08 agosto 2025

UNA GIORNATA PER GLI IMI: MEMORIA CONDIVISA O MEMORIA FRAMMENTATA?

In questo quarto approfondimento che “la ràdica” dedica alla nuova legge istitutiva della Giornata nazionale degli Internati Militari Italiani, ripercorriamo le critiche che ci sembrano più significative emerse nel dibattito pubblico e accademico dopo l’approvazione della norma.
Padova, Museo nazionale dell'internamento; fonte

L'antifascismo dimenticato?

Tra le riflessioni più lucide e argomentate, spicca l’intervento pubblicato il 28 luglio 2024 sul quotidiano Domani, a firma di Orlando Materassi (ex presidente di Anei) e dello storico Daniele Susini dal titolo 👉 La proposta di Mulè dimentica l'antifascismo degli internati militari.
Gli autori rivendicano il valore della scelta compiuta da circa 600.000 soldati italiani catturati dopo l’8 settembre 1943, definita “una Resistenza condotta nei lager” e soprattutto “una scelta antifascista”: un gesto collettivo che per decenni è stato trascurato o rimosso dalla memoria pubblica.
Tuttavia, il loro articolo solleva alcune critiche alla legge e ne evidenzia rischi e ambiguità, che qui proviamo a sintetizzare.
Mancanza di consultazione 
Secondo gli autor, l’ANEI (Associazione Nazionale ex Internati nei Lager nazisti) non è stata coinvolta nella stesura della proposta; lamentano una “totale assenza di comunicazione” da parte del promotore Giorgio Mulè.
Sovrapposizione e ridondanza
Gli autori ricordano che l’esperienza degli IMI è già riconosciuta dalla legge del 2000, che istituisce il Giorno della Memoria (27 gennaio) e cita esplicitamente i “deportati militari e politici italiani nei campi nazisti”. Introdurre una giornata separata rischia quindi di essere superfluo.
Isolamento e frammentazione della memoria 
Gli autori paventano il rischio che la nuova ricorrenza possa isolare la vicenda degli IMI dalla più ampia narrazione della Resistenza e della Liberazione, celebrata il 25 aprile. La moltiplicazione delle giornate commemorative rischia di indebolire il senso di unità e coerenza della memoria collettiva.
Assenza del termine “antifascismo” nel testo di legge 
L'articolo considera grave che la legge non  attribuisca esplicitamente la qualifica di “scelta antifascista” alla decisione degli IMI. Il termine compare solo per descrivere le associazioni coinvolte, non i protagonisti della vicenda, segno – secondo gli autori – di una “scarsa attenzione della politica”.
Incoerenze politiche 
L'articolo denuncia anche ambiguità tra alcuni promotori della legge, appartenenti a partiti che -secondo gli autori- faticano ad assumere una posizione netta sul fascismo. In particolare, viene citata una dichiarazione di Ignazio La Russa che avrebbe ridotto la scelta degli IMI a “una prigionia di comodo”, senza riconoscerne la natura etica e politica. Gli autori auspicano un impegno più deciso da parte del governo nel rifiutare ogni ambiguità sull'antifascismo.
In conclusione, l’articolo definisce la proposta Mulè come “velleitaria”, priva di una chiara “logica storica e di memoria”, e auspica che ci sia un ripensamento o almeno un dibattito più consapevole e inclusivo.

La risposta di Giorgio Mulè

Il giorno dopo, "Domani" ha ospitato la replica di Giorgio Mulè, in un articolo dal titolo 👉 La proposta di legge per la giornata degli internati militari è sincera e condivisa.
Mulè respinge le critiche di Materassi e Susini, difendendo con decisione la proposta e chiarendo alcuni aspetti centrali.
Una proposta nata da una necessità storica
Mulè si dichiara dispiaciuto per la definizione di proposta “velleitaria” e priva di “logica storica e di memoria”, affermando invece che nasce dalla necessità di colmare un vuoto a lungo ignorato e di restituire dignità e onore agli Internati Militari Italiani.
Il riconoscimento della scelta antifascista
Mulè sottolinea che la legge cita esplicitamente la Repubblica di Salò e che è animata da un’ispirazione antifascista. Ricorda che gli IMI “scelsero consapevolmente di rifiutare qualsiasi collaborazione con nazisti e fascisti” e li definisce “eroi civili e militari”, il cui sangue è alle fondamenta della Repubblica italiana come quello di chi cadde nella Resistenza.
Un clima di concordia
A sostegno della proposta, Mulè richiama il messaggio del Presidente Mattarella sull’importanza di una “memoria condivisa” e sottolinea che la legge è stata approvata all’unanimità alla Camera, rappresentando una “bellissima pagina” di concordia tra le forze politiche.
Il nodo della consultazione
L'autore della proposta di legge rivendica di essersi ispirato al lavoro dell’ANRP e dell’ANEI, e dichiara di aver già incontrato la presidente dell’ANEI, Anna Maria Sambuco, che avrebbe espresso dissenso verso le critiche di Materassi e Susini, con un ulteriore incontro in programma.
Un rifiuto netto delle accuse
Respinge la richiesta di “ripudio del fascismo”, definendola un’offesa alla sua storia, al suo impegno politico e alla sua coscienza, e accusa gli autori dell’articolo di superficialità, dichiarando di non perdonarla, “a maggior ragione da chi si fregia del titolo di ‘storico’”.

Frammentare la Resistenza non serve

A pochi mesi dal primo intervento critico, Orlando Materassi e Daniele Susini sono tornati sull’argomento con un nuovo articolo pubblicato il 7 dicembre 2024 su Domani, dal titolo 👉 Perché “frammentare” laResistenza non aiuta a conoscere la nostra storia.
Nel frattempo, il disegno di legge Mulè ha proseguito il suo iter: approvato all’unanimità dalla Camera dei Deputati il 19 settembre, è passato in Commissione al Senato nel mese di ottobre.
Il secondo intervento degli autori conferma e approfondisce i punti già espressi, ampliando la riflessione sulle implicazioni storiche, politiche e simboliche della legge.
Una memoria "depotenziata"?
Materassi e Susini temono che una giornata dedicata agli IMI, anziché valorizzarne la memoria, contribuisca a frammentarla, in un contesto già affollato di commemorazioni che rischiano di indebolire la coerenza del racconto storico collettivo.
I due studiosi citano come esempio le numerose giornate dedicate a categorie diverse di vittime (civili innocenti, lavoratori coatti, stragi nazifasciste), che rischiano di trasformare la memoria in un elenco disgiunto anziché in una narrazione coerente e condivisa. 
Una mescolanza forzata?
Gli autori criticano anche la scelta del legislatore di accomunare militari e civili, nonostante le profonde differenze tra le rispettive esperienze di deportazione. Questa “mescolanza di destini” viene giudicata fuorviante e poco rispettosa della complessità delle vicende storiche.
Una scelta antifascista, morale e politica
Al centro dell’analisi resta la natura della decisione degli Internati Militari Italiani: una scelta morale, ideologica e, per certi versi, politica, che rappresenta – secondo gli autori – una completa negazione del ventennio fascista. La loro fu a tutti gli effetti una scelta antifascista, e come tale dovrebbe essere pienamente integrata nella memoria della Resistenza plurale. Viene citato lo storico Giorgio Rochat, che ha definito il comportamento degli IMI un esempio di “straordinario valore politico-morale”.
Riconoscimenti già esistenti e lacune della nuova legge
Materassi e Susini ricordano che gli IMI sono già equiparati ai partigiani dal 1977 e 1983: di conseguenza, il loro ricordo dovrebbe trovare spazio il 25 aprile. Criticano inoltre l’assenza del termine “antifascismo” nel testo di legge, un'omissione che conferma – a loro avviso – la debolezza simbolica e politica della norma.

Rischi pratici e simbolici
Vengono sollevate anche criticità di ordine pratico e simbolico: la data del 20 settembre, troppo vicina all’inizio dell’anno scolastico, rende difficili le attività educative, mentre l’assenza di fondi dedicati rischia di limitarne l’impatto. 
Infine, la scelta di consegnare in quella data le Medaglie d’Onore è considerata inadeguata, perché sottrae agli IMI il riconoscimento istituzionale che meriterebbero in ricorrenze più solenni.

I testi sono sintetizzati a fini di commento e informazione,  con l’obiettivo di alimentare il dibattito su un tema centrale per il nostro blog
Gli articoli completi sono disponibili sul sito del quotidiano "Domani", da cui sono stati tratti e sintetizzati. Gli articoli citati hanno un link che rimanda direttamente alla fonte.

Per concludere

Il confronto tra voci diverse è essenziale per dare profondità alla memoria collettiva. Solo attraverso il dialogo tra prospettive storiche, culturali e civili possiamo cogliere la complessità di scelte simboliche come l’istituzione di una nuova giornata nazionale.
Torneremo presto sul tema, con nuovi spunti e riflessioni.

G.V.