della Repubblica Sociale Italiana.
Le tante facce della Resistenza
L’ onorevole Andrea De Maria (Partito Democratico) ha ribadito l'unità delle diverse forme di Resistenza:

Il fatto che la scelta degli internati militari italiani fu una scelta di resistenza e che, quindi, c'è un'unità nelle diverse forme di resistenza: quella armata nel Paese, i civili che sostennero i partigiani, appunto, la scelta che fecero gli internati militari italiani.

Il ruolo della società civile e delle associazioni 
L’ onorevole Laura Cavandoli (Lega) ha riconosciuto il ruolo delle associazioni:

Associazioni che ci hanno preceduto e ci hanno stimolato per questa proposta legislativa, hanno fatto da guida, essendo già attive da tempo nella promozione per la diffusione di questi alti valori che hanno ispirato i nostri predecessori, che ancora oggi possiamo chiamare eroi o anche martiri.

Questo dibattito in Aula ha avuto luogo tra il 16 e il 19 settembre 2024, quando c’è stata la votazione finale: 256 favorevoli su 256 votanti.
 
“Un seme di democrazia e libertà”: anche il Senato approva
Nella seduta n. 259 del giorno 8 gennaio 2025, in Senato c’è stata l’approvazione definitiva del disegno di legge.
Nel corso del dibattito finale, la senatrice Petrenga -relatrice- ha evidenziato l'obiettivo di 
conoscenza del valore storico, militare e morale della vicenda degli internati e di ricordo delle sofferenze da loro patite in violazione di tutte le leggi di guerra e dei diritti inalienabili della persona, nonché quale messaggio di pace rivolto alle giovani generazioni.
La senatrice Raffaella Paita (Italia Viva) ha definito l’iniziativa “giusta e opportuna” e ha concluso sottolineando l'unità dell'Aula:
Questa è una bellissima giornata perché... oggi potremo essere tutti uniti nel riconoscere una centralità anche a queste persone e per restituire loro dignità e orgoglio.
Il lungo oblio degli IMI
Il senatore Zanettin (Forza Italia) ha ricordato l’amaro dopoguerra degli IMI:

Il rientro a casa degli IMI fu estremamente complicato per la mancanza di un efficace coordinamento da parte dello Stato italiano" e come la loro tragedia fosse stata "interpretata, nel migliore dei casi, come sfortunato corollario della guerra o letta  come prova di vigliaccheria e rifiuto di combattere.

Il senatore Paganella (Lega) ha messo in luce la marginalità vissuta da questi soldati –“veri e propri eroi della Resistenza”- nel secondo dopoguerra, quando che si sentirono "emarginati, messi da parte, considerati quasi rappresentanti di una Resistenza di serie B".
Ha inoltre messo in luce la scelta di coscienza degli internati italiani:

I combattenti italiani si erano trovati senza una guida, soli davanti alla loro coscienza" e che seppero "conservare la dignità anche in un momento altamente drammatico della storia nazionale.

Il senatore Lucio Malan (FdI) ha condiviso il ricordo del padre internato. Si è soffermato sulle condizioni degli internati, costretti al lavoro coatto, minacciati, malnutriti e alloggiati in luoghi inadeguati.
La loro fu una forma silenziosa ma concreta di Resistenza: scelsero di non aderire alla Repubblica Sociale Italiana né di collaborare con il regime nazista, pagando un prezzo altissimo per difendere la propria dignità.
Ha inoltre parlato  di una memoria finora rimasta fuori dalla narrazione ufficiale e ha concluso: 
Ora questa legge rimedia all’oblio al quale queste centinaia di migliaia di italiani erano stati sottoposti.
Una memoria che parla ai giovani
Il senatore Marton (M5S) ha utilizzato un’immagine potente:

La loro resistenza silenziosa è un seme piantato nel terreno della democrazia e della libertà che noi oggi continuiamo a coltivare.

Ha concluso con un monito per le future generazioni:

Non dimentichiamo che la storia si ripete solo quando si perde la memoria. Non dimentichiamo che la libertà non è mai scontata. Non dimentichiamo che ognuno di noi, oggi come allora, può essere chiamato a scegliere tra il giusto e il comodo.

La Resistenza in tutte le sue forme
Come aveva fatto alla Camera il suo collega De Maria, il senatore Dario Parrini (PD) ha proposto il concetto di “tante resistenze”:

Quella in armi dei partigiani, quella silenziosa e coraggiosissima di tantissimi cittadini... la Resistenza degli IMI che, senza armi, hanno detto no alla collaborazione con Hitler e Mussolini.

Parrini ha inoltre rimarcato la complementarietà della Giornata del 20 settembre con il Giorno della Memoria (27 gennaio) e la Festa della Liberazione (25 aprile), vedendola come "un evento simbolo di una delle tante forme di Resistenza al nazifascismo".
 
Prima alla Camera, poi al Senato.
A ottant’anni dal loro rientro – per chi è riuscito a tornare – il “No” di 650.000 soldati italiani è diventato un “Sì” della Repubblica.
Il Parlamento ha riconosciuto il valore di quel rifiuto: un atto di Resistenza, una scelta morale.
Ora la memoria è legge e la legge un impegno per il futuro.

Fonti

G.V.