L'anno 1923, addì nove di novembre a ore antimeridiane dieci nella Casa Comunale.
Avanti di me Valletta Vincenzo, sindaco ed Uffiziale dello Stato Civile del Comune di Valva è comparso Macchia Sabato, di anni quarantanove, pastore, domiciliato in Valva, il quale mi ha dichiarato che alle ore antimeridiane cinque e minuti trenta del dì otto del corrente mese, nella casa posta in Corso Vittorio Veneto al numero quarantuno, da Papio Clelia, sua moglie, contadina, seco lui convivente, è nato un bambino di sesso mascolino che egli mi presenta e a cui dà il nome di Michele.
A quanto sopra e a questo atto sono stati presenti quali testimoni Tagliamuro Pasquale, di anni quarantadue, medico condotto, e Spiotta Michele, di anni sessantotto, guardia campestre, entrambi residenti in questo Comune.
Letto il presente atto tutti gl'intervenuti, l'hanno questi meco sottoscritto.
(Seguono le firme)
Michele non poteva saperlo, ma in qualche modo la sua giovane vita sarebbe stata influenzata anche da quel leader austriaco, naturalizzato tedesco.
Michele morirà infatti nella Seconda guerra mondiale, in Grecia, il 17 agosto 1943: dunque di questi cento anni la vita gliene ha concessi meno di venti.
Anche suo fratello Cesare (classe 1915) è stato in guerra sul fronte greco-albanese, ma nell'agosto del '43 è a casa: per lui la guerra è infatti finita.
E' stato volontario in Spagna negli ultimi mesi della guerra civile (dal febbraio al maggio 1939), nel 1° Raggruppamento Fanteria d'assalto Littorio.
Allo scoppio del conflitto mondiale è stato richiamato alle armi nel novembre 1940 ed è giunto in Albania il 1 gennaio 1941.
Il 25 gennaio è stato ferito in combattimento: ferita da arma da fuoco al braccio destro con frattura dell'omero e congelamento dei piedi.
Ricoverato in un ospedale militare da campo, è stato poi trasferito in Italia (negli ospedali militari di Imola e Napoli).
A riposo dall'agosto 1941, è stato collocato in congedo assoluto nel novembre 1942.
Partito per il fronte greco-albanese, con la sua Divisione di Fanteria è impegnato in attività di difesa costiera e di controguerriglia (la Grecia e l'Albania sono infatti sotto l'occupazione italiana).
Il giovane Michele cadrà il 17 agosto 1943 ad Almyros, in Tessaglia (Grecia), come è scritto anche nell'epigrafe funeraria conservata nel cimitero di Valva.
E' la domenica di Pentecoste.
[...] staremo saldi e combatteremo fino alla morte, se sarà necessario, per la nostra madre, con le armi che ci si addicono [...]
Se infatti siamo stati compagni nella fatica, lo saremo anche nella consolazione. E' stato doveroso collaborare con la nostra madre, unirci alla sua passione.
A Valva ancora ricordano le parole di lamento della madre Clelia: "Ho mandato un giovane e ora torna in una cassa di sapone".
Nella foto con la famiglia Macchia riunita attorno alle spoglie di Michele, notiamo al centro Cesare; alla sua sinistra i genitori Clelia e Sabato.
Epigrafe conservata al cimitero di Valva |
Un sentito ringraziamento a don Lorenzo Falcone, che ha segnalato la frase della signora Clelia; gli è stata raccontata, insieme a vari episodi ed aneddoti valvesi, dalla signora Gerardina Falcone, emigrata in Emilia; la signora Gerardina era presente alla cerimonia funebre al rientro dei resti di Michele Macchia e ha ricordato per tutta le vita la commozione di quel giorno.
Rinnoviamo il ringraziamento a Veronica Cuozzo, che ha chiesto alla nonna Michela (nipote del soldato caduto) notizie e foto.
Approfondimento
Alla storia di Michele Macchia abbiamo dedicato anche il post:
G.V.