16 agosto 2024

ALL'OMBRA SOLITARIA DEI MONTI NATIVI- Le storie dei caduti lavianesi

Il 16 agosto 1924 veniva inaugurato il monumento ai caduti in guerra di Laviano, nell'Alta Valle del Sele (provincia di Salerno).

Completando un'ideale trilogia, celebriamo i 100 anni del monumento con questo post dedicato ai caduti della Grande Guerra. 

foto di Anna Borriello

CADUTI IN COMBATTIMENTO E DISPERSI   4

SOLDATO

DATA DI NASCITA

GRADO E REPARTO

DATA DI MORTE

LUOGO DI MORTE

Ciottariello Pasquale
di Alessandro

10-4-1891

18° Fanteria

11-8-1916
 

ignoto

Cucolo Giuseppe
di Luigi

1-1-1895

25° Fanteria

10-10-1917

ignoto

Falivena Lorenzo
di Francesco

23-2-1889

Caporale
136° Fanteria

24-1-1916
 

Isonzo

Fusella Vitantonio       
di Pasquale
22-4-1891

49° Fanteria

12-6-1916

ignoto

Ipotizziamo che Falivena Francesco sia caduto nella battaglia per Oslavia, quartiere di Gorizia. Occupata dagli austro-ungarici dopo l'entrata in guerra dell'Italia, era stata conquistata dall'esercito italiano nella quarta battaglia dell'Isonzo.
Negli stessi giorni, un commilitone di Francesco, il valvese Piramide Giuseppe, risulta disperso proprio a Oslavia.

MORTI PER GAS ASFISSIANTI   3

SOLDATO

DATA DI NASCITA

GRADO E REPARTO

DATA DI MORTE

LUOGO DI MORTE

Buccino Michele
di Vincenzo

5-9-1886

48° Fanteria

30-6-1916
 

Ospedaletto da campo n. 207

Cifrodelli Nicola
di Giuseppe

11-4-1887

48° Fanteria

29-6-1916
 

Monte San Michele

Robertiello Vincenzo
di Antonio

22-7-1886

48° Fanteria

29-6-1916
 

Carso

 
Tra il 29 e il 30 giugno 1916, nel settore del fronte San Michele- San Martino del Carso a causa dell'uso del gas e del contemporaneo attacco nemico morirono 2700 tra ufficiali e soldati e circa 4mila furono gravemente intossicati.

MORTI PER FERITE RIPORTATE IN COMBATTIMENTO  9
SOLDATO

DATA DI NASCITAGRADO E REPARTODATA DI MORTE

 LUOGO DI MORTE

Bagnulo Nicola
di Antonio

5 -12-1887

63° Fanteria

16-7-1915
 

Carso

Coppola Antonio
di Nicola

24-9-1883

Capitano
126° Fanteria

28-11-1915
 

Medio Isonzo

Coppola Vincenzo
di Nicola

7-1-1885

17° Bersaglieri

1-10-1915
 

Isonzo

D’Antona Vincenzo
di Donato

16-2-1890

Caporal Maggiore
1° Genio

9-10-1917
 

Carso

Di Giuseppe Vito
di Pasquale

15-5-1889

136° Fanteria

19-7-1915
 

Monte Sei Busi

Falivena Giuseppe
di Michele

6-10-1888

136° Fanteria

19-7-1915
 

Carso

Freda Beniamino
di Luigi

19-9-1897

70° Fanteria
 

12-11-1915
 

Carso

Grande Pietro
di Antonio

28-6-1894

70° Fanteria

1-7-1916
 

238 Reparto someggiato di Sanità

Lupo Lorenzo
di Pietro

17-4-1895

1295 Compagnia Mitraglieri Fiat

5-11-1918

Ospedale da campo n. 0139


Da notare l'età di Freda Beniamino: muore a diciotto anni e due mesi.

AFFONDAMENTO DI NAVI  2

SOLDATO

DATA DI NASCITA

GRADO E REPARTO

DATA DI MORTE

LUOGO DI MORTE

Del Vecchio Vincenzo
di Nicola

16-6-1892

Caporale
87° Fanteria

29-7-1916

ignoto

Fasano Angelo
di Michele

12-10-1891

14° Fanteria

11-5-1918

Ignoto

Del Vecchio Vincenzo è morto nell'affondamento del piroscafo "Letimbro", colpito da un sommergibile austriaco a 110 miglia di Bengasi, diretto a Siracusa in viaggio postale. Era uno degli 80 militari a bordo.
Fasano Angelo è morto nell'affondamento del piroscafo "Verona", presso Capo Peloro (Messina). Vi furono circa 880 vittime. 

MORTI IN PRIGIONIA  4

SOLDATO

DATA DI NASCITA

GRADO E REPARTO

DATA DI MORTE

LUOGO DI MORTE

Ciottariello Angelo Maria di Vito

13-3-1884

1° Granatieri

17-5-1918
 

 
 
 
Da verificare sui fogli matricolari

Coppola Domenico
di Michelangelo

15-7-1893

Caporal Maggiore
130° Fanteria

17-12-1917
 

Fasano Francesco
di Pasquale

19-9-1890

69° Fanteria

3-6-1918
 

Salerno Giuseppe
di Gaetano

22-8-1897

214° Fanteria

26-2-1918
 

Possiamo ipotizzare che questi soldati siano stati fatti prigionieri dopo Caporetto: furono infatti circa 300mila i soldati italiani catturati dagli austriaci.

MORTI DI MALATTIA  5

SOLDATO

DATA DI NASCITA

GRADO E REPARTO

DATA DI MORTE

LUOGO DI MORTE

Ceriello Vincenzo
di Bartolomeo

2-5-1897

12° Bersaglieri
 

23-1-1917
 

Ospedaletto da campo n. 246

Cifrodelli Michele Arcangelo di Vincenzo

19-12-1891

77° Fanteria

11-3-1917

Alessandria

Megaro Carmine
di Antonio

2-7-1882

Scuola Motoaratrici

5-10-1918
 

Cava dei Tirreni

Nicastro Vincenzo
di Giuseppe

17-3-1895

61° Fanteria

12-3-1916
 

Laviano

Robertiello Vito
di Giuseppe

6-11-1883

14° Fanteria

2-11-1916
 

Ospedaletto da campo n. 211

Approfondimento

Ecco gli altri due post della trilogia dedicata ai 100 anni dall'inaugurazione del monumento di Laviano:

I cento anni del monumento ai caduti di Laviano- Un secolo di memoria

Dalla gleba oscura- I caduti di Laviano

G.V.


15 agosto 2024

DALLA GLEBA OSCURA -I caduti di Laviano

Da notizie e documenti finora pervenuti risultano caduti in guerra 12 militari di questo comune. È il 13 giugno 1919 e il sindaco di Laviano Foselli detta queste prudenti parole in un telegramma indiririzzato alla Sottoprefettura di Campagna.

Il numero crescerà, come in genere accade in casi come questi: i dispersi che non tornano, altre notizie che arrivano dai vari ospedali e famiglie che hanno coltivato una flebile speranza devono arrendersi all'inesorabile.

Altri sindaci del comprensorio di Campagna già indicano, in questo telegramma informativo, il numero dei dispersi e dei morti per malattia.

A Laviano ci penserà il monumento, inaugurato proprio cento anni fa, a definire il numero totale dei cadui: 26. 

Documenti alla mano, per la verità, il dato suggerisce qualche riflessione.

Diamo la parola al monumento, come è giusto.

Morti in combattimento: quattordici, di cui tre ufficiali. 
Tra i soldati, uno risulta volontario.

Morti in ospedale: quattro soldati, di cui uno volontario.
Dispersi: cinque soldati, tra cui un ufficiale.
Morti in prigionia: tre soldati.

Totale caduti indicati sul monumento: 26

Un elenco scritto in modo chiaro e ordinato, nomi consolidati dalla tradizione: famigliari e poi discendenti, reduci e poi membri delle associazioni custodi della memoria, generazioni di studenti nelle celebrazioni hanno scandito questi nomi rispondendo "Presente!" al posto di questi loro concittadini rimasti per sempre giovani perché chiamati dalla loro terra ("gleba", come è scritto nell'epigrafe) verso il Carso, l'Isonzo, il Piave: il cimitero della gioventù.

Dobbiamo dunque accostarci all'Albo d'oro dei caduti della Grande Guerra con grande delicatezza e proporre delle ipotesi per cercare di spiegare eventuali incongruenze.

Partiamo da un dato insolito: un soldato risulta tra i caduti nell'elenco ufficiale ma il suo nome non è presente nel monumento.

Stiamo parlando di Vincenzo Nicastro di Giuseppe (classe 1895) che risulta morto proprio a Laviano per malattia, il 12 marzo 1916. Possiamo ipotizzare che il riconoscimento della morte "a causa della guerra" sia avvenuto in ritardo, anche se cinque anni non sembrano pochi.

Un soldato presente nel monumento non è inserito nell'Albo: Francesco Fasano (morto in prigionia).

Non avendo a disposizione il nome del padre, che non è indicato nel monumento, la ricerca diventa un po' più complessa. Nell'Albo d'Oro dei caduti troviamo un Francesco Fasano di Pasquale, nato a Santomenna il 19 settembre 1890 ed effettivamente morto in prigionia (il 3 giugno 1918). Se è lui, evidentemente si è trasferito a Laviano, ad esempio per matrimonio. Alla sua morte, i suoi nuovi concittadini lo hanno considerato, comprensibilmente, un lavianese e hanno inserito il suo nome nel monumento ai caduti. Visto che nell'Albo risulta tra i caduti di Santomenna, ipotizziamo che all'atto dell visita militare non si fosse ancora trasferito a Laviano.

Nel terzo post della nostra trilogia dedicata ai 100 anni del monumento di Laviano pubblicheremo l'elenco completo dei caduti con date di nascita, causa, data e luogo di morte di tutti i caduti lavianesi della Prima Guerra Mondiale.

Approfondimento

Ecco il primo post dedicato ai 100 anni dall'inaugurazione del monumento di Laviano:

I cento anni del monumento ai caduti di Laviano- Un secolo di memoria

G.V.

13 agosto 2024

I CENTO ANNI DEL MONUMENTO AI CADUTI DI LAVIANO -Un secolo di memoria

16 agosto 1924
Inaugurazione del monumento ai caduti di Laviano (SA)

Quello di Laviano è uno dei primi monumenti ai caduti eretto dopo la Grande Guerra nella Valle del Sele, ai confini tra le province di Salerno e di Avellino.

Si inserisce nel vasto programma di istituzionalizzazione della memoria dei caduti, che prevede la creazione di parchi e viali della rimembranza e -appunto- monumenti.

All'Archivio di Stato di Salerno è conservata la lettera con la quale il sindaco Foselli invita il prefetto alla cerimonia di inaugurazione del monumento ai caduti, prevista il 16 agosto 1924.

In basso a sinistra c'è una nota scritta a mano, dalla quale sembra emergere che non è probabile che il prefetto (S.E.?) si rechi a Laviano. Probabilmente l'invito viene girato al sottoprefetto di Campagna.

Il monumento ha una base in pietra grigia da cui si innalza un tronco di piramide sormontato da un pilastro in marmo bianco con fregio; termina con una statua in bronzo realizzata dallo scultore perugino Torquato Tamagnini, inviata a Laviano nell'ottobre del 1923.

Tamagnini  è autore di statue per altri monumenti in zona e nella provincia di Salerno: Acerno, Colliano, Salvitelle, Sala Consilina, Sant'Arsenio, Siano. 

Ecco come appariva Piazza Umberto I in quel periodo:


Negli anni successivi il monumento è stato collocato in un altro punto della piazza, dove lo vediamo in questa significativa foto che risale all'indomani del terremoto del 23 novembre 1980, muto testimone di un dramma di cui Laviano è uno dei luoghi simbolo:

fonte: pagina Facebook della Pro Loco "Gens Lavia"

Durante la ricostruzione il monumento è tornato nella collocazione originaria. 

Particolarmente significativa questa epigrafe, che reca un'integrazione risalente alla Seconda guerra mondiale:

foto di Anna Borriello

Dalla/ gleba oscura/ alle/ trincee fiammeggianti/ con/ uno stesso umile travaglio/ mossero e caddero/ i figli di questa terra/ il sangue loro/ alimentò/ il nuovo destino d'Italia/ lo spirito ritorna/ all'ombra solitaria/ dei monti nativi/ insegnando/ che la patria è immortale/ MCMXV-MCMXVIII/ MCMXL-MCMXLV

Nella lettera del sindaco si annunciava la presenza del sottosegretario al Ministero delle colonie, l'onorevole Cantalupo; nato a Napoli, Roberto Cantalupo avrà una carriera politica e poi diplomatica di tutto rispetto.

Roberto Cantalupo; fonte: Wikipedia

Di orientamento nazionalista, nel 1923 aderisce al Partito Nazionale Fascista e viene eletto deputato proprio nel 1924, nel cosiddetto Listone. Al momento dell'invito a Laviano, egli è sottosegretario al ministero delle colonie da un mese: il rimpasto di governo fatto da Mussolini dopo la crisi seguita al rapimento di Giacomo Matteotti. Terrà l'incarico fino al novembre 1926. Intrapresa la carriera diplomatica, diventa ambasciatore in Brasile e poi nella Spagna della guerra civile, anche se solo per pochi mesi (non ha una buona opinione di Franco). Nel dopoguerra, collabora con il settimanale Candido (di Giovannino Guareschi, figura della quale ci siamo occupati spesso nel nostro blog: internato militare in Germania). Tornerà in politica e sarà deputato per quattro legislature, prima con il Partito monarchico e poi con il Partito liberale. fonte

Ai caduti lavianesi nella Grande Guerra dedicheremo un post in occasione del giorno del centesimo anniversario del monumento che ne tramanda la memoria.

Fonti

Archivio di Stato di Salerno, Prefettura -Gabinetto, b.387

Luigi Avino- Salvatore Cicenia, La memoria degli assenti -Monumenti ai caduti nel Salernitano nella Grande Guerra, DEA Edizioni

Catalogo generale dei beni culturali, Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Avellino e Salerno

Approfondimento

Il nostro blog sta approfondendo il contesto storico, culturale e politico nel quale sono sorti i monumenti ai caduti, i parchi e i viali della rimembranza dopo la Grande Guerra.

Ecco alcuni post sull'argomento:

 👉La gittata del dolore: le "cerchie del lutto" della guerra

 👉L'elaborazione del lutto nel dopoguerra italiano


🙏Un particolare ringraziamento a Gualtiero Esposito,  presidente della Pro Loco "Gens Lavia" e autore della foto scattata all'indomani del terremoto. 

G.V.

11 agosto 2024

DOMENICO, LA RESISTENZA SUI MONTI D'ALBANIA

La vicenda di Domenico Torsiello ci consente di indagare un aspetto non molto noto della Seconda guerra mondiale degli italiani: soldati che restano in Albania dopo l'8 settembre, resistono alla cattura da parte dei tedeschi e vanno in montagna a combattere al fianco della Resistenza albanese.

Domenico nasce a Valva il 13 maggio 1923, da Nicola e Virginia Torsiello. Alla visita militare, nel 1942, risulta orfano di padre.

Chiamato alle armi, vi giunge il 9 gennaio 1943, assegnato al Deposito 9° Reggimento Autieri in Macerata. Imbarcatosi a Bari, giunge a Durazzo in Albania il 29 luglio 1943, nell'auto drappello Q.G. della Divisione "Firenze".

Bandiera del Regno albanese; fonte: Wikipedia

A questo punto, sul suo foglio matricolare troviamo un'annotazione insolita:

Foglio matricolare, Archivio di Stato di Salerno
 Proviamo a trascrivere:
Sbandato per gli avvenimenti bellici e portatosi (?) in montagna, 8 settembre 1943
Rimpatriato da Durazzo, 1 giugno 1945
Sbarcato a Brindisi, 1 giugno 1945

Come al solito, tre righe riassumono quasi due anni di guerra (o di prigionia, come accade a tanti altri militari italiani in quello stesso periodo).

Il contesto però, come dicevamo, è insolito.

Dopo l'armistizio di Cassibile, la 9ᵅ Armata italiana in Albania subisce un duro colpo a causa dell'indecisione dei suoi comandanti: quattro delle sei divisioni italiane vengono catturate dai tedeschi. Tuttavia, la 151ᵅ Divisione Fanteria "Perugia" e la 41ᵅ Divisione Fanteria "Firenze" resistono. Il generale Arnaldo Azzi, che comanda la "Firenze", rifiuta di cedere le armi e si allea con l'Esercito Albanese di Liberazione Nazionale. Nasce il Comando Italiano Truppe alla Montagna (CITaM), che riunisce soldati italiani dispersi.

Sul sito ANPI leggiamo:

E' così costituito il "Comando Italiano Truppe alla Montagna" (CITaM), forte di migliaia di uomini suddivisi in alcuni comandi di zona. Risulta presto evidente che una tale massa di uomini e un simile schieramento in terra straniera non sono adatti alla guerra partigiana, e così, presto, il CITaM, sottoposto all'attacco dei tedeschi e alla difficile convivenza con le formazioni della Resistenza albanese, si sbanda. Gli italiani, costretti a cedere agli albanesi armi ed equipaggiamento, trovano rifugio e ospitalità presso la popolazione locale. Alcuni militari entreranno poi nella Resistenza albanese.  fonte

Alla fine della guerra, Domenico si imbarca a Durazzo e sbarca a Brindisi il 1° giugno 1945; il giorno dopo lo troviamo nel campo di Taranto. A giugno ottiene una prima licenza di sessanta giorni, il 25 agosto si presenta al distretto di Salerno e viene inviato in licenza straordinaria senza assegni in attesa di reimpiego. La guerra per lui è davvero finita.


Fonti consultate:

G.V.