Sono qui per parlare di un marinaio catturato dai tedeschi e fuggito da un treno in corsa, ma mi basta una frase per capire che devo solo prendere appunti e lasciarmi guidare dai ricordi della sua vedova.
La frase è "Tu sai la storia e io i fatti", lei una signora di 91 anni che racconta per oltre tre ore, io un dilettante spiazzato. Pensavo infatti di condurre la conversazione, ma capisco subito che i ruoli sono chiari e che il mio compito è quello di azionare questa straordinaria energia chiamata memoria.
L'estate del 1943
L'estate di ottanta anni fa è stata dura, per tutti.
"Anche per noi qui la guerra è stata dura", mi dice la signora Marietta Marciello ("all'anagrafe ovviamente sono Maria", precisa).
Guerra a Valva significa i tedeschi nella Villa d'Ayala, con la presenza per alcuni giorni addirittura del feldmaresciallo Kesserling. Significa i colpi di artiglieria, le bombe americane cadute anche nei pressi dell'abitazione in cui la signora Marietta mi riceve: "Qui c'era un piccolissimo albergo occupato dai tedeschi, una bomba è caduta qui sotto, vicino all'ex frantoio", mi spiega.
Casa Megaro nel 1960: Marietta Marciello è sul balcone, con due figli; la donna in basso è la cognata Maria Assunta Megaro fonte |
Guerra a Valva significa la fuga dei civili nelle grotte della montagna e di Villa d'Ayala. Particolarmente significativo il fatto che in centinaia si siano rifugiai nella grotta dedicata a San Michele Arcangelo, patrono di Valva: forse mai richiesta di protezione a un santo fu più concreta, col suo santuario che diventa rifugio e casa.
Grotta di San Michele, ingresso (foto di Valentino Cuozzo) |
Grotta di San Michele, interno (foto di Valentino Cuozzo) |
Marietta aveva undici anni quando si è nascosta con la famiglia nelle grotte di Valva: quella di San Michele e quella, più piccola, detta di Paulo.
Grotta di Paulo. Mi sembra quasi un luogo mitico, da fiaba, eppure diventa concreto quando la signora Marietta mi parla di zio Abramo Vacca che cucinava per le famiglie rifugiate lì e rassicurava i bambini dando la colpa delle fiamme che si vedevano sulla montagna a pastori distratti che avevano lasciato acceso il fuoco. Diventa un luogo concreto quando mi parla del letto di paglia -usa un bel termine dialettale, curm, per indicare gli steli- su cui la madre metteva lenzuola portate dalla loro abitazione non lontana; dormivano all'aperto, ricorda. Un luogo che sa di salvezza e di futuro, visto che tra le persone che vi si nascondevano c'era anche la futura suocera, Carmela Conte ("ma all'epoca nemmeno conoscevo mio marito Bonaventura").
I civili salvati parlando in inglese
La signora Marietta è sicura: un uomo è stato provvidenziale nel salvare i civili nascosti nelle grotte. Gli americani erano insospettiti dal fumo che vedevano sulla montagna, ma il signor Vito Iannuzzi, che conosceva l'inglese perché viveva in America, parlando con i soldati spiegò loro che nelle grotte non c'erano tedeschi nascosti ma solo civili.
Rientrato neli USA, Vito Iannuzzi è deceduto a Bernardsville (New Jersey) nel 1959. La signora Marietta ricorda il nome della figlia, Perlina; ho verificato: nel necrologio di Vito Iannuzzi è citata la figlia Pearl, coniugata Di Masi.
La guerra a Valva: tra tedeschi e americani
"Prima eravamo alleati dei tedeschi, poi siamo diventati amici degli americani", ricorda la signora Marietta, anche per spiegare i buoni rapporti che la popolazione ha cercato di mantenere con i soldati dei due schieramenti.
A tale proposito, racconta due episodi significativi: la cucina dei tedeschi e la chiacchierata col soldato italo-americano.
"Andando via, i tedeschi hanno lasciato alla mia famiglia una cucina a carbone, che a Valva ancora non c'era. L'abbiamo usata per anni, anche per preparare il sugo il giorno del mio matrimonio, nel 1952".
All'arrivo degli americani, la giovanissima Marietta era molto prudente, perché aveva ricevuto dal padre l'ordine di non accettare nulla. "Un giorno ho visto mio padre col fucile da caccia e il tascapane che parlava con un soldato, forse un ufficiale, vicino a casa nostra; c'era un gruppetto di altri soldati; l'americano chiedeva se ci fossero tedeschi, parlava con mio padre e guardava me; quando mi offrì caramelle e biscotti, io guardai mio padre, che mi rassicurò: Mariolina, siamo amici. Il soldato infatti parlò in italiano, dicendo che era italiano e che anche lui aveva una bambina come me. Ricordo queste parole: sono di sangue italiano, ho combattuto contro l'Italia!". Oltre alle caramelle e ai biscotti, la signora Marietta ricorda la carne in scatola, mai assaggiata prima.
Anni Sessanta: pellegrini tornano dalla grotta di San Michele; siamo in località Vallone della Noce, dove abitava da nubile la signora Marietta; fonte |
Devo ancora raccontarvi dell'ordigno trovato nel vallone, di un ragazzo morto in un'esplosione, della visita degli studenti alla madre di un caduto in guerra, del rientro degli sbandati dopo l'8 settembre e della vicenda del marito, il signor Bonaventura Megaro.
Il racconto di zia Marietta continua.
G.V.
Approfondimenti
👉Ricordi del nostro passato
👉Valva 1943: storia di uno scampato pericolo
👉Michele Gaudiosi, Valva 1943
👉Mario Valletta, Valvesi doc
fonte |
La grotta di Paulo è pericolosa da raggiungere a causa delle rocce friabili e del fatto che non esiste un sentiero. "Osservando le nostre montagne da valle si trova posizionata a metà fra la grotta di San Michele e Valva vecchia; mi hanno raccontato che è simile a quella di San Michele, solo che il davanti è aperto ovvero senza murature", ci spiega Valentino Cuozzo, fotografo naturalista esperto del territorio di Valva e della valle del Sele.
Ecco la probabile localizzazione della grotta, in una bella foto con le montagne innevate: