07 gennaio 2023

OTTANTA ANNI FA

Il 2023 sarà un anno ricco di anniversari e, dunque, di date che saranno uno stimolo alla nostra memoria.
Gennaio, fiume addormentato
Il 26 gennaio per la prima volta sarà celebrata la Giornata nazionale della memoria e del sarificio alpino, per ricordare l'eroismo del Corpo d'armata alpino nella battaglia di Nikolajewka.
Anche se i soldati valvesi non erano alpini, due di loro risultano dispersi in Russia e uno proprio nei giorni della battaglia di Nikolajewka, durante la drammatica ritirata.
Il 31 gennaio, infatti, saranno ottanta anni dal giorno in cui Raffaele Cuozzo è stato dichiarato disperso.
Al fante disperso in Russia abbiamo dedicato i seguenti post:
Altri soldati della Valle del Sele risultano dispersi lo stesso giorno.
Stiamo ancora cercando informazioni sui soldati sopravvissuti alla ritirata dalla Russia.
Invitiamo le famiglie a segnalare i nomi e a richiedere il foglio matricolare.

Il luglio del nostro destino
Il luglio 1943 è un mese decisivo per le sorti della Seconda guerra mondiale e quindi dei nostri soldati.
Lo sbarco degli Alleati in Sicilia, il bombardamento di Roma e la caduta del fascismo segnano una svolta notevole.
Poche settimane prima si era conclusa la guerra in Africa.
L'Ufficio informazioni vaticano per i prigionieri di guerra conserva la scheda relativa al fante valvese Michele Cuozzo 
Il nostro concittadino è caduto in Africa e la notizia del suo decesso è stata comunicata al padre Antonio tramite il parroco di Valva il 13 luglio 1943
La famiglia era residente in via Fontana, ma nonostante le ricerche non siamo ancora riusciti a identificarla.
Possiamo ipotizzare che il soldato valvese sia rimasto ferito nelle ultime fasi della guerra in Africa, condotto su un campo di prigionia in Egitto e lì dededuto in seguito a una ferita di scheggia al torace, dettaglio che risulta da questo documento:


Agosto
Nel mese di agosto saranno ottanta anni dalla morte di due soldati valvesi, entrambi in Grecia: Giuseppe Macchia, classe 1922, morto il 1 agosto e Michele Macchia, classe 1923, morto il 17 agosto ad Almyros, in Tessaglia.
Dieci anni dopo, le spoglie del giovane soldato vengono portate a Valva con gli onori militari, in una cerimonia che molti testimoni ricordano ancora. 
A Michele Macchia abbiamo dedicato il post 👉Michele, tornato avvolto nel tricolore.
Alla fine di agosto 1943 gli ultimi valvesi vengono chiamati alle armi. Due di loro risulteranno prigionieri dei tedeschi, gli altri saranno dichiarsti "sbandati" dopo l'8 settembre.

Settembre: l'ora grave della patria
Il 9 settembre 1943 è il giorno dopo "Il giorno dopo": è questo il titolo che abbiamo scelto per il nostro podcast dedicato alle conseguenze dell'armistizio in particolare sui soldati valvesi.
La notizia dell’armistizio con gli anglo-americani ha un effetto destabilizzante sull’esercito e sulle istituzioni. I soldati che si trovano in Italia si liberano delle divise, indossano abiti civili e cercano di tornare a casa.

Alberto Sordi in una scena del film "Tutti a casa", di Luigi Commencini 
Nella situazione caotica all'indomani dell'8 settembre, i soldati italiani devono scegliere se stare con i tedeschi o no.
I soldati più a rischio sono quelli dislocati nei Balcani (in particolare sul fronte greco-albanese), e nelle isole del Dodecaneso.

Gli Internati Militari Italiani
Come abbiamo  visto nel post 👉"Il giorno in cui nacquero gli IMI", già a partire dal 10 settembre 1943 la Germania emana durissime direttive sul trattamento da riservare ai soldati italiani.
In sintesi: chi accetta di combattere al loro fianco, viene trattato come un soldato tedesco; chi rifiuta, viene fatto prigioniero; chi si schiera al fianco dei partigiani viene fucilato se è un ufficiale, impiegato come forza lavoro se è un semplice soldato). 
Il 20 settembre 1943 viene utilizzata per la prima volta la definizione di “internati militari”, allo scopo di sottrarre i prigionieri di guerra italiani alle convenzioni internazionali. 

Aniello Eco, “Sipario di ferro”; fonte
Dopo l'8 settembre diversi valvesi vengono fatti prigionieri dai tedeschi in Jugoslavia, Albania, Grecia, nelle isole del Dodecaneso. 

Settembre: i martiri di Cefalonia
Dopo la proclamazione dell'armistizio, la Divisione Acqui -di stanza nell'isola di Cefalonia e  con una parte delle truppe a Corfù- è chiamata a una scelta drammatica. 
Gli ordini che giungono sono contraddittori, gli italiani cercano di rinviare la resa ai tedeschi mentre  a Corfù il comandante italiano  rifiuta nettamente ogni trattativa. 
Solo il 13 settembre arriva dal Comando Supremo italiano, che si trova a Brindisi dopo la fuga, l'ordine di resistere alle forze tedesche, che devono essere considerate nemiche. 
Quando giunge l'ultimatum tedesco, ai soldati viene chiesto se consegnare le armi o combattere contro i tedeschi; quasi tutti decidono di combattere. 
Due valvesi appartenenti al Battaglione mitraglieri di corpo d’armata della Divisone Acqui risultano dispersi in combattimento il 9 settembre; entrambi sono della classe 1911: Alfonso Feniello, dichiarato “morto presunto a Cefalonia” da una sentenza del tribunale di Salerno nel 1956 e Giuseppe Macchia, disperso a Corfù. 
Ai nostri martiri della Divisione Acqui abbiamo dedicato il post 👉 La prima Resistenza- I valvesi che non si arresero ai tedeschi.
Un post di 👉Gozlinus del giugno 2019 parla della loro vicenda e mostra anche le loro (rare) foto.
Della divisione Acqui fa parte anche Pasquale Cappetta, chiamato alle armi a maggio e fatto prigioniero a settembre. Sarà il prigioniero matricola 117709, nel campo di Luckenwalde. In quel momento, Pasquale non ha ancora compiuto venti anni.

Settembre: la caduta di Rodi
L'isola di Rodi è occupata quasi subito, nonostante la superiorità delle truppe italiane. 
Anche a Rodi c'è una resistenza, con perdite tra gli italiani. 
Uno dei dispersi in battaglia è il valvese Enrico Fusella, classe 1923, assegnato alla Nona Compagnia sussistenza di Bari, la stessa compagnia di Amodio Cuozzo, che sempre a Rodi sarà fatto prigioniero il 25 settembre
Abbiamo raccontato la sua storia nel post 👉Un uomo mite dal nome insolito.
Un soldato nato a Valva, Giovanni Milanese, ci ha lasciato un diario della sua prigionia da internato militare italiano, prima nella Polonia occupata dai nazisti e poi in Germania. 
Anche lui viene catturato a Rodi nel settembre 1943.
Al diario di Giovanni Milanese abbiamo già dedicato i seguenti post: 

Settembre: valvesi catturati in Grecia
Il 9 settembre 1943 in Grecia vengono catturati Minente Figliulo e Cosimo Feniello (quest'ultimo ad Atene). 
E' probabile che anche Carmine Corrado sia stato catturato nella zona di Atene, visto che apparteneva allo stesso reggimento di Cosimo Feniello. 
Carmine morirà di malattia in un ospedale austriaco il 31 dicembre 1943, durante la prigionia, e sarà sepolto a Mauthausen, dove ancora oggi riposa. 
Ci siamo occupati di lui in quattro post del nostro blog: 

Settembre: valvesi catturati in Jugoslavia
A tre valvesi abbiamo dedicato il post 👉Tre valvesi catturati in Jugoslavia: Giovanni Falcone, catturato in Croazia il 9 settembre e  prigioniero nello Stalag IX-C in Turingia, Pasquale Volturo, anch'egli catturato il 9 settembre forse nell'attuale Slovenia e deportato a Dachau (nei pressi di Monaco) e Angelantonio Marciello, catturato il 12 settembre.

Settembre (?): altri valvesi catturati
Di alcuni prigionieri valvesi non siamo però in grado di indicare il luogo di cattura né, in quasi tutti i casi, il fronte di guerra.
Ad otto di loro abbiamo dedicato il post 👉 Otto valvesi prigionieri
Ecco i loro nomi: Giuseppe Falcone, Carmine e Onofrio Mastrolia, Michele Perna, Sabino  Spiotta,  Domenico e Giuliano Strollo, Pietro Torsiello.

Ottobre: la caduta di Coo
Coo viene occupata il 4 ottobre: 600 inglesi e 2500 italiani sono fatti prigionieri. 
Tra i prigionieri condotti nei campi di internamento in Germania c'è il nostro Settimo Fasano, catturato il 4 ottobre
. Suo fratello Ottavo era morto nell'Africa Settentrionale italiana da quasi tre anni. Abbiamo raccontato la loro storia nel post 👉Settimo ha un fratello di nome Ottavo, ma non è una fiaba.

Novembre: l'ultimo prigioniero
In Albania la sera dell'8 settembre arriva l'ordine di reagire ai tedeschi per non essere disarmati; non si deve però prendere l'iniziativa di atti ostili contro i tedeschi. L' 11 settembre, il comando italiano è circondato: tutti gli ufficiali sono fatti prigionieri. 
L' 11 novembre viene atturato Enrico Santovito
All'ultimo internato militare valvese in Germania, deceduto lo scorso settembre a cento anni, abbiamo dedicato -tra gli altri- i seguenti post:
👉I cento anni di un cavaliere
👉Arbeitskommando 1131 prigioniero Santovito
👉Timidi sono gli eroi

 G.V.

30 dicembre 2022

L'UNICO AMORE DEL PRIGIONIERO GIOVANNI


Alessandro Berretti, “Risveglio all’interno di una baracca”; fonte

Dal diario scritto da Giovanni Milanese, pubblicato dall'editore Palladio con il titolo Frammenti di Storia-Diario di guerra e di prigionia 1943-1945, vi presentiamo alcune pagine ancora sul tema degli affetti; all'argomento abbiamo già dedicato il post Il ritratto di Michelina; ora ci occupiamo della primavera 1945, quando Giovanni Milanese è ormai certo della liberazione e non vede l’ora di rientrare a casa, ad abbracciare i suoi cari, in particolare la mamma Maria Gerarda e la fidanzata Michelina.

Nelle ultime settimane di prigionia, quando il tempo non passa mai, Giovanni incontra una ragazza “veramente bellina”. Si chiama Margaret e dona delle uova a Giovanni, che si accorge subito che la ragazza si è innamorata di lui. Il pensiero di Michelina, e soprattutto il rispetto che egli ha nei suoi confronti, aiutano Giovanni a vincere ogni tentazione. 

23-4-45    Dio non mi ha mai abbandonato
Mamma, Michelina, Pupa, zie adorate, sono finalmente libero. Il giorno 22 dopo 19 mesi d’internamento più duro di qualsiasi prigionia, gli alleati mi donavano la tanto sospirata ed agognata libertà. La salute ora è veramente buona. L’unico mio desiderio è ora quello di raggiugervi al più presto.
Quanto ho desiderato questi momenti di pura gioia e quelli ancora più belli del momento in cui vi riabbraccerò, lo sa solo Iddio.
Quell’Iddio che non mi ha mai abbandonato sebbene ne fossi indegno.
 
11-5-45    Il tempo non passa mai
Mamma adorata, non ne posso più!...
Soffro in maniera indescrivibile. Vorrei correre a riabbracciarti anche se a costo di morire poi subito. Prima il tempo passava velocemente ora non passa mai. 

Aniello Eco, “Sipario di ferro”; fonte

17-5-45    Una ragazza veramente bellina
Sono andato per la seconda volta a Wietzondorf.
Ho visto una ragazza veramente bellina. Era sulla porta di casa sua. Mi ha sorriso. Ho risposto al sorriso e mi sono avvicinato per chiederle se aveva qualche uovo in cambio di sigarette (ora ne ho veramente molte). Mi ha dato 3 uova e sigarette non ne ha voluto. Anzi m’ha detto che sarebbe stata molto contenta se fossi ritornato spesso a casa sua dove mi avrebbe fatto trovare tutte le uova che le era possibile racimolare. 

19-5-45    Margaret
Sono andato di nuovo a Wietzondorf. Margaret Fischer, la ragazzina incontrata due giorni fa, mi ha regalato altre due uova. Non ci ritornerò più perché  mi sono accorto che in appena due giorni Margaret si è attaccata a me. 

20-5-45    Il rispetto per Michelina
Michelina adorata, se sapessi come ardo dal desiderio di riabbracciarti!...Col rinvenire delle forze, ed ora son ritornato normale, incomincia a bruciarmi il desiderio di te!...[…]
Ti dico subito che in parte potrei anche qui togliermi la forte bramosia, ma tu lo sai, io sono un po’ differente dagli altri. Per gli altri ogni occasione è buona, per me esisti solo tu, perché solo tu sei tutta mia. […]non lo faccio per tante ragioni, prima fra tutte il rispetto che porto a te.
L’occasionale incontro con la Fischer me ne darebbe la più facile occasione.
Io però voglio te, solo te. Ma quando? Credo che è ancora tanto lontano.
Nei primi giorni avevo creduto che il suo fosse un capriccio, come ne nascono tutti i giorni in tutto il mondo, invece no, il suo è un amore veramente profondo che aumenta sempre più proprio perché s’accorge che non può essere corrisposto. Del resto io non ho rimorsi perché le ho fatto capire chiaramente che una sola è la donna che ho amato, amo tuttora, ed amerò sempre con tutte le mie forze del mio spirito: Michelina mia, assolutamente mia. 

9-6-45    Lontano dalle tentazioni
A Wietzandorf non ci sono più andato più per non rincontrare Margaret.
Lei però stasera è venuta qui verso le 19. Le ho detto che non deve nutrire nessuna speranza perché io sono come se fossi sposato.
Lei  è perfettamente convinta di ciò, però dice che finché son qui vuole illudersi ancora.
Quando partirò sarà per le come una morte spirituale. Vivrà, per molto tempo, del mio ricordo. Queste ultime parole le ripete spesso.
Io cerco di sfuggirla, ma lei sfida tutto per rivedermi. E’ l’unica donna che osa entrare qui nel campo ed avventurarsi fino alla mia baracca. Michelina mia perdonami, perché, come ben vedi, io faccio tutto il possibile per stare lontano dalle tentazioni. 

17-6-45    Unico amore
Ho rivisto Margaret, mi ha fatto tanta pena quella ragazza. Come è strano il cuore umano, si attacca, così all’improvviso, in una passione senza speranza.
 
 G.V.

 

 

 


28 dicembre 2022

IL RITRATTO DI MICHELINA PER TRE RAZIONI DI PANE

Il diario di prigionia scritto dal valvese Giovanni Milanese è una preziosa fonte di informazioni: le sue pagine ci aiutano a ricostruire la vita nel campo, con l’eco degli avvenimenti storici a condizionare gli umori dei soldati, suscitando speranze e delusioni e poi ancora speranze.

Il diario ha anche una dimensione più personale, intima: gli affetti, i ricordi, i rimpianti, i sogni affidati a quaderni improvvisati che diventano compagni fedeli nei lunghi mesi di prigionia.

Due figure, su tutte, emergono dalle pagine di Giovanni Milanese: la mamma Maria Gerarda Alfano e Michelina, la fidanzata lasciata a Salerno.

Muoversi tra le pagine dedicate a queste due donne richiede molto tatto, perché sono riflessioni che vengono dal cuore e sono fissate nella pagina innanzitutto per un bisogno di sentirsi ancora vivo, ancora uomo. Sono un dialogo con due persone assenti e lontane chilometri, ma vicine e presenti nel cuore di chi scrive.

Se pubblichiamo alcuni ricordi su questo argomento, è per rendere omaggio alla delicatezza con la quale il prigioniero Giovanni ha pensato alle due donne più importanti della sua vita e alla famiglia, da lui intesa come valore supremo.

La prigionia ha messo a dura prova il fisico del soldato, ha scalfito il suo amor di patria (lo confessa candidamente), ma non ha cancellato minimamente l'affetto per la famiglia né la sua dignità di uomo e di soldato.

Se il disegno  era quello di ridurre gli uomini a numeri e a cose, con Giovanni Milanese non ci sono riusciti.

La signora Michelina e i figli, in una foto del 1956; fonte

Il tema degli affetti nelle pagine del diario prima della liberazione

In questo primo post dedicato al tema degli affetti nei Frammenti di storia-Diario di guerra e di prigionia 1943-1945 ci occupiamo del periodo che precede l’annuncio della liberazione (aprile 1945).

9-11-43   Il rimpianto del focolare

Quando mi ritroverò fra i miei cari intorno al focolare, a Valva?

9-12-43 La sola realtà della vita

Penso sempre a mamma, a Michelina, a Pupa, alle zie Marietta ed Angelina, agli zii, a Pietro ed anche ai Rossi.

Incomincia ad abbandonarmi l’amore di Patria, resta fortissimo solo l’amore della famiglia.

La famiglia! Questa è la sola vera realtà della vita.

Per quanti anni ho pensato di costruirmene una tutta mia? Tanti davvero tanti. E con me ci ha pensato anche al mia Michelina.

La passione, la costanza e la fede con cui tutti e due ci abbiamo pensato mi danno una speranza abbastanza forte della realizzazione di un sogno così bello. E con me ci sarà anche mamma che ora soffre tanto.

Quanto bene le voglio? Non è possibile che si possa misurare. Ed anche Pupa, le zie e tutti chissà quanto soffrirono.

Tutti, tutti dovranno essere ripagati dello strazio attuale. 

22-12-43    Il sogno del matrimonio

Ieri notte ho sognato che ero a Valva in procinto di sposare. Si aspettava che venisse Michelina da Salerno. Io intanto ricevevo gli invitati. 

1-1-44    Capodanno e compleanno

Ore 00. Abbiamo aspettato la mezzanotte.

Quanta malinconia” Due lacrime mi solcano la faccia, mentre tutti mi fanno anche gli auguri per il compleanno. Li accetto di cuore e commosso, ma il pensiero vola lontano!...

Non ce la faccio più a scrivere.

Bacio le fotografie di tutti i miei cari.

fonte

14-2-44    Un amore sacro

Mamma adorata. Tante volte ho tentato di scrivere qualcosa anche a te.

Ma me ne son dovuto astenere sgomento dai tanti pensieri che mi si ingarbugliavano nella mente in maniera tale da precipitare irrimediabilmente nel niente…Con te, credimi, non è come quando penso agli altri. Con te si tratta di un’altra cosa, di qualcosa di sacro, di impensabile, di irraggiungibile. Penso continuamente al tuo dolore che paragono (Iddio mi perdoni se oso) a quello della Madonna quando pianse nostro Signore in Croce. [...]

Quanto bene ti voglio ora? E' assolutamente impossibile immaginarlo e tanto più descriverlo. […]

Non ti lascerò mai più, sarò sempre vicino a te e vivrò solo per darti un po’ di felicità, ma più che altro quella pace che è il bene supremo di questa terra e che non si apprezza se non in momenti burrascosi come quello che stiamo attraversando. 

23-6-44     Un pensiero che fa soffrire

Michelina cara […]

La fame tremenda smorzava ogni velleità di pensiero. E forse era un bene. Con l’arrivo di qualche pacco nei giorni scorsi ho potuto in parte saziarmi, e se il fisico ne ha riportato un miglioramento repentino e completo, altrettanto repentino e completo è stato il precipitare del morale. Sedata la fame, mia unica, imperiosa e costante preoccupazione sei tu, mamma e tutti di casa.

Alcune volte, te lo dico pregandoti di non arrabbiarti,  cerco di allontanare la tua cara immagine per non soffrire pene dell’inferno al pensiero che potresti star male senza che io ne sapessi qualcosa. […]

Certe volte dispero anche di rivederti. Se dovessi avere anche la più pallida certezza di ciò, non so se riuscirei a vivere per una sola ora, l’unica speranza che mi sostiene è che fra non molto ti farò mia per sempre.

9-7-44  In una foto, il presentimento del disastroso futuro

Michelina mia […]

Chi mai l’avrebbe detto che questo nostro avvenire sarebbe stato tanto triste? Allora ci sembrava tutto roseo. Ricordi? Certe volte penso che forse è meglio così, non legati ancora da alcun vincolo.

Tutto sommato, però, alla fin fine è lo stesso perché sposati o non sposati, il nostro grande amore ci ha legato e ci lega sempre nella maniera più assoluta.

Non è così?
Conservo come una reliquia l’attestato delle pubblicazioni di matrimonio.

Chissà quando le rifaremo finalmente definitivamente. Ogni tanto riguardo e bacio le fotografie tue e di mia  madre che mi son rimaste. Ma quella sulla quale mi soffermo di più e che mi fa impressione è dove siamo tutti e due; nell’espressione dei visi, come ho scritto un’altra volta, c’è già inconsciamente il presentimento del disastroso futuro. 

15-11-44     Il ritratto di Michelina

Ho ritirato il ritratto di Michelina.

Sono molto dispiaciuto che non l’ho potuto fare anche a mamma perché il pittore non è riuscito a ricavarlo dalla fotografia troppo piccola che avevo: prezzo del ritratto di Michelina tre razioni di pane.

Le donne polacche, che giunsero al campo circa un mese fa, hanno rivolto a noi un appello, date le loro critiche condizioni e dato che ve ne sono parecchie incinte in procinto di partorire. Abbiamo già dato loro delle scatolette di latte che avevamo conservate e speriamo di poterle aiutare ancora in seguito.

fonte


 

 G.V.

 

 

 

 

 

 

 

 

24 dicembre 2022

IL PRANZO DI NATALE CON LE PATATE RISPARMIATE

Giovanni Milanese è stato catturato a Rodi nel settembre 1943.

Ci ha lasciato un diario della sua prigionia, pubblicato dall'editore Palladio con il titolo di Frammenti di storia- Diario di guerra e di prigionia 1943-1945, in un'edizione a cura di Belinda Villanova.

Giovanni Milanese;  fonte

Ecco alcune pagine dedicate alle due feste di Natale vissute da internato militare italiano.

Sogni, ricordi, malinconia si uniscono agli echi della vita del campo di prigionia.

Nel 1943 Giovanni Milanese si trova nel campo di Siedlce, nella Polonia occupata dalle truppe del Terzo Reich.

22-12-43 
Ieri notte ho sognato che ero a Valva in procinto di sposare. Si aspettava che venisse Michelina da Salerno. Io intanto ricevevo gli invitati.

24-12-43
Eccoci alla vigilia del S. Natale. Quanti ricordi, che tristezza!
Sono le sette di sera e vado nella baracca adibita a chiesa per la Santa Messa. Non ancora viene la luce né verrà più. Siccome s'era chiesta la luce fino a mezzanotte per celebrare allora la Santa Messa si è ottenuta l'oscurità completa per tutta la serata. Si celebra la messa a lume di una candela.
Ho rivolto la mia preghiera a Dio ed a Gesù nascente per me, per quelli di casa e per Michelina.
Il Santo Natale! che giornata suggestiva anni fa...!
Tutti a casa mia la sera e Michelina al mio fianco. La tombola, il sette e mezzo, che cose sciocche, eppure anch'esse di quanti ricordi riempiono la mia povera e martoriata testa.
Gesù mio fammi riabbracciare i miei cari.

25-12-43
Con le patate risparmiate per alcuni giorni abbiamo fatto un pastone che ci ha alquanto riempiti.
Abbiamo la sensazione della sazietà.

Campo di Siedlce, nella Polonia occupata

Nel marzo 1944 Giovanni viene trasferito in Germania, nel campo di Bramekford

24-12-44
Oggi Gregorio mi ha regalato un 100 gr. di farina gialla, un po' di lardo e un pizzico di tabacco. Così farò anch'io il S. Natale. Sia ringraziato Iddio. Due ufficiali sono morti per congelamento cerebrale a seguito di assideramento.
Mimì e Ferruccio non vanno  più a lavoro.

25-12-44
Che brutta giornata! ...Quanta malinconia!...
Sto male.
Scrivo a mamma.

Dal punto di vista della ricostruzione storica, è molto prezioso il riferimento ai due compagni di prigionia Mimì e Ferruccio, che pochi giorni prima avevano "sottoscritto" per uscire e andare a lavorare
Giovanni Milanese riflette con grande lucidità su quello che definisce "un altro grave colpo": non immaginava che essi avrebbero fatto un passo simile che lo allontana da "due veri impareggiabili amici", senza i quali finisce per lui la speranza di "una possibile assistenza derivante da pacchi che loro ricevevano dal Nord Italia".
Il valore di un diario non solo come testiminianza individuale e umana ma come documento che consente di ricostruire un contesto storico emerge anche da piccoli dettagli come questi, quasi nascosti tra le righe di un racconto.
La foto si riferisce al campo di Buchenwald,
ma possiamo ipotizzare che anche in altri campi ci fossero binari simili.
 
G.V.

LE TRE GUERRE DI DONATO VACCA

Anche se nei documenti militari risulta di professione falegname, a Valva tutti quelli che hanno conosciuto Donato Vacca lo ricordano come dipendente comunale.

Prima della penna e dei registri sulla scrivania, però, nella sua vita c'erano state battaglie su fronti diversi, ferite in combattimento, addirittura un'evasione dalla prigionia; poi, nei concitati giorni dopo l'Armistizio, si era sbandato, era sfuggito alla cattura da parte dei nazi-fascisti, aveva combattuto nell'esercito cobelligerante italiano. Fino alla fine.  

La carriera militare di Donato Vacca sembra un romanzo o, se preferite un'immagine meno retorica, una buona sintesi degli eventi bellici dal 1936 ai mesi successivi alla Seconda guerra mondiale.

Pasqua 1914

L'Illustrazione italiana del 12 aprile 1914 dedica la prima pagina al tema della Pasqua nellla pittura: è infatti il giorno di Pasqua.

L'Illustrazione italiana del 12 aprile 1914

La Domenica del Corriere racconta tragedie lontane, di pescatori di foche smarriti su banchi di ghiaccio alla deriva.

La Domenica del Corriere del 12 aprile 1914

In quel giorno di Pasqua, Donato nasce a Valva da Arturo e Torsiello Antonia. Il bambino riceve il nome del nonno, impiegato comunale.

Entrato nell'esercito come volontario a poco più di diciotto anni, vi resta, con varie vicende, fino al congedo nel gennaio 1946: il suo foglio matricolare è emblematico fin dal numero di pagine (ben quattro).

La guerra di Spagna 

Nel luglio 1936 le truppe spagnole di stanza in Marocco insorgono agli ordini del generale Francisco Franco: inizia la Guerra civile spagnola, vera e propria prova generale della Seconda guerra mondiale.

Nonostante la neutralità ufficiale, Italia e Germania inviano truppe di "volontari" a sostegno degli insorti: gli effettivi italiani saranno circa ottantamila, di cui seimila caduti. Tra i caduti, anche il nostro Giacomo Cuozzo.

Come abbiamo sottolineato nel post 👉 Giacomo, caduto per primo, quella spagnola è stata, in un certo senso, anche una guerra civile italiana: il Corpo truppe volontarie è a sostegno dei franchisti, mentre a sostegno del governo repubblicano giungono dall'Italia tremila volontari; tra di loro, alcune figure di spicco dell'antifascismo e di quella che sarà poi la Resistenza (per citare solo i più celebri: Giuseppe Di Vittorio, Palmiro Togliatti, Pietro Nenni). In più occasioni gli italiani degli opposti schieramenti si scontrano; triste emblema, la battaglia di Guadalajara, definita "una guerra civile all'interno della guerra civile". 

Nel dicembre 1936, Donato si arruola come volontario in servizio non isolato all'estero per tempo indeterminato nel Primo Gruppo Banderas (così venivano chiamati i reggimenti, seguendo la terminologia spagnola).

Il 5 gennaio 1937 Donato  sbarca a Cadice, nel Sud della Spagna (una delle prime città cadute nelle mani dei franchisti).

In Spagna combatte in diversi battaglioni. 

Dal suo foglio matricolare emergono nomi significativi: Divisione "Fiamme nere", Battaglione "Carroccio", Divisione "Littorio", Battaglione "Inflessibile". 

Il 14 luglio 1938 a Serrion (un piccolo comune in Aragona, nella zona di Saragozza) viene ferito alla mano sinistra da una scheggia di granata e viene ricoverato fino al 22 dello stesso mese.

Resta in Spagna fino al 6 giugno 1939, quando viene rimpatriato. La guerra si era conclusa a inizio aprile.

1 aprile 1939: le truppe franchiste entrano a Madrid

A Donato Vacca viene ricononosciuta l'autorizzazione a fregiarsi dello speciale distintivo di benemerenza istituito per i militari in servizio presso il Corpo Volontario in Spagna e del distintivo d'onore per ferita di guerra.

Medaglia per i volontari in Spagna; fonte

Al rientro in patria gli viene riconosciuto il premio di fine missione volontaria di 3240 lire.

Dopo un mese di licenza, il 15 luglio 1939 viene ricollocato in congedo e contemporaneamente riassunto in servizio temporaneo a domanda.

Qui inizia la seconda fase della sua carriera militare, che lo vedrà in guerra nell'Africa Settentrionale, prigioniero, evaso dalla prigionia. Dopo la fine della guerra in Africa, si imbarca per l'Italia: possiamo definirla la sua terza guerra.

Ne parleremo in un prossimo post.

G.V.



29 novembre 2022

IL MEDICO DISPERSO NELLA NEVE

Sono trascorsi ottant'anni.

Il 30 novembre 1942 un soldato valvese risulta disperso in Russia: è Prospero Annunciata, tenente medico, di 39 anni.

Prospero, figlio di Pasquale e di Maria Consiglia Mollica, nasce a Valva l'8 aprile 1903.

Eccolo in una bella foto pubblicata da Gozlinus:

Prospero Annunciata in una foto pubblicata da Gozlinus

Dal suo foglio matricolare apprendiamo che nel marzo 1923 aveva ottenuto un congedo provvisorio con l'obbligo di ripresentarsi alle armi nel giugno dello stesso anno, perché munito della dichiarazione di idoneità nella istruzione premilitare; nel settembre 1924 risulta in congedo illimitato, con dichiarazione di "aver tenuto buona condotta e di aver servito con fedeltà e onore".

Verosimilmente Prospero si laurea in medicina dopo il servizio militare; esercita la professione di medico all'ospedale di Castellammare di Stabia.

Siamo in attesa di ulteriori documenti dall'Archivio di Stato per ricostuire il periodo che va dal 1924 alla partenza per il fronte.

Prospero alla guerra in Russia

Durante la Seconda guerra mondiale, il tenente Annunciata  presta servizio nell'ospedale da campo 825 della 9.a Divisione di fanteria Pasubio, sul fronte russo; l'ospedale, come tutti i punti sanitari, è stanziato nelle  retrovie della Divisone, a Radtschenskoje.  

La località evidenziata è Radtschenskoje
Le vicende della Pasubio nel 1942

La Divisione Pasubio, destinata al fronte russo, all'inizio del luglio 1941 parte da Verona e raggiunge -prima tra le unità italiane- la zona di operazioni a Jampol, sul fiume Dnjestr, il 6 agosto.

Nel gennaio 1942, la divisione prende parte alle operazioni di contenimento del nemico nella zona di Izyum; nello stesso periodo, i rimanenti reparti della divisione subiscono un violento attacco nella zona di Nowaja Orlowka, ma il nemico viene respinto.

Nel mese di luglio avanza verso est e si sposta sul fiume Don, dove si attesta nella zona di Jejskoi. Il 20 agosto i russi danno inizio alla prima grande offensiva sul Don e attaccano le posizioni sul fianco destro della divisione. La pressione sovietica si esaurisce in pochi giorni. 

Dubrava - Getreide: le vecchie scuole nel 1942 sede di comandi reggimentali e dell'infermeria; fonte

Il destino di Prospero: prigioniero o disperso?

Renza Martini, esperta della spedizione italiana in Russia, scrive sulla pagina del gruppo Facebook "Dispersi" in Russia:

La data di scomparsa di Prospero ci fa pensare che sia rimasto colpito in un periodo di relativa calma, infatti la controffensiva russa sarebbe scattata verso la metà di dicembre 1942. Possiamo pensare che sia rimasto colpito in un attacco locale o anche che si sia spostato dall'ospedale dove prestava servizio e rimasto sotto un bombardamento. In quanto definito disperso, nessuno ha potuto recuperare il suo corpo. Probabilmente ha avuto una sepoltura in una fossa comune, o forse ci ha pensato la natura a dare sepoltura ai suoi resti.

A Valva si è tramandata un'altra versione: come riporta il già citato 👉 post di Gozlinus, il farmacista don Goffredo Merolla fece sapere a Michele Annunciata che suo fratello Prospero era stato fatto prigioniero e aveva subito il congelamento dei piedi; la notizia era giunta tramite la radio.

Renza Martini sostiene che in quel periodo alla radio le notizie non erano molto attendibili, anche per la volontà del regime. Fino agli anni Novanta, praticamente tutti i soldati non rientrati in Italia risultavano "dispersi"; solo con l'arrivo degli elenchi dalla Russia si è chiarita la posizione dei vari soldati e si è scoperto che tanti "dispersi" erano stati sepolti in campi di prigionia; di conseguenza, le schede sono state uniformate e ora sono consultabili nel sito curato dall'Unione Nazionale Italiana Reduci di Russia:  https://www.unirr.it/ricerche/ricerca-nell-elenco-dei-caduti 

In questo schedario, Prospero Annunciata risulta "disperso":

"Riposano in un ambiente di rara bellezza"

Il sito dell'U.N.I.R.R. riporta una bella testimonianza di Ezio Fiori, che nel 2004 ha visitato i luoghi della Divisione Pasubio. Riportiamo queste significative parole:

In lontananza si scorgevano le colline sulle cui cime i soldati della 9Divisione Pasubio avevano costruito i loro capisaldi. Direi che il panorama del Cappello Frigio [ansa del fiume Don, così chiamata dai nostri fanti] a fine giugno si presentava come un piccola Umbria. I nostri caduti là sepolti, benché lontani dal suolo natio, riposano in un ambiente di rara bellezza.

Panorama sul "Cappello frigio" è sullo sfondo; fonte


🔍Approfondimenti

Le citazioni nel testo sono tratte da:

https://www.unirr.it/viaggi/657-ezio-fiori-viaggio-sui-luoghi-della-pasubio?jjj=1669585359788


Per la ricostruzione storica:

- Renza Martini,  Non sarete dimenticati-Memorie dell'ARMIR dal fronte russo, Tra le righe libri, 2021 


👉Altre storie di soldati in Russia


🙏Ringraziamenti

A Veronica Cuozzo, pronipote del fratello del tenente Annunciata, per la gentile collaborazione e per i documenti forniti.

A Renza Martini, per la consulenza storica, per aver ospitato e commentato sulla pagina del suo gruppo le storie dei due soldati valvesi sul fronte sovietico e per tutto quello che fa per custodire la memoria dei soldati caduti e dispersi in Russia. 


G.V.


25 novembre 2022

AVETE DISTRUTTO L'UOMO


Distruggere l'uomo è difficile, quasi quanto crearlo: non è stato  agevole, non è stato breve, ma ci siete riusciti, tedeschi. Eccoci docili sotto i vostri sguardi: nulla più avete a temere: non atti di rivolta, non parole di sfida, neppure uno sguardo giudice. [...] anche noi siamo rotti, vinti: anche se abbiamo saputo adattarci, anche se abbiamo finalmente imparato a trovare il nostro cibo e a reggere alla fatica e al freddo, anche se ritorneremo.

Primo Levi, Se questo è un uomo  

Nel campo di Buchenwald, i prigionieri credevano che questa fosse la quercia di Goethe

La loro vita è breve ma il loro numero è sterminato. Sono loro, i Muselmanner [i deboli], i sommersi, il nerbo del campo; loro, la massa anonima, continuamente rinnovata e sempre identica,
dei non-uomini che marciano e faticano in silenzio, spenta in loro la scintilla divina,
già troppo vuoti per soffrire veramente.

Una quercia preservata dagli stessi nazisti che pure avevano abbattuto il bosco per creare il campo. Nel 1944 l'albero viene distrutto durante un bombardamento.

Immaginare il grande poeta tedesco sostare sotto questa quercia era per i prigionieri un modo per evadere dalla terribile realtà quotidiana.

Sullo sfondo della foto, l'inconfondibile sagoma della ciminiera di un forno crematorio.

Ecco altre foto del campo di Buchenwald; le parole delle didascalie sono tratte da Se questo è un uomo, di Primo Levi:

Ricostruzione del patibolo e di uno strumento di lavoro.
Mi ha raccontato la sua storia, e oggi l'ho dimenticata, ma certo era una storia dolorosa, crudele e commovente; ché tali sono le nostre storie, centinaia di migliaia di storie,
tutte diverse e tutte piene di una tragica sorprendente necessità.
Ce le raccontiamo a vicenda a sera, e sono avvenute in Norvegia, in Italia, in Algeria, in Ucraina, e sono semplici e incomprensibili come le storie della Bibbia.
Ma non sono anch'esse storie di una nuova Bibbia?

Intorno, tutto ci è nemico. Sopra di noi, si rincorrono le nuvole maligne, per separarci dal sole;
da ogni parte ci stringe lo squallore del ferro in travaglio.
I suoi confini non li abbiamo mai visti, ma sentiamo, tutto intorno,
la presenza cattiva del filo spinato che ci segrega dal mondo. 


Si esita a chiamarli vivi: si esita a chiamar morte la loro morte, davanti a cui essi non temono perché sono troppo stanchi per comprenderla. Essi popolano la mia memoria della loro presenza senza volto, e se potessi racchiudere in una immagine tutto il male del nostro tempo, sceglierei questa immagine, che mi è familiare: un uomo scarno, dalla fronte china e dalle spalle curve, sul cui volto e nei cui occhi non si possa leggere traccia di pensiero.
La Shoah ha caratteristiche peculiari nelle modalità e nelle dimensioni della tragedia: questo post non vuole individuare analogie ad ogni costo con gli Internati Militari Italiani ma invitare a rivolgere il pensiero e la pietà al dolore di coloro che sono stati prigionieri: le parole di Levi sono un modo per rendere loro omaggio e uno stimolo alla nostra riflessione.
I motivi [suonati dalla banda musicale] sono pochi, una dozzina, ogni giorno gli stessi, mattina e sera: marce e canzoni popolari care a ogni tedesco. Esse giacciono incise nelle nostre menti, saranno l'ultima cosa del Lager che dimenticheremo: sono la voce del Lager, l'espressione sensibile della sua follia geometrica, della risoluzione altrui di annullarci prima come uomoni per ucciderci poi lentamente.


G.V.