Secondo appuntamento del nostro percorso attraverso la memoria del terremoto che nel 1930 ha colpito l'Irpinia e il Vulture.
Tra i tanti racconti legati a quella notte terribile, uno degli elementi più ricorrenti e misteriosi è il cosiddetto lampo sismico: una luce improvvisa, intensa, apparsa nel cielo poco prima o durante la scossa. Numerose testimonianze lo descrivono, lasciando spazio a domande e ipotesi che ancora oggi affascinano.
- Ariano
di Puglia: lampo osservato due ore prima della scossa; al momento
della scossa, il lampo riapparve, rossastro (Sac. Nicola Scarpellino).
- Villanova:
lampo tanto intenso da sembrare luce diurna, specialmente nelle campagne.
- Gesualdo:
visione di Frigento avvolto da una viva luce (Rosa Maruzzo).
- Frigento:
fuoco violaceo emergente dal suolo (Italia Pelosi).
- Candela:
bagliori rosso-cupi verso le zone più colpite (Prof. Alfredo Boselli).
- Bisaccia:
fiamme nei campi ad oriente, simili a gas in fiamme (Can. Nicola
Giurazzi).
- Lacedonia:
un contadino vide un fuoco spaventoso tra sé e le case, che poi crollarono
(Prof. Immanuel Friedlaender).
- Melfi: fiamme da un crepaccio apertosi al momento della scossa (Prof. Friedlaender).
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"...fuoco violaceo emergente dal suolo" |
- Sant'Agata di Puglia: lampo tra due montagne e odore di zolfo (Laura Rampino).
- Altavilla: bagliore rossastro visibile.
- Avellino: lampo rosso attraverso i balconi scossi (Emilia Rossi).
- Baiano: fiamma visibile pochi secondi prima della scossa – interpretata come lampo anticipato rispetto alle onde sismiche.
- Cervinara: vampe nell’aria (Abate Angelico Mancini).
- Castelfranco in Miscano: lunga vampata da sud a nord.
- Cusano Mutri: lampo osservato da pastori (Parroco De Nigris).
- Vieste: lampo visto da marinai (Rosa Cimaglia).
- Napoli: osservati diversi lampi anche dopo le scosse; in Piazza Plebiscito, visione di fiamme emergenti dal lastricato e palazzi avvolti da fiamme. (Celide Martino riferisce un lampo rosso sulla città).
I boati furono percepiti in quasi tutte le località con intensità sismica compresa tra il grado X e il grado III-IV.
- Villanova:
suono simile a colpi di cannone, seguito dalle scosse.
- San
Nicola di Baronia: fruscio simile a vento, seguito da scosse forti.
- Aquilonia
e Apice: boati fortissimi per tutta la durata della scossa.
- Paduli,
Nusco: impressione di tempesta in arrivo.
- San
Giorgio la Molara: percezione iniziale di un "aeremoto".
- Cervinara:
vento impetuoso in avvicinamento (Abate Mancini).
- Castelfranco
in Miscano: simile al fischio di una sirena.
- Altavilla
Irpina: scosse precedute da folata di vento (Podestà Cosimo Caruso).
- San
Fele: percepita folata di vento (Pietro Caputi).
- Capua:
sensazione di vento impetuoso (Canonico Lombardi).
- Laviano:
rumore simile a grandinata, seguito da odore di gas (ozono?) (Arciprete
Angelo Ceriello).
- Venosa:
forte rumore come una grandinata (Podestà Bagnoli).
- Potenza:
vento impetuoso percepito (Matilde La Scala).
- Salandra:
simile a un temporale in arrivo (Maria Uricchio).
- Manfredonia
e Vieste: urlo di vento (Rosa Dimaglia).
- San Fele (notti successive): boati continuati.
E' da ritenere che i colpi istantanei, come scoppi di cannone, siano dovuti alla frattura dello strato terrestre donde irradiò la scossa e che i boati siano prodotti dalle vibrazioni dei bordi dello strato fratturato.
Alfano sottolinea che non è possibile
che il suono preceda il sisma, perché le onde sismiche viaggiano a circa 7500
m/s, molto più velocemente del suono (340 m/s). È probabile che
l’essere umano percepisca prima i boati perché non avverte inizialmente le
vibrazioni del suolo. Solo quando queste superano una certa soglia
(accelerazione di almeno 10 mm/s) si ha la percezione diretta del
terremoto.
Questi racconto ci aiutano a comprendere nella sua complessità un evento drammatico, di 95 anni fa. Non solo la cronaca di un disastro naturale, ma anche il tentativo umano di comprenderlo attraverso l'osservazione e la testimonianza.