Il
diario di prigionia scritto dal valvese Giovanni Milanese è una preziosa fonte
di informazioni: le sue pagine ci aiutano a ricostruire la vita nel campo, con
l’eco degli avvenimenti storici a condizionare gli umori dei
soldati, suscitando speranze e delusioni e poi ancora speranze.
Il
diario ha anche una dimensione più personale, intima: gli affetti, i ricordi, i
rimpianti, i sogni affidati a quaderni improvvisati che diventano compagni
fedeli nei lunghi mesi di prigionia.
Due
figure, su tutte, emergono dalle pagine di Giovanni Milanese: la mamma Maria
Gerarda Alfano e Michelina, la fidanzata lasciata a Salerno.
Muoversi
tra le pagine dedicate a queste due donne richiede molto tatto, perché sono
riflessioni che vengono dal cuore e sono fissate nella pagina innanzitutto per
un bisogno di sentirsi ancora vivo, ancora uomo. Sono un dialogo con due
persone assenti e lontane chilometri, ma vicine e presenti nel cuore di chi
scrive.
Se
pubblichiamo alcuni ricordi su questo argomento, è per rendere omaggio alla
delicatezza con la quale il prigioniero Giovanni ha pensato alle due donne più
importanti della sua vita e alla famiglia, da lui intesa come valore supremo.
La
prigionia ha messo a dura prova il fisico del soldato, ha scalfito il suo amor
di patria (lo confessa candidamente), ma non ha cancellato minimamente
l'affetto per la famiglia né la sua dignità di uomo e di soldato.
Se
il disegno era quello di ridurre gli
uomini a numeri e a cose, con Giovanni Milanese non ci sono riusciti.
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La signora Michelina e i figli, in una foto del 1956; fonte
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Il
tema degli affetti nelle pagine del diario prima della liberazione
In
questo primo post dedicato al tema degli affetti nei Frammenti di storia-Diario
di guerra e di prigionia 1943-1945 ci occupiamo del periodo che precede
l’annuncio della liberazione (aprile 1945).
9-11-43 Il rimpianto del focolare
Quando
mi ritroverò fra i miei cari intorno al focolare, a Valva?
9-12-43
La sola realtà della vita
Penso
sempre a mamma, a Michelina, a Pupa, alle zie Marietta ed Angelina, agli zii, a
Pietro ed anche ai Rossi.
Incomincia
ad abbandonarmi l’amore di Patria, resta fortissimo solo l’amore della
famiglia.
La
famiglia! Questa è la sola vera realtà della vita.
Per
quanti anni ho pensato di costruirmene una tutta mia? Tanti davvero tanti. E
con me ci ha pensato anche al mia Michelina.
La
passione, la costanza e la fede con cui tutti e due ci abbiamo pensato mi danno
una speranza abbastanza forte della realizzazione di un sogno così bello. E con
me ci sarà anche mamma che ora soffre tanto.
Quanto
bene le voglio? Non è possibile che si possa misurare. Ed anche Pupa, le zie e
tutti chissà quanto soffrirono.
Tutti,
tutti dovranno essere ripagati dello strazio attuale.
22-12-43 Il sogno del matrimonio
Ieri
notte ho sognato che ero a Valva in procinto di sposare. Si aspettava che
venisse Michelina da Salerno. Io intanto ricevevo gli invitati.
1-1-44 Capodanno e compleanno
Ore
00. Abbiamo aspettato la mezzanotte.
Quanta
malinconia” Due lacrime mi solcano la faccia, mentre tutti mi fanno anche gli
auguri per il compleanno. Li accetto di cuore e commosso, ma il pensiero vola
lontano!...
Non
ce la faccio più a scrivere.
Bacio
le fotografie di tutti i miei cari.
14-2-44 Un amore sacro
Mamma
adorata. Tante volte ho tentato di scrivere qualcosa anche a te.
Ma
me ne son dovuto astenere sgomento dai tanti pensieri che mi si ingarbugliavano
nella mente in maniera tale da precipitare irrimediabilmente nel niente…Con te,
credimi, non è come quando penso agli altri. Con te si tratta di un’altra cosa,
di qualcosa di sacro, di impensabile, di irraggiungibile. Penso continuamente
al tuo dolore che paragono (Iddio mi perdoni se oso) a quello della Madonna
quando pianse nostro Signore in Croce. [...]
Quanto
bene ti voglio ora? E' assolutamente impossibile immaginarlo e tanto più
descriverlo. […]
Non
ti lascerò mai più, sarò sempre vicino a te e vivrò solo per darti un po’ di
felicità, ma più che altro quella pace che è il bene supremo di questa terra e
che non si apprezza se non in momenti burrascosi come quello che stiamo
attraversando.
23-6-44 Un pensiero che fa soffrire
Michelina
cara […]
La
fame tremenda smorzava ogni velleità di pensiero. E forse era un bene. Con
l’arrivo di qualche pacco nei giorni scorsi ho potuto in parte saziarmi, e se
il fisico ne ha riportato un miglioramento repentino e completo, altrettanto
repentino e completo è stato il precipitare del morale. Sedata la fame, mia
unica, imperiosa e costante preoccupazione sei tu, mamma e tutti di casa.
Alcune
volte, te lo dico pregandoti di non arrabbiarti, cerco di allontanare la tua cara immagine per
non soffrire pene dell’inferno al pensiero che potresti star male senza che io
ne sapessi qualcosa. […]
Certe
volte dispero anche di rivederti. Se dovessi avere anche la più pallida
certezza di ciò, non so se riuscirei a vivere per una sola ora, l’unica
speranza che mi sostiene è che fra non molto ti farò mia per sempre.
9-7-44 In una foto, il presentimento del disastroso
futuro
Michelina
mia […]
Chi
mai l’avrebbe detto che questo nostro avvenire sarebbe stato tanto triste?
Allora ci sembrava tutto roseo. Ricordi? Certe volte penso che forse è meglio
così, non legati ancora da alcun vincolo.
Tutto
sommato, però, alla fin fine è lo stesso perché sposati o non sposati, il
nostro grande amore ci ha legato e ci lega sempre nella maniera più assoluta.
Non
è così?
Conservo come una reliquia l’attestato delle pubblicazioni di matrimonio.
Chissà
quando le rifaremo finalmente definitivamente. Ogni tanto riguardo e bacio le
fotografie tue e di mia madre che mi son
rimaste. Ma quella sulla quale mi soffermo di più e che mi fa impressione è
dove siamo tutti e due; nell’espressione dei visi, come ho scritto un’altra
volta, c’è già inconsciamente il presentimento del disastroso futuro.
15-11-44 Il ritratto di Michelina
Ho
ritirato il ritratto di Michelina.
Sono
molto dispiaciuto che non l’ho potuto fare anche a mamma perché il pittore non
è riuscito a ricavarlo dalla fotografia troppo piccola che avevo: prezzo del
ritratto di Michelina tre razioni di pane.
Le
donne polacche, che giunsero al campo circa un mese fa, hanno rivolto a noi un
appello, date le loro critiche condizioni e dato che ve ne sono parecchie
incinte in procinto di partorire. Abbiamo già dato loro delle scatolette di
latte che avevamo conservate e speriamo di poterle aiutare ancora in seguito.
G.V.