15 gennaio 2024

UN SECOLO DI MEMORIA

Centenario inaugurazione 

Monumento ai caduti 

Valva, 1924-2024 

Come prima tappa del nostro lavoro dedicato alla celebrazione del centesimo anniversario dell'inaugurazione del monumento ai caduti di Valva, vi proponiamo due citazioni da un celebre romanzo ambientato nella Grande Guerra, Niente di nuovo sul fronte occidentale di Erich Maria Remarque.

Siamo dei profughi, fuggiamo da noi stessi. Avevamo diciott'anni e cominciavamo ad amare il mondo e l'esistenza: ci hanno costretti a spararle contro. La prima granata ci ha colpiti al cuore. Siamo esclusi ormai dall'attività, dal lavoro, dal progresso, non ci crediamo più. Crediamo nella guerra.

A nessuno la terra è amica quanto al fante. Quanto vi si aggrappa, lungamente, violentemente; quando col volto e con le membra vi affonda nell'angoscia mortale del fuoco, allora essa è il suo unico amico, gli è fratello, gli è madre; nel silenzio di lei egli soffoca il suo terrore e i suoi gridi, nel suo rifugio protettore essa li accoglie, poi lo lascia andare, perché viva e corra per altri dieci secondi, e poi lo abbraccia di nuovo, talvolta per sempre. 

Il blog la ràdica ha in programma una serie di iniziative per celebrare questo anniversario così ricco di significato storico e culturale per Valva.


La foto dell'inaugurazione del 1924, pubblicata da Gozlinus, proviene dall'archivio del marchese d'Ayala Valva; la foto del fante del monumento di Valva è tratta dal Catalogo Generale dei Beni Culturali;  le altre due foto sono di Valentino Cuozzo; l'elaborazione grafica è di Anna Bergamini.

un secolo di memoria, 1

G.V.

06 gennaio 2024

I POST PIU' LETTI DEL 2023

L’inizio del nuovo anno ci dà l’occasione di riproporvi i dieci post più letti del 2023 sul nostro blog “la ràdica”.



Partiamo con un post sulla Grande guerra: la storia del soldato Michele Spiotta; questo post presenta la lettera in cui la sua morte è stata annunciata alla famiglia.
Michele muore nell’agosto 1915, in una località resa poi celebre dai versi belli e struggenti di Giuseppe Ungaretti: Bosco Cappuccio. Questo spiega il titolo un po’ particolare: In un declivio di velluto verde, un eroe silenzioso.
Eroe è un termine che viene utilizzato nella lettera con cui il capitano Iovene dà la notizia della morte al padre di Michele Spiotta: Condoglianze, signor Spiotta, suo figlio morì da eroe.
Silenzioso è stata una nostra aggiunto, perché dava l’idea di un soldato che con semplicità, con umiltà si è dedicato al compito che gli  era stato affidato, quello di portaferiti.
Nel post è riportata anche una seconda lettera del capitano Iovene, in cui racconta che nel piccolo cimitero di Versa i commilitoni hanno messo una bella croce di cemento con un’epigrafe sulla sepoltura di Michele. Michele ora riposa nel sacrario militare di Redipuglia.

Tra i post più letti troviamo quello che riporta l’intervista fatta alla signora Maria Marciello (zia Marietta): Tu sai la storia e io i fatti- La guerra vissuta a Valva nei ricordi di una testimone.
Questo è uno dei post dedicati al settembre 1943, un periodo particolare e certamente indimenticabile nella storia di Valva perché per qualche settimana americani e tedeschi si sono fronteggiati proprio qui e i cittadini valvesi si sono rifugiati in montagna e nelle grotte, a partire dalla più celebre, quella di San Michele.
I racconti dei testimoni che sono ancora tra di noi sono molto significativi per ricostruire questa pagina drammatica della nostra storia.
In occasione dell’ottantesimo anniversario di quegli eventi, il nostro blog ha dedicato alcuni post ai ricordi dei valvesi e sta ultimando la creazione di un ebook dal titolo All'ombra delle tue ali.

foto di Valentino Cuozzo

Poi abbiamo il post Giuseppe, dalla Russia al Lager.
E’ la storia di Giuseppe Falcone, che è stato soldato in Russia, è sopravvissuto alla drammatica ritirata e poi, nel settembre 1943, è stato fatto prigioniero dei tedeschi e deportato in Germania.
Negli Archivi Arolsen abbiamo trovato un documento che riporta il nome della località tedesca nella quale Giuseppe ha lavorato dall’11 novembre 1944 al 20 aprile 1945, data nella quale verosimilmente è stato liberato.
Giuseppe è deceduto a Valva nel 1952.


In questo nostro percorso di rilettura, incontriamo una vicenda particolare ed emblematica: due fratelli che combattono la Prima guerra mondiale in due eserciti differenti. Sono i fratelli Michele e Amedeo Catino, il post si intitola Due fratelli alla Grande Guerra in due eserciti differenti.
Michele combatte la guerra con la divisa del regio esercito italiano e cade sul Carso il 29 giugno 1916; riposa al Sacrario Militare di Redipuglia.
Amedeo, emigrato negli Stati Uniti nel 1906, si arruola nell’esercito americano e il 31 agosto 1918 si imbarca per la Francia, dove combatte a Verdun. Una nipote ricorda che i gas respirati in guerra gli avevano provocato problemi di salute e in effetti in alcuni documenti Amedeo Catino risulta wounded in action: espressione utilizzata per i soldati feriti in combattimento.
Alla fine della guerra, Amedeo rientra negli Stati Uniti, dove eserciterà la professione di barbiere fino a quando tornerà in Italia. Morirà a Valva nel 1971.

Molto letto è stato anche il post Sono di nuovo un uomo e non più un numero, uno dei post che il blog “la ràdica” ha dedicato al diario di Giovanni Milanese, internato militare.
Questo post racconta i concitati avvenimenti dell’aprile-maggio 1945, le settimane della liberazione del campo di Wietzendorf, attraverso alcune pagine del diario di Milanese.
Particolarmente significative le osservazioni -lucidamente critiche- del soldato valvese sul comportamento degli ex prigionieri e dei soldati russi; quando pensa al futuro, Giovanni Milanese non sembra molto ottimista.

Forse sarà anche naturale in un paese d’occupazione, specialmente quando questo paese è la Germania, ma sorpassare dei limiti di decenza, per me è assolutamente una cosa indegna. Bisogna rifare l’Italia, ma prima c’è da forgiare l’italiano nuovo 

Penso con terrore all’Italia di domani. […] Io sono sicurissimo che molti non vorranno sottostare a quella che è una legge più che umana, divina: lavorare per mangiare…
Vittorio Valeri, Baracche di Wietzendorf

A metà della nostra classifica troviamo il primo di una serie di post dedicati a una storia che ci ha fatto compagnia nel 2023, la storia di un soldato americano di origini italiane (il papà era un valvese, Antonio Porcelli emigrato negli USA nel 1900). Dopo lo sbarco di Salerno questo giovane soldato è venuto a Valva a conoscere la nonna; a quell’incontro risalgono alcune foto che noi del blog abbiamo visto e a partire dalle quali abbiamo cercato di ricostruire il nome e la vicenda del soldato americano.  Abbiamo individuato il nome del soldato: Henry Porcelli; al nome si sono aggiunti altri elementi della sua vicenda.
Il post 1943: Dopo lo sbarco a Salerno un soldato americano visita la nonna a Valva è risultato il più visualizzato tra quelli dedicati all’argomento, ma quando lo abbiamo pubblicato ancora non conoscevamo il nome del soldato.  
Henry Porcelli è deceduto nel 2010, ultranovantenne.

Siamo molto legati a un post che riteniamo particolarmente significativo per il nostro blog: Cose che vengono a galla: parlando di guerra con un uomo di cento anni.
È l’intervista all’ultimo reduce valvese della Seconda guerra mondiale, pochi giorni prima del suo centesimo compleanno.
Intervistare il signor Giuseppe Feniello è stata un’esperienza sicuramente per il nostro blog.
Nei mesi precedenti, nel novembre 2022, avevamo pubblicato un’altra intervista a cura della nipote Gerardina: I racconti dell'ultimo combattente.
Ci siamo occupati della vicenda di Giuseppe Feniello anche con l’ebook dal titolo L’ultimo soldato, come piccolo regalo per i suoi cento anni.



Sul podio della nostra classifica troviamo due storie relative alla prima guerra mondiale. Carmine, caduto nel vasto uragano di Caporetto racconta la vicenda di Carmine Caldarone.
Caporetto è una battaglia complessa, chiaramente non riguarda un solo giorno e un solo luogo, "vasto uragano" è la definizione data dal famoso corrispondente del Corriere della Sera, Luigi Barzini. Carmine cade il 25 ottobre, non ha ancora venti anni.

Con la sconfitta di Caporetto l’esercito italiano viene messo in rotta e deve ripiegare sul Piave e sul Monte Grappa, abbandonando l’intero Friuli e buona parte del Veneto. La riscossa inizierà già nel novembre 1917, nella prima vittoria sul Piave dopo Caporetto, a Fagaré di Piave, oggi Fagaré della Battaglia in provincia di Treviso.
In questa occasione, il soldato valvese Carmelo Alfano viene decorato con una medaglia d’argento al valor militare. Il soldato parteciperà anche alla battaglia del Solstizio, nel giugno 1918, nel corso della quale otterrà un’altra medaglia ma troverà la morte.
La sua vicenda è raccontata nel secondo post più visualizzato del 2023, Due medaglie sul petto di Carmelo, caduto sul Piave.  
Carmelo Alfano è il fratello di quello che diventerà poi parroco di Valva, don Beppe Alfano.

Il post più visualizzato del nostro blog nel 2023 è risultato essere La signora che ricorda il partigiano di Valva: la storia di un incontro tra Luciana, la nipote del partigiano di Valva Michele Cecere, e la signora Caterina che abita a Pianfei in provincia di Cuneo e ancora ricorda il soldato valvese. La signora Caterina ricorda che Michele lavorava come calzolaio e si era rifugiato vicino casa sua, presso la famiglia AmbrosioDopo l’8 settembre 1943, Michele Cecere si sottrae alla cattura e viene ospitato da una famiglia borghese -come è scritto nei documenti- a Pianfei. Nel luglio 1944 ha preso parte alla lotta partigiana. Il nostro blog ha dedicato diversi post al signor Michele Cecere; abbiamo scoperto anche il giornale Rinascita d'Italia, rivista della sua brigata partigiana, chiaramente pubblicata clandestinamente (alcuni numeri sono stati stampati in un santuario di Mondovì). 


Questi dunque sono stati i dieci post più letti nel 2023. Ovviamente, post pubblicati più tardi -ad esempio in autunno-non hanno ancora raggiunto un numero di visualizzazioni sufficiente per entrare in questa nostra classifica, che si riferisce al periodo gennaio-dicembre.
Grazie a tutti coloro che hanno collaborato con noi in questo lavoro. Continuate a seguirci.
Vi auguriamo una buona rilettura di questi post, nella speranza di aver raccontato storie che meritavano di essere raccontate e che ancora possono essere di insegnamento per noi.
G.V.

30 dicembre 2023

ANGELO MICHELE, L'ARTIGLIERE INTERNATO IN GERMANIA

Nella silenziosa sala di consultazione dell'Archivio di Stato di Salerno, incontro la storia di un mio concittadino che non era nel mio elenco.

Non era nell'elenco degli internati militari italiani e la sua storia mi dimostra che occorre cercare ancora.

Angelo Michele Strollo, nato a Valva il 5 settembre 1909 da Antonio e Maria Macchia; un mulattiere dal naso greco, che speva leggere e scrivere.

Leggo il suo foglio matricolare e subito mi colpisce un'informazione: catturato dai tedeschi e condotto in Germania l'8 settembre 1943

È stato catturato in Grecia, dove era giunto il 18 febbraio 1943, nel 353° Batteria del 26° Artiglieria Corpo d'Armata.

Artiglieria; la foto proviene dall'archivio dell'internato militare
Gelsomino Cuozzo

Il 18 febbraio mi ricorda qualcosa. Penso alla nascita De André e al suo antimilitarismo (uno zio del noto cantautore è stato internato militare), ma Faber quel giorno compiva tre anni. 

Ecco: il 18 febbraio 1943 a Monaco la Gestapo arrestava Sophie e Hans Scholl insieme ad altei membri del movimento Rosa Bianca, un'organizzazione di studenti cristiani che si opponevano al nazismo. 

La resistenza al nazismo è però debole e gli eventi dell'estate del 1943 dimostreranno che l'esercito tedesco è ancora forte. Ne faranno le spese gli oltre seicentomila soldati italiani fatti prigionieri dopo l'8 settembre, i caduti di Cefalonia e delle altre isole, le vittime degli eccidi civili.

Dopo la fine della guerra in Europa, il 18 maggio 1945 Angelo Michele viene liberato; trattenuto dagli Alleati fino al 16 giugno,  rientra in Italia e si presenta al Distretto Militare di Salerno per essere sottoposto all'interrogatorio di rito.

Leggo anche che ha ottenuto la croce al merito di guerra (due concessioni) per la partecipazione alle operazioni di guerra in Balcania, nei teritori greci e albanesi.

Uno dei due artiglieri dovrebbe essere il valvese Gelsomino Cuozzo

Sul foglio matricolare, alla voce distinzioni e servizi speciali leggo servente: un militare addetto con diversi incarichi al funzionamento di un'arma da fuoco o da lancio.

Di lui non so altro, ma da oggi so che è stato soldato, è stato prigioniero, ha detto no ai tedeschi.

G.V.

29 dicembre 2023

IL PRESEPE DEGLI INTERNATI MILITARI

Gli internati militari italiani a Wietzendorf avevano il loro presepe clandestino, realizzato per il Natale 1944 dal milanese Tullio Battaglia, con stracci e ricordi dei singoli prigionieri.

Dopo la liberazione, Tullio Battaglia riuscì a portare con sé il presepe e lo donò alla basilica di Sant'Ambrogio a Milano, dove ancora oggi si trova.

Mancava una sola statuina, quella del bue, che era stata smarrita. Era rimasta a Wietzendorf, raccontava lo stesso Tullio Battaglia qualche anno fa, "a vegliare sui compagni morti".

Quest'anno un'associazione culturale di Wietzendorf ha fatto realizzare una statuina del bue e l'ha consegnata alla basilica di Sant'Ambrogio, come gesto di pace e di riconciliazione.

Ora il presepe della prigionia in Sant'Ambrogio è di nuovo completo.

Ecco come un bell'articolo di Luca Frigerio (1944: il presepe nel lager, dalla Germania a Milano, sito della Diocesi di Milano) racconta la creazione del presepe: 

Così, con un coltellino da scout (miracolosamemte scampato ad ogni perquisizione), una forbicina robusta, un cardine di una porta come martello, alla luce del lumino che ognuno conteibuì ad alimentare togliendo una piccola parte alla microscopica razione di margarina, nacque questa sacra rappresentazione. 
La nostalgia per la propria terra spinse Tullio ad ambientare la scena in un angolo di una tipica cascina lombarda, dove un'umile contadina s'avvicinava al Bambin Gesù, stretto tra le braccia della Vergine Maria. Attorno ci sono i Re Magi, la tessitrice che confeziona la [...] bandiera tricolore,  lo zampognaro abruzzese e il pastore calabro, presenze poetiche del presepe e "rappresentanti" degli sventurati compagni di prigionia, di ogni parte d'Italia.  fonte 

Due personaggi sembrano avere un valore particolarmente significativo dal punto di vista simbolico: l'internato militare italiano e il guerriero longobardo; il primo sembra quasi intimorito ad avvicinarsi alla mangiatoia e resta un po' in disparte, "nella sua divisa lacera ma dignitosa", il secondo depone le sue armi ai piedi del Bambino.

I pannelli informativi che presentano il presepe in Sant'Ambrogio ci aiutano a comprendere la difficoltà della realizzazione dell'opera. Ad esempio, leggiamo che per le parti in legno (teste, mani, piedi, telaio, cornamusa) sono state usate le assicelle sulle quali si dormiva, per gli scheletri delle statue è stato usato il filo spinato cui sono state tolte le spine con le mani. I vestiti sono stati realizzati con i ricordi dei prigionieri, ad esempio i pizzi sono tagliati dai fazzoletti donati dalle fidanzate ai soldati partiti perr la guerra. Armature, corone e doni sono ritagliati da vecchie lattine.

In primo piano, il bue appena aggiunto al presepe

Il campo di Wietzendorf sarà liberato dagli inglesi il 16 aprile 1945; ecco un plastico che lo ricostruisce: 
Museo Nazionale dell'Internamento, Padova


Un cordiale ringraziamento a Vinicio Sesso per le foto del presepe e per averci messo a disposizione le informazioni riportate sui pannelli informativi.

Approfondimenti
Qui trovate il video di Luca Frigerio, pubblicato sul sito della Diocesi di Milano: 👉📹

Il blog "la ràdica" da citato in alcuni post il campo di Wietzendorf, che ha ospitato il valvese Giovanni Milanese, autore del diario Frammenti di storia- Diario della guerra e della prigionia.
Al diario abbiamo dedicato i seguenti post:

G.V.

27 dicembre 2023

MICHAEL STROLLO, MORTO IN TUNISIA COMBATTENDO CONTRO I TEDESCHI

In un necrologio del Buffalo Evening News del febbraio 1943 leggo che nella chiesa di Sant'Antonio a Buffalo è stata celebrata una solenne messa di requiem per il caporale Michael Strollo, di anni 24, ucciso in azione in Africa nel dicembre 1942. Tra i partecipanti alla celebrazione viene citato suo fratello il caporale Ralph Strollo, di Camp Blanding, Florida.
Una cerimonia nella chiesa di Sant'Antonio da Padova a Buffalo
(per gentile concessione della parrocchia)
Sento che devo ricostruire e raccontare la storia di questo giovane soldato, figlio di emigranti, morto per combattere contro il nazismo.
Alla sua morte, due genitori miei concittadini hanno pianto per un figlio partito soldato e mai più tornato.
Michael Joseph Strollo muore in Tunisia il 29 dicembre 1942, ferito da una scheggia durante un combattimento.
Indossa la divisa dell'esercito statunitense, nel quale si è arruolato nel 1940; da qualche settimana si trova in Africa a combattere contro i tedeschi, nel 6° Battaglione Fanteria Corazzata, assegnato alla 1.a Divisione Corazzata.

La famiglia Strollo

Michael è figlio di emigranti valvesi: Alfonso e Antonietta.
Di Alfonso [1893-1977] ci siamo già occupati nel post 👉Il soldato gentile: giunto negli Stati Uniti come emigrante, ha combattuto la Grande Guerra nell'esercito americano.
Nel giugno 1917 ha sposato, a Batavia, Antonietta Feniello [1900-1972], nata a Retsof da genitori valvesi.
Michael è il primo figlio, nasce il 3 aprile 1918; sempre a Batavia nasceranno gli altri figli: Mary M. nel 1919, Ralph P. nel 1921, Alfonso J. nel 1929.  
Michael si registra nelle liste di leva nell'ottobre 1940. Nella scheda cita come parente più possimo la madre Antonietta (che però viene indicata come father!); il datore di lavoro dichiarato è la Massey Harris Co., un'azienda di macchinari agricoli, e risulta lavoratore di fonderia non qualificato.
Nella stessa azienda troviamo occupato anche il fratello Ralph, arruolatosi nel febbraio 1942.
Michael è Technician fifth grade, qualifica che indica un soldato specializzato in alcune competenze tecniche.

Le mansioni specifiche di un TEC5 variavano in base alla sua specializzazione e all'unità di assegnazione: ad esempio, un tecnico di manutenzione o un operatore di apparecchiature specializzate.

L'operazione Torch e il difficile inverno in Tunisia

La campagna nel Nord Africa segna una svolta nella Seconda guerra mondiale.
Gli Alleati sbarcano in Marocco e Algeria tra l'8 e il 16 novembre 1942: l'operazione è difficile, perché i due Paesi sono legati al regime collaborazionista francese di Vichy.
Truppe americane che stanno per sbarcare 
nel novembre 1942; fonte
L'operazione è guidata dal generale Dwight Eisenhower.
La campagna tunisina si rivela particolarmente complessa contro le Panzer-Divisionen tedesche. 
Nonostante la loro superiorità di uomini e mezzi, all'inizio gli Alleati incontrano notevoli difficoltà; solo dopo il loro potenziamento riusciranno ad avere la meglio sul fronte africano nella primavera del 1943.
Dicembre è un mese assai impegnativo per gli Alleati in Tunisia: il contrattacco tedesco consente il controllo di Tebourba e Djedeida, la 1.a Divisione Corazzata americana perde i tre quarti dei suoi 200 carri.  
Il 24 dicembre il generale Eisenhower sospende gli attacchi verso Tunisi, a causa delle condizioni climatiche e della resistenza tedesca.
Non conosciamo le circostanze in cui viene colpito Michael.
Sappiamo che viene ricoverato per la ferita provocata da una scheggia, come leggiamo nel certificato di ammissione in ospedale che parla di "battle casuality": vittima di guerra, un soldato ferito o ucciso durante un conflitto.

Nel 1949, il padre Alfonso e la sorella Mary firmerano la richiesta di una lapide in granito piatto per il giovane soldato caduto. 

A sincere thank you to St. Anthony of Padua Church in Buffalo for granting permission to use the photos of the church, and greetings to the members of the Italian community, still so closely tied to the traditions of Southern Italy.

Approfondimento

Ancora oggi la chiesa di Sant'Antonio da Padova a Buffalo è molto attenta alle tradizioni religiose della comunità italiana, con una messa in italiano ogni domenica e la celebrazione di varie feste patronali delle comunità originarie di alcune regioni del Sud Italia (Sicilia, Basilicata, Abruzzo, Calabria).

Una foto recente della chiesa di Sant'Antonio da Padova

Fonti

Per il contesto militare in Nord Africa: Wikipedia

Documents consulted on www.ancestry.com 

G.V.

07 dicembre 2023

DON GIACOMINO, IL RAGIONIERE CHE ERA STATO PRIGIONIERO DOPO CAPORETTO

Una foto con i reduci valvesi della Grande Guerra.
Dal prezioso libro fotografico di Ubaldo Falcone dedicato a Villa d'Ayala Valva, pubblichiamo questa straordinaria testimonianza; i reduci valvesi della Grande Guerra radunati nel Teatrino di Verzura della Villa.
Uno di loro è Giacomo Strollo.
Questa è la sua storia
Nato il 3 settembre 1898 da Giovanni e da Diletta Grasso, Giacomo è chiamato alle armi nel marzo 1917, assegnato al 14° Reggimento Fanteria. 
L'estate 1917
L'11 luglio lo troviamo nel Centro di mobilitazione mitraglieri Fiat di Brescia, il 17 luglio giunge in "territorio dichiarato in istato di guerra", il 29 è nel Battaglione complementare Brigata "Avellino", Deposito 231° Fanteria. Il 5 agosto è nel 155° Reggimento Fanteria.
Il reggimento fa parte della Brigata Alessandria. Il 19 agosto i reparti di entrambi i reggimenti che costituiscono la brigata cercano di conquistare il monte Mrzli, ma il terreno insidioso e la difesa nemica non permettono di conseguire un risultato soddisfacente.
Ottobre 1917
Coinvolta nell'offensiva di Caporetto, il 24 ottobre la brigata Alessandria opporre una fiera resistenza, ma non può contenere l'attacco e subisce molte perdite fra caduti e dispersi. 
Proprio il 24 ottobre Giacomo viene fatto prigioniero ed internato a Braunau.
La grafia non è chiara né lo è l'identificazione del campo: infatti nella Grande Guerra ci sono due località con questo nome che ospitano un campo di prigionia.
Braunau am Inn in Austria è celebre per essere la città natale di Hitler; un'altra città di nome Braunau si trova nell'attuale Repubblica Ceca (ai confini con la Polonia).
Il ritorno in patria
Rimpatriato dalla prigionia, Giacomo viene aggregato al "campo di concentramento" di Firenze il 26 dicembre 1918; ovviamente, nel lessico militare del tempo l'espressione non ha il sinistro peso che ha assunto successivamente.
Dal preziosissimo sito Storia e memoria di Bologna, leggiamo queste informazioni che possono riguardare anche il nostro soldato:
[Secondo i vertici politico-militari italiani], il ritorno a casa dei "morti ambulanti" (come un osservatore li definì) andava ritardato, anche a costo di nuove sofferenze. Essi andavano interrogati al fine di accertare le cause della loro cattura e per sottoporli ad eventuali procedimenti penali, nel caso le modalità della cattura fossero risultate sospette. Per le autorità militari questa necessità divenne prioritaria rispetto all'urgenza di curarli, sfamarli e rivestirli dopo anni di privazioni patite in guerra e nei campi di concentramento austro-tedeschi, anche per il timore della diffusione delle nuove idee bolsceviche con le quali essi potevano essere entrati in contatto Oltralpe. Nel sollecitare un miglioramento delle condizioni morali e materiali dei campi, il Presidente del Consiglio Vittorio Emanuele Orlando scrisse infatti che si trattava di "uomini che poi si spargeranno in ogni parte del Paese, e dipende da noi farne apostoli di patriottismo o germi di dissolvimento".  fonte
Nel gennaio 1919 è nel 14° Reggimento Fanteria "Foggia" e nell'aprile è aggregato al Distretto dell'Aquila.
Giacomo viene mandato in licenza illimitata in attesa di congedo nel marzo 1920, con il permesso di fregiarsi della medaglia celebrativa della vittoria.
Negli anni successivi diventerà il ragioniere dell'azienda agricola del marchese d'Ayala-Valva.
Nel foglio matricolare di Giacomo Strollo leggiamo che era studente di un istituto tecnico. 
Gli istituti tecnici erano scuole che preparavano agli studi universitari scientifici. Con la riforma Gentile del 1923 i regi istituti furono chiusi: da essi nacquero il liceo scientifico e gli istituti tecnici che conosciamo ancora oggi (ragioneria compresa).

Ecco "don Giacomino" in una foto degli Anni Venti-Trenta: dopo una battuta di caccia, il gruppo posa davanti alla fontana della Taverna del Bosco.

Giacomo Strollo è il primo in basso a sinistra; fonte

Un grazie a Ubaldo Falcone per la gentile collaborazione. 

G.V.

03 dicembre 2023

ANTONIO, DISPERSO IN MARE NEL SILURAMENTO DEL PIROSCAFO "CREMA"

Un soldato di Colliano risulta disperso in mare, nel siluramento del convoglio al quale apparteneva il piroscafo "Crema". Era uno dei militari di scorta al carico.
Di Antonio Vuocolo è ancora vivo il nome, nella sua grande famiglia oggi distribuita tra Colliano e Valva.

La carriera militare
Antonio nasce a Colliano il 5 dicembre 1921, figlio di Sabato e di Maria Esposito.
Di professione pastore, consegue la terza elementare; alla visita militare annotano che ha il colorito roseo.
Viene chiamato alle armi il 15 gennaio 1941, nel 14° Reggimento Artiglieria in Africa Settentrionale, del XX Corpo d'Armata; è  aggregato al deposito 10° Artiglieria di Corpo d'Armata per compiervi il periodo di istruzione di recluta. Giunge in territorio dichiarato in stato di guerra presso il deposito truppe alla sede del 10° Reggimento Artiglieria di Corpo d'Armata in Napoli. 
Nel novembre dello stesso anno lo troviamo nel 2° Reggimento Artiglieria contraerea in Napoli e il 15 novembre 1941 è destinato alla 820.ma batteria contraerea da 20 mm mobilitata per la difesa delle navi trasporto.
Il 15 luglio 1942 viene trattenuto alle armi. 
Nel dicembre 1942 è destinato al 552° Gruppo Corpo d'Armata da 20mm, nella 820 batteria.

I cannoni contraerei richiedevano diversi minuti per passare dall'ordine di marcia all'ordine "in batteria" (pronti al combattimento); per questo motivo la protezione delle colonne in marcia non poteva essere assicurata da parte delle artiglierie. I bombardieri che operavano a quote elevate, a loro volta, avevano difficoltà a colpire con le bombe a caduta dei bersagli che potevano cambiare posizione: di conseguenza, l'arma più adatta per difendere bersagli mobili come le navi era la mitragliatrice, vero e proprio spauracchio per i velivoli che attaccavano a bassa quota. Il Regio Esercito italiano utilizzò mitragliere da 20mm.  fonte: Wikipedia

Il 1 aprile 1943 viene ritenuto disperso in mare per l'affondamento del piroscafo Crema, una nave ex francese, consegnata all'Italia dopo la conquista della Francia meridionale.

Il piroscafo Crema; fonte

Costruito nel 1920, già francese Hebe. Giunge a Savona da Marsiglia il 19 dicembre 1942. Affidato in gestione alla Società Anonima Mare Nostrum di Genova. In navigazione, in convoglio, da Napoli a Biserta (Tunisia), verso le ore 01.00 del 1 aprile 1943, a tre miglia a sud-sud-ovest dell'isola dei Cani e a 10 miglia da Biserta, fu silurato da motosiluranti nemiche in agguato. Affondò poco dopo, a cinque miglia a nord di Capo Farina.

Ufficio Storico della Marina Militare, Navi mercantili perdute

Il convoglio "GG"
Grazie a un blog ricco di informazioni, Con la pelle appesa a un chiodo, possiamo ricostruire le circostanze dell'affondamento del Crema.
L'equipaggio del Crema era composto da 60 uomini di equipaggio (27 civili e 33 militari) e 10 militari di scorta al carico.
La scorta del convoglio era costituita da due torpediniere italiane e da due cacciasommergibili tedeschi. A fine marzo 1943 si aggregarono  al convoglio la corvetta Cicogna e il piroscafo Benevento, scortato da una terza torpediniera e da un cacciasommergibile tedesco.
Il convoglio aveva lasciato Trapani nella notte all'alba del 31 marzo, diretto a Biserta, in Tunisia.

L'attacco
Il 31 marzo si verificò il primo attacco da parte di otto bimotori americani; i piroscafi e le navi di scorta aprirono il fuoco ma non riuscirono a colpire nessun velivolo nemico. Il convoglio riuscì comunque a superare indenne questo primo attacco.
Alle 00.50 del 1 aprile 1943 due motosiluranti britanniche avvistarono delle navi in avvicinamento da est: erano tre navi mercantili scortate da due cacciatorpediniere e diverse motosiluranti.
Il Crema e il Benevento vennero silurati. 
La MTB 266 lanciò entrambi i suoi siluri al Crema e ritenne di averlo affondato; la MTB 315 silurò il Benevento, che riuscì a trascinarsi fino alla vicina costa, incagliandosi presso Capo Zebib: questo permise di recuperare il carico, ma la nave venne considerata perduta.
Diversa fu la sorte del Crema, che affondò in meno di due minuti.
Ecco il racconto del comandante della MTB 266, il tenente di vascello Richard Routledge Smith, riportato nel prezioso blog già citato:

Alle 00.05 [1.05 ora italiana] due siluri vennero lanciati contro questa nave. Una delle navi scorta ed una nave mercantile aprirono poi il fuoco ed io ripiegai [...] procedendo ad alta velocità [...]. Osservai uno dei miei siluri colpire tra la plancia ed il fumaiolo della nave mercantile ed è probabile che anche il secondo siluro abbia colpito, dato che la nave affondò molto rapidamente; la MTB 315 passò in mezzo ai naufraghi circa due minuti dopo.

Dei 70 uomini imbarcati sul Crema, soltanto 26 furono salvati dalle unità della scorta: 14 membri dell'equipaggio civile, 9 militari italiani e 3 militari tedeschi. 
Sulla sorte deli altri 44 uomini del Crema, il 3 aprile 1943 ecco cosa scriveva in un telegramma la Capitaneria di Porto di Trapani a quella di Genova: "Ignorasi sorte rimanenti persone imbarcate".
Dal racconto di un marinaio superstite, apprendiamo che a salvarsi furono coloro che erano scesi in mare da un lato della nave, mentre quelli che erano scesi dal lato opposto erano stati mitragliati.

La stampa non dà la notizia
Spesso si dice che la prima vittima di una guerra sia la verità; questo è ancora più vero in regime che controlla la stampa, come quello fascista.
Ad esempio, sfogliando le edizioni del Corriere della sera nei primi giorni dell'aprile 1943, non troviamo notizie sull'affondamento del convoglio.
Anzi, quasi come uno scherzo del destino il Corriere proprio il 1 aprile 1943 titola: "Come fu decimato nella bufera il grande convoglio nemico".
Il giorno dopo, in prima pagina troviamo questa notizia:

Giovedì 3 aprile il quotidiano milanese titola trionfante: "Diciassette mercantili affondati nell'Atlantico e nel Mediterraneo", ovviamente da parte delle potenze dell'Asse.
Sulla stessa prima pagina, troviamo questa rassicurante foto:

La prima pagina del 4 aprile riporta la notizia che due mercantili nemici naviganti in convoglio sono stati silurati da aerei nel Mediterraneo.
Potremmo continuare, ma forse è meglio fermarci qui.

Omaggio
Alla memoria di Antonio Vuocolo dedichiamo questi versi della Preghiera del disperso:
Nessuno conosce la mia sorte, il dolore del mio cuore e la sofferenza della mia carne. Tu sai quanto ho invocato il Tuo aiuto, ma così Tu hai deciso: io non sarei tornato alla mia casa, disperso in un turbine di neve, di mare, di sabbia, di ghiaccio e di fuoco, nell’infinito del Tuo regno.  fonte

Colliano, Monumento ai Caduti; fonte

Foto di Massimo Gugliucciello

Un ringraziamento alla nipote Antonietta Vuocolo per la gentile collaborazione.

G.V.

27 novembre 2023

"SOLO CHI NASCE MUORE": IL REDUCE DELLA GRANDE GUERRA CHE NON AVEVA PAURA DEL TERREMOTO

Continua il nostro racconto del terremoto dell'Irpinia dal punto di osservazione di un blog dedicato ai soldati che hanno combattuto in guerra.

Questa è la storia di un uomo che la sera del 23 novembre 1980 aveva 100 anni e sei mesi. Una vittima del terremoto, anche se indiretta: morirà in ospedale il 18 dicembre.

Il Mattino ha pubblicato un'intervista a quello che ha definito "il nonno del terremoto"Ecco il post che Gozlinus ha dedicato all'intervista.

Antonio Strollo nell'articolo del Mattino
 2 dicembre 1980

Antonio Strollo era nato a Valva il 9 giugno 1880, in via Quarta San Vito, numero 1.

Il giorno seguente suo padre Francesco -pastore- va a registrarne la nascita. La madre del bambino si chiama Caterina Falcone.

Davanti all'ufficiale di stato civile, l'assessore Arcadio Grasso, sono presenti due testimoni, che non firmano perché dichiarano di non saper scrivere: il "proprietario" Michele Spiotta (di 80 anni, dunque nato nel 1800!) e Raimondo Torsiello (un pastore di 54 anni).

Nel marzo 1905 Antonio sposa Maria Macchia.

Alla visita militare nel foglio matricolare annotano che Antonio ha una cicatrice alla fronte; la sua altezza è leggermente più alta della media (nemmeno i soldati valvesi della Seconda guerra mondiale supereranno, in genere, il metro e settanta).

Il 28 giugno 1900, dopo la visita militare, è lasciato in congedo illimitato.

Un mese e un giorno dopo, re Umberto I viene ucciso a Monza.

Nel marzo 1901 Antonio è chiamato alle ami e assegnato al 10°Reggimento Artiglieria.

Durante il servizio militare (forse nel novembre 1902) Antonio riporta una ferita all'alluce del piede sinistro "in seguito a zampata di cavallo ricevuta durante il governo", come è scritto sul suo foglio matricolare.

Foglio matricolare di Antonio Strollo;
Archivio di Stato di Salerno, fondo Fogli Matricolari

Nel settembre 1903 viene mandato in congedo illimitato e gli è concessa la dichiarazione di buona condotta.

Nel giugno 1909 risulta nella Milizia mobile del Distretto di Campagna.

Il 19 agosto 1909 gli viene rilasciato il nulla osta per recarsi a New York

Egli stesso ricorderà, nel letto di ospedale, di essere stato in America.

Queste le sue parole:

Tornai al mio paese, a Valva, perché non riuscito a guadagnare abbastanza, ero pagato un dollaro e half a giornata, ero sufficiente solo per sopravvivere.

Tornato in Italia, nel 1913 Antonio è inserito nella Milizia territoriale del suo distretto.

Spieghiamo questa terminologia:

In tempo di pace, dopo il congedo si entrava a far parte della milizia mobile o della milizia territoriale. La prima comprendeva congedati in vigore fisico ma con vincoli e interessi legati alla vita privata. Durante la Grande guerra la milizia mobile rappresenterà un vero e proprio secondo esercito alle spalle della prima linea del fronte. La milizia territoriale comprendeva i più anziani: era prevalentemen-te adibita alle scorte dei prigionieri di guerra e solo in maniera eccezionale collaborava alle azioni dell'esercito.

Allo scoppio della Prima guerra mondiale, Antonio viene richiamato alle armi e vi giunge il 26 maggio 1915.

Purtroppo qui le notizie sul foglio matricolare finiscono; sarebbero necessarie altre ricerche.

Nell'intervista citata, il signor Antonio Strollo ricorderà così quell'esperienza:

Ho fatto la guerra del '15, allora sì che temevo di poter morire, le fucilate mi hanno sfiorato sui campi di battaglia. Il terremoto non è riuscito a impaurirmi.

Dopo una vita dedicata al lavoro e agli animali, Antonio Strollo ha trascorso gli ultimi anni della sua vita a letto. Ricordava di aver lavorato "fino a cinque anni fa", quando le sue gambe avevano ceduto.

Dopo la drammatica sera del 23 novembre 1980, il "nonno del terremoto" viene condotto all'ospedale di Oliveto Citra; la sua casa diroccata avrebbe reso difficili le cure.

"Forse non ha resistito alla minestrina in ospedale ed è morto senza la soddisfazione di fumare il suo ultimo mezzo sigaro e il suo buon bicchiere di vino", ricorda il pronipote Michele.


Grazie ai pronipoti Michele e Pompeo per la preziosa collaborazione.


G.V.