28 agosto 2023

CADUTI VALVESI NELLA GRANDE GUERRA

Nel 1924 veniva realizzato il Monumento ai Caduti, grazie all'iniziativa del circolo valvese di Newark (sarebbe stato inaugurato l'anno dopo).

fonte

Ecco l'elenco dei Caduti valvesi nella Prima guerra mondiale.


Ufficiali caduti sul campo: 3

Caduto          e paternità

Reparto e grado

Data              di nascita

Data e luogo  di morte

Causa di morte

Note

Avallone Michele

Arcangelo

85.mo Rgt Fanteria

Sottotenente di M. T.

19-11-1882

28-05-1917  Carso

Ferite riportate 

 


Marcelli Anacleto

Francesco

145.mo Rgt  Fanteria

Sottotenente di complemento

12-10-1895

25-07-1916 Altopiano di Tonezza

Ferite riportate 

 

"la ràdica":

Post     Post

"Gozlinus":

Post     Post 

Post


Anacleto Marcelli

 

Thiene (VI), Sepoltura di Anacleto Marcelli

Mastrolia Onofrio

Michele

251 Rgt Fanteria  Sergente

11-06-1888

11-12-1917 Monte Grappa

Ferite riportate 

 

 

 






Soldati valvesi al funerale di Onofrio Mastrolia

Soldati i cui nomi sono incisi ai piedi della statua del Milite ignoto: 5. 

Questi soldati risultano tutti dispersi in combattimento, tranne uno.

Caduto        e paternità

Reparto e grado

Data di nascita

Data e luogo di morte

Causa di morte

Note

Caldarone Carmine

Michele Arcangelo

79.mo Rgt Fanteria

Soldato

16 luglio 1898

25 ottobre 1917

Altopiano della Bainsizza

Disperso 

 

 

 

 

 

Fasano Giuseppe

Francesco

136.mo Rgt Fanteria

Soldato

16 marzo1891

24 gennaio1916

Oslavia

Disperso 

 

Feniello Pietro

Pasquale

1360.ma compagnia mitraglieri Fiat

Soldato

10 agosto 1884

6 luglio 1918

Piave

Ferite riportate 

 

Piramide Giuseppe

Angelo

136.mo Rgt Fanteria

Soldato

24 marzo 1888

24 gennaio 1916

Oslavia

Disperso 

 

Spatola Vincenzo

Michele

212.mo Rgt Fanteria

31 gennaio 1891

11 agosto 1916

Settore di Tolmino

Disperso

 

Soldati caduti in combattimento: 16

Attenzione: 4 di questi soldati risultano morti in Francia combattendo con l'esercito statunitense.

Caduto        paternità

Reparto

Data di nascita

Data e luogo  di morte

Causa di morte

Note

Alfano Carmelo

Antonio

1394.ma compagnia mitraglieri Fiat

 

18 settembre 1895

18 giugno 1918

Sul campo

(Piave)

Ferite riportate in combattimento

 

Post

Motivazione decorazione

 

 

Catino Michele

Francesco

26 Rgt lancieri Vercelli

25 marzo 1892

29 giugno 1916

Carso

Ferite riportate in combattimento

 

Cuozzo Giovanni

Giacomo

236.mo Rgt Fanteria

18 giugno 1897

25 marzo 1917

Vicenza

Malattia

 

Cuozzo Giuseppe

ESERCITO USA

309th Infantry Regiment, 78th Division

27 febbraio 1889

20 settembre 1918

Killed in action in Francia

 

Del Buono Giuseppe

Nicolina

 145 Rgt Fanteria

 23 aprile 1893

 28 settembre1915

Quota 144, Carso

 In combattimento

 

Del Monte Domenico

Michele

30.mo Rgt Fanteria

30 giugno 1890

11 novembre 1915

Ospedaletto da campo n. 79

Ferite riportate in combattimento

 

Fratangelo Sabato

Francesco

21.mo Rgt Fanteria

10 agosto 1895

PIFFARD (USA)

19 novembre 1915

Carso

In combattimento

 

Marciello Antonio

Michele

238.mo Rgt Fanteria

30 dicembre 1883

19 giugno 1917

Monte Forno

Ferite riportate in combattimento

 

Sica Daniele

Michele

225.mo Rgt Fanteria

27 maggio 1885

1 dicembre 1916

Ospedale da campo n. 014

Ferite riportate in combattimento

 

Spiotta Cesare

Domenico

231.mo Rgt Fanteria

30 settembre 1881

28 agosto 1917

Monte Santo

Ferite riportate in combattimento

 

Spiotta Raffaele

 

Michele

ESERCITO USA

Company B, 315 Infantry

29 ottobre 1890

4 novembre 1918

Fronte francese

Killed in action

 

Spiotta Michele

Giuseppe

148.mo Rgt Fanteria

18 aprile 1894

25 agosto 1915

Ospedaletto da campo n. 73

Malattia

 Post        Post

 

 

Torsiello Antonio

Francesco

112.mo Rgt Fanteria

30 dicembre 1891

18 giugno 1916

Sul campo

Ferite riportate in combattimento

 

Torsiello Pasquale

Domenico

7.mo Rgt Fanteria

1 dicembre 1888

28 ottobre 1918

Sul campo

Ferite riportate in combattimento

 

Torsiello Francesco

 

Carmine

ESERCITO USA

305 Infantry, 77 Division

11 giugno 1890

13 ottobre 1918

 

Killed in action

Romagne-sous-Montfaucon

 Post Post

 

 


Figliulo

Carmine

 

Michele

ESERCITO USA

305 Infantry

26 giugno 1890 (sulla tomba; risulta 1889 all’AdS)

20 febbraio 1919

Dipartimento della Marna (Francia)

Probabilmente per ferite riportate in combattimento

 

 

 "Gozlinus":   Post     Post

 

 

Soldati morti a causa della guerra: 14 

Caduto      e paternità

Reparto e grado

Data di nascita

Data e luogo di morte

Causa di morte

Note

Corona Lorenzo

Martire

 

92.ma compagnia presidiaria

11 sett. 1891

23 settembre 1916

Ospedale da campo n.068

Malattia

 

 

 

 

 

 

Cozza Michele

Giuseppe

 

136.mo Rgt Fanteria

18 nov.1891

27 ottobre 1918  Nervi

Malattia

 

Cuoco Domenicantonio

Giovanni

 

215 rgt Fanteria

 5 sett. 1895?

 

 

Prigioniero di guerra dal 16 maggio 1916 al 18 novembre 1918

D’Urso Carmine

Tito

 

24.ma Sezione telefonica

20 nov. 1895

 

 

Congedato per malattia

Feniello Vito

Carmine

 

79.mo Rgt Fanteria

16 giugno 1892

30 marzo 1918  Ospedale da campo n. 059

Malattia

 

Foselli Gaudioso

Vincenzo

 

 2 Rgt artiglieria da fortezza

 16 luglio 1893

 

 

Congedato nel 1917 per malattia

Marcelli Eduardo

Francesco

 

145.mo Rgt Fanteria

23 maggio 1897

29 novembre   Valva 1918

Malattia

"la ràdica":   Post

"Gozlinus": Post      Post

 

 


Marciello Giuseppe

Angelo Maria 

 

 

47.mo Artiglieria di campagna

 17 ottobre 1893

23 febbraio 1921, Valva

 

Congedato nel febbraio 1919 perché "putatore" nell'azienda agricola del marchese

Marciello Ottaviano

Gennaro

 

14.mo Rgt Fanteria

 

20 marzo 1898

26 luglio 1917,  Cerignola

Malattia

 

Merolla Biagio

Elia

 

10.ma Compagnia di sanità

7 novembre 1894

3 maggio 1916, Napoli

 Malattia

 

Spiotta Antonio

Vito

 

 

Battaglione complementare brigata Avellino

 22 febbraio1898

12 febbraio 1918

 

 

 

 



Spiotta Pasquale

Antonio

 

 19 aprile 1886

 

 

 

Strollo Michele

Giovanni

 

32.mo Rgt Fanteria

Soldato

25 febbraio 1893

18 giugno 1917  Valva

Malattia

 

Macchia Giuseppe

Michele

 

20 sett. 1892

 

 

 

  

La ricerca è stata condotta utilizzando i seguenti siti:

Albo dei Caduti Italiani della Grande Guerra, a cura dell'Associazione Storica Cimetrincee e dell'ISTORECO di Reggio Emilia

Archivio di Stato di Salerno

Le immagini sono tratte dal nostro archivio e dal blog Gozlinus 


IL PETTO CONTRO UN PLOTONE DI NEMICI: LA MORTE DI ANACLETO, MEDAGLIA D'ARGENTO

Gravemente ferito al petto mentre fronteggia con coraggio un plotone di nemici.  

È un'immagine di fermezza e coraggio quella che i documenti ufficiali ci consegnano di Anacleto Marcelli, sottotenente di fanteria.

Anacleto nasce a Valva il 12 ottobre 1895.

Con suo fratello Eduardo partecipa alla Grande guerra nello stesso reggimento di fanteria, il 145.mo. Anacleto diventa sottotenente di complemento.

La foto è stata pubblicata da Gozlinus.

Il fronte di guerra è quello degli altipiani vicentini, zona appena interessata dalla Strafexpedition (tra il 15 maggio e il 27 giugno 1916).

La brigata Catania

Il 145 e il 146 Reggimento Fanteria costituiscono la Brigata Catania.
Il 27 giugno del 1916 la Brigata riceve l'ordine di sbarrare la Val d'Astico, per sostenere l'azione di attacco al Monte Cimone. Il 28 giugno l'azione prosegue verso l'Altopiano di Tonezza, attaccando da tergo le difese di Monte Cimone. Tenta di avanzare fino al 30 giugno ma con notevoli difficoltà. Il 2 luglio l'azione riprende ma senza progressi; il 7 luglio le truppe sostano e si rafforzano sulle posizioni raggiunte. Il giorno 8 inizia un nuovo attacco ma con scarsi risultati. Fino al 21 luglio la Brigata sosta per rafforzare le posizioni, con azioni dimostrative e di disturbo. Il 21 viene ripreso l'attacco per la conquista dell'Altopiano di Tonezza. Il 23 occupa la località di Osteria e il 24 Sega Casentina. Il 25 la "Catania" è sostituita e si trasferisce a riposo tra Piovene e Rocchette (oggi comune di Piovene Rocchette, in provincia di Vicenza). fonte 
La conquista del Monte Cimone

Il 24 luglio viene conquistato il Monte Cimone, caposaldo austriaco nella Val d'Astico. Il Comando Supremo sottolinea le "enormi difficoltà tattiche e di terreno" da superare. 
Le colonne aggiranti raggiungono lo sbocco sull'altopiano di Tonezza della mulattiera che conduce a Valla e la località di Osteria sulla strada che sale a Tonezza; intanto, l'attacco fontale è condotto dagli alpini del battaglione "Valle Leogra" e da reparti della brigata "Novara". 
Il mattino del 24 luglio, dopo circa trenta ore di combattimento, la vetta del monte viene espugnata.  
I contrattacchi nemici, violenti, vengono respinti nei giorni successivi.       fonte

La Medaglia d'Argento
Anacleto Marcelli è insignito della Medaglia d'Argento al Valor Militare, con questa motivazione:

Distintosi ripetutamente per fermezza e coraggio in servizi speciali di pattuglia, il 7 luglio in una ricognizione con pochi uomini arditi tenne fronte al nemico della forza di almeno un plotone finché, colpito gravemente al petto, dovette essere ritirato dalla linea. Pedescale [leggasi Pedescala], 7 luglio 1916  fonte

È molto probabile che la grave ferita al petto sia stata la causa della morte di Anacleto, avvenuta il 25 luglio 1916.

Nella storia della Brigata Catania, a cura dell'Ufficio storico del Ministero della Guerra, troviamo indicato anche l'ospedale da campo: il 69.

Nella stessa pagina c'è un refuso: la data di morte risulta il 2 luglio.

Il sottotenente Marcelli è uno dei tre ufficiali del 145.mo Reggimento caduti nel periodo 13 giugno-24 luglio (saranno 24 a fine anno e 51 alla fine del conflitto).

Il soldato valvese riposa nel cimitero di Thiene, in provincia di Vicenza.

La sepoltura di Anacleto Marcelli; fonte

Approfondimento
Alla vicenda dei due fratelli Marcelli abbiamo dedicato il post: 

Il blog Gozlinus si è occupato dei due fratelli nei seguenti post:

La data della foto del sottotenente Marcelli, pubblicata da Gozlinuscostituisce un piccolo giallo: forse è un refuso o indica il giorno in cui è stata ricevuta dalla famiglia.

Fonti consultate
Brigata Catania, in: Ministero della guerra, Stato maggiore centrale, Ufficio storico, Brigate di fanteria: riassunti storici dei corpi e comandi nella guerra 1915-1918, Roma, Libreria dello Stato, 1924-1929; sito

- Brigata Catania, di Giuseppe Marchese (revisione di Samuel Rimoldi); sito  

- Prima guerra mondiale -Riassunto anno 1916; sito

25 agosto 2023

IL DESTINO IN UN NOME: GIACOMO, CADUTO IN SPAGNA

Nel post Giacomo, caduto per primo abbiamo raccontato la storia di un soldato valvese caduto nella Guerra civile spagnola.
È stato difficile trovare notizie su questo soldato perché la data di nascita da noi ipotizzata è risultata quella di un fratellino nato nel 1903 e deceduto nel1906, come risulta dall'atto di morte conservato al Comune di Valva:

L'anno millenovecentosei, addì quattro di Aprile a ore antimeridiame nove e minuti trenta, nella Casa comunale.
Avanti di me, Elia Merolla, Segretario delegato con atto del Sindaco [...] Uffiziale dello Stato Civile del Comune di Valva 
sono comparsi Sabato Caldarone di anni sessantanove, contadino, domiciliato in Valva, e Donato Spiotta, contadino, domiciliato in Valva, i quali mi hanno dichiarato che a ore pomeridiane otto e minuti quindici di ieri, nella casa posta in via Santo Antonio al numero diciotto è morto Giacomo Cuozzo di anni due, bambino residente in Valva, nato in Valva, da Donato, contadino, domiciliato in Valva, e da Virginia Spiotta, contadina, domiciliata in Valva, celibe.

L'11 dicembre 1908, Donato e Virginia hanno un altro figlio maschio, al quale danno lo stesso nome. 
Giacomo nasce alle 6.30 del mattino e dopo meno di tre ore risulta già registrato all'Ufficio Anagrafe. 

Una curiosità: a firmare l'atto, in qualità di testimoni, due valvesi definiti "possidenti": Donato Caprio e Paolo D'Urso. 

Nel 1933, Giacomo sposa Maria Iannuzzi, in una data che oggi considereremmo molto romantica: il 14 febbraio. 

Purtroppo non c'è romanticismo in un altro 14 febbraio, quello del 1937: è la domenica in cui Giacomo si arruola come volontario in servizio non isolato all'estero per tempo indeterminato. Lo stesso giorno risulta in forza agli effettivi matricolari alla 138.ma Legione Napoli, come leggiamo nel suo foglio matricolare:

Archivio di Stato di Salerno, Fondo fogli matricolari, anno 1908

I ceti più poveri a volte affidano alla guerra la speranza del riscatto sociale ed economico: questo rende ancora più ingiusta la loro condizione e più terribile la guerra stessa, come abbiamo scritto nell'altro post dedicato al giovane valvese.

Giacomo si arruola dunque come volontario per la guerra in Spagna.

La Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale è una formazione paramilitare del Partito Nazionale Fascista e dal 1924 diventa una autonoma forza armata del Regno d'Italia, sciolta dopo l'armistizio del 1943.

Le camicie nere nella Guerra civile spagnola

Il Corpo truppe volontarie italiane viene inviato in appoggio ai nazionalisti guidati dal generale Francisco Franco. Circa 20mila uomini sono inquadrati su tre divisioni, ridotte poi a due e infine a una. I volontari della Milizia sono protagonisti nella conquista di alcune città, come Bilbao, e in alcune battaglie celebri, come quelle dell'Ebro, di Santander e di Guaalajara. Nel marzo 1939 entreranno a Madrid insieme a Franco. 

La battaglia di Santander

Sul foglio matricolare di Giacomo, la sua vicenda in Spagna è sintetizzata in due righe:

Archivio di Stato di Salerno, Fondo fogli matricolari, anno 1908
Il minimo che possiamo fare per rispettare il suo sacrificio è formulare delle ipotesi sulle circostanze e il luogo della sua morte.
Nell'agosto 1937 la guerra si concentra sul Fronte Nord, dove a giugno Bilbao è caduta in mano ai nazionalisti di Franco.
Ora infuria la battaglia di Santander, il cui esito avrà un valore decisivo: segnerà infatti l'inizio della fine per i repubblicani.
Il giorno 16 agosto è sicuramente favorevole ai nazionalisti, ma a caro prezzo.

Il successo pieno e completo è costato perdite sensibili: il solo CTV [Corpo Truppe Volontarie] ha avuto: 12 ufficiali caduti e 42 feriti,  163 caduti e 816 feriti tra sottufficiali e truppa.

Rovighi-Stegani, La partecipazione italiana alla Guerra Civile Spagnola (1936-1939),vol. I,  Stato Maggiore dell'Esercito, Ufficio Storico, 1992

Giacomo Cuozzo potrebbe dunque essere uno dei 163 caduti in questa circostanza.

Non ne conosciamo il luogo di sepoltura ma è possibile che in un primo tempo sia stato "La   piramide degli italiani", mausoleo dedicato ai caduti italiani della battaglia di Santander.

Nel 1975 le salme sono state riesumate: alcune sono state rimpatriate, le altre trasferite nella Chiesa di sant'Antonio da Padova a Saragozza.


Approfondimento

Nel già citato post Giacomo, caduto per primo abbiamo ricostruito il contesto nel quale si è combattuta la guerra civile spagnola, soffermandoci in particolare su un aspetto: è stata anche una sorta di guerra civile italiana, tra il Corpo Truppe Volontarie e gli antifascisti delle brigate internazionali a sostegno del governo repubblicano.

G.V.





23 agosto 2023

QUANDO LA MONTAGNA È RIFUGIO: I RICORDI DI ZIA CARMELA

Zia Carmela ha 97 anni e quasi si scusa perché a volte è necessario ripeterle le domande a voce più alta. A scusarmi dovrei essere io, che irrompo nella sua serena quotidianità con le mie domande sul 1943 e con le foto di alcuni caduti in guerra.


Gli anziani sono grandi alberi, mi dico. Più anni vivono, più offrono un' ombra refrigerante. Poi c'è la questione delle radici, un tema importante. Penso queste cose mentre osservo il maestoso albero nel terreno di zia Carmela.

Anche oggi ho pensato di ascoltare i racconti di una testimone di quei giorni, per aggiungere altre tessere al mosaico delle settimane in cui i valvesi sono sfollati in montagna. È proprio la signora Carmela a usare il termine: sfollati.

Ricorda che prima di partire per la montagna hanno scavato una buca nella stalla per nascondere provviste e qualche indumento,  racconta che la prima notte ha dormito in un vallone e aggiunge che il fratello piccolo -Michele- aveva perso le scarpe.

La famiglia Torsiello aveva un capanno sotto la montagna, in contrada Elice, che servì da rifugio. Anche il parroco di Valva, don Lorenzo Spiotta ("il professore", come gli anziani qui ancora chiamano i sacerdoti del passato) era con loro, con la tonaca strappata e un po' di pessimismo. È bella questa vena di umanità, che arricchisce il ritratto di un sacerdote che dai ricordi degli anziani mi è sempre apparso ieratico e colto.

Un episodio mi colpisce particolarmente, perché sento che mi appartiene più di altri. Scendendo dalla montagna-dove si erano successivamente rifugiati-l'anziana nonna di zia Carmela era su un asino insieme a una bambina, che scopro essere una sorella di mia nonna. La strada era scoscesa e in alcuni punti l'asino doveva percorrere anche dei gradini; una pietra staccatasi dalla montagna sfiorò le due donne: un episodio che evidentemente ha impressionato la giovane sfollata, che lo rievoca con voce un po' concitata a ottanta anni di distanza.

Zia Carmela ricorda di essere andata sul luogo in cui era stato ucciso un soldato tedesco, in località Serre; ha visto dei capelli e frammenti ossei: mentre racconta si tocca con enfasi il mento e la mascella. Non oso immaginare cosa hanno visto questi suoi occhi ancora vivaci.

Conferma la notizia -ormai ricorrente nei racconti che sto raccogliendo- dei soldati sepolti in località Arenale.

E la scuola? E le adunate del sabato fascista?

Zia Carmela distingue una scuola del mattino da una normale: la sua è quella di una bambina che va da un uomo che le fa da maestro, mentre i fratelli vanno a quella con gli altri bambini. Dice di non aver partecipato alle adunate e agli esercizi ginnici al Monumento ai Caduti.

"Andavo a insegnarmi": meravigliosa forma verbale che l'italiano ufficiale non conosce, peggio per lui.

Il maestro era don Michele Valletta, ufficiale postale; zia Carmela ricorda anche il nome di un supplente: Jacopo, figlio di Lucia Cappetta.

Un'immagine emerge dalla memoria, un dettaglio assume contorni precisi: passando sul ponte della fontana, la giovane studentessa vedeva il granturco e le conserve di pomodoro stese a essiccare al sole. Non conoscevo questa pratica, che pure mi dicono diffusa fino a non molti anni fa.

Mostro alla signora Carmela alcune foto di caduti in guerra; riconosce subito il giovanissimo Michele Macchia, caduto in Grecia nell'agosto del 1943 e riportato a casa dieci anni dopo, con un'emozionante cerimonia. 

Poi parliamo di un altro caduto, uno zio della signora Carmela. Ne conserva il ritratto, che fotografo; mi dice che è morto combattendo nell'esercito americano.

Sento che mi tocca sdebitarmi per l'onore che ho ricevuto oggi: spero di poterlo fare ricostruendo e raccontando la storia di Francesco, che l'emigrazione e la guerra hanno portato altrove, chissà dove. Non tanto lontano, comunque, da essere andato via dal cuore e dalla memoria di una sua nipote valvese di quasi cento anni.


Un sentito ringraziamento al figlio Mario e alla nuora Gerardina.

G.V.


Approfondimento

Stiamo ricostruendo le vicende vissute dalla popolazione civile a Valva nel 1943 attraverso alcuni post; ecco quelli già pubblicati:

👉"Tu sai la storia e io i fatti": la guerra vissuta a Valva nei racconti di una testimone"

👉La divisa del sabato e gli ordigni bellici: la guerra  della piccola Marietta

La storia del soldato Michele Macchia è raccontata nel post 👉Michele, tornato avvolto nel tricolore.


21 agosto 2023

LA FALCE E IL FUCILE: I SOLDATI CHE MIETONO IL GRANO

Nel foglio matricolare di Angelo Michele Feniello c'è un'informazione curiosa.

Sbarcato a Napoli il 20 maggio 1944, viene subito inviato a Foggia per la mietitura del grano, finita la quale viene congedato, il 3 luglio.

Nato a Valva nel 1911, figlio di Lazzaro e di Antonia Del Plato, il soldato Feniello l'8 settembre 1943 si trova in Sardegna e sbarca in contiente solo otto mesi dopo.

Dopo l'8 settembre 1943, l'esercito italiano diventa cobelligerante. Si ricostituisce a fatica, visto che il numero di prigionieri e di sbandati è molto alto.

Angelo Michele è uno dei pochi valvesi che non torna a casa nei giorni dello sbando militare e istituzionale.

La raccolta del grano in periodo di guerra ha un valore economico e simbolico notevole, come dimostra anche l'attuale situazione in Ucraina.

Tre esempi possono rendere l'idea.

Archivio Luce; fonte

Il precedente del Piave

Nel giugno 1918, durante la "battaglia del solstizio" i soldati aiutano i contadini a raccogliere il grano per nutrire la popolazione.

Qui troviamo il racconto di un testimone: La mietitura eroica.

La battaglia del grano del regime fascista

La celebre "battaglia del grano" promossa dal regime fascista ha sicuramente un carattere popagandistico ma non si può negare una decisa spinta verso la modernizzazione dell'agricoltura, come sostiene ad esempio  Dino Messina in un articolo sul Corriere della Sera, dal titolo Quando Mussolini sognava l'autosufficienza dei granai:

Dietro gli aspetti propagandistici, che si riassumono nell'immagine del Duce a torso nudo su una trebbiatrice mentre passa un covone di grano a una contadina di un podere appena bonificato[...], c'è un grande sforzo di modernizzazione dell'agricoltura e il raggiungimento dell'obiettivo di raggiungere l'autosufficienza nel fabbisogno di frumento. [...] Ci si poneva l'obiettivo di incrementare il rendimento medio per ettaro senza aumentare eccessivamente la superficie coltivata a grano, ma attraverso la selezione di sementi migliori, l'uso intensivo di concimi, agevolazioni fiscali per il petrolio destinato a uso agricolo, il miglioramento del credito agrario, la diffusione di cattedre ambulanti oltre all'istituzioni di premi per i produttori più efficienti.

fonte

Il boicottaggio della trebbiatura in Emilia Romagna

Nell'estate del 1944 la raccolta del grano nelle regioni ancora sotto il controllo nazifascista diventa un problema. Per scongiurare la razzia di grano da parte delle truppe tedesche, ad esempio, il CLN dell'Emilia Romagna ordina di rallentare le operazioni.

Ecco un volantino del CLN di Reggio Emilia:

Agricoltori! Operai! Bisogna impedire che il grano venga consegnato agli ammassi, bisogna che ogni famiglia abbia il pane in casa per tutto l'anno, solo in questo modo si può essere garantiti dalla carestia. Contadini, ritardate la mietitura, trebbiate il più tardi possibile, nascondete il prodotto. Operai, fatevi consegnare il grano necessario alle vostre famiglie dai conferenti troppo zelanti che per paura soggiacciono sempre e subito alle imposizioni del nemico tedesco e dei suoi complici fascisti.  fonte

Approfondimento 

Altri fonti consultate per la "battaglia del grano" in Emilia Romagna:

Elisa Dondi, Comuni in guerra. Amministrazione, popolazione e risorse nella Bassa Romagna

https://www.straginazifasxiste.it/wp-contemt/uploads/schede/Ravenna_via_Belvedere_31lugkio44.pdf






12 agosto 2023

LA DIVISA DEL SABATO E GLI ORDIGNI BELLICI: LA GUERRA DELLA PICCOLA MARIETTA

I nomi delle mucche hanno una poesia che non so dire; spesso sono ricorrenti, come situazioni che ritornano in una fiaba, eco di un tempo eterno. 

La signora Marietta Marciello si esprime in italiano ma sa quando renderlo più efficace con qualche modo di dire o un termine tecnico dialettale; per un attimo mi sorprende sentirla parlare di mucche e di lavori nei campi, ma ho già capito che la nostra conversazione non ha finito di sorprendermi.

Che il racconto riprenda, dopo il post "Tu sai la storia e io i fatti": la guerra vissuta a Valva nei ricordi di una testimone.

La mucca e l'ordigno

"Stavo parando Spruvera, una mucca alla quale mancava solo la parola". 

Parare una mucca. L'espressione è idiomatica, costringe a giri di parole per renderne il senso: proviamo con richiamare una mucca che si è allontanata dalle altre e ricondurla al pascolo (mi perdonino zia Marietta e il dialetto valvese, mia lingua madre). 

"Pensavo l'avessero rubata, poi la vidi ferma nei pressi del vallone della Noce, verso la località Piroverde. Fissava un ordigno che aveva la forma di un proiettile ma era molto grande, era giallo e arancione. Andai ad avvisare mio padre, mi disse che avevo fatto bene a non avvicinarmi". 

Zia Marietta ricorda il nome del giovane soldato valvese chiamato a rimuovere l'ordigno: Angelo Michele Torsiello ("in guerra era stato ferito a una gamba"), che per portare via il pericoloso residuo bellico arrivò con due buoi aggiogati e delle lunghe funi. La parafrasi non rende l'efficacia del racconto: "un paricchio di buoi con delle lontane".

La madre del caduto in guerra

Le chiedo se ricorda l'arrivo della notizia di qualche caduto in guerra e mi trasporta nel 1942.

Quando è arrivata la notizia della morte del figlio di zia S'ppuccia 'di Stefano', noi studenti siamo andati con la maestra a fare le condoglianze alla madre del soldato, poi in chiesa per la funzione religiosa e abbiamo portato fiori al Monumento

Mi piace questa scena. 

Penso alla maestra Fernanda, la stessa di mio nonno e di mio padre, la stessa dell'ultimo reduce valvese della Seconda guerra mondiale, Giuseppe Feniello

1933, davanti a Palazzo Gaudiosi un gruppo di studenti di Valva
con la divisa del corpo di appartenenza;
la maestra Fernanda ha in braccio suo figlio; fonte 

Mi piace perché mi sembra una scena genuina di vita di paese, con la comunità che si stringe attorno alla madre che ha perso un figlio lontano. Quanto è diversa, mi dico, da quella pagina di Vittorini in cui il messo comunale annuncia alla madre di Silvestro che suo figlio è morto in guerra e la chiama "O madre fortunata!", con tutta la retorica del tempo. 

Il sabato fascista

Il ricordo ne suscita un altro:  "Il sabato non andavamo a scuola ma al monumento, cantavamo le canzoni patriottiche, ascoltavamo le notizie alla radio".

Figli e figlie della lupa al Monumento ai Caduti; fonte

Il prezioso archivio di Gozlinus, dal quale attingiamo queste immagini degli Anni Trenta, ci aiuta a ricostruire alcuni aspetti dell'educazione fascista: divise, parate, esercizi ginnici.

Cerimonia al Monumento ai Caduti con i bambini delle scuole elementari.
Si riconosce la maeatra Fernanda Superchi Gaudiosi; fonte 

Esercizi ginnici al Monumento ai Caduti; fonte

Aurelio, il ragazzo che fece una grande luce

Tra i bambini presenti in queste foto c'è sicuramente Aurelio Torsiello, che aveva 16 anni nel 1943 quando il 25 settembre "cessava di vivere a causa di un residuo bellico", come è riportato sulla sua lapide. 

Zia Marietta ricorda l'episodio e ne aggiunge un altro: Giuseppe Marciello ha perso alcune dita per lo stesso motivo.

Sono molti i bambini e i ragazzi in Italia che, incappando in ordigni non ancora esplosi, hanno fatto "una grande luce" come recita la bella dedica di un film di Pupi Avati. 

Dal sito dell'Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra leggiamo che ancoraoggi ogni anno in Italia vengono rinvenuti oltre 60mila residuati bellici.

Un cordiale ringraziamento alla signora Lucia Farella.

Approfondimento

Un "paricchio" di buoi, in una foto raccolta da Valentino Cuozzo.  L'uomo è Antonio Cuozzo, marito dell'ultima pacchiana di Valva: la signora Pasqualina Cuozzo, alla quale abbiamo dedicato il post La pacchiana che chiuse dietro di sé un mondo intero.


G.V.

 




 

10 agosto 2023

"TU SAI LA STORIA E IO I FATTI": LA GUERRA VISSUTA A VALVA NEI RICORDI DI UNA TESTIMONE

Sono qui per parlare di un marinaio catturato dai tedeschi e fuggito da un treno in corsa, ma mi basta una frase per capire che devo solo prendere appunti e lasciarmi guidare dai ricordi della sua vedova.

La frase è "Tu sai la storia e io i fatti", lei una signora di 91 anni che racconta per oltre tre ore, io un dilettante spiazzato. Pensavo infatti di condurre la conversazione, ma capisco subito che i ruoli sono chiari e che il mio compito è quello di azionare questa straordinaria energia chiamata memoria. 

L'estate del 1943

L'estate di ottanta anni fa è stata dura, per tutti.

"Anche per noi qui la guerra è stata dura", mi dice la signora Marietta Marciello ("all'anagrafe ovviamente sono Maria", precisa).

Guerra a Valva significa i tedeschi nella Villa d'Ayala, con la presenza per alcuni giorni addirittura del feldmaresciallo Kesserling. Significa i colpi di artiglieria, le bombe americane cadute anche nei pressi dell'abitazione in cui la signora Marietta mi riceve: "Qui c'era un piccolissimo albergo occupato dai tedeschi, una bomba è caduta qui sotto, vicino all'ex frantoio", mi spiega. 

Casa Megaro nel 1960: Marietta Marciello è sul balcone, con due figli;
la donna in basso è la cognata Maria Assunta Megaro
fonte

Guerra a Valva significa la fuga dei civili nelle grotte della montagna e di Villa d'Ayala. Particolarmente significativo il fatto che in centinaia si siano rifugiai nella grotta dedicata a San Michele Arcangelo, patrono di Valva: forse mai richiesta di protezione a un santo fu più concreta, col suo santuario che diventa rifugio e casa.

Grotta di San Michele, ingresso (foto di Valentino Cuozzo)

Grotta di San Michele, interno (foto di Valentino Cuozzo)

Marietta aveva undici anni quando si è nascosta con la famiglia nelle grotte di Valva: quella di San Michele e quella, più piccola, detta di Paulo

Grotta di Paulo. Mi sembra quasi un luogo mitico, da fiaba, eppure diventa concreto quando la signora Marietta mi parla di zio Abramo Vacca che cucinava per le famiglie rifugiate lì e rassicurava i bambini dando la colpa delle fiamme che si vedevano sulla montagna a pastori distratti che avevano lasciato acceso il fuoco. Diventa un luogo concreto quando mi parla del letto di paglia -usa un bel termine dialettale, curm, per indicare gli steli- su cui la madre metteva lenzuola portate dalla loro abitazione non lontana; dormivano all'aperto, ricorda. Un luogo che sa di salvezza e di futuro, visto che tra le persone che vi si nascondevano c'era anche la futura suocera, Carmela Conte ("ma all'epoca nemmeno conoscevo mio marito Bonaventura").

I civili salvati parlando in inglese

La signora Marietta è sicura: un uomo è stato provvidenziale nel salvare i civili nascosti nelle grotte. Gli americani erano insospettiti dal fumo che vedevano sulla montagna, ma il signor Vito Iannuzzi, che conosceva l'inglese perché viveva in America, parlando con i soldati spiegò loro che nelle grotte non c'erano tedeschi nascosti ma solo civili.

Rientrato neli USA, Vito Iannuzzi è deceduto a Bernardsville (New Jersey) nel 1959. La signora Marietta ricorda il nome della figlia, Perlina; ho verificato: nel necrologio di Vito Iannuzzi è citata la figlia Pearl, coniugata Di Masi. 

La guerra a Valva: tra tedeschi e americani 

"Prima eravamo alleati dei tedeschi, poi siamo diventati amici degli americani", ricorda la signora Marietta, anche per spiegare i buoni rapporti che la popolazione ha cercato di mantenere con i soldati dei due schieramenti.

A tale proposito, racconta due episodi significativi: la cucina dei tedeschi e la chiacchierata col soldato italo-americano. 

"Andando via, i tedeschi hanno lasciato alla mia famiglia una cucina a carbone, che a Valva ancora non c'era. L'abbiamo usata per anni, anche per preparare il sugo il giorno del mio matrimonio, nel 1952". 

All'arrivo degli americani, la giovanissima Marietta era molto prudente, perché aveva ricevuto dal padre l'ordine di non accettare nulla. "Un giorno ho visto mio padre col fucile da caccia e il tascapane che parlava con un soldato, forse un ufficiale, vicino a casa nostra; c'era un gruppetto di altri soldati;  l'americano chiedeva se ci fossero tedeschi, parlava con mio padre e guardava me; quando mi offrì caramelle e biscotti, io guardai mio padre, che mi rassicurò: Mariolina, siamo amici. Il soldato infatti parlò in italiano, dicendo che era italiano e che anche lui aveva una bambina come me. Ricordo queste parole: sono di sangue italiano, ho combattuto contro l'Italia!". Oltre alle caramelle e ai biscotti, la signora Marietta ricorda la carne in scatola, mai assaggiata prima.

Anni Sessanta: pellegrini tornano dalla grotta di San Michele;
siamo in località Vallone della Noce,
dove abitava da nubile la signora Marietta; fonte 
Guardo i miei appunti: ho ancora molto da scrivere. 
Devo ancora raccontarvi dell'ordigno trovato nel vallone, di un ragazzo morto in un'esplosione, della visita degli studenti alla madre di un caduto in guerra, del rientro degli sbandati dopo l'8 settembre e della vicenda del marito, il signor Bonaventura Megaro. 
Il racconto di zia Marietta continua.

Un cordiale ringraziamento a Lucia Farella.

G.V.

Approfondimenti

Albert Kesserling ha insediato il suo comando nel castello di Villa d'Ayala Valva.

Per approfondire, si rimanda a questi post di Gozlinus:
👉Ricordi del nostro passato
👉Valva 1943: storia di uno scampato pericolo

Segnaliamo due interessanti testi della sezione Ricordi del blog Gozlinus:
👉Michele Gaudiosi, Valva 1943 
👉Mario Valletta, Valvesi doc 

Ecco come appariva il castello in quegli anni:

fonte

La grotta di Paulo è pericolosa da raggiungere a causa delle rocce friabili e del fatto che non esiste un sentiero. "Osservando le nostre montagne da valle si trova posizionata a metà fra la grotta di San Michele e Valva vecchia; mi hanno raccontato che è simile a quella di San Michele, solo che il davanti è aperto ovvero senza murature", ci spiega Valentino Cuozzo, fotografo naturalista esperto del territorio di Valva e della valle del Sele.

Ecco la probabile localizzazione della grotta, in una bella foto con le montagne innevate:









03 agosto 2023

IL MISTERO DEI DUE CADUTI IN GUERRA CON LO STESSO NOME

È bello raccontare storie in cui tutti i tasselli siano al posto giusto, ma a volte capita di dover ammettere che i dubbi sono superiori ai dati accertati. Altre volte ci sono i dati e addirittura le foto, ma in paese non c'è più memoria delle persone.
Questo è uno dei casi.
Due caduti in guerra valvesi hanno lo stesso nome e sono di difficile identificazione: Giuseppe Macchia.
Giuseppe Macchia fu Giacomo (1911)
Il primo è nato nel 1911 ed è uno dei caduti della Divisione Acqui, a Corfù, il 9 settembre 1943. 
Ne abbiamo una foto grazie a un meritorio lavoro di una classe del liceo "G. Da Procida" di Salerno:
fonte
Ecco il suo atto di nascita:
Nel 1937, Giuseppe sposa Giacomina Cuozzo, a Caposele.
Non sono chiari i motivi di questa scelta degli sposi, visto che entrambi sono residenti a Valva, ma leggendo l'atto di matrimonio possiamo formulare un'ipotesi:

La mamma dello sposo, Francesca Torsiello (già defunta all'epoca del matrimonio) in questo documento risulta residente a Caposele.
Gli sposi potrebbero aver scelto di farle un omaggio celebrando il proprio matrimonio a Caposele (o più probabilmente al santuario di Materdomini, frazione di Caposele).
I genitori della sposa sono Michele Cuozzo (già defunto) e Maria Michela Di Leone. 
Non risultano figli negli anni successivi.
Giuseppe partecipa alle operazioni di guerra sul fronte albano-greco-jugoslavo fino alla resa della Grecia e riceve il distintivo del Regio Governo d'Albania. Successivamente è aggregato al Battaglione mitraglieri. 
Quando cade a Corfù, suo padre risulta già deceduto, come vediamo al monumento ai caduti a Valva: 

Giuseppe Macchia di Carmine (1921)
Nemmeno l'altro Giuseppe Macchia è stato identificato.
Nato a Valva il 24 settembre 1921 in via Madonna degli Angeli, è figlio di Carmine e di Anna Spiotta.
Quando Giuseppe nasce, suo padre Carmine è un pastore di trenta anni.
Il soldato risulta caduto il 1 agosto 1943.
Al Comune di Valva  con un evidente errore  risulta "ritenuto disperso in Atene nel settembre 1944 (sic!)".

Approfondimento

Ecco altri post in cui sono citati i due soldati:

Questo è un post di Gozlinus: