27 settembre 2023

ALL'OMBRA DELLE TUE ALI: LA GROTTA DI SAN MICHELE RIFUGIO DEI VALVESI NEL 1943 (prima parte)

Quando si salgono gli ultimi scalini che portano alla Grotta di San Michele e guardi verso il cielo, la volta rocciosa sembra abbracciarti.

Sono parole dell'autore di questa foto, Valentino Cuozzo, e ne costituiscono una bella didascalia.

Quell'abbraccio i valvesi lo hanno cercato nel settembre 1943, quando dal cielo e dalla terra arrivavano i colpi della guerra. 

La popolazione civile -anche con qualche sfollato che veniva da altri centri- si  rifugia sui monti, in particolare nelle grotte.

La montagna sacra 

I valvesi nel 1943 non potevano vedere lo scorcio come appare in questa foto recente, ma anche essi hanno sicuramente avuto un'impressione di maestosa potenza:

foto di Valentino Cuozzo

Non sapevano che anche la montagna si sarebbe scrollata di dosso un po' del suo peso, meno di quaranta anni dopo, la sera del terremoto del 1980 (nella seconda, fortissima scossa, quella della notte).

La montagna di San Michele, montagna sacra, ne conosce di storie. 

Ricavata nella roccia del monte Eremita, la grotta dedicata a San Michele è legata all'opera di evangelizzazione dei monaci basiliani, già prima dell'anno Mille. 

Grotta di San Michele, facciata; foto di Valentino Cuozzo

Il santo -è noto- è rappresentato come un guerriero e per questo è stato considerato come protettore dai Bizantini, dai Longobardi e dai Normanni.

Grotta di San Michele, cappelletta con altare;
datata 1933, è 
stata restaurata di recente
(foto di Valentino Cuozzo)

Il contesto militare del 1943 nella Valle del Sele

Dopo l'annuncio dell'armistizio l'8 settembre e lo sbarco degli Alleati a Salerno il giorno seguente, la guerra tra tedeschi e americani arriva anche nella Valle del Sele, dove i tedeschi fanno azioni di guerriglia per rallentare l'avanzata della 45.ma Divisione di Fanteria alleata, che ha da poco occupato Eboli, poi Contursi Terme e si dirige verso Avellino, passando per l'Ofantina.

Il castello della Villa d'Ayala a Valva diventa per qualche giorno sede del comando di Albert Kesserling, comandante delle forze tedesche in Italia.

Secondo la testimonianza di Antonio Freda -raccolta da Gozlinus- il generale aveva fatto esporre sul tetto una enorme croce rossa, "ingannevole simbolo di solidarietà umana".

Kesserling comandò con notevole efficacia flotte aeree nel corso dell'invasione della Polonia, della campagna di Francia, della battaglia d'Inghilterra e dell'operazione Barbarossa.
Dall'estate del 1943 assunse il comando supremo delle forze tedesche in Italia e condusse la campagna difensiva contro gli Alleati. Represse il movimento di Resistenza e fu responsabile di numerosi crimini contro i partigiani e contro la protezione civile.  
Nel marzo 1945 comandò le forze germaniche sul fronte occidentale. 
Al processo di Venezia fu condannato a morte da un tribunale militare britannico per la responsabilità dell'eccidio delle Fosse Ardeatine, ma la sentenza fu poi commutata in ergastolo. Nel 1952 sarà rilasciato, senza peraltro aver mai rinnegato la sua lealtà al nazismo.

A Valva fa una visita lampo Wihelm Keitel, comandante dell'Oberkommando della Wehrmacht.

Wihelm Keitel nel 1942

Keitel sarà uno dei principali imputati al processo di Norimberga, dove sarà condannato a morte perché giudicato colpevole di crimini di guerra e di crimini contro l'umanità. 

Così è apparso il castello ai generali tedeschi: 

Il castello e l'oleificio visti da via San Biagio, Anni Trenta; fonte

I tedeschi restano nella Valle del Sele fino al 23-24 settembre, ci dice Pasquale Capozzolo, presidente dell'Associazione Avalanche 1943.

Il 22 settembre c'è uno scontro con gli americani a Oliveto Citra, durante il quale si assiste all'eroismo di Ernest Childersun nativo americano Creek dell'Oklahoma, Secondo Tenente della 45a Divisione di Fanteria. 

Childers sarà poi premiato con la Medaglia d'Onore per la sua azione eroica a Oliveto Citra. 

Esposto al fuoco di mitragliatrice, insieme a otto uomini attaccò il nemico. Nonostante una frattura al piede, Childers ordinò il fuoco di copertura e avanzò sulla collina, uccidendo da solo due cecchini che facevano fuoco da una casa nelle vicinanze; si mosse contro i nidi di mitragliatrice e uccise tutti gli occupanti di quello più vicino; continuò verso il secondo e lanciò delle pietre all'interno; quando i due occupanti del nido si alzarono, ne ucciso uno, mentre l'altro fu ucciso da uno degli otto soldati. Continuò la sua avanzata verso una casa più in alto sulla collina e, da solo, catturò un osservatore di mortai nemico.

Con queste parole si conclude la citazione della Medaglia d'Onore: 

La leadership eccezionale, l'iniziativa, la calma sotto il fuoco e lo straordinario eroismo dimostrato dal Secondo Tenente Childers furono una fonte di ispirazione per i suoi uomini.   fonte 

fonte

L'aereo abbattuto a Valva

Intanto, a Valva -in località Lappito- la contraerea tedesca abbatte un aereo americano di questo modello:

L'associazione Salerno 1943 negli anni scorsi ha condotto alcune ricerche in contrada Lappito, di cui ha dato notizia il blog Gozlinus in tre post (5 e 18 settembre 2016, 26 settembre 2021); sono stati recuperati diversi pezzi dell'aereo.  

Nel 2016, il compianto Salvatore Cuozzo ha raccolto questa testimonianza di Antonio Falcone di Luigi, pubblicata sul blog Gozlinus:

Mentre stavo seduto con la mia famiglia davanti casa (contrada Lagarielli, ndr) sentimmo un forte rumore e vedemmo passare, a pochi metri dal tetto, (da ovest verso est, ndr) un aereo militare che perdeva fumo e si vedevano delle fiamme… Dopo pochi secondi vedemmo del fumo alzarsi da dietro la collina. Io incuriosito, nonostante i richiami dei miei genitori, corsi in direzione del fumo e in pochi minuti raggiunsi il punto dell’impatto (contrada Lappito, ndr). A pochi metri mi fermai, un po’ intimorito dalla scena del disastro e anche dalla presenza di alcuni soldati tedeschi vicino all’aereo in fiamme. I soldati, vedendomi, mi chiamarono facendomi segno di avvicinarmi a loro, cosa che feci ed ebbi modo di vedere … che il pilota era steso a terra vicino all’aereo morto e stava bruciando con la parte superiore del corpo avvolta nelle fiamme. I tedeschi, un po’ a parole, un po’ a segni   mi chiesero di trovare un bastone o un forcone…  Al mio ritorno, con il bastone portato da me, un soldato tedesco spinse nel fuoco ciò che rimaneva del corpo del pilota cremandolo definitivamente.    

Ecco alcuni resti della fusoliera dell'aereo:




*** 1- Continua***


Post scriptum
Mi è gradita l'occasione per ricordare Salvatore Cuozzo, appassionato di storia e di storia locale. Se il destino non avesse deciso diversamente, con molta probabilità l'ottantesimo anniversario degli eventi dell'estate 1943 lo avrebbe visto impegnato in un lavoro di ricerca migliore di questo che avete appena letto.

Approfondimenti
Stiamo ricostruendo le vicende vissute dalla popolazione civile a Valva nel 1943 attraverso alcuni post; ecco quelli già pubblicati:
👉"Tu sai la storia e io i fatti": la guerra vissuta a Valva nei racconti di una testimone"
👉La divisa del sabato e gli ordigni bellici: la guerra  della piccola Marietta
Per approfondire, si rimanda a questi post di Gozlinus:
👉Ricordi del nostro passato
👉Valva 1943: storia di uno scampato pericolo

Segnaliamo due interessanti testi della sezione Ricordi del blog Gozlinus:
👉Michele Gaudiosi, Valva 1943 
👉Mario Valletta, Valvesi doc 

 G.V.

25 settembre 2023

NICOLINA E LA GUERRA

Alla guerra va Ulisse, ma non è semplice la vita di Penelope. 
Nella nostra storia non abbiamo una moglie in attesa del ritorno del marito dalla guerra, ma una madre che attende invano il ritorno del figlio e poi -ventiquattro anni dopo-  una nonna che non riabbraccerà mai più suo nipote. 

Allegro maestoso
Nicolina Cozza è nota a Valva anche se in pochi l'hanno conosciuta. E' nota perché "di Nicolina" è una sorta di matronimico e di soprannome insieme, che distingue più di un cognome.

Chiariamo, per correttezza metodologica, che questo post si fonda su un'ipotesi che ci sembra molto plausibile: nell'ultimo quarto del XIX secolo a Valva c'è una sola donna di nome Nicolina Cozza. In linea puramente teorica potremmo trovarci in presenza di un caso di omonimia e -al di là di qualche parentela pure possibile- la ricostruzione non sarebbe più valida. Al momento risulta una sola donna con questo nome.

In questa foto, concessaci dalla nipote Norma, è sorridente e solenne: 

Forse uno dei suoi figli, che tutti a Valva ancora ricordano come "zio Pietro di Nicolina", musicista appassionato e desideroso di trasmettere ai più giovani le sue conoscenze, userebbe le parole musicalmente precise per indicare il ritmo: allegro maestoso, come questa 🎹 sonata per pianoforte di Mozart, credo.
La ascolto mentre scrivo, cerco di ascoltarla anche mentre rileggo questo post. 
Un ritmo allegro e maestoso.
A quello che leggo nei documenti, però, la vita di Nicolina non è stata allegra. 
Un figlio emigrato negli Stati Uniti e morto in Francia mentre combatteva la Grande Guerra con la divisa americana, un nipote mai tornato dalla Russia, nella Seconda guerra mondiale. 
Mi viene da pensare a una globalizzazione ante litteram: forse zia Nicolina non si è allontanata mai da Valva, comunque mai dalla provincia di Salerno, e ha avuto tre figli che sono emigrati in America, uno che è andato in Africa in guerra, un nipote disperso in Russia. 

Un caduto con la divisa di un altro colore
Le divise non contano nel cuore di una mamma.
Non sappiamo come abbia ricevuto la notizia della morte del figlio, nei campi di Francia a una settimana dalla fine della Prima guerra mondiale. 
Da bambino ho ascoltato il racconto di zia Rusulina, che ricordava questo dettaglio della sua infanzia: le campane a distesa per celebrare la fine della guerra. Credo sia stato proprio il 4 novembre. 
Penso che anche Nicolina Cozza in quel momento fosse contenta per la fine di una guerra che aveva portato via oltre trenta giovani di Valva. Suo figlio lo aveva portato via da Valva l'emigrazione e proprio in quelle ore moriva in Francia. 
La Company B del315.mo Fanteria americano in Lorena;
fonte: The official history of the 315th. Infantry USA (pag. 174)
Una settimana dopo la guerra sarebbe finita anche su quel fronte. 
Raffaele è morto mentre a Valva suonavano le campane perché in Italia la guerra era finita: a mezzogiorno del 4 novembre 1918, infatti, entrava in vigore l'armistizio firmato la sera prima a Villa Giusti (Padova), con il quale l'Italia vinceva la guerra contro l'Austria.
Abbiamo raccontato la storia  di Raffaele nel post 👉Raffaele, caduto nel giorno della vittoria

Una storia che sa di sale e di lavoro
In America c'è un altro suo figlio, Umberto- "Albert" nei documenti americani- che sposa una valvese, Antonietta Torsiello
Il matrimonio viene celebrato in una data molto romantica: il 14 febbraio 1915, a Retsof (contea di Livingstone, Stato di New York). Testimoni, il fratello dello sposo e la sorella della sposa: Raffaele e Vita Maria.
Gli sposi risultano residenti a Greigville, un centro più grande a pochi minuti di distanza. Non è difficile essere un centro più grande di Retsof (340 abitanti nel censimento del 2010).
Leggo su Wikipedia alcune notizie su Retsof ed è come se sentissi il mio dialetto misto alle prime parole imparate nella nuova lingua americana, è come se rivedessi le difficoltà di sempre della mia gente.

La popolazione originaria di Retsof era per lo più di origine italiana; viveva in un villaggio aziendale dove la miniera di sale possedeva le case e un negozio e gestiva il piccolo villaggio (assegnando le case ai suoi lavoratori). E' un modello abitativo comune in alcune aree industriali, con le aziende che forniscono l'alloggio ai propri dipendenti.  
Le famiglie italiane vivevano insieme a pochi non italiani. Gli altri, per lo più capi, vivevano sulla "Avenue" in case migliori con impianti idraulici.

A Retsof l'anno dopo nasce il primo figlio, Michele; nel 1919 a Torrington nascerà Fannie (Faye). 
Nel censimento del 1920 la famiglia risulta residente a Harwington e possiede una casa pagata con il mutuo.
In un documento del 1924, relativo alla richiesta di cittadinanza americana, non troviamo altri figli; in realtà, nel 1917 è nata Florence ma è deceduta a soli cinque anni nel 1922. Nel 1928 nascerà un'altra sorella, anche lei di nome Florence
Nel censimento del 1940 la famiglia risulta trasferita a Torrington.
In America nel 1920 arriva anche Pasquale Cozza, fratellastro di Umberto e Raffaele. 

Nato il 16 giugno 1903, Pasquale si imbarca il 16 agosto 1920 sulla nave Olimpic da Cherbourg, in Francia. Verosimilmente, è già emigrato in Francia e ora si gioca una seconda carta: l'America. Arriva a New York il 25 agosto, diretto a Torrington dal fratello Alberto Spiotta. Quando si iscrive nelle liste di leva durante la Seconda guerra mondiale risulta residente a Newark.

Altri due fronti di guerra
A Valva, intanto, la signora Nicolina ha avuto altri due figli: Maria Assunta (chiamata Maria Michela) e Pietro.
In questa foto vediamo Pietro (col copricapo bianco) in Africa, durante la guerra in Etiopia:
fonte
Eccolo in un'altra foto, questa degli Anni Ottanta, alla fine di un concerto di musica classica in Villa d'Ayala-Valva:

fonte
Maria Michela è la madre di Raffaele Cuozzo, soldato disperso in Russia nel gennaio 1943. Il nome è significativo: è quello del fratello della madre morto nella Grande Guerra.

A Raffaele abbiamo dedicato i seguenti post:
👉Raffaele, che non è mai tornato dalla Russia 
👉Una lettera dal fronte russo
👉Mio carissimo padre
In particolare, sottolineiamo che nella lettera spedita dal fronte russo nel dicembre 1942 (pubblicata sul nostro blog) il giovane soldato manda i saluti a "nonna Nicolina".

Ecco un brano della lettera:
[...] ora non mi prolungo vi saluto a tutti zio Ernesto zia Maria zia comara Ermelinda sorelle fratelli e in particolare la nonna Nicolina e voi genitori vi abbraccio e vi bacio vostro affezionatissimo figlio Cuozzo Raffaele.
La zia e madrina di battesimo Ermelinda ha scritto questa nota sul retro della foto da noi pubblicata: "La cara mamma ha fatto questa foto all'età di 68 anni nel 1941".

La famiglia di Umberto
Torniamo negli Stati Uniti.
Nel 1942 Umberto (o Albert) risulta registrato nelle liste di leva: una sorta di schedatura dei maschi ancora giovani. 
Dalla sua scheda apprendiamo che in questo periodo lavora all'American Brass Co., un'azienda che produce ottone. 
Ecco una foto -che pubblichiamo per gentile concessione del progetto Mills: Making Places of Connecticut, a project of Preservation Connecticut:

American Brass Co., filiale di Torrington, facciata Sud (uffici)

Nei decenni precedenti ha avuto un notevole sviluppo e durante la Seconda Guerra Mondiale produrrà anelli rotanti per proiettili d'artiglieria. Dopo la guerra l'azienda avrà un declino e nel 1961 a Torrington licenzierà quasi 700 dipendenti.
Umberto nel censimento del 1920 risulta macchinista, nel 1940 piallatore, nel 1950 "elevator man" (addetto all'ascensore) in una fabbrica di aghi.
Umberto è deceduto nel gennaio 1980 a Palm Beach, in Florida. La figlia Faye è morta appena tre giorni (a Torrington); a Palm Beach sono deceduti gli altri due figli di Umberto: Michael nel 1984,  Florence nel 2018.

Una storia umana
Quella dei fratelli Spiotta-Cozza è una storia valvese e americana. Quella di Nicolina Cozza è una storia umana, senza bandiere: una madre e poi una nonna che ha vissuto le conseguenze dell'emigrazione e della guerra, che portano via senza restituire figli e nipoti.


🙏
Un sentito ringraziamento a  Norma e Michele Caldarone, per la foto della loro bisnonna materna e per la preziosa collaborazione nel ricostruire vicende e nomi di una storia molto affascinante ma  complessa da dipanare.
🙏
A gracious thank you to "Mills: Making Places of Connecticut, a project of Preservation Connecticut" for the photo and information about the American Brass Co.
📖
The research on Valvesi Americans was conducted using documents for www.ancestry.com.

Approfondimenti e altre piste

I genitori di Antonietta Torsiello, moglie di Umberto, si chiamavano Giuseppe e Flora Florio (?), nome che nei registri americani diventa ben presto Florence, come infatti si chiameranno la nipotina morta soli cinque anni nel 1922 e la sua sorellina nata nel 1928.
Un fratello di Antonietta si chiama Cesare, che nel 1912 sposa a Torrington Ermelinda Clotilde Maria Porcelli. Ipotizziamo che la signora sia una zia del soldato Henry Porcelli, che dopo lo Sbarco di Salerno nel 1943 verrà a Valva a conoscere la nonna. Ad Henry Porcelli il blog "la ràdica" ha dedicato i seguenti post:

G.V.

IL SEDICENNE VITTIMA DELLA GUERRA

Il suo nome non compare tra quelli dei caduti in guerra eppure è una vittima della guerra, senza dubbio.

In occasione dell'ottantesimo anniversario della sua morte, al sedicenne Aurelio Torsiello abbiamo dedicato un post che ha colpito l'attenzione di molti lettori e ha offerto ad alcuni l'occasione di condividere i ricordi che negli anni si sono depositati nel tesoro preziosissimo della memoria orale familiare. 

Dopo aver letto il post Aurelio, che fece una grande luce, il nipote Carmine Falcone ci ha fornito un preziosissimo contributo, fondato sui racconti di sua madre Maria, sorella di Aurelio.

Nel settembre del '43 anche la famiglia di mia madre si era rifugiata in montagna, come tutti i valvesi. Mio nonno Carmine aveva costruito una capanna di fortuna per rifugiarsi con la numerosa famiglia (in totale i figli saranno otto). Aurelio era uno dei più grandi e il giorno faceva la spola tra la montagna e la campagna, a valle, dove avevano lasciato gli animali; tornava a casa per badare agli animali e per prendere provviste da portare in montagna. 

Il 25 settembre 1943 stava facendo la solita strada, seguendo il percorso che sembrava più sicuro perché meno esposto.

Mentre era in località "Piano Senerchia", ai bordi della strada vide una cintura luccicante e la prese: era una mina tedesca che gli fu fatale.

Mina tedesca della Seconda guerra mondiale; fonte

Il padre, mio nonno Carmine, preoccupatosi perché non lo vedeva tornare, scese dalla montagna per andargli incontro; arrivato a una cinquantina di metri dal luogo dell'esplosione riconobbe una scarpa di Aurelio e capì cosa era successo.

La famiglia Torsiello avrebbe avuto un'altra disgrazia, di lì a poco: la morte di parto della madre Elvira, mentre dava alla luce Ottavio, nel marzo del 1945; aveva trentasette anni.

Da quel giorno mia madre -continua il signor Carmine- ha fatto da mamma ai fratelli più piccoli

Giorni terribili, quelli del settembre 1943 per Valva. Proprio nella località in cui viveva la famiglia Torsiello, in contrada Lappito,  venne abbattuto un aereo alleato.

Contrada Lappito, il luogo dove cadde l'aereo alleato; fonte

Bossoli di proiettili; fonte

L'associazione Salerno 1943 negli anni scorsi ha condotto alcune ricerche in contrada Lappito, di cui ha dato notizia il blog Gozlinus in tre post (5 e 18 settembre 2016, 26 settembre 2021); sono stati recuperati diversi pezzi dell'aereo. Ne parleremo in un post dedicato al settembre 1943 a Valva. 


Un cordiale ringraziamento al signor Carmine Falcone, che ha consentito di ricostruire le circostanze della tragica morte del giovane Aurelio. Grazie anche a coloro che hanno contribuito al racconto della vicenda, fornendo alcune informazioni.

G.V.

24 settembre 2023

AURELIO, CHE FECE UNA GRANDE LUCE

Non so se Aurelio Torsiello sia in questa foto: 

1933, davanti a Palazzo Gaudiosi un gruppo di studenti di Valva
con la divisa del corpo di appartenenza; fonte

Spero di sì, perché non credo ce ne siano altre di lui.

Al cimitero trovo una lapide con due foto, del papà e di una zia. Di lui, solo una sintetica informazione sulla tragica scomparsa:

Aurelio è figlio di Carmine Torsiello (classe 1893), a sua volta figlio di Giovanni e di Maria Gugliocciello (o forse Gugliucciello). Carmine aveva un fratello di nome Donato (1896); la sorella Maria Michela è sepolta insieme a lui e ad Aurelio.

Settembre di guerra

Nel settembre 1943 a Valva cadono alcune bombe. 

Lo sbarco a Salerno ha ormai portato la guerra in Campania, anche nell'entroterra.

Aurelio era al lavoro in un campo quando è accaduto l'incidente.

Gli anziani ricordano i soldati tedeschi morti in località Arenale; la signora Carmela Torsiello ci ha raccontato di essere andata a  vedere il cadavere di un soldato tedesco in contrada Serre.

La popolazione si rifugia nelle grotte in montagna, da dove sente il rumore della guerra e vede il fuoco. Mi ha colpito il dettaglio dell'uomo che per non spaventare la piccola Marietta Marciello le dice che la colpa delle fiamme è di un pastore distratto che non ha spento il fuoco.

Non so ancora nulla di Aurelio Torsiello oltre quello che leggo sulla sua lapide; non so se conosceva i miei nonni, ma penso di sì, non so dove si rifugiava con la sua famiglia in quelle settimane di paura.

Potrebbe anche essere in questa altra foto, insieme a giovanissimi compaesani nel monumento ai caduti in guerra:

fonte

Il 25 settembre 1943 era un sabato. Leggo che quel giorno si festeggia santa Aurelia; non so se il ragazzo lo sapesse -dalle nostre parti l'onomastico è importante, ma non tutti ne conoscono la data se il nome non è molto diffuso- e in fondo spero di no: nessun giorno è adatto per morire a sedici anni, ma farlo in un giorno in cui si potrebbe festeggiare aumenta la beffa atroce del destino.

La signora Marietta ricorda la tragica morte di Aurelio e ci ha raccontato altri due episodi relativi a ordigni bellici. Lei stessa è stata protagonista di un ritrovamento, per fortuna senza conseguenze; in un altro incidente un valvese ha purtroppo perso alcune dita.

Non conosco il nome del bambino di dieci anni della provincia di Pordenone che in questi giorni è deceduto in seguito all'esplosione di un ordigno bellico portato nel garage di casa da qualche adulto. 

Ho pensato ad Aurelio quando ho letto questa notizia di cronaca di ottanta anni dopo e mi è sembrato giusto ricordarli insieme.

Approfondimenti

I post relativi ai ricordi delle zie Carmela e Marietta sono i seguenti:

👉Quando la montagna è rifugio: i ricordi di zia Carmela

👉La divisa del sabato e gli ordigni bellici: la guerra della piccola Marietta

👉"Tu sai la storia e io i fatti": la guerra vissuta a Valva nei ricordi di una testimone 

G.V.

21 settembre 2023

RAFFAELE, CADUTO NEL GIORNO DELLA VITTORIA

Morire nel giorno della vittoria.

Il 4 novembre 1918 a Valva suonano le campane a distesa, per celebrare la fine di una guerra che si è portata via circa quaranta giovani.

Uno di questi cade in combattimento proprio nel giorno di festa; è festa in Italia, ma il cannone risuona ancora sui campi di Francia.

Raffaele Spiotta nasce a Valva il 29 ottobre 1890, da Michele e Nicolina Cozza. Due anni dopo nasce suo fratello Umberto.

Raffaele ha il nome della nonna materna; suo padre Michele è nato il 24 marzo 1861: una settimana dopo la proclamazione del Regno d'Italia. Il fratello di Raffaele ha il nome del Re d'Italia Umberto I (che regna dal 1878 al 1900), ma nei documenti americani sarà chiamato quasi sempre Albert.

I due fratelli emigrano negli Stati Uniti e si stabiliscono a Torrington, nel Connectictut.

Raffaele si arruola il 27 maggio 1918, nella 1 Company 153 Dep Brig fino al 22 giugno, poi nella Company B, 315 Infantry (Fanteria).

Dopo l'addestramento a Camp Meade, si imbarca dal porto di Hoboken (New Jork)  il 9 luglio 1918, diretto in Francia.

La compagnia B a Camp Meade, in:
The official history of the 315th. Infantry USA (pag. 166)

Ecco come un suo commilitone racconta quei giorni:

Verso il 25 giugno ricevemmo la notizia che saremmo partiti per l'oltreoceano a breve, quindi da quel momento in poi fu un gran trambusto per preparare le attrezzature e fare tutte le ultime preparazioni. Salimmo a bordo del treno il pomeriggio del 7 luglio, diretto a Hoboken, e la mattina successiva ci trovavamo a Jersey City. Lì ci stiparono su traghetti e ci portarono a Hoboken, dove salimmo a bordo dell'USS America. Nel pomeriggio del 9 luglio uscimmo lentamente dal porto e, al ritmo di "Addio Broadway, Ciao Francia" suonato dalla banda, salutammo gli Stati Uniti d'America. Durante il viaggio, tutti noi, istintivamente, tenevamo gli occhi fissi sull'acqua, cercando i tanto temuti sommergibili, ma finalmente il 18 luglio arrivammo senza incidenti nel bellissimo porto di Brest. Sbarcammo quella sera e ci dissero che avremmo dovuto andare in un campo di riposo per qualche giorno. Dopo una lunga marcia arrivammo al nostro campo di riposo dopo il tramonto. (Chi ha detto "campo di riposo"?).

Questi i suoi ricordi sui primi giorni in Francia:

Il 21 luglio lasciammo Brest e, dopo un viaggio di tre giorni attraverso la Francia nella famosa "side-door Pullman" - sai, "40 Hommes-8 Chevaux" - arrivammo a Vaux, Haute Marne. Da lì, facemmo una marcia fino al villaggio di Courcelles, a sei chilometri di distanza, dove venimmo "alloggiati", all'epoca un'esperienza nuova per noi, ma ora ben compresa. Oh! Come avremmo potuto mai lamentarci delle condizioni a Camp Meade? Erano il Paradiso rispetto alle stalle in Francia. Ma quello era allora, in seguito sarebbe arrivato il momento in cui qualsiasi tipo di riparo sarebbe stato il benvenuto.  
in: The official history of the 315th. Infantry USA (pag. 166) 

Una cucina da campo della Compagnia B in: 
The official history of the 315th. Infantry USA (pag. 169)

In Francia Raffaele combatte a Montfaucon, Meuse Valley, Verdun; risulta "killed in action" il  4 novembre 1918, una settimana esatta prima della fine del conflitto.

Ecco un sintetico racconto di quella giornata, che troviamo nella The official history of the 315th. Infantry USA (dalla quale abbiamo tratto anche i brani precedenti):

La mattina del 4 novembre, dopo aver inviato piccole pattuglie di ricognizione, la Seconda Sezione, coprendo il lato sinistro del nostro settore e il lato destro del 316° Fanteria, ha iniziato ad avanzare ma è stata fermata da un così pesante fuoco di mitragliatrice nemico che ha subito ventitré feriti avanzando di circa 75 metri.                                                    in: The official history of the 315th. Infantry USA (pag. 169)

Morire mentre in Italia si festeggia la fine della guerra, morire mentre la propria compagnia avanza di 75 metri: anche se la guerra sta finendo anche nel resto d'Europa, ha ancora i caratteri della guerra di logoramento che in Francia ha avuto fin dall'estate del 1914.

La Company B in Lorena, in: 
The official history of the 315th. Infantry USA
 (pag. 174)

La notizia della morte di Raffaele è comunicata a suo fratello "Albert", che vive a Torrington allo stesso indirizzo (58 Colt Avenue).

Nelle scheda di registrazione compilata all'atto dell'arruolamento, Raffaele scriveva di aver manifestato l'intenzione di ottenere la cittadinanza americana:

fonte

Raffaele riposa nell'Old Saint Francis Cemetery di Torrington. 

Ecco la lapide che la città ha dedicato ai suoi uomini morti "per la causa della giustizia e dell'umanità", nella quale compare il suo nome:

Il nome di Raffaele Spiotta è evidenziato in bianco; fonte

"Non c'è amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici", è la frase evangelica in basso.

Un'altra lapide ricorda i servigi degli eroici volontari e gli uomini e le donne di Torrington che si sono sacrificati in guerra, senza fini egoistici, affinché i principi della giustizia si affermassero in tutto il mondo. Gli uomini di Torrington, ricorda l'epigrafe, combatterono sui campi di battaglia d'Europa, inclusi i seguenti: Settore difensivo, Champagne, Aisne, Marne, Meuse, St. Mihiel, Argonne. Ecco la conclusione"Per una giusta causa hanno guadagnato gloria immortale e hanno servito nobilmente la loro nazione servendo l'umanità".

Torneremo sulla storia di Raffaele, perché il suo nome sarà dato a un nipote valvese, che troverà la morte durante la Seconda guerra mondiale, in Russia: Raffaele Cuozzo. In particolare, cercheremo di raccontare la vicenda dal punto di osservazione della signora Nicolina Cozza, madre del soldato morto in Francia con l'esercito statunitense e nonna di quello morto in Russia con la divisa italiana. Forse un esempio di globalizzazione ante litteram; più semplicemente, un dolore che si rinnova nel cuore di una donna.

The documents were consulted on www.ancestry.com

Post scriptum

La traduzione dei brani tratti dalla The official history of the 315th. Infantry USA  è opera di un assistente Ai di OpenAI, quella dell'epigrafe -di cui è stata riportata una parafrasi- è stata fatta da Filippo Vuocolo.

Alla vicenda del soldato Raffaele Cuozzo, il nostro blog ha dedicato i seguenti post:


G.V.

19 settembre 2023

LA STORIA DIETRO UNA LETTERA

La storia di questo nome inizia nel Settecento, ovviamente a quanto riusciamo a ricostruire dagli archivi.

Nel 1775 a Valva nasce Michele Torsiello, che avrà diversi figli: ci interessano in particolare due maschi, Francesco e Donato.

Francesco (1813) sposa Domenica Vuocolo nel 1845, l'anno dopo nasce Carmine Maria, che sarà il padre del soldato Francesco, morto in Francia combattendo con l'esercito americano.

Donato (1822) sposa Marianna Falcone nel 1858; i due avranno tre figli maschi: Carmine C. (non è chiaro il nome completo), Giuseppe Maria e Michele.

Michele nasce nel 1871. Fin da bambino è un pastore; suo nipote Peter ricorda che il nonno raccontava che quando aveva sette anni lui e suo fratello Carmine custodivano il gregge per proteggere le pecore dai lupi. "Era molto orgoglioso del fatto che i pastori avevano il permesso di marciare per primi alla messa di mezzanotte a Natale", aggiunge Peter. Una scena bellissima, che ha accompagnato la memoria dell'uomo per tutta la vita e che colpisce ancora oggi, a quasi centocinquanta anni di distanza, nella sua semplice solennità bucolica.

Michele parte per gli Stati Uniti nel 1890 e si stabilisce a BataviaIn alcuni documenti del 1892 e 1893 risulta di professione shoemaker, calzolaio; suo nipote Peter -esperto della storia di famiglia- non ricorda di aver sentito il nonno raccontare di essere stato un calzolaio; ci dice che in questo periodo iniziale il nonno lavorava nelle ferrovie. 

Michele rientra a Valva per sposare Pasqualina Falcone, di dieci anni più giovane. 

Il matrimonio viene celebrato il 31 gennaio 1904, una domenica. 

Un calendario di quell'anno ammoniva, al giorno 31 gennaio: "Non agitare le acque". I due sposi però le acque le hanno attraversate: quelle dell'Oceano Atlantico. 

Arrivano negli Stati Uniti il 13 aprile 1904 a bordo della nave Sicilian Prince.

Nel censimento del 1915 la coppia ha tre figli. Michele ora risulta di professione droghiere; in realtà, è più probabile che questo sia l'occupazione di Pasqualina, perché Peter ci dice che il nonno lavorava nella fabbrica di Colgate.

Nello stesso censimento Michele dichiara di saper parlare inglese ma di non saper leggere e scrivere; verosimilmente questa informazione si riferisce alla lingua inglese, perché Michele scrive bene in italiano: grafia chiara, pochi errori ortografici dovuti più che altro all'influenza del dialetto; lo dimostra nella commovente lettera che invia a Valva a suo cugino Carmine, nel 1919, per annunciargli la morte in guerra del figlio Francesco.

Ecco la prima facciata della lettera, che abbiamo pubblicato -con trascrizione- nel post Caro cugino, tuo figlio è morto per la liberazione del mondo:

Dalla lettera capiamo che la famiglia di è stabilita a Jersey City.

Negli anni successivi Michele e Pasqualina avranno altri tre figli.

Il più giovane, Joseph Petersi arruola nel 1942; di professione cassiere in un supermercato, in un documento risulta "Branch Immaterial-Warrant Officers": un'espressione che indica che l'esercito americano non sta assegnando la recluta a uno specifico reparto. 

Ci fornisce più notizie il nipote Peter: durante la Seconda Guerra Mondiale "Joe" è stato sergente cuoco assegnato a un'unità medica nel Pacifico; è stato coinvolto nell'invasione delle Filippine. Dopo la guerra è diventato responsabile di diversi negozi della catena A&P. 

Da un suo necrologio, nel 2005, ricaviamo che i due figli hanno il nome dei nonni: Pasqualina e Michael; Peter aggiunge che anche altri cugini si chiamavano così: due nomi valvesi che hanno attraversato anche il Novecento anche negli Stati Uniti.

Gli altri due figli maschi di Michael, Antony Charles (1905) e Charles Antony (1909), hanno praticamente gli stessi nomi, invertiti; i due fratelli si registreranno nelle U.S. World War II Draft Cards Young Men (schede delle liste di leva della Seconda guerra mondiale relative a uomini giovani) nello stesso giorno dell'ottobre 1940. Non conosciamo altre notizie sulla loro carriera militare. 

Pasqualina muore nel 1949, Michele nel 1957 a Newark.

Il cugino valvese Carmine avrà un altro figlio oltre al soldato caduto: Angelo, padre di zia Carmela protagonista della nostra intervista nel post Quando la montagna è rifugio: i ricordi di zia Carmela.

Un sentito ringraziamento al signor Peter Porcaro per la gentile collaborazione e per la foto dei suoi nonni materni.


Approfondimento

La storia di Francesco Torsiello è raccontata nel post Francesco e Carmine, morti in Francia con la divisa americana 

                                                                                                                        G.V.

18 settembre 2023

"CARO CUGINO, TUO FIGLIO E' MORTO IN FRANCIA PER LA LIBERAZIONE DEL MONDO"

Un soldato italiano emigrato negli Stati Uniti muore in Francia durante la Prima guerra mondiale. Un cugino di suo padre da Jersey City scrive alla famiglia del soldato, a Valva, per dare la triste notizia.

Il soldato si chiama Francesco Torsiello, suo padre Carmine, il cugino che vive in America Michele.


M. Torsiello N-59 Greene st
Jersey City  N.J.

Jersey City  N.J.
15 Gennaio 1919

Caro cugino Carmine
con le lagrime nei miei occhi vi voglio dare una trista notizia, che anche a me mi sembra come una spada che mi ha punto il cuore, quando io ho ricevuto
la notizia della morte del tuo figlio Francesco che il giorno 3 Dicembre ho trovato il suo nome nella lista dei soldati Americani morti in Francia in tempo di battaglia, l'ho saputo fra i giornali. Allora io subito scrissi una lettera al ministro della guerra americana, e allora con il loro tempo mi hanno risposto pochi giorni fa 

e mi ha assicurato che il giorno 13 Ottobre mentre che si trovava in campo di battaglia al fronte Francese è morto per la liberazione del  mondo.
Il giorno 23 Settembre
mi scrisse l'ultima sua lettera dicendo che si trovava in perfetta salute e dicendo che lui non aveva tempo di scrivermi che non stavano mai fermi ad un posto, dicendo che lui per arrivare [al]le frontiere fecero di cammino sopra un'automobile 180 miglia e fecero 8 migliaia a piedi di cammino, e questa fu l'ultima lettera ed io gli feci la risposta ma non ne ho avute più.
Poi caro cugino,
abbi coraggio e non lasciarti sopraffare dal dolore come dobbiamo rassegnarci ai voleri di Iddio, che

lui così ha voluto e noi non abbiamo che fare, io già ben so che ogni padre e madre ha un grande dispiacere nel perdere un giovane [di] figlio di quel modo, ma vi ritorno a replicare che ci vuole coraggio che non abbiamo che fare, non solo lui che ha fatto questa strada ma sono stati migliaia sopra migliaia morti per salvare il mondo.
Non mi prolungo io con il mio dolorato cuore insieme con la mia famiglia salutiamo a te con tua moglie e famiglia e sotto mi firmo tuo affezionatissimo cugino 
Michele Torsiello

Poi caro cugino
          Quando il tuo figlio partì per soldato mi lascio un po' di moneta che io ti ho già spedtito la somma di L. 175.
Poi lui è stato assicurato dal governo e se io ho qualche cosa subito te la spedisco.
Poi nella risposta di questa lettera vi prego di farmi sapere se il tuo figlio ti aveva scritto qualche lettera o no.
Non altro di nuovo ti saluto e sono tuo cugino
Michele Torsiello
Pronta Risposta 


In una lettera caratterizzata da affetto, sollecitudine verso una famiglia così duramente provata e da una certa sobrietà nell'esternare i propri sentimenti, troviamo un elemento figlio della retorica patriottica del tempo: la visione -ripetuta due volte- della guerra come "liberazione del mondo".
Forse lo zio Michele, che sta per diventare cittadino americano, è influenzato dalle parole che il Presidente degli Stati Uniti rivolge in questi mesi alle famiglie dei caduti in guerra:
Egli ha combattuto con coraggio sul fronte, sacrificando tutto per la causa di una nazione libera e di un mondo migliore.


Abbiamo già raccontato la storia di Francesco Torsiello, soldato valvese morto in Francia combattendo con la divisa dell'esercito statunitense: si veda il post Francesco e Carmine, due valvesi morti in Francia con la divisa americanaFrancesco e Carmine, morti in Francia con la divisa americana.
Questa lettera conferma la data di morte: il 13 ottobre 1918.
Francesco risulta infatti "killed in action" (morto in combattimento) a Romagne-sous-Montfaucon.
Al suo arrivo negli Stati Uniti Francesco aveva dichiarato di recarsi  dallo zio Michele. Non poteva immaginare che il nome di suo zio avrebbe siglato la lettera con l'annuncio della sua morte in guerra, con una divisa diversa da quella dei suoi coetanei valvesi. 

G.V.