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12 settembre 2023

SCRIVERE PER SENTIRSI ANCORA UOMO

Appuntamento con la memoria e sguardo verso il futuro al castello di Valva.


Castello di Villa d'Ayala-Valva, a Valva (foto di Valentino Cuozzo)

Nella suggestiva cornice di Villa d’Ayala-Valva si è tenuta la serata dal titolo La memoria e il futuro, che ha visto consegnare ai diciottenni e ai vincitori delle borse di studio comunali il libro Frammenti di storia (ed. Palladio), diario scritto dal valvese Giovanni Milanese durante la sua prigionia nei Lager nazisti dal 1943 al 1945.

Insieme al sindaco Giuseppe Vuocolo, a consegnare il libro è stato Guido Milanese, cittadino onorario di Valva e figlio dell'autore.

La serata è stata animata dai giovani, che hanno letto brani significativi del diario anche con un accompagnamento musicale.

L’onorevole Guido Milanese ha presentato il diario del padre e ne ha illustrato la figura, anche con aneddoti familiari.

Sono intervenuti anche: Enzo Todaro, presidente dell’Associazione Giornalisti Salernitani, che si è concentrato su alcuni aspetti della scrittura di Milanese; Pino Acocella, rettore dell’Università Giustino Fortunato, che ha inquadrato la vicenda di Milanese nel contesto drammatico del periodo dopo l’8 settembre, con la cosiddetta “morte della patria”; Antonio Landi,  presidente nazionale dell'Associazione combattenti e reduci e la presidente della sezione di Valva, Fiorenza Volturo, figlia di un soldato internato a Dachau.

Il pubblico in sala; per la foto, si ringrazia Luca Forlenza

Foto tratta dalla pagina Facebook del Comune di Valva

Il titolo della serata voleva sottolineare che la memoria è affidata ai giovani cittadini, che anche grazie ai sacrifici delle generazioni precedenti hanno ricevuto in eredità una società di diritti e democrazia: un tesoro prezioso da custodire e accrescere, ha scritto il sindaco nella lettera di invito.

Alla cerimonia erano presenti anche il Prefetto di Salerno e il Comandante provinciale dei Carabinieri.

Ecco un estratto dell'intervista realizzata dal giovane Filippo Vuocolo al nostro blog:

Prima dell’incontro, il sindaco e le autorità e gli ospiti presenti hanno deposto una corona di fiori al Monumento ai Caduti, per ricordare in particolare il sacrificio della Divisione Acqui, nell’ottantesimo anniversario dell’eccidio di Cefalonia e Corfù, dove due valvesi sono stati dichiarati dispersi in combattimento e un terzo è stato fatto prigioniero dai tedeschi.

G.V.

Approfondimento

Al diario di Giovanni Milanese il blog "la ràdica" ha dedicato i seguenti post:


Sulla Divisione Acqui si vedano i post:

09 settembre 2023

LA MEMORIA E IL FUTURO

La memoria e il futuro è il titolo della serata in programma a Valva domenica 10 settembre alle ore 18 al piano nobile del castello di Villa d'Ayala-Valva.

Villa d'Ayala -Valva, Ingresso al giardino del castello;
foto di Valentino Cuozzo

Ai diciottenni e ai vincitori delle borse di studio comunali sarà donato il libro Frammenti di storia- Diario di guerra e di prigionia 1943-1945 (ed. Principato), diario scritto dal valvese Giovanni Milanese durante la sua prigionia nei Lager nazisti dal 1943 al 1945.

Il libro sarà consegnato dal sindaco Giuseppe Vuocolo e da Guido Milanese, cittadino onorario di Valva e figlio dell'autore.

Castello di Villa d'Ayala-Valva, Salone al piano nobile
foto di Valentino Cuozzo

Alcuni giovani leggeranno brani significativi del diario e ricostruiranno il dramma degli internati militari italiani, inquadrandolo nel contesto storico della Seconda guerra mondiale; racconteranno anche le vicende degli internati valvesi.

Castello di Villa d'Ayala-Valva, Sala delle armi
foto di Valentino Cuozzo

Sarà presente l'Associazione combattenti e reduci, con il presidente nazionale Antonio Landi e con la presidente della sezione valvese, Fiorenza Volturo, figlia di un internato militare.

Interverranno anche  Enzo Todaro, presidente dell'Associazione Giornalisti Salernitani e Pino Acocella, rettore dell’Università Giustino Fortunato. 

La locandina dell'evento

Il futuro visto da Giovanni Milanese

Ci siamo occupati più volti del diario di Giovanni Milanese.

Ora scegliamo alcuni brani sul tema del futuro, che egli vede in maniera abbastanza negativa, come notiamo da alcune sue riflessioni nei giorni dopo la liberazione (aprile 1945).

Assiste a comportamenti che condanna con decisione: alcuni ex prigionieri mangiano in maniera vorace quello che trovano nelle villette requisite, altri si danno a veri e propri atti di razzia.

Il 29 aprile 1945 scrive:

Ci vorranno molti anni per rifare l'esercito italiano, in particolare la classe degli ufficiali.
Ci sono fra noi dei colleghi che forse starebbero bene in una stalla. 

Il primo maggio nota che dalle case requisite i soldati italiani portano via  carrettini, carrozzelle per bambini e bagagli di ogni genere. Commenta con amarezza:

Forse sarà anche naturale in un paese d'occupazione, specialmente quando questo paese è la Germania, ma sorpassare dei limiti di decenza, per me è assolutamente una cosa indegna.
Bisogna rifare l'Italia, ma prima c'è da forgiare l'italiano nuovo.

Qualche giorno più tardi, scrive parole molto dure:

Penso con terrore all'Italia di domani.
Penso quello che sarà quando rientrerà la massa dei nostri soldati abituati ora a predare, a mangiare a crepapelle senza lavorare.
Quando invece saranno costretti a lavorare e sodo per mangiare un tozzo di pane, cosa succederà? 

 Dire NO, nonostante tutto

Il 14 luglio, riportando le parole del colonnello Bruni (appena rientrato dall'Italia), Milanese scrive:
Ha aggiunto che è molto più facile fare gli eroi sul campo di battaglia, nella mischia, che languire e combattere disperatamente e costantemente con la fame e con la morte in un lager, quando si risponde nella maniera più decisa no mentre tutto un complesso di sofferenze fisiche e morali ti impongono di dire .

E' una riflessione molto significativa, perché in essa troviamo quasi la chiave per interpretare il senso della lunga prigionia dell'internato militare Giovanni Milanese e degli oltre seicentomila soldati italiani che, come lui, hanno continuato a pronunciare il loro no nonostante tutto.

Nei mesi precedenti si era rifiutato di andare a lavorare: il suo modo di opporsi ai tedeschi.

Ad esempio, scriveva:

27-11-44
E' uno dei più brutti giorni di questa mia prigionia.
Mi hanno chiamato per mandarmi a lavoro, ma non mi sono presentato. Stiamo a vedere cosa succede.
1-1-45
Tutti mi consigliano di uscire al lavoro se voglio salvare la salute.  
Malgrado tutto voglio resistere ancora.
Voglio difendere fino all'ultimo il mio punto di vista.
Resistere, dicendo no quando sarebbe più comodo dire sì.
Resistere, incrociando le braccia quando sarebbe più comodo lavorare (visto che chi lavora viene nutrito di più).
Resistere, confidando a un diario i propri sogni e i propri timori.
Resistere, per sentirsi ancora uomo.

Castello di Villa d'Ayala-Valva
foto di Valentino Cuozzo


Approfondimento

Al diario di Giovanni Milanese il blog "la ràdica" ha dedicato i seguenti post:


G.V.

01 settembre 2023

FRANCESCO E CARMINE, MORTI IN FRANCIA CON LA DIVISA AMERICANA

Avrò letto questi nomi decine di volte.

Eppure, non avevo mai notato che la precisione con cui sono stati scritti si interrompe alla fine dell'elenco dei soldati caduti in combattimento: due nomi non rispettano l'ordine alfabetico.

Ora so che non è una svista ma una scelta.

Quando nel 1924 i valvesi hanno eretto il monumento ai caduti in guerra, grazie al contributo del Circolo valvese "Santa Maria Assunta" di Newark, hanno scelto di includere nell'elenco dei caduti anche due concittadini che erano morti con un'altra divisa: quella americana.

Abbiamo già affrontato il tema della scelta fatta da alcuni valvesi di combattere con l'esercito del Paese in cui sono emigrati, si veda il post La divisa nella quale combattere.

È per loro un'opportunità: dopo la dura china della guerra intravedono la cittadinanza, l'integrazione, una nuova vita. 

Partono per l'Europa, in genere nella primavera del 1918 e vi restano fino alla primavera inoltrata del 1919: così leggiamo dagli elenchi dei soldati sulle navi nella tratta da New York alla Bretagna.

Abbiamo raccontato le storie di Amedeo Catino (con un fratello caduto nell'esercito italiano), di Frank Grasso (poi celebre direttore d'orchestra in Florida), di Tony Marcello e stiamo cercando informazioni su Pietro Falcone.

In questo post ci occupiamo dei due soldati caduti in terra francese, uno dei quali riposa ancora lì in un cimitero americano.

Ecco una foto di Francesco Torsiello, nato a Valva l'11 giugno 1890.

È uno zio di zia Carmela, intervistata nel post Quando la montagna era rifugio; la signora ci ha parlato di lui e ce ne ha mostrato il ritratto, al quale è molto affezionata.

Nell'atto di nascita di Francesco Torsiello leggiamo che è nato in via Piazza dell'olmo 15 l'11 giugno 1890, figlio di Carmine (contadino di 44 anni) e di Angela Cuozzo. L'atto è sottoscritto solo dall'ufficiale di stato civile e sindaco Paolo d'Urso, poiché il padre del bambino e i due testimoni (il sarto Antonio Fasano e il contadino Francesco Spiotta) si sono dichiarati analfabeti.

Non è semplice seguire le orme di Francesco negli Stati Uniti, possiamo fare solo delle ipotesi.

Dovrebbe essere lui il soldato caduto il 13 ottobre 1918 e sepolto in Francia con il nome Frank Torssiello (sic!):

Sezione D, fila 6, tomba 6; per una visita virtuale al cimitero, si veda il sito

Il soldato risulta "killed in action" (morto in combattimento) a Romagne-sous-Montfaucon e sepolto nel cimitero Meuse-Argonne American Cemetery.
Frank apparteneva al 305th Infantry Regiment, 77h Division.
Il reggimento viene organizzato a Camp Upton, New York, nell'agosto 1917; partecipa alle campagne Oise-Aisne, Mosa-Argonne, Champagne e Lorena. Viene smobilitato nel maggio 1919.

Frank parte il 16 aprile 1918 sulla nave Vauban; risulta residente a New York e dichiara di avere uno zio di nome Michele.

In un altro documento leggiamo che si è arruolato il 27 febbraio 1918, all'età di 27 anni e 9 mesi (corrisponde); come luogo di nascita è indicato Maples, Italy (avranno approssimato un bel po'). Ha prestato servizio all'estero dal 16 aprile 1918 (appunto la data dell'imbarco) al 13 ottobre (quella in cui viene ucciso):

La sua morte viene notificata allo zio, il cui nome nel documento è scritto Mike Torssido (sic!), al numero 59 di Greene Street, Jersey City.

All'Archivio di Stato di Salerno Francesco Torsiello risulta essere stato disertore perché era all'estero; un'annotazione del 1924 cita l'atto di notorietà del Comune di Valva che dichiara che il soldato è morto in Francia, militante nell'esercito americano.

Valva, Monumento ai caduti

Sempre in Francia,  nel Dipartimento della Marna (regione Champagne-Ardenne), muore l'altro valvese Carmine Figliulo; la data che troviamo nei documenti è il 20 febbraio 1919

Visto che la guerra era finita nel novembre precedente, possiamo dedurne che il soldato sia deceduto in seguito a ferite riportate in combattimento (o a una malattia contratta in guerra).

A Carmine dedicheremo un post più approfondito, perché stiamo verificando un'ipotesi suggestiva: è possibile che egli abbia prima combattuto la guerra italo-turca con l'esercito italiano e poi sia  emigrato negli Stati Uniti, combattendo la Grande guerra con quello americano e trovandovi la morte.


Si ringrazia la dott.ssa De Donato dell'Archivio di Stato di Salerno

P.s. Documents are taken by www.ancestry.com

G.V.

29 agosto 2023

GIUSEPPE, DALLA RUSSIA AL LAGER

La storia di Giuseppe Falcone sembra scritta da uno sceneggiatore che sottoponga il suo personaggio a una sequela di peripezie fino al limite dell'inverosimile.
Giuseppe fa parte del Corpo di spedizione italiano in Russia, riesce a rientrare in Italia dopo la drammatica ritirata; dopo il ricovero in provincia di Udine, nel settembre 1943 si trova a Milano, dove viene catturato dai tedeschi: diventa un internato militare italiano. Torna a casa, ma muore nel 1952, a trentasette anni.
Questa però non è la trama di un film: è la vita drammatica di un uomo.

Da San Biagio a San Vito
Giuseppe nasce a Valva il 7 novembre 1915, da Francesco e Filomena Del Plato, nella loro casa in via San Biagio. A sottoscrivere l'atto di nascita sono Serafino Falcone (sarto) e Antonio Freda (calzolaio); anche papà Francesco appone la sua firma: fatto ancora abbastanza raro.
Giuseppe perde la madre da piccolo; suo padre si risposa.
Il 10 ottobre 1940 Giuseppe sposa Domenica Vuocolo, nella chiesa parrocchiale di Colliano.
Nel foglio matricolare, all'atto dell'arruolamento -quando il giovane non è ancora sposato- l'indirizzo risulta via San Vito. Dopo il matrimonio, Giuseppe e Domenica vanno a vivere nella casa di via San Biagio dove egli era nato.

In Russia
Dopo il servizio militare negli anni 1937-38, nel maggio 1940 Giuseppe risulta richiamato alle armi nel 15.mo Reggimento Fanteria in Salerno. 
Nel novembre lo troviamo assegnato al 77 Battaglione costiero.
Nel 1942, dopo alcuni problemi di salute (risultano un ricovero in un ospedale militare e una licenza di un mese per la convalescenza), nel mese di novembre è inviato in Russia con la Divisione Pasubio, 90.mo Reggimento Fanteria: così leggiamo nel suo foglio matricolare. 
A dir la verità, il 90.mo Reggimento fa parte della Divisione Cosseria, non della Pasubio. E' possibile ipotizzare un errore di chi ha compilato il foglio matricolare: forse la divisione era la Cosseria o, in alternativa, il soldato era nell'80.mo Reggimento (meno probabile).

Giuseppe Falcone è il primo a sinistra, in piedi

A questo punto, lo sceneggiatore da noi evocato all'inizio sembra abbia voluto usare quella che tecnicamente si chiama un'ellissi: omette di raccontare un pezzo della storia, attuando un salto nella narrazione per conferirle un ritmo sostenuto. 
Infatti, il foglio matricolare di Giuseppe riprende con questa voce, alla data del 25 aprile 1943:

Rientrato in Italia e giunto

Non racconta quello che Giuseppe ha vissuto in Russia in quei mesi, non parla del gelo, non dice nulla della penosa ritirata.
Possiamo però immaginare, anche grazie al racconto di chi ha vissuto le stesse esperienze; penso a Mario Rigoni Stern, anche lui in Russia e poi internato militare in Germania.
Il 26 aprile è trasferito al campo contumaciale di Osoppo, in provincia di Udine: è un campo in cui i soldati sono in isolamento sanitario.
Il 10 maggio è con il 90 Reggimento Fanteria a Milano.

La prigionia
Il 12 settembre è catturato dai tedeschi.
Altra ellissi dello sceneggiatore: si passa direttamente al 26 ottobre, quando -rientrato in Italia- si presenta al Distretto di Salerno, dove è inviato in licenza di 60 giorni.

Nella scheda a lui dedicata nel Lessico Biografico IMI, Giuseppe risulta catturato il 25 settembre, mentre la data di rientro risulta il 24 ottobre.  

E in mezzo? Oltre due anni, 775 giorni da internato militare.
Nel Lessico Biografico IMI, Giuseppe Falcone risulta nello Stalag V C. 
Lo Stalag V C si trova nella zona di Baden-Baden ed è in funzione dal febbraio 1940; due anni dopo, la nuova sede diventa Offenburg, non lontano da Stoccarda. C'è anche un sub-campo a Strasburgo.

Accanto al suo nome troviamo la sigla Arb. Kdo 12500: è l'acronimo di Arbeitskcommando, campi che spesso si trovavano vicino ai luoghi di lavoro e ospitavano i prigionieri destinati al lavoro coatto.
Dagli Archivi Arolsen affiora un documento che riporta il nome della località tedesca presso la quale Giuseppe Falcone lavorava:

Giuseppe Falcone è il numero 284; Kr. Gef. significa "prigioniero di guerra"
Dal documento risulta che Giuseppe ha lavorato da questa azienda dall'11 novembre 1944 al 20 aprile 1945, data nella quale verosimilmente è stato liberato.
Come accade a tutti gli internati militari, il rientro a casa è lento perché le Forze Alleate devono occuparsi di milioni di prigionieri.
Nel dicembre del 1945, Giuseppe Falcone sarà ricollocato in congedo illimitato.

Giuseppe non vivrà a lungo: muore infatti a Valva nel dicembre 1952, lasciando due figli maschi e la moglie incinta; pochi mesi dopo, nascerà sua figlia, chiamata Giuseppina in suo onore. Purtroppo la bambina morirà a soli dieci anni.
Lo sceneggiatore non ha proprio voluto un lieto fine.


Un cordiale ringraziamento alla nipote Antonietta e a suo marito Raffaele.

Grazie alla gentilissima Renza Martini, sempre disponibile a chiarire dubbi e a fornire informazioni sulla campagna italiana di Russia.

Fonti

Lessico Biografico IMI

Arolsen Archives


G.V.


28 agosto 2023

IL PETTO CONTRO UN PLOTONE DI NEMICI: LA MORTE DI ANACLETO, MEDAGLIA D'ARGENTO

Gravemente ferito al petto mentre fronteggia con coraggio un plotone di nemici.  

È un'immagine di fermezza e coraggio quella che i documenti ufficiali ci consegnano di Anacleto Marcelli, sottotenente di fanteria.

Anacleto nasce a Valva il 12 ottobre 1895.

Con suo fratello Eduardo partecipa alla Grande guerra nello stesso reggimento di fanteria, il 145.mo. Anacleto diventa sottotenente di complemento.

La foto è stata pubblicata da Gozlinus.

Il fronte di guerra è quello degli altipiani vicentini, zona appena interessata dalla Strafexpedition (tra il 15 maggio e il 27 giugno 1916).

La brigata Catania

Il 145 e il 146 Reggimento Fanteria costituiscono la Brigata Catania.
Il 27 giugno del 1916 la Brigata riceve l'ordine di sbarrare la Val d'Astico, per sostenere l'azione di attacco al Monte Cimone. Il 28 giugno l'azione prosegue verso l'Altopiano di Tonezza, attaccando da tergo le difese di Monte Cimone. Tenta di avanzare fino al 30 giugno ma con notevoli difficoltà. Il 2 luglio l'azione riprende ma senza progressi; il 7 luglio le truppe sostano e si rafforzano sulle posizioni raggiunte. Il giorno 8 inizia un nuovo attacco ma con scarsi risultati. Fino al 21 luglio la Brigata sosta per rafforzare le posizioni, con azioni dimostrative e di disturbo. Il 21 viene ripreso l'attacco per la conquista dell'Altopiano di Tonezza. Il 23 occupa la località di Osteria e il 24 Sega Casentina. Il 25 la "Catania" è sostituita e si trasferisce a riposo tra Piovene e Rocchette (oggi comune di Piovene Rocchette, in provincia di Vicenza). fonte 
La conquista del Monte Cimone

Il 24 luglio viene conquistato il Monte Cimone, caposaldo austriaco nella Val d'Astico. Il Comando Supremo sottolinea le "enormi difficoltà tattiche e di terreno" da superare. 
Le colonne aggiranti raggiungono lo sbocco sull'altopiano di Tonezza della mulattiera che conduce a Valla e la località di Osteria sulla strada che sale a Tonezza; intanto, l'attacco fontale è condotto dagli alpini del battaglione "Valle Leogra" e da reparti della brigata "Novara". 
Il mattino del 24 luglio, dopo circa trenta ore di combattimento, la vetta del monte viene espugnata.  
I contrattacchi nemici, violenti, vengono respinti nei giorni successivi.       fonte

La Medaglia d'Argento
Anacleto Marcelli è insignito della Medaglia d'Argento al Valor Militare, con questa motivazione:

Distintosi ripetutamente per fermezza e coraggio in servizi speciali di pattuglia, il 7 luglio in una ricognizione con pochi uomini arditi tenne fronte al nemico della forza di almeno un plotone finché, colpito gravemente al petto, dovette essere ritirato dalla linea. Pedescale [leggasi Pedescala], 7 luglio 1916  fonte

È molto probabile che la grave ferita al petto sia stata la causa della morte di Anacleto, avvenuta il 25 luglio 1916.

Nella storia della Brigata Catania, a cura dell'Ufficio storico del Ministero della Guerra, troviamo indicato anche l'ospedale da campo: il 69.

Nella stessa pagina c'è un refuso: la data di morte risulta il 2 luglio.

Il sottotenente Marcelli è uno dei tre ufficiali del 145.mo Reggimento caduti nel periodo 13 giugno-24 luglio (saranno 24 a fine anno e 51 alla fine del conflitto).

Il soldato valvese riposa nel cimitero di Thiene, in provincia di Vicenza.

La sepoltura di Anacleto Marcelli; fonte

Approfondimento
Alla vicenda dei due fratelli Marcelli abbiamo dedicato il post: 

Il blog Gozlinus si è occupato dei due fratelli nei seguenti post:

La data della foto del sottotenente Marcelli, pubblicata da Gozlinuscostituisce un piccolo giallo: forse è un refuso o indica il giorno in cui è stata ricevuta dalla famiglia.

Fonti consultate
Brigata Catania, in: Ministero della guerra, Stato maggiore centrale, Ufficio storico, Brigate di fanteria: riassunti storici dei corpi e comandi nella guerra 1915-1918, Roma, Libreria dello Stato, 1924-1929; sito

- Brigata Catania, di Giuseppe Marchese (revisione di Samuel Rimoldi); sito  

- Prima guerra mondiale -Riassunto anno 1916; sito

05 luglio 2023

IL SOGNO AMERICANO INFRANTO SUL CIGLIO DI UNA STRADA

     Così remiamo, barche contro corrente, risospinti senza sosta nel passato.       

 F. Scott Fitzgerald, Il Grande Gatsby

A volte il sogno americano può infrangersi sul ciglio di una strada e la polvere copre le speranze riposte in un futuro agiato in una città industriale, come ad esempio la Kansas City che esplode di vita negli Anni Venti.

Quando nel dicembre 1922 Angelo Spiotta presenta la sua petition for naturalization, sicuramente ha in mente un altro avvenire. 

Vive nello stato del Missouri dal giugno del 1905, quando è arrivato negli Stati Uniti a bordo della nave Cretic.

Nella lista passeggeri sbarcati a New York il 7 giugno 1905  il diciottenne valvese Angelo Spiotta dichiara di avere con sé 25 dollari, di aver pagato il proprio biglietto di viaggio e di raggiungere a New York lo zio Filomeno Ferrante, che non abbiamo ancora identificato.
In un documento del 1908 Angelo Spiotta risulta residente a Kansas City, al 515 Forest Ave.

Nel censimento del 1910 Angelo Spiotta risulta residente con la famiglia della sorella Santina; si dichiara lavoratore dipendente in una stazione o tratta ferroviaria, sa leggere e scrivere.

Il capofamiglia risulta Nicola Cuozzo; oltre alla moglie Santina (ma nel censimento risulta "Sandra"), troviamo le figlie Lizzie (otto anni), Mary (sei) e i figli Samuel (tre) e Joseph (uno).

Nel 1914 inizia la Prima guerra mondiale.

In Italia, il fratello di Angelo -Michele, classe 1894, soldato del 148.mo Reggimento fanteria- cade nell'agosto 1915 in seguito alle ferite causate da una granata. Ci siamo occupati della sua vicenda con due post, nei quali abbiamo presentato la lettera che ne annuncia la morte da eroe e una sua lettera al padre, alla vigilia dell'inizio del conflitto.

Negli Stati Uniti, Angelo Spiotta si registra nelle liste di leva americane: è il settembre 1918. Da questo documento apprendiamo che ora risiede in Homes St. al numero 558, sempre a Kansas City. Una curiosità: risulta lampligher, incaricato di accendere e spegnere i lampioni per l'illuminazione pubblica. Non è ancora sposato: indica come parente più prossimo la sorella Santina.

E arriviamo alla domanda di naturalizzazione che abbiamo già citato. 

Angelo dichiara di essere un laborer (operaio), residente al 515 Forest Ave, come nel censimento del 1910: non sappiamo perché sia tornato ad abitare nella casa precedente.

Gli affidavit a sostegno della domanda sono firmati dal cognato Nicola Cuozzo e  da Louis Mazuch, un avvocato.

La richiesta di naturalizzazione viene respinta, ma esattamente due anni dopo, il 22 dicembre 1924, Angelo Spiotta risulta naturalizzato.

Angelo Spiotta muore il 5 luglio 1928 in seguito a un incidente stradale, come leggiamo nel suo atto di morte; il 9 luglio viene sepolto nel cimitero cattolico di Mount Saint Mary.

A Valva, il suo comune natale, c'è ancora la cappellina eretta per sua volontà, accanto alla chiesa della Madonna degli Angeli.
Come ci ricorda questa epigrafe, la cappella è un dono di Angelo alla popolazione valvese:

Ecco le due sorelle: si noti la diversità di abbigliamento; la minore indossa il tradizionale costume valvese da "pacchiana", la maggiore vive in America ed è vestita in maniera più moderna.

Inizio Anni Trenta: Santina e Maria Michela(la sorella vestita da pacchiana);
la bambina è la nipote di Maria Michela, Maria Spatola


G.V.

30 giugno 2023

DOMENICO, DALL' INSANGUINATA FRONTIERA

Domenico Del Monte nasce a Valva il 30 giugno 1890; è figlio di Michele e di Maria Cuozzo.

Nelle liste di leva risulta tre volte; il suo anno di leva infatti passa dal 1890 al 1892: ne possiamo dedurre che sia stato dichiarato rivedibile due volte. Il destino, si dirà.

Domenico è arruolato nel 30.mo Reggimento fanteria, che insieme al 29.mo costituisce la brigata Pisa.

Ecco in sintesi le vicende della brigata Pisa relative al 1915:

Da Potenza e da Nocera Inferiore, sedi di pace dei due reggimenti, la brigata Pisa inizia il trasferimento in zona di operazioni il 25 maggio [...] 
Il 25 giugno, durante la prima battaglia dell'Isonzo (23 giugno-7 luglio) la brigata si spiega alle falde del monte San Michele.  
Durante la seconda battaglia dell'Isonzo (18 luglio-3 agosto), la brigata rinnova gli attacchi contro il San Michele e nonostante gravi perdite riesce a conquistare alcuni trinceramenti sulle pendici occidentali del monte, fino a quota 170. 
Ai primi di agosto la brigata si trasferisce a San Vito al Torre per riordinarsi.

Ipotizziamo che Domenico abbia preso parte alle operazioni fin dall'inizio: è significativa la data del 25 maggio, il giorno dopo l'entrata in guerra dell'Italia. Di sicuro, a novembre Domenico si trova sul fronte di guerra, tra il fiume Isonzo e il monte San Michele, luoghi resi celebri dal fante poeta Giuseppe Ungaretti.

Riprendiamo la sintesi delle vicende della brigata Pisa e in particolare del 30.mo fanteria nel novembre 1915:

Il 1 novembre, mentre è nel suo pieno svolgimento la terza battaglia dell'Isonzo (18 ottobre-4 novembre), il 30.mo fanteria, inviato a Sdraussina, riceve l'ordine di attaccare in direzione del San Martino. 
Qui la brigata prende parte alla quarta battaglia dell'Isonzo (10 novembre-5 dicembre), avendo come obiettivo la conquista del tratto di fronte fra il trivio a sud del San Martino e la cappella di San Martino: l'assalto, più volte tentato con tenacia ammirevole nei giorni 10, 11 e 12 novembre contro la posizione detta "Il Groviglio" e contro il saliente detto "Dente del Groviglio", non dà alcun risultato a causa della resistenza accanita e del fuoco violentissimo del nemico.      
Le perdite subite dalla brigata in tali cruente azioni ammontano complessivamente a oltre 1000 uomini fuori combattimento, dei quali 38 ufficiali.   
L'attacco viene condotto con slancio, ma vano riesce ogni sforzo sotto il tiro micidiale dell'artiglieria avversaria. Nei giorni successivi la brigata  viene schierata nel settore di Bosco Cappuccio 
fonte 

Tra questi oltre mille uomini c'è Domenico Del Monte. Ignoriamo quando sia stato colpito colpito, ma sappiamo che muore l'11 novembre 1915, nell'ospedaletto da campo n. 79, per ferite riportate in combattimento.

Lascia la moglie Maria Michela Torsiello e un figlio di due anni, Michele.

Alla memoria di Domenico Del Monte dedichiamo questi versi scritti nella terra in cui egli è caduto; sono tratti da I fiumi, di Giuseppe Ungaretti, un celebre componimento nel quale il poeta prende spunto da un bagno nell'Isonzo per ripercorrere le fasi della sua vita attraverso fiumi per lui significativi. Non sappiamo se anche Domenico abbia avuto la possibilità di bagnarsi nell'Isonzo in un momento di tregua. Se lo ha fatto, forse avrà pensato all'acqua del suo fiume Sele, nella lontana Valva:

Valva, fiume Sele, foto di Valentino Cuozzo

Stamani mi sono disteso
In un'urna d'acqua
E come una reliquia
Ho riposato

L'Isonzo scorrendo
Mi levigava 
Come un sasso
Ho tirato su
le mie quattro ossa
E me ne sono andato 
Come un acrobata
Sull'acqua 

Mi sono accoccolato
Vicino ai miei panni 
Sudici di guerra
E come un beduino
Mi sono chinato a ricevere
Il sole

Valva, fiume Sele, foto di Valentino Cuozzo; l'effetto seta è creato da una lunga esposizione

Contrariamente a quello che capiterà a quasi tutti i suoi compaesani caduti in guerra, Domenico Del Monte riposa nel cimitero di Valva.

Ecco la commovente lapide posta nella tomba di famiglia:


A Domenico Del Monte
la cui gloriosa salma
dall' insanguinata frontiera
fu qui trasportata e sepolta
presso il padre suo Michele
con commossa ammirazione
ed imperituro affetto
come sciogliendo un voto
il fratello Donato

N. 30-6-1890                 M. 12-11-1915

Si noti che la data di morte riportata nell' epigrafe non coincide con quella nei documenti ufficiali.

Approdondimento

Abbiamo incontrato il Bosco Cappuccio nel post dedicato al fante Michele Spiotta, dal titolo In un declivio di velluto verde, un eroe silenzioso.

L'ospedaletto nl 79 era un ospedaletto da campo da cinquanta letti; qui trovate ulteriori informazioni

Ospedaletto da campo da cinquanta letti attendato; fonte


Un sentito ringraziamento per la gentile collaborazione a Carmen Del Monte, pronipote di Donato, fratello del soldato, e ad Annalisa Del Monte, pronipote di Michele, figlio del soldato.

G.V.

22 giugno 2023

"SALUTI A TUTTI QUELLI CHE DOMANDANO DI ME": UNA LETTERA ALLA VIGILIA DELLA GRANDE GUERRA

Pubblichiamo una lettera che il soldato Michele Spiotta, classe 1894, scrive a suo padre Giuseppe pochi giorni prima dell'ingresso in guerra dell'Italia (il famoso 24 maggio 1915).

Michele è in Toscana con il suo Reggimento, che nelle settimane successive si trasferirà sulla linea del fronte per essere attivo in combattimento a partire dall'11 agosto. 

Due settimane dopo, il 25 agosto, Michele morirà in seguito alle ferite causate dallo scoppio di una granata.

Alla lettera scritta dal soldato aggiungiamo una trascrizione che, allo scopo di agevolarne la lettura, ha reso necessario qualche modifica al testo di partenza.

Caro padre

Pescia 21 5 1915

Rispondo alla vostra lettera dove mi sono molto consolato che godete una perfetta salute insieme a mia sorella e figli e mia madre alla zia. Domenica sono partito da Vetriano dove abbiamo fatto il campo e la notte è venuto un telegramma e siamo partiti a Lucca siamo stati una giornata e per lo sciopero e siamo partiti (per) Pescia pure per lo sciopero in tutte le parti ci furono scioperi per la guerra e non si sa quanto resteremo a Pescia e tutte le sere siamo di picchetto armato e non si sa quanto ci trattengono. Voi scrivete sempre a Pescia. Sono rimasto molto


dispiaciuto che Cozzella non ha ricevuto la mia lettera da Vetriano ho scritto una cartolina e fatemi sapere se l'ha ricevuta e ho scritto pure a Don Pasqualino e a Peppe e fatemi sapere se è ritornato da Laviano e mi salutate la sua famiglia. Mi avete detto quest'anno la festa di San Michele è riuscita solenne sono venuti molti forestieri e voi vi siete divertiti alla casa della sorella e avete venduto il vino. Come vi mandai a dire io sto sempre unito con quello di Oliveto e ho salutato Vincenzino e me lo salutate da parte mia. 
Brunner (?) ha ricevuto la cartolina ed è partito a Napoli e anche Greco sono assenti da Valva.
 

Caro padre nella lettera che avevo mandato a Cozzella c'era anche un biglietto che ho mandato al mio compare Michele Caprio. Fatemi sapere se mio fratello vi ha scritto, io  deve fare il mese il giorno 26 che ho scritto. Fatemi sapere se il figlio di Don Vincenzino ha ricevuto la mia lettera e me lo salutate ho scritto una cartolina a Don Elia e me lo salutate e i figli mi salutate  Don Pasquale Mastroberto e ho ricevuto la cartolina e saluto Don Emanuele. Saluto  Don Pasqualino saluto Vincenzino Florio e famiglia. 


Questo biglietto l'ho dato a Michele Caprio
Mi salutate Don Antonio Freda e figli. Saluto Michele D'Urso
Caro padre fatemi sapere quando andate dal brigadiere a questa lettera sua mi diceva che voi non ancora siete andato a trovarlo mi fare stare più allegro. Mi date un caro saluto a Cozzella e lo ringrazio che è tanto gentile io non avendovi più che dire saluto mia sorella i baci e i figli saluto la zia saluti a tutti quelli che domandano di me a voi padre e madre vi mando la S. benedizione e sono il vostro figlio  

Michele Spiotta

Saluto il brigadiere Alfonso

 

Motivi di interesse del documento

La lettera è molto semplice nel testo: un soldato che è contento di leggere che i suoi famigliari stanno bene, è preoccupato perché non sempre le lettere arrivano e che ci tiene a inviare i saluti a molti suoi compaesani.

L'interesse principale del documento riguarda probabilmente tre aspetti.

Innanzitutto, è una testimonianza del contesto nazionale. Il giorno in cui la lettera è scritta, il 21 maggio 1915, il Corriere della Sera annuncia con toni trionfanti che il Governo ha posto fine a mesi di "sterili trattative" e "vane discussioni" e finalmente sta per assumere i pieni poteri in vista della guerra.

Corriere della Sera, 21 maggio 1915

Michele Spiotta testimonia invece che in Toscana ci sono "in tutte le parti" scioperi dei treni: nel cosiddetto "Maggio radioso" le manifestazioni non sono solo a favore dell'intervento in guerra; nelle città e nelle regioni in cui è più forte la presenza socialista, si organizzano infatti iniziative e scioperi contro la guerra.

Il secondo motivo di interesse è, a nostro avviso, quello più ristretto, che riguarda Valva. Un riferimento alla festa di San Michele, che è "quest'anno...è riuscita solenne" con molti forestieri e che ha dato al padre del soldato Michele la possibilità di vendere alla fiera il suo vino.

Infine, è molto interessante la serie di saluti; il giovane soldato sembra non avere lo spazio necessario per salutare tutti e allora utilizza anche il bordo alto delle pagine, per aggiungere o comunque mettere in evidenza alcune persone che chiede al padre di salutare. Questi nomi -non sarà sfuggita la frequenza del titolo "don" (ben sette volte)- delineano una sorta di circolo di notabili del paese; un elemento che potrebbe apparirci curioso, visto che queste persone non sono certamente coetanee del giovane soldato; più comprensibili, almeno dal nostro punto di vista, i saluti ai suoi coetanei.

Approfondimenti

  • Piccola guida ai nomi citati nella lettera

Greco: potrebbe essere Michele Grieco, classe 1881
Don Antonio Freda, nato nel 1862; i suoi figli sono Michele, classe 1887, studente; Luigi, 1891, studente; Alessandro, 1896 telegrafista.
Don Emanuele Freda, padre di Annibale (1881) e Romeo (1884).
Michele D'Urso, classe 1881, di Cesare e Fortunata Valletta.
Michele Caprio, di Gennaro e Pasqualina Feniello, classe1888.
Don Pasquale Mastroberto (in realtà Mastroberti) nato nel 1839.
Don Elia è il padre di Biagio, caduto in guerra, e di Goffredo che diventerà noto come don Goffredo (sarà farmacista per anni).
Florio Vincenzo (in realtà Di Florio), 1891, muratore (è il fratello di mastro Alessandro, noto ancora oggi in paese, più giovane di lui di 16 anni).  
Giacinto Grasso è il padre di Francesco che, emigrato negli USA, diventerà un celebre direttore d'orchestra, col nome americanizzato di Franck Grasso. Un altro suo figlio è ancora noto a molti valvesi: Giovannino, pittore.
Non è agevole individuare don Pasqualino (ipotesi: Pasquale Cappetta), Peppe e Vincenzino e soprattutto Brunner. Soprattutto, resta una curiosità: chi è Cozzella? Forse è un soprannome (variante di Cozza o Cuozzo)? 
  • La vigna della famiglia Spiotta

Il vigneto della famiglia Spiotta, di cui si parla nella lettera, era sito in località Molinello, una zona che fino a pochi anni ne aveva diversi. 
Nella foto di Valentino Cuozzo, un piccolo pergolato su un vecchio pozzo, nella stessa contrada:

  • La devozione a San Michele Arcangelo 
La festa di San Michele alla quale si fa riferimento nella lettera è quella dell'8 maggio, preceduta dalla fiera in cui si vendevano animali e prodotti agricoli.
Nell'anno di nascita del soldato Michele Spiotta, il clero e i fedeli di Valva restaurano la Grotta di San Michele, patrono di Valva. 
Questa è l'iscrizione che lo ricorda:
 (foto di Valentino Cuozzo)
Ecco una foto della Grotta dedicata all'arcangelo: 
Il culto in questo luogo è attestato prima del Mille (foto di Valentino Cuozzo)


Ecco un altro post dedicato al soldato Michele Spiotta:


Rinnoviamo il ringraziamento a Mariana Grisi, che ha condiviso
questi documenti cari alla memoria della sua famiglia.

G.V.